sabato 30 dicembre 2017

Sterlina, il 2017 si chiude in ripresa. Ecco i prossimi driver del pound

L'ultimo scorcio del 2017 ha evidenziato una sterlina in ripresa nei confronti dell'euro. Tuttavia se andiamo a considerare il bilancio complessivo sui mercati valutari, esso è del -4% durante quest'anno. L'ultima settimana è stata comunque positiva, nel quadro comunque di una settimana povera di spunti macroeconomici.

A livello politico la notizia più rilevante è giunta proprio dal fronte italiano. Lo scioglimento delle camere ha dato il via all'iter che ci porterà alle elezioni di marzo. Una consultazione dalla quale potrebbe venire fuori un successo dei partiti euroscettici, lasciando la nazione con un parlamento diviso. Questo chiaramente fa sentire i suoi effetti sull'euro.


D'altro canto però i dati dell'indice dei prezzi al consumo tedeschi migliori del previsto, hanno contribuito ad attenuare l'entità delle perdite dell'euro rispetto alla sterlina. Lo abbiamo visto sulla migliore piattaforma per trading online. L'inflazione mensile è raddoppiata allo 0,6% quindi meglio dello 0,5% previsto, il che significa che la crescita dei prezzi su base annua è scesa solo di dieci punti base all'1,7% invece di scendere all'1,5% come previsto. Tuttavia, la combinazione di preoccupazioni politiche e una mancanza di appetito verso il dollaro USA, ha contribuito ad aumentare l'interesse degli investitori verso la sterlina.

I prossimi dati macro e la sterlina

Dopo questa chiusura di anno senza grossi spunti macro, dopo il lungo weekend di capodanno il 2018 che inizierà con un calendario fitto di dati economici nel Regno Unito e nell'Eurozona. Per cui dato uno sguardo all'elenco migliori forex broker online e tenetevi pronti a operare. Il primo appuntamento sarà con il PMI manifatturiero di Markit UK; questo sarà seguito dall'indice della costruzione (mercoledì) e dai servizi e dagli indici compositi (giovedì). Questi report completeranno i dati del quarto trimestre del PMI. Inoltre consentiranno di fare un'ipotesi su come il PIL sarà stato negli ultimi tre mesi dell'anno.

C'è anche qualche dato interessante per l'Eurozona nella prima settimana di gennaio. I dati sulla vendita al dettaglio tedeschi di novembre potrebbero riservare qualche sorpresa. Più interessanti quelli sul tasso di disoccupazione tedesco, che potrebbe dare all'Euro un impulso significativo. Il giovedì vede un'altra serie di PMI. Venerdì invece il calendario dell'Eurozona offre il PMI delle costruzioni in Germania, i PMI al dettaglio di tutto il blocco valutario e i dati dell'indice dei prezzi al consumo nell'Eurozona per dicembre.

giovedì 28 dicembre 2017

Banche, i titoli tossici sono un rischio almeno quanto i crediti in sofferenza


Non ci sono solo i crediti in sofferenza a creare preoccupazioni alle banche europee. L'ammontare dei crediti "illiquidi" (titoli tossici) è altrettanto allarmante. Parliamo di circa 6800 miliardi di euro tra attivi e passivi, ovvero 12 volte l'importo dei crediti in sofferenza. Quando si parla di titoli illiquidi si fa riferimento a quelli che non essendo quotati sui mercati regolamentati, hanno difficoltà di smobilizzo.

Cosa sono i titoli tossici


Essi vengono catalogati in bilancio al «Livello 2» e «Livello 3», e comunque sono un rischio importante per un istituto di credito. Potrebbero infatti essere soggetti a shock di prezzo e creare problemi ai bilanci delle banche che li detengono.

Quando parliamo di titoli di «Livello 2» facciamo riferimento a titoli che non hanno prezzi certi sul mercato ma hanno titoli simili quotati o comunque qualche indicazione diretta o indiretta che permetta di determinare un prezzo. Discorso più aleatorio per i titoli di «Livello 3», che non hanno alcun punto di riferimento, neppure indiretto, sul mercato. Il loro valore quindi è abbastanza arbitrario. Al punto che la stessa Bankitalia sottolinea che "Le banche sono incentivate ad usare questa discrezionalità a proprio vantaggio".

