venerdì 28 dicembre 2018

Tariffe, nel 2019 il rincaro in bolletta riguarderà il gas

Con l'avvicinarsi del nuovo anno, si comincia a fare anche il conto dei prossimi aumenti delle tariffe in bolletta. Attraverso i dati di Arera, l'autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, si può tracciare il quadro della situazione. Dopo il blocco degli oneri elettrici durante il secondo semestre 2018, la loro piena riattivazione consente per il 2019 di riportarli in equilibrio, senza alcun aumento per il prossimo trimestre della spesa per l'energia elettrica per la famiglia tipo1 in tutela".

I rincari in bolletta

tariffe luce gasLa spesa al loro delle tasse di una famiglia-tipo, dovrebbe essere di 560,2 euro (il periodo di calcolo va su anno "scorrevole", ovvero dal 1° aprile 2018 al 31 marzo 2019). L'incremento complessivo delle tariffe sarà del 4,7% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell'anno precedente. Ciò corrisponde ad un aumento di circa 25 euro/anno. Dal 1° gennaio 2019, il prezzo di riferimento dell'energia elettrica per il cliente tipo sarà di 21,74 centesimi di euro per kilowattora, tasse incluse.

Riguardo al primo trimestre del 2019, tuttavia, non dovrebbero esserci rincari sul mercato tutelato. Anzi le previsioni indicano una possibile micro-diminuzione delle tariffe (-0,08%) dovuta al calo della spesa per la materia energia (-5,32% sulla spesa per il cliente tipo); tale riduzione è stata compensata da un aumento della spesa per gli oneri di sistema (+5,00%) e delle tariffe di trasporto e gestione del contatore (+0,24%). Il costo dell'energia vale il 41,63% del totale della bolletta, mentre l'altra fetta è per lo più dovuta a imposte, accise e oneri di sistema.

Il rincaro del gas

Le famiglie dovranno invece fare i conti con un gas più costoso. Dal primo gennaio è infatti previsto subito un aumento delle tariffe del 2,3%. La variazione è determinata dall'aumento, seppur contenuto, dei costi di approvvigionamento, che riflette il rialzo delle quotazioni all'ingrosso nei mercati a termine in Italia e in Europa. La spesa della famiglia tipo per la bolletta gas sarà di circa 1.150 euro, con una variazione del +10% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell'anno precedente (1° aprile 2017 - 31 marzo 2018), corrispondente a circa 105 euro/anno.

domenica 23 dicembre 2018

Banca centrale della Rep.Ceca, nessuna sorpresa sul fronte dei tassi

E' stata una settimana molto intensa sul fronte delle banche centrali. Dopo la FED e la BCe, è toccato anche a BoE e BoJ prendere le proprie decisioni. Ma ci sono stati gli interventi anche di alcuni istituti centrali emergenti, come la České národní banky, la banca della Repubblica Ceca.

La Banca centrale di Praga

La banca di Praga ha deciso di lasciare i tassi all'1,75%, con il voto favorevole di 5 dei 7 membri (due volevano un rialzo). L'istituto ceco si è preso quindi una pausa dal percorso di restrizione monetaria, che nel corso del 2018 l'ha portato ad alzare il costo del denaro ben 5 volte, l'ultima a novembre. La CNB ha effettuato 7 strette a partire dall'agosto 2017, quando il tasso di interesse si trovava allo 0,05%.

Anche se la mossa della České národní banky non ha sorpreso i mercati, l'istituto di Praga ha fornito piatto degli spunti interessanti riguardo al futuro. Il Governatore Jiří Rusnok ha infatti preannunciato che la banca centrale si prenderà una pausa lungo il percorso di normalizzazione, e che i rialzi potrebbero proseguire a un ritmo più moderato. Quanto? Secondo gli analisti ci sarà un nuovo intervento a febbraio, ma poi è in dubbio se ci saranno altri due ritocchi oppure uno solo.

