giovedì 22 marzo 2018

Tasse ai colossi del web, Bruxelles esamina due proposte

Bruxelles accelera la discussione sulla tasse ai colossi del web. La Commissione europea ha reso noto che esistono due proposte tecniche per imporre una stretta fiscale ai giganti del digitale. Attualmente le multinazionali di internet fatturano montagne di denaro ma pagano poco o nulla di tasse, dal momento che in modo astuto hanno deciso di domiciliare le proprie sedi legali in paradisi fiscali. Il punto è che le norme attuali non consentono agli Stati membri di tassare le web company attive in Europa, se la loro presenza fisica nella UE è minima o addirittura nulla.

L'iter sulle tasse ai colossi del web

tasse colossi webAd ogni modo, le due proposte della Commissione verranno valutate nel corso della cena che si terrà oggi a Bruxelles. Il Consiglio dei 28 capi di Stato e di governo comincerà così a orientarsi riguardo alla introduzione di questa misura, che nascerà soprattutto per impulso di Francia, Germania, Italia e Spagna.

L’opposizione è invece guidata da Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Cipro. Si tratta di paesi dove spesso risiedono queste multinazionali e che in molti casi in cambio di ridottissime tasse ai colossi del web hanno ottenuto in cambio la creazione di migliaia di posti di lavoro. La loro intenzione è quella di rinviare ad altri organismi internazionali - come Ocse e G20 - la discussione sul tema, consci del fatto che in questo caso i tempi si dilaterebbero moltissimo.

Dall'altra parte operò ci sono i paesi schierati in prima fila contro i colossi del web, che potrebbero cavalcare l’irritazione dei cittadini europei per le bassissime imposte pagate dai giganti del mondo digitale, sfruttando il meccanismo Ue della “cooperazione rafforzata” per cominciare da soli la battaglia. Quest'ultima prevede di imporre tasse ai colossi del web in base alla "presenza digitale" sul posto se si hanno introiti superiori a 7 milioni di euro, più di 100 mila utilizzatori o più di 3 mila contratti per servizi via internet. In pratica verrebbe utilizzato come sistema di imponibilità il luogo dove risiedono i consumatori e gli utilizzatori. L'alternativa più "rapida" è quella di imporre una tassa temporanea del 3% sul fatturato sul posto.

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