Il rischio connesso


Secondo i calcoli di Bankitalia, basterebbe una riduzione del loro valore di circa il 5% per ridurre in media il capitale di migliore qualità (Cet1) delle 18 banche europee più esposte di 350 punti base. Parliamo di un effetto che sembra contenuto e invece rappresenta una potenziale bomba. Bankitalia considera peraltro questa possibilità come "un’ipotesi tutt'altro che irrealistica".

Per questo motivo l'istituto centrale italiano evidenzia che focalizzarsi solo sui crediti deteriorati, come fanno le autorità di Vigilanza, sia un errore. Bisognerebbe accendere un faro più forte anche su questi titoli. Anche perché - sottolinea Bankitalia - il rischio di valutazione dei titoli di «livello 2» e 3 è simile a quello dei crediti deteriorati.

sabato 23 dicembre 2017

Euro, reazione blanda al risultato elettorale in Catalogna

Il voto in Catalogna non ha avuto alcuna ripercussione sull'euro e sui mercati valutari. Hanno vinto le tre forze indipendentiste (JUNTSxCat, Erc-CatSì e Cup) che già governavano il "Parlament" catalano uscente. La parte del popolo che sogna da tempo l'indipendenza, quindi ha avuto la propria rivincita sul centralismo di Madrid.
Ma occorrerà anche superare le divisioni interne per governare. Il tiro di partiti al potere mette assieme la maggioranza assoluta dei seggi, 70 su 135. Tuttavia non ottiene la maggioranza assoluta dei voti, visto che si sono fermati al 47,5%.

Le elezioni spagnole e gli effetti sull'Euro e valute

Anche la fazione anti-indipendentista canta vittoria. Il primo partito è infatti il centrista unionista di Ciudadanos, che ottiene 37 seggi. A quota 34 seggi c'è poi l'indipendentista 'Junts per Catalunya' dell'ex presidente Carles Puigdemont, che da tempo è scappato in Belgio. Entrambe le parti rivendicano la vittoria e il parlamento è diviso. Nel frattempo il portavoce della Commissione dell'Unione Europea ha fatto sapere che "la posizione Ue sulla Catalogna non cambierà".

In un primo momento le vicende spagnole avevano zavorrato la moneta unica. Chi sa come fare trading su forex conosce bene quanto possano incidere certe questioni sulle coppie di valute. E infatti in un primo momento la coppia euro-dollaro aveva avuto una caduta decisa, tra le rinnovate preoccupazioni su un possibile tumulto politico in Spagna dopo la vittoria dei separatisti. Poi però è andata in recupero ed è troanta nella fase di consolidamento come sta accadendo da un po' di tempo.

Alla fine, l'Euro ha sbadigliato sui mercati valutari. La coppia EUR/USD è rimasta stabile, e i migliori segnali opzioni binarie affidabili gratis hanno schivato le coppie con la valuta comunitaria. La BCE ha comunicato i cambi di riferimento per la giornata del 22 dicembre 2017, con l'euro/dollaro fissato a 1,1853. Per quanto riguarda le altre coppie di valute forex che coinvolgono l'euro, l'euro/yen è fissato a 134,37, l'euro/sterlina a 0,88568 ed euro/franco svizzero a 1,1735.

mercoledì 20 dicembre 2017

Servizi finanziari e Brexit, la UE dice di no a Londra


Il braccio di ferro tra Londra e Bruxelles su Brexit è ancora in corso e richiederà molto tempo per chiudersi. Ci sono alcuni aspetti molto delicati sui quali un'intesa sembra ancora molto lontana, come ad esempio i servizi finanziari che Londra vorrebbe continuare a svolgere liberamente. Nelle prossime settimane i Ventisette della UE lavoreranno per cercare di definire le linee guida per la prossima fase dei negoziati con Londra.

