domenica 31 marzo 2019

Pensione anticipata con quota 100, la maggior parte delle richieste arriva da Roma

La maggior parte delle richieste di andare in pensione con la "quota 100" arriva da Roma. Questo è il dato che è stato diffuso da INPS dopo i primi 60 giorni di vigenza della nuova normativa.

Le domande di pensione anticipata

E' da poco diventato legge il decreto 4/2019, che consente di andare in pensione se si è raggiunta l'età di 62 anni, e al tempo stesso si hanno almeno 38 di contributi. Finora sono state presentate poco più di 100 mila domande all’Istituto di previdenza nazionale, e la maggior parte giunge da Roma, circa 7.532 domande. Al secondo posto c'è Napoli con 4.474 richieste e quindi Milano con 4.273. Se invece si guarda alle regioni, la più coinvolta è la Sicilia, poi Lombardia e Puglia. Le percentuali assolute per area dicono che la maggior parte delle domande arriva dal Sud (38%), poi il 32% dal Nord e il 30% dal Centro, e questo dimostra che la nuova normativa piace da nord a sud, isole comprese.

Per quanto riguarda la classificazione delle richieste di pensione anticipata per sesso, a prevalere sono nettamente gli uomini. Da loro infatti sono partite ben 74.345, quasi il triplo rispetto alle 27.193 richieste pervenute dalle lavoratrici. La metà è giunta da lavoratori dipendenti e l'altra metà dagli occupati nel settore pubblico.

Il ricambio generazionale

Ma quali effetti produrrà questa numerosa flotta di lavoratori che andranno in pensione in anticipo? Secondo alcune previsioni della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, per ogni 3 lavoratori che usciranno dal mercato, ci sarà un giovane ad entrarci. Questo significa che per 116 mila ragazzi under 30 potrebbero aprirsi le porte per assunzioni stabili, a tempo indeterminato o in apprendistato. Una percentuale di turnover pari al 37%, che potrebbe anche diventare maggiore se mutassero le condizioni di mercato, e le aziende avessero maggiori esigenze di assumere.

venerdì 29 marzo 2019

Banca del Messico ferma sui tassi. Il peso si rafforza contro euro e dollaro

La situazione globale e il cambiamento alla guida del paese, hanno indotto la banca centrale del Messico ad essere guardinga sul fronte dei tassi di interesse. L'istituto sudamericano infatti giovedì ha deciso di non apportare alcun cambiamento al tasso overnight, che resta così all'8,25%.

I tassi di interesse e l'inflazione in Messico

La decisione della Banxico (presa all'unanimità) ha tenuto conto anzitutto della dinamica dell'inflazione, che è andata in diminuzione dal 4,37% al 3,94%. Il fatto che non ci siano pressioni al rialzo sull'inflazione, ha spinto la Banxico ad un atteggiamento più cauto, visto che non c'è necessità di alzare i tassi per contenere i prezzi. Tuttavia, la banca centrale messicana (che ha dovuto fare solo manovre restrittive negli ultimi tre anni) considera più probabile un rialzo dell'inflazione stessa nei prossimi mesi.

Annotazione: tra i vari strumenti che si possono utilizzare sui mercati valutari, c'è anche l'interessante indicatore TRIX Trading triple Exponential Average.

Le preoccupazioni della Banxico

Ci sono però altre preoccupazioni riguardo al futuro. Anzitutto la situazione politica. Da poco in Messico c'è un nuovo presidente, Andrés Manuel López Obrador, che ha affermato di voler apportare cambiamenti radicali. Questo significa che l'economia messicana patirà qualche scossa. Inoltre c'è la situazione economica globale che preoccupa, e che potrebbe incidere sulla futura politica monetaria della banca del Messico. Infine vanno considerate le incertezze riguardo allo storico accordo USMCA con Stati Uniti e Canada, che andranno ratificati dopo dei negoziati che sono ancora lontani dal chiudersi.

L'andamento del peso

Sul mercato valutario intanto il peso messicano ha chiuso una settimana tutto sommato positiva contro Euro e Dollaro. La valuta messicana infatti è andata apprezzandosi soprattutto dopo la decisione di Banxico sui tassi di interesse. Il cross USD-MXN è sceso verso quota 19,300, tornando ai valori di inizio marzo. Anche la coppia di valute euro-peso messicano è in discesa verso 21,6872. I migliori segnali forex gratuiti affidabili sostengono ancora la ripresa de peso.

Settimana prossima, gli investitori del peso messicano terranno d'occhio i dati sulla fiducia dei consumatori e l'indice del responsabile degli acquisti. Il loro andamento può fornire un quadro più chiaro della situazione economica messicana, e di conseguenza alcune indicazioni sulle decisioni sui tassi della Banxico.

mercoledì 27 marzo 2019

Stipendi reali, altro che ripresa: in un decennio sono calati del 2% in Italia

C'è un dato allarmante riguardo ai salari reali in Italia. Rispetto a un decennio fa, sono infatti diminuiti dal 2%. Insomma, nel periodo che a dal 2009 al 2019 le cose sono andate peggio.

Andamento dei salari reali in Europa

La prima considerazione da fare è che non si tratta di un caso solo italiano, secondo una analisi fatta dall’istituto dei sindacati europei Etuc (European Trade Union