martedì 31 luglio 2018

PIL italiano in calo a giugno. E anche l'occupazione ha deluso

L'economia italiana sta rallentando. Secondo i dati diffusi da Istat, il Prodotto Interno Lordo - corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato - nel secondo trimestre è salito solo dello 0,2%. Nel primo trimestre invece la crescita congiunturale era salita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Su base annua invece il PIL è salito dell'1,1%, mentre il dato precedente era dell’1,4%. Se consideriamo il dato trimestrale, si tratta del peggiore visto dal 2016.

Il secondo trimestre del 2018 ha avuto due giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2017. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell'agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia in quello dell'industria, sia in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta.

Giugno opaco per occupazione e PIL

Questi dati vanno messi assieme a quelli riguardo alla disoccupazione, che nel mese di giugno è tornata a salire al 10,9%. Dopo tre mesi di crescita dell'occupazione, s'è registrato un calo di 49 mila unità (-0,2%). Il rallentamento dal PIL nel secondo trimestre 2018 e la discesa del numero di occupati, delineano così un quadro molto fosco per l'economia italiana. Cosa che diventa più preoccupante se ci focalizziamo soprattutto su due aspetti: la frenata del Prodotto Interno Lordo su anno in termini tendenziali (precipitato all’1,1% dal 1,4% del trimestre precedente), ed il calo dei dipendenti permanenti (-83 mila unità).

La parte mezza piena del bicchiere è che l'economia del tricolore continua la sua fase di crescita che va avanti ormai da sedici trimestri. Complessivamente durante questo lasso di tempo l'espansione economica complessiva è stata del 4,5%. Tuttavia, il Pil risulta inferiore addirittura del 5,4% rispetto al massimo storico del primo trimestre del 2008.

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