Muro contro muro sui servizi finanziari


Il capo-negoziatore UE Michel Barnier ha ribadito ancora una volta che se non dovesse essere raggiunto un accordo soddisfacente, il Regno Unito non potrà godere di un accordo commerciale che permetta alle società britanniche di prestare i propri servizi (soprattutto finanziari) nella UE. Non esiste infatti un trattato commerciale che sia aperto ai servizi finanziari, e siccome hanno lasciato il mercato unico le aziende inglese perdono il cosiddetto "passporting". Per prestare ancora i loro servizi finanziari, dovranno chiedere le singole autorizzazioni nazionali.

La partita è complicata. Londra per adesso fa muro contro la libertà di garantire il libero movimento delle persone (cosa che ad esempio ha fatto la Svizzera, che pure non appartiene all’Unione ma fa parte del mercato unico) e questo non va giù alla UE. Vogliono la libertà di offrire servizi, ma non vogliono dare la libertà di circolare ai cittadini europei.

Londra resiste

Londra è convinta di essere forte in questo braccio di ferro, perché possiede il know-how nel delicato settore finanziario. Per questo ritiene che i Ventisette avranno molte difficoltà senza di lei. E per questo ritiene che se è vero che non esiste un accordo commerciale che includa i servizi finanziari, non è detto che non possa essere incluso in futuro.



Intanto il tempo scorre e l'intesa deve essere trovata entro il 2021, quando scadrà il periodo di transizione di due anni dopo l’uscita definitiva del Paese dall’Unione che ci sarà nel 2019.

lunedì 18 dicembre 2017

Inflazione, disoccupazione e BCE. Ecco i nodi cruciali per l'euro


Continua ad essere vivace il dibattito riguardo le tempistiche della BCE. Quando uscirà dal Quantitative easing? Quando alzerà i tassi di interesse? Risposte che per il momento rimangono cristallizzate da mesi, malgrado la crescita diffusa dell'economia europea. Il QE andrà avanti - sia pure dimezzato a partire da gennaio - mentre il rialzo dei tassi difficilmente si vedrà prima del 2019. Lo ha ribadito ancora una volta Draghi, al termine dell'ultimo meeting di politica monetaria.

Questo ha zavorrato l'euro sui mercati valutari. Sfruttando le candele Heikin Ashi strategie abbiamo visto la valuta unica risalire la china in questo inizio settimana, riavvicinandosi a quota 1,18 contro il dollaro americano. 

Il problema dell'inflazione

Tornado alla BCE, secondo il presidente in Europa non ci sono ancora le condizioni per chiudere i rubinetti della liquidità. La ragione principale per una scelta del genere è l’inflazione (CPI) che attualmente nella zona Euro si trova all’1,5%. Il target fissato dall'istituto centrale è del 2%, e finché non verrà raggiunto e l'economia europea non dimostrerà di poterlo conservare da solo, Francoforte non cambierà la propria politica monetaria.

Anche se la dinamica dei prezzi è in salita (possiamo sfruttare l'indicatore Parabolic SAR strategia  per vedere il suo percorso), la stessa BCE ammette - in base alle stime - che l'inflazione arriverà molto vicina al target (nello specifico all’1,9%) solamente tra 5 anni. E allora che si fa? Sperare che le prospettive cambino. Che poi è quello che la BCE ritiene. Le proiezioni potrebbero infatti essere riviste anche in modo forte nel futuro, visto che la crescita globale sta iniziando ad accelerare e che le proiezioni di crescita europea della stessa BCE sono state riviste al rialzo.