Il ritmo dipenderà dalle condizioni dell'economia: dalla crescita del mercato del lavoro, dei salari, dall'andamento della Corona Ceca e dall'inflazione, che di recente ha imboccato la via della discesa e adesso è al 2%. La CNB vuole evitare un surriscaldamento dell'economia e tenere d'occhio gli sviluppi dell'economia globale che incide sempre in modo forte sulle valute emergenti (a proposito di emergenti, qui trovate le previsioni andamento real brasiliano 2019).

Gli effetti sulla Corona

A livello valutario, la Corona Ceca nell'ultimo periodo è stata sostenuta dai ritocchi al tasso della CNB, tuttavia il mercato ha visto nell'ultima decisione della banca centrale una mossa da "colomba". Questo ha penalizzato al Corona, che ha perso terreno contro l'Euro (cambio a 25,86). L'oscillatore stocastico lento parametri evidenziano una spinta ancora rialzista. Rispetto al dollaro, la Corona ceca ha guadagnato terreno a 22,750.

venerdì 21 dicembre 2018

Lavoro domestico, in Italia 6 su 10 sono irregolari. Buco enorme per l'Erario

Malgrado negli ultimi anni ci siano stati dei miglioramenti, la piaga del lavoro nero in ambito domestico continua. Parliamo di un settore che produce 19,1 miliardi il giro di affari annuo, ovvero l'1,25% del Pil. Di questo volume di affari, circa 10,3 miliardi derivanti da lavoro irregolare e 8,8 miliardi di euro da lavoro in chiaro. L'esercito di badanti e colf che hanno un rapporto lavorativo non regolarizzato ogni anno genera un danno erariale di circa 3 miliardi.

Il lavoro domestico irregolare

lavoro domesticoIl rapporto 'Lavoro domestico irregolare: quanto ci perde lo Stato', di Assindatcolf, evidenzia che in Italia 6 domestici su 10 lavorano senza regolare contratto di assunzione. Si tratta di un esercito che composto da circa 1,2 milioni di lavoratori sconosciuti al Fisco. Sono privi sia di diritti da esercitare sul posto di lavoro, ma anche di doveri come appunto quello di versare contributi e imposte.

Si genera così un 'buco' nelle casse dello Stato da 3 miliardi, come già detto. Di questi circa 600 milioni di euro derivano da reddito da lavoro non dichiarato (Irpef), mentre 1,8 miliardi da contributi previdenziali non versati (Inps). C'è però anche un altro fattore da mettere nel calcolo, ovvero i "furbetti" del lavoro domestico. Si tratta di coloro che sono regolarmente assunti che, però non presentano la dichiarazione dei redditi o coloro che dichiarano meno ore di quelle che realmente lavorano. Ecco come si arriva così alla complessiva cifra di mancato gettito nello casse dello Stato pari a 3 miliardi di euro l'anno.

Rimedi


Ma quali interventi potrebbero migliorare lo stato delle cose? Tenuto conto che la badante è di fatto un lusso accessibile solo a 8 pensionati su 100, si potrebbe innescare un meccanismo deduttivo sul reddito. In sostanza tutto o parte della spesa per le badanti potrebbe essere dedotto nella dichiarazione dei redditi. In questo modo il lavoro regolare diventerebbe meno costoso di quello in nero.

mercoledì 19 dicembre 2018

Tassi di interesse al centro dell'attenzione dei trader

A poche ore dalla decisione della Federal Reserve riguardo i tassi di interesse, il biglietto verde perde quota sui mercati valutari. Gli investitori infatti reputano più probabile che questa sera la banca centrale americana darà indicazioni su un rallentamento del percorso di rialzo dei tassi di interesse.

