mercoledì 24 ottobre 2018

Yuan sempre più debole. Ma per ora gli USa non possono parlare di manipolazione

Dopo una costante e inesorabile discesa, la soglia psicologica di 7 yuan per dollaro è stata infranta. L'ultima spallata alla valuta cinese l'ha data il report sul prodotto interno lordo, che nel terzo trimestre è cresciuto meno delle aspettative, a livelli (6,5%) che non si vedevano dai tempi bui della recessione del 2008-2009.

La debolezza dello Yuan

Se già di per sé la rottura di una soglia psicologica chiave è un fattore che indebolisce lo Yuan, va pure aggiunto che al momento il biglietto verde sembra sostenuto da un’economia che, secondo l’Fmi, viaggia sopra il proprio potenziale. Nonostante le critiche di Trump (che l'accusa di essere "impazzita"), la Federal Reserve sarà quindi costretta a rendere meno graduale il rialzo dei tassi di interesse. A dicembre ci sarà il quarto rialzo del costo del denaro nel 2018.

Si diceva dell'andamento del rapporto di cambio tra dollaro e yuan. Dall’inizio dell’anno la valuta cinese ha perso circa il 7% (si vedano le formazioni di Top bottom RSI failure swing trading). Questo indebolimento bilancia una parte del caro tariffe voluto dalla Casa Bianca contro il Made in China, aumentando il rischio che accanto alla guerra commerciale possa innescarsi anche quella delle valute. Presto potrebbe riaccendersi un'altra miccia, ovvero le accuse da parte degli USA di “bollare” la Cina come manipolatrice dei cambi, in modo da favorire il suo export.

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Finora il Tesoro Usa non ha intravisto alcuna prova di manipolazione della moneta. Ma è chiaro che se le polemiche sui cambi dovessero riproporsi, allora lo scenario che avvolge le due superpotenze economiche, che si sono già scambiate raffiche di dazi su centinaia di miliardi di dollari di interscambio, non sarebbe destinato a migliorare.

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