Disoccupazione e inflazione


Questo vuol dire che anche l'inflazione dovrebbe accelerare. Questo potrebbe accadere soprattutto se uno dei dati più deludenti migliorerà. Stiamo parlando del tasso di disoccupazione. In Europa è ancora elevato, e nella teoria macroeconomica la disoccupazione è ritenuto un elemento fondamentale per la crescita dell’inflazione. Fino a quando non ci sarà una impennata del livello occupazione, l'inflazione probabilmente rimarrà appesantita.

venerdì 15 dicembre 2017

E-commerce, Italia ancora indietro rispetto alla media UE





Il ricco settore del commercio via internet non riesce proprio a decollare in Italia. Eppure da noi quasi tutte le aziende hanno un sito, e 3 su 4 potrebbero vendere direttamente online i propri prodotti. Eppure siamo ancora un paese poco propenso all'e-commerce. Addirittura soltanto una impresa su dieci che lavora con il web ha ricevuto ordini. Un dato che in Europa è meglio soltanto rispetto a Bulgaria e Polonia.

E' il risultato di un rapporto di Eurostat, l'istituto di statistica della UE, che ha preso in esame le aziende con almeno 10 dipendenti. Siamo molto indietro rispetto alla media europea, dove il 77% delle imprese ha un sito o un'app e il 16% ha concluso una vendita.
In Italia il numero di imprese che ha deciso di puntare sul commercio via web non si è alzato negli ultimi 2 anni. Dopo il passaggio dal 12% al 16% tra il 2010 e il 2014, ci siamo improvvisamente fermati. Eppure proprio l'e-commerce potrebbe dare modo alle imprese di espandersi oltre i confini nazionali, e quindi ampliare le proprie quote di mercato.


La UE vuole più e-commerce


Creare un'area di grande vitalità sotto il profilo dell'e-commerce è uno dei punti cardine della Commissione europea, che però vorrebbe anche uno sviluppo uniforme della stessa. Invece solo il 44% delle imprese spedisce i propri prodotti in altri Stati Ue, e poco più di una su quattro va oltre il continente.

Almeno sotto questo aspetto l'Italia sta messa bene. Infatti il 55% delle aziende con un sito o un'app vende in Europa, e il 35% a Paesi non comunitari. Va anche detto che questo aspetto nasce probabilmente dal fatto di avere mercati interni piccoli. Non a caso tra gli Stati che hanno maggiore propensione alla vendita oltreconfine assieme all'Italia ci sono Cipro, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Austria e Malta.

Un ultimo aspetto è molto importante. Secondo l'indagine Eurostat, le imprese sono frenate dal fare e-commerce per via del costo di consegna e di eventuale reso del prodotto, e per mancanza di conoscenza di una lingua straniera (13%).

mercoledì 13 dicembre 2017

Valute, gli investitori aspettano le mosse di FED e BCE


L'appuntamento cruciale della giornata per i mercati finanziari - in speciale modo quello delle valute - è senza dubbio quello con l'ultimo meeting annuale della Federal Reserve. L'istituto centrale americano si riunirà per l'ultima volta sotto la guida del governatore Janet Yellen, che da febbraio verrà sostituita da Powell. I mercati guardano con grande attenzione alla riunione di oggi, dal momento che si aggiunge dopo una serie di dati macroeconomici che hanno sostanzialmente confermato il buono stato complessivo dell'economia americana. Le prospettive dell'economia americana evidenziano una crescita che dovrebbe proseguire anche nel 2018, sebbene a un ritmo più moderato.

Le mosse della FED e le valute

Ci si aspetta quindi che il FOMC (Federal Open Market Committee) proceda al rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base, completando quindi il ciclo di tre ritocchi al costo del denaro previsti nel corso del 2017. Verrà quindi compiuto dagli Stati Uniti un ulteriore passo lungo quel processo di normalizzazione di politica monetaria che sta andando avanti da un anno circa.

Nel frattempo sul mercato delle valute la coppia euro dollaro rimane sostanzialmente stabile a 1,174. Si può trovare un supporto principale a quota 1.1712 dove c'è un ritracciamento di Fibonacci (qui c'è la guida su come usare Fibonacci trading) per un possibile rimbalzo, mentre la resistenza è fissata verso 1.1811 (altro ritracciamento).

Occhio alla BCE


C'è da aspettarsi comunque che i trader su valute infatti rimangono abbastanza guardinghi durante tutto l'acro delle giornata, in attesa di ciò che emergerà dopo il meeting di questa notte. Ma anche in vista del meeting in programma domani della BCE. Saranno quindi due gironi intensi per testare le proprie tecniche di trading intraday forex.

