sabato 19 agosto 2017

Imprese, crescono quelle degli stranieri rispetto alle italiane

I tempi cambiano e anche le imprese. In Italia è già da tempo in atto una svolta forte, che ha visto impennare il numero di aziende straniere. E' la nuoto fotografia della demografia industriale italiana che emerge da uno studio condotto dalla direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. Dopo la crisi del 2008 il fenomeno si è ulteriormente rafforzato, visto che a fine 2015 la quota di imprenditori immigrati su quelli totali ha toccato il 9,1% del totale. Uno su 10 è quindi straniero.
Il dato diventa ancora più eclatante se pensiamo che dal 2011 al 2015 mentre si è ridotto il numero di imprese italiane del 2,9%, nello stesso periodo il numero di aziende fondate da cittadini non italiani è aumentato del 21,3%.

Le caratteristiche delle imprese

Dal punto di vista della tipologia, la più utilizzata rimane l'impresa individuale. Sono 4 su 5 ad essere così e inoltre nel 2011-15 questa forma ha fatto registrare un tasso di crescita elevato (+19,9%), anche se inferiore alla media. Infatti la grossa novità è che si stanno diffondendo anche le forme più complesse. Le società di capitali infatti sono cresciute del 44,2% mentre altre forme giuridiche (come il consorzio o la cooperativa) sono aumentate del 31,6%.

Va anche detto che le imprese straniere come dimensioni risultano nettamente inferiori a quelle delle imprese italiane. Parliamo di un fatturato inferiore di circa il 60%. Cosa interessante: a loro volta le aziende made in Italy hanno fatturati inferiori a quelle caratterizzate da ibridismo multiculturale, ovvero dove c'è almeno un amministratore proveniente da un paese non industrializzato.
Dal punto di vista tipologico, le imprese della ristorazione sono quelle che aumentano di più. Chiaramente spesso si tratta di cucina anche etnica.

Dal punto di vista geografico, gli imprenditori stranieri che operano in Italia arrivano soprattutto dall'Est Europa (37,7%) e dall'Asia (32,8%). Meno presente la componente africana (15,6%) e quella Latinoamericana (13,9%). Il lavoro 'prodotto' dagli stranieri nasconde, però, un dato drammatico: è a basso reddito in quanto il costo del lavoro per ogni dipendente risulta, infatti, molto inferiore rispetto a quello delle imprese italiane (rispettivamente circa 21 mila euro annui contro circa 30 mila).

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