I tassi di interesse e i trader

I trader si aspettano senza dubbio che ci sarà il quarto rialzo del 2018 del costo del denaro. Tuttavia la convinzione è che l’istituto centrale Usa esprimerà una certa cautela per il futuro. In special modo la frenata sarebbe indotta dai timori per un rallentamento della crescita globale. Del resto gli indizi in tal senso ci sono tutti, e anche i recenti dati macro sull'economia americana hanno offerto un quadro abbastanza contrastato. La spinta forte in sostanza si è attenuata. Il presidente Usa Donald Trump peraltro ha più volte rimproverato la Fed anche solo considerare una stretta monetaria alla luce delle incertezze dell’economia.

Suggerimento: quando si fanno investimenti sulle valute, occorre sempre scegliere il migliore Time frame trading forex in base all'asset che si negozia.

Cosa succederà al dollaro?

Le aspettative che la Fed si prenda una pausa nel percorso di rialzo dei tassi di interesse, unitamente alle prospettive che la guerra commerciale tra Usa e Cina non cesserà a breve, nonché la nuova ondata di volatilità dei mercati, hanno spinto alcuni investitori a interrogarsi se il rally del dollaro continuerà anche nel 2019. Da qui le vendite sul biglietto verde. A fronte di un rafforzamento delle divise rifugio come yen e franco svizzero sostenute dai timori per l’economia globale, l’euro ha toccato il massimo di una settimana a 1,1405 sul dollaro (qui ci sono le previsioni andamento franco svizzero euro 2019).

Riguardo al futuro, gli investitori ritengono che la Federal Reserve non si discosterà troppo dal suo programma sui tassi di interesse. Almeno per il momento potrebbe lasciare la porta aperta a due/tre rialzi per il prossimo anno. Eventualmente correzioni più forti potrebbero essere fatte a inizio 2019.

lunedì 17 dicembre 2018

Banche centrali di nuovo in focus sui mercati internazionali

La settimana pre-Natalizia vedrà le banche centrali al centro dell'interesse dei mercati finanziari, prima tra tutte la Federal reserve che si riunirà mercoledì.

Focus sulle banche centrali

Settimana scorsa è stata la BCE a riunirsi, confermando ancora una volta il tasso di interesse a zero. Il numero uno della Eurotower Mario Draghi ha inoltre confermato che a fine anno si chiuderà il Quantitative easing. Tuttavia è stato mantenuto fermo il punto sulla volontà di reinvestire i titoli in scadenza per un periodo di tempo ancora lungo. Riguardo l'avvio delle manovre restrittive di politica monetaria, la bcana centrale europea resta dell'idea di procedere al primo ritocco non prima dell'estate prossima.

La FED in calendario

Archiviato l'appuntamento con la BCE, questa settimana sarà la volta della Federal Reserve americana. L'istituto centrale di Washington si riunirà a metà settimana per alzare il tasso di interesse per la quarta volta quest'anno. L'aspettativa ampiamente condivisa è che verranno portati nel range tra 2,25 e 2,5%. Tuttavia l'attenzione vera dei mercati è focalizzata sul tono che Jerome Powell userà riguardo al futuro. Il dubbio concreto infatti è che il percorso di normalizzazione possa avere una frenata nel 2019. Prevale in tal senso una certa cautela, anche perché gli indici azionari stanno vivendo una correzione molto forte, e l'economia sta inviando diversi segnali di rallentamento.

La Bank of England

Ma non ci sarà solo la FED a riunirsi. Sono infatti previsti anche i meeting di altre due banche centrali importanti, come la Bank fo Japan e la Bank of England. Ci sarà da seguire soprattutto quest'ultima, dal momento che la questione Brexit è tornata di prepotente attualità, e si mescola con la difficoltà politiche che sta avendo il governo di Theresa May. Data proprio l'incertezza riguardo allo scenario futuro, sembra molto improbabile che la banca centrale del Regno Unito faccia qualche mossa decisa. Se non ci fosse stata la Brexit, magari la BoE avrebbe seriamente preso in considerazione un rialzo dei tassi nella riunione di novembre o dicembre, ma adesso i rischi sono troppo grandi.

sabato 15 dicembre 2018

Banca centrale di Russia, ecco la mossa che sorprende i mercati

La sorpresa prima del week end arriva dalla Russia, dove la banca centrale ha deciso di alzare il principale tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo al 7,75%. Gli economisti stimavano un tasso stabile al 7,5%.