Circa la BCE, nessuno si aspetta chissà quali mosse. Tuttavia sarà molto importante ascoltare i commenti che seguiranno la riunione, per capire se la Eurotower continuerà ad avere un atteggiamento prudente oppure no.

lunedì 11 dicembre 2017

Deutsche Bank nel mirino della Procura: manipolazione di mercato sui titoli di Stato italiani

Il colosso Deutsche Bank (nonché alcuni dei suoi ex top manager) sono indagati dalla Procura di Milano. Il motivo è la speculazione in titoli di stato del 2011, che portò a forti oscillazioni dello spread dei rendimenti tra i Btp del nostro Paese e i Bund tedeschi. Fattore che a sua volta aprì la crisi di Governo italiano (all'epoca il premier era Berlusconi).

Le accuse a Deutsche Bank


Secondo la Procura l'ipotesi di reato è la manipolazione del mercato attraverso operazioni finanziarie per 10 miliardi di euro avvenute nel primo semestre del 2011. Deutsche Bank pose in essere una maxi vendita di titoli di Stato per circa 7 miliardi di euro, ovvero quasi tutti i titoli che erano detenuti dal gruppo bancario (all'epoca circa 8 miliardi). Questa operazione di vendita venne annunciata (provocando così una forte pressione sul mercato) solo alla fine di luglio. Secondo quella comunicazione i titoli italiani posseduti dalla banca tedesca risultavano passati da 8 miliardi a meno di uno, precisamente 996 milioni di euro.


All'epoca la notizia provocò il fuggi fuggi sui nostri titoli. L'autorevole quotidiano Financial Times titolò in prima pagina sulla «fuga degli investitori internazionali dalla terza economia dell'eurozona». Giova ricordare che la maxi vendita fece lievitare lo spread fino a quota 574.

Il riacquisto segreto di titoli

Quello che invece sta emergendo è che Deutsche Bank, mentre annunciava la fuga dall'Italia in realtà aveva già ricomprato in gran segreto titoli italiani, e si era ben guardata dal comunicarlo. Infatti nessun annuncio venne fatto circa la procedura di riacquistare 2 miliardi di titoli, mentre altri 4,5 erano detenuti da una società controllata da DB dal 2010. Il colosso tedesco quindi ha speculato in modo fortissimo sui titoli italiani, vendendoli quando i prezzi erano ancora alti e ricomprandoli poco dopo quando il mercato è crollato. Una speculazione finanziaria sulla quale i giudici cercheranno di fare chiarezza.

sabato 9 dicembre 2017

Sterlina in altalena dopo l'accordo sul primo step Brexit

L'ultimo giorno di negoziazioni sui mercati finanziari è stato caratterizzato soprattutto dall'annuncio dell'accordo tra Londra e Bruxelles riguardo alla Brexit. Questo consentirà alle operazioni di avanzare al secondo step. La sterlina, dopo averne beneficiato in un primo momento, successivamente si è di nuovo arenata. Ma andiamo per ordine.

Gli accordi e i benefici per la sterlina

Gli accordi raggiunti tra Londra e Bruxelles riguardano soprattutto la questione irlandese. La May ha dovuto fare più di un passo indietro ed accettare gran parte delle richieste europee. Questo è stato il prezzo da pagare per andare avanti sulle trattative riguardanti gli altri nodi rimanenti. Questa notizia aveva dato una grossa spinta alla sterlina, che aveva raggiunto il massimo di 6 mesi contro l'euro (EurGbp è una delle coppie più scambiate forex).

Il freno


Poi però è successo qualcos'altro. La May vorrebbe ottenere un periodo “ponte” di due anni per arrivare alla separazione dalla UE. Questo permetterebbe alle aziende per riorganizzarsi, potendo decidere di continuare ad investire in UK o di trasferirsi altrove. Per questo la seconda fase dei negoziati si annuncia più complessa della prima. Dalla UE però arriva un freno: le trattative riprenderanno verso primavera 2018, e comunque sarà dura raggiungere un'intesa prima del 2019.

