martedì 13 settembre 2016

Ericsson non è in crisi ma minaccia licenziamenti in Italia

Avrebbero dovuto raggiungere un accordo sul lavoro, sedendosi a un tavolo interministeriale. Ma Ericsson e il Ministero del Lavoro non hanno trovato un punto di incontro, e così l'azienda ha confermato l'intenzione di procedere con esuberi incentivati nella sede di Genova. Esuberi che potrebbero anche tramutarsi in veri e propri licenziamenti in caso di opposizione entro il 31 ottobre.

Nel frattempo, oggi c'è una nuova protesta dei lavoratori contro i licenziamenti: 147 sono gli esuberi a Genova, 385 a livello nazionale. I sindacati hanno proclamato quattro ore di sciopero e un corteo per le vie del centro della città ligure. Anche i figli, le mogli e i mariti dei lavoratori Ericsson sono scesi in piazza per protestare.

Tutti contro Ericsson

L'Assessore al Lavoro della Regione Liguria ha provato a fare il punto della situazione: «Alla luce del mancato accordo, abbiamo fatto una precisa richiesta al governo. Lo abbiamo spinto a fare pressione sull'azienda perché non si smarchi dagli impegni assunti in precedenza nel settore ricerca e sviluppo, da cui dipende il futuro dell'operazione del polo degli Erzelli a Genova». Dall'altra parte il sottosegretario al lavoro Franca Biondelli, presente all'incontro di ieri, ha risposto: «Abbiamo ribadito la nostra forte contrarietà al piano di riorganizzazione».

Pochi giorni fa era stato il Sindaco di Genova, Doria, ad alzare la voce: «Le procedure di licenziamento di Ericsson in Italia devono essere ritirate. vale per Genova, come per Napoli e Pisa. Ma questa è una cosa che deve chiedere il Governo. La solidarietà del Comune di Genova e mia personale ai lavoratori in sciopero è piena, rischiano di perdere l' occupazione in un'azienda che non è in crisi». Il muro contro muro è inevitabile. Il Governo ha chiesto all'azienda di ritirare i propri provvedimenti e ragionare insieme sulla strategia di rilancio.

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