La mossa della banca centrale russa

Questa decisione ha natura proattiva e mira a limitare i rischi di inflazione che rimangono elevati (soprattutto nell'orizzonte a breve termine), e contrastare l'incertezza sulle future condizioni esterne. Ma nonostante questa mossa della banca centrale russa, il Rublo è calato (con tanto di piercing line pattern forex) sul mercato valutario per via di un'altra notizia.

Infatti oltre a ritoccare il costo del denaro, la Banca di Russia ha annunciato la ripresa degli acquisti forex a partire dal 15 gennaio, dopo averli sospesi ad agosto (reagendo a un indebolimento del rublo). Il governatore Elvira Nabiullina ha riferito che tali operazioni di acquisto riprenderanno "per intero", per ricostituire le riserve statali. Essi tendono a esercitare una pressione al ribasso sulla valuta, che infatti dopo la notizia è scesa. Ciò contrasta con l'opinione del mercato secondo cui la banca centrale potrebbe ridurre i volumi di acquisti di valute il prossimo anno rispetto a quest'anno.

Il rublo dopo la decisione della banca centrale

Dopo la decisione della banca centrale il rublo russo si è indebolito a un minimo di una settimana rispetto al dollaro, dopo aver toccato 66,23 la coppia Usd-Rub è salita a 66,75. Su una qualsiasi piattaforma trading online demo gratis senza deposito abbiamo anche visto che contro l'euro, il rublo è sceso dello 0,03% a 75,26. La valuta russa ha altresì risentito della pressione rialzista sul dollaro, dopo i solidi dati sulle vendite al dettaglio di novembre negli Stati Uniti. Anche i prezzi del petrolio hanno avuto un impatto negativo sulle attività della Russia, poiché il petrolio greggio Brent, un punto di riferimento globale per le principali esportazioni della Russia, è sceso dello 0,41% a 61,20 dollari al barile.

mercoledì 12 dicembre 2018

Deficit, nella partita tra Roma e Bruxelles entra in gioco anche la Francia

Sul terreno di gioco della partita tra Bruxelles e Roma sull'ammontare del deficit, piomba adesso la questione francese. Con quali effetti, si vedrà. Ma di sicuro le due vicende si intrecceranno nei prossimi giorni sul tavolo europeo.

Deficit, anche la Francia sforerà

Le misure promesse dal presidente transalpino Macron ai "gilet gialli", infatti avranno un forte impatto sul bilancio, portando i conti pubblici francesi fuori dai limiti UE. Il deficit nominale dovrebbe passare dal 2,8% del Pil al 3,4%, dunque ben oltre la soglia del 3%. Peraltro Bruxelles aveva già definito il bilancio di Parigi «a rischio di non conformità» con le regole Ue. Il Governo Italiano potrebbe far leva anche su questo per far valere le proprie ragioni, tanto più che adesso con i nuovi tagli alla spesa, il nostro deficit verrà limato al 2,05%.

I tagli alla spesa della manovra italiana

Ben 3,5 miliardi di risparmio arriveranno dal taglio al fondo per finanziare la riforma «Quota 100» delle pensioni e il Reddito di cittadinanza, mentre altri 2 miliardi saranno risparmiati sulle pensioni; un altro miliardo e mezzo dal Reddito di cittadinanza. Il premier Conte si è detto convinto che alla fine la UE approverà la nostra manovra economica. Secondo lui infatti i dati macroeconomici dimostrano che "la manovra è stata strutturata per rispondere alle esigenze del Paese all’interno del perimetro tracciato dai vincoli e dalle regole di finanza pubblica". Se poi ci sarà modo, di sicuro verrà tirata fuori anche la questione francese, provando a portarci qualche vantaggio.