Questo ha gettato acqua sul fuoco dell'entusiasmo iniziale. Di conseguenza la sterlina ha fatto di nuovo marcia indietro nel Forex. Il cross eur-gbp quota 08792 (+0,6%) sulle piattaforma dei nostri broker (qui trovi la guida Broker stp o ecn differenze).

Secondo diversi analisti la rimozione del blocco "negoziati" dovrebbe consentire alla sterlina di andare ad apprezzarsi nei confronti dell'euro nel medio termine. Questo anche tenendo conto del fatto che la BCE non ha intenzione di spostare i tassi verso l'alto nel 2018, dal momento che l'inflazione si trova ad un livello basso.

mercoledì 6 dicembre 2017

Fisco, ecco la black list della UE. Ci sono 17 paesi

Dopo tanta attesa e tante discussioni, la UE ha approvato la lista dei paesi considerati paradisi del fisco. La famosa black list. Ci sono voluti circa due anni, ma alla fine i Ventotto hanno approvato l'elenco nel corso di una riunione a Bruxelles. La lista comprende 17 paesi, riguardo ai quali non mancano certo dibattiti. Secondo alcuni infatti ci sono delle incongruenze nella scelta dei paesi della lista nera.

Anzitutto vediamo l'elenco: Samoa, Bahrein, Barbados, Grenada, Guam, Corea del Sud, Macao, Isole Marshall, Mongolia, Namibia, Palau, Panama, Saint Lucia, Samoa, Trinidad e Tobago, Tunisia ed Emirati Arabi Uniti. Questi sarebbero quindi i paesi che secondo la UE non fanno abbastanza per reprimere i programmi di elusione offshore.

I paradisi del fisco



Per arrivare a comporre l'elenco sono stati seguiti tre principi. Il primo è la trasparenza fiscale, il secondo la tassazione equilibrata e infine l'applicazione delle norme dell'Ocse sul trasferimento dei profitti da un paese all'altro. Va detto che inizialmente questo elenco arrivava a ben 92 voci, ma molti paesi proprio per i timori di finire nel listone si sono dati da fare promettendo misure di trasparenza.Un esempio è la Svizzera (ma anche le isole Cayman, Bahamas, Jersey o Guernesey).


Il problema però non si esaurisce alla sola complicazione della lista, perché adesso c'è il dubbio di come utilizzarla. I Ventotto sono infatti divisi riguardo l'ipotesi di adottare delle sanzioni contro i paesi europei che hanno rapporti con quelli della black list.

Il problema è che non ci sono soltanto paesi già "sospettati" di essere paradisi fiscali, come Macao o le isole Marshall. Ci sono infatti anche paesi con cui l'Unione ha firmato generosi accordi commerciali, come ad esempio la Corea del Sud. Oppure paesi con i quali l'Unione intrattiene profondi legali politici come la Tunisia. Oppure paesi importantissimi dal punto di vista geopolitico come gli Emirati Arabi Uniti.

lunedì 4 dicembre 2017

Oro, cosa succederà dopo il rimbalzo su 1300 dollari?

L'inizio di dicembre ha portato un calo nelle quotazioni dell'oro, che dopo una prolungata fase di crescita è rimbalzato su quota 1300 dollari. Siamo in presenza di una vera inversione di trend oppure no? Bisogna comprendere alcuni aspetti per riuscire a interpretare correttamente l’evoluzione del prezzo della commodity più nota al mondo.

I driver dell'oro


La crescita dell'oro nell'ultimo periodo era stata causata in primo luogo dalla debolezza del dollaro. Il biglietto verde infatti a novembre si è deprezzato notevolmente nei confronti delle principali controparte valutarie. Così come tutte le materie prime, l’oro è inversamente correlato nei confronti del dollaro (qui si trova la Tabella correlazioni forex e valute correlate). Il calo del biglietto verde ha dunque prodotto una corrispondente spinta sul lingotto.

Non ci sono stati grandi effetti da innesco di natura geopolitica. Il nuovo lancio missilistico della Corea del Nord, con il razzo che è finito a 250km dalle coste del Giappone, infatti non è parso aver turbato i mercati. Quasi ci si è abituati a questi atti di spavalderia.

Analisi tecnica dell'oro


Da un punto di vista tecnico, il metallo giallo è sbattuto di nuovo sulla soglia dei 1.300 dollari. Si tratta di una resistenza molto forte che il metallo prezioso ha avuto difficoltà a superare già in passato. Quindi è un'area molto importante per la quotazione della materia prima, che se superata potrebbe aprire scenari di forte rialzo. Bisogna quindi prepararsi a fare trading bonus senza deposito e cogliere eventuali opportunità.

Per questo motivo i prossimi giorni saranno importanti per poter capire come verrà orientato il prezzo dell’oro. Se una nuova spinta al rialzo riuscirà a varcare questa soglia, allora l'oro sia in grado di puntare verso 1.310 dollari o 1.320 dollari. Se invece non riuscirà a superare i 1.300 dollari l’oncia, l'oro potrebbe scivolare verso 1.250 dollari o anche più giù.

sabato 2 dicembre 2017

Tasse su immobili, agli italiani costano 40 miliardi l'anno

In Italia c'è un patrimonio immobiliare molto ricco... per lo stato. Dalle tasse su immobili infatti ogni anno l'erario incassa circa 40 miliardi di euro. E anche se rispetto al 2015 il gettito è leggermente diminuito (di 3,7 miliardi) per via dell'eliminazione della TASI sull'abitazione principale, rimane comunque una bella cifra. L'ha evidenziato il centro studi della CGIA (Associazione Artigiani Piccole Imprese Mestre).

Il conto delle tasse su immobili

Ma come si arriva a questo importo? Anzitutto ci sono 9,1 miliardi di euro di gettito generati dagli immobili redditivi (quindi Irpef, Ires, imposta di registro/bollo e cedolare secca). A questo vanno sommati i 9,9 miliardi che giungono dai trasferimenti di immobili (Iva,  imposta di registro/bollo, imposta ipotecaria/catastale, imposta sulle successioni e sulle donazioni). La fetta più consistente (21,2 miliardi) arriva però dalla tassazione diretta per il possesso dell'immobile (Imu, imposta di scopo e Tasi).

I problemi connessi alle tasse

La CGIA evidenzia che il sistema di prelievo riferito ai beni immobili crea dei grossi problemi. Poco tempo fa acquistare una abitazione o un immobile strumentale veniva vissuto come un investimento, mentre adesso le tasse stanno trasformando tutto in un incubo per i proprietari. Tra Imu, Tasi e Tari, ad esempio il carico fiscale è diventato enorme.
Ad esempio, il passaggio dall'Ici all'Imu ha di fatto raddoppiato il prelievo fiscale. Negli ultimi 6 anni infatti si è passati da un gettito erariale di 4,9 miliardi a ben 9,7 miliardi.

Inoltre molti proprietari di seconde o terze case e di immobili ad uso economico sono sconfortati dnon soltanto dal carico fiscale, ma pure dalle modalità di pagarle. Spesso infatti l'apparato burocratico che attanaglia queste operazioni le rende pesanti da affrontare. La Banca Mondiale ha evidenziato che per pagare le tasse in Italia sono necessarie 238 ore all'anno. Praticamente un mese lavorativo.

giovedì 30 novembre 2017

Mercati emergenti, occasioni in vista per gli investitori

Gli investitori sulle valute sono concentrati soprattutto sulle classiche major, come l'euro-dollaro, oppure sulle criptovalute. Tuttavia c'è un mercato fatto di valute emergenti che nasconde grandi opportunità. Le cose in questo ambito (e in chi ha saputo entrarci in tempo) sono in costante miglioramento. Il panorama globale che sorregge le valute emergenti è molto favorevole. In esso comprendiamo anche il generale miglioramento della propensione al rischio e la crescita vigorosa. Tutto questo dovrebbe spingere gli investitori che usano i migliori siti per fare trading ancora di più verso valute emergenti selezionate.