Ma le tensioni sul fronte politico-economico francese potrebbero anche essere uno svantaggio. Già perché questo secondo fronte caldo sul deficit potrebbe acuire l'insofferenza dei paesi nordici, che già contro l'Italia hanno chiesto un certo rigore. La questione francese è appena esplosa, e prima di primavera non verrà affrontata concretamente. A quel tempo la partita con Roma sarà già bella che chiusa, e siccome a maggio ci sono le elezioni in tutti e 27 i Paesi dell’Ue (escluso il Regno Unito), potremmo diventare l'esempio da sventolare in campagna elettorale su come sia inflessibile la UE sui conti pubblici.

lunedì 10 dicembre 2018

Economia giapponese, il PIL evidenzia un ulteriore rallentamento

L’economia del Giappone ha registrato nel terzo trimestre una fortissima frenata, la peggiore da oltre 4 anni. La terza economia mondiale è stata penalizzata da una serie di catastrofi naturali (che hanno spinto in basso sia la domanda interna che quella estera, entrambe in calo dello 0,5%) ma anche dal crescere dei rischi globali, con particolare riferimento alla tensione USA-Cina (che hanno già manifestato effetti sui dati macroeconomici in Cina e Australia).

La debolezza dell'economia giapponese

Il nuovo segnale di indebolimento dell’economia giapponese è stato evidenziato dall'Istituto di ricerca economica e sociale del Cabinet Office giapponese. La lettura finale del Prodotto Interno Lordo (PIL) nei tre mesi luglio - settembre è stata rivista in calo del 2,5% a livello tendenziale contro il -1,2% della stima preliminare. Si tratta del livello più basso dal 2° trimestre del 2014. Nel secondo trimestre era cresciuto del 2,8%, mentre le previsioni degli analisti erano per una flessione dell'1,9%. Anche su base trimestrale il Prodotto Interno Lordo ha deluso le attese: il PIL è stato rivisto al -0,6% dal -0,3% della lettura precedente. Nel 2° trimestre dell'anno, l'economia era cresciuta dello 0,7% su trimestre e del 2,8% su anno.

Consiglio: se vi interessa fare investimenti online, non cercate per forza delle app bonus trading senza deposito.

Altri dati macro sono stati resi noti oggi. Il surplus delle partite correnti dell'economia Giapponese è calato in settembre a 1.310 miliardi di yen dai 1.822 miliardi di settembre (1.838 miliardi in agosto). Il dato segna un crollo del 40% annuo. Inoltre i prestiti erogati dagli istituti di credito del Sol Levante sono saliti del 2,1% annuo. I consumi privati (che pesano per il 60% sul Pil) inoltre hanno segnato un calo sequenziale dello 0,2% nel terzo trimestre, contro il progresso dello 0,7% del secondo.

Sul mercato valutario intanto lo Yen comincia con una lieve flessione dopo questi dati sull'economia giapponese. Non occorre scegliere qual è il miglior sito forex trading per scoprire che la valuta nipponica è in calo contro l'euro ma pure contro il dollaro, che a sua volta rimane penalizzato dai dati deboli sul lavoro visti venerdì scorso.

mercoledì 5 dicembre 2018

Capitali italiani in fuga: la Svizzera è la meta preferita

La prolungata incertezza che si respira sui mercati internazionali sta spingendo i capitali italiani verso la Svizzera, ritenuto porto sicuro da sempre. E' questo lo scenario evidenizato da diversi asset manager e adviser finanziari operanti nel nostro paese.