Le occasioni sui mercati emergenti


Alcuni di questi mercati stanno vivendo una fase di debolezza per via dell’improvviso innalzamento della curva dei rendimenti USA. ciò finirà per offrire ai trader delle quotazioni attraenti per il 2018. Se analizziamo le frasi della Yellen e anche i dati macroeconomici USA, si può dedurre che l'istituto centrale americano non procederà a un restringimento aggressivo, ma molto graduale. E questo potrebbe generare delle occasioni interessanti. Occhio quindi a seguire i segnali opzioni binarie gratis affidabili.

Parliamo soprattutto di uno dei principali mercati emergenti, l'India. La crescita del T3 dovrebbe riprendersi e probabilmente sorprenderà al rialzo. Peraltro ci sono delle condizioni interne come la spesa dei consumatori e la diminuzione del deficit commerciale, che finiranno per dare un sostegno alla crescita. Gli ultimi report hanno evidenziato una buona crescita della produzione industriale, che si avvicina alla media degli ultimi dieci anni. Segno di una certa vitalità.

Inoltre la banca centrale indiana con ogni probabilità non interverrà. Al momento i tassi sono al 6%, livello più basso dal 2010. Un aumento del costo del denaro non sembra probabile, almeno per un altro anno e nonostante il lieve aumento dell'inflazione (che è rimasta ancora sotto il target fissato dalla RBI che è del 4%). Secondo gli analisti, potrebbe esserci al massimo un rialzo di 25 punti base nel 2018.

martedì 28 novembre 2017

Ocse: l'Italia cresce ma debito alto e crediti deteriorati sono un rischio


Arrivano nuovi dati riguardo all'economia italiana. Li ha resi noti l'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), secondo il quale nel 2017 la nostra economia dovrebbe marciare in crescita all'1,6%, per poi scendere verso 1,5% il prossimo anno e ancora più in basso (1,3%) nel 2019. Dati leggermente difformi quindi da quelli della Nota di aggiornamento al Def di fine settembre. In essa veniva infatti indicato un ritmo di crescita costante all'1,5% per tutti e tre gli anni.

Il report OCSE


Questo report è contenuto nel ‘Economic Outlook’, dove c'è un capitolo dedicato al nostro paese. In esso viene messo in evidenza che la ripresa presenta comunque ancora di punti di grande vulnerabilità. Primo tra tutti il debito pubblico, e in secondo luogo i crediti deteriorati in portafoglio alle banche del nostro paese.

Riguardo al debito pubblico, secondo OCSE dovrebbe esserci una lieve flessione quest'anno. Si passerebbe da 132,0% in percentuale rispetto al Pil con cui si è chiuso il 2016, al 131,6% quest'anno. Nei prossimi due anni invece la diminuzione potrebbe essere più accentuata. Si prevede infatti un calo al 129,8% il prossimo anno e al 127,7% nel 2019 (con lievissima differenza rispetto alle previsioni del Def).
A tal proposito OCSE avverte che la mole notevole del debito pubblico italiano limita notevolmente i margini di manovra riguardo le politiche fiscali del Governo. Questo rende la nostra politica fiscale molto sensibile alle modifiche dei tassi di interesse.

Riguardo all'altro tema delicato, ovvero i crediti deteriorati, anche se vengono messi in evidenza i progressi in questo senso, si ribadisce che il fardello delle sofferenze sulle nostre banche resta forte, e soprattutto minaccia la fiducia nel settore bancario.

Futuro e riforme strutturali


Nel complesso l'OCSE ha una visione ottimistica della nostra economia. si evidenzia infatti una crescita buona che viene alimentata dalla domanda privata, ma anche a un andamento incoraggiante delle voci investimenti ed esportazioni. Tuttavia viene sottolineato il ruolo delle riforme strutturali, il cui percorso deve andare avanti. Occhio poi alle elezioni del 2018, perché senza un clima positivo di avrebbero effetti deteriori sulla fiducia e così si rischia di far deragliare la ripresa economica.