Capitali in viaggio

Lo slancio alla fuga di capitali verso il paese elvetico s'è avuta con il crescere della tensione tra Roma e Bruxelles sulla questione della manovra di bilancio italiana. Questo clima ha gettato delle ombre sui risparmiatori, spingendo molti di loro a guardare a destinazioni alternative per il proprio capitale. I più solerti a intraprendere questa fuga sono quelli che hanno visto, sin dall'estate, il concreto rischio che l'Italia possa abbandonare l’area dell’euro. Si tratta soprattutto di investitori dell’Italia settentrionale, che hanno fatto il breve viaggio per trasferire denaro nelle banche svizzere e poi convertirlo in franchi. Molti di loro rivedono lo scenario vissuto già nel 1992, quando il Governo Amato impose un prelievo forzoso una tantum su risparmi e conti corrente.

I dati della BRI

La tendenza è confermata dai dati della BRI (banca dei regolamenti internazionali). Essi evidenziano come gli istituti svizzeri abbiano beneficiato di massicci afflussi di capitale da clienti privati e aziende italiani: nei 9 mesi precedenti fino a giugno scorso, questi flussi erano aumentati del 5%, a 13,68 miliardi di dollari. Sebbene i dati del terzo trimestre del 2018 non siano ancora disponibili, molti banchieri sottolineano che il trend non solo è rimasto vivace, ma addirittura potrebbe essersi rafforzato.

Oltre ad un aumento di coloro che il grande passo l'hanno già fatto, c'è stato un incremento anche del numero di italiani che ha chiesto informazioni su come aprire un conto, su come investire e sule alternative all’euro o ai bond italiani”. Molti investitori italiani cercano quindi una exit strategy garantita se le cose dovessero peggiorare. Anche se molti ignorano che l'unico vero modo sarebbe quelli di spostare la propria residenza all'estero.

lunedì 3 dicembre 2018

Economia elvetica in frenata, nubi grigie per la Svizzera

La Svizzera vede nuvole grigie all'orizzonte. Dopo una marcia che andava avanti spedita da circa un anno e mezzo, la corsa dell'economia elvetica ha frenato bruscamente. Lo dicono i dati recenti degli ultimi giorni. Il Pil nel corso del terzo trimestre è infatti calato dello 0,2%, dopo che i precedenti trimestri avevano registrato un dato positivo  dello 0,7% e dello 0,8%.

Lo stato di salute dell'economia elvetica

La frenata dell'economia elvetica è stata innescata tanto dal comparto industriale quanto dal terziario. Sono scesi sia l'industria manifatturiera (-0,6%), sia quella energetica (-2,2%). Anche il totale delle esportazioni è bruscamente scivolato (-4,2%), anche se si preannuncia una ripresa a breve termine. Nel terziario hanno sofferto sia il comparto delle vendite al dettaglio che quelle all'ingrosso, ma pure il settore finanziario ha segnato una diminuzione (-1,1%). Le spese per consumi delle economie domestiche sono praticamente rimaste ferme, così come quelle statali.

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Prospettive

Va detto che il netto raffreddamento dell'economia elvetica si inquadra in una congiuntura globale negativa. Basti pensare a quanto avvenuto in atri Paesi europei, in particolare in Germania (Pil -0,2%). Tuttavia, secondo molti analisti il rallentamento della congiuntura mondiale sta influendo sull'economia elvetica in modo più rapido e incisivo del previsto. Però da qui a parlare di possibile recessione ce ne corre, anche perché le aziende elvetiche continuano a considerare positivo l'andamento degli affari e anche il mercato del lavoro e l'export forniscono segnali positivi. Si ritiene inoltre che il PIL per il 2020 aumenterà dell'1,7%.

A livello di valute c'è invece molta incertezza. Circa un terzo degli esperti di Credit Suisse ritiene che vi sarà un aumento del valore dell'euro nei confronti del franco (qui si parla di previsioni cambio euro franco svizzero). Un altro terzo propende per esattamente il contrario mentre gli altri puntano sulla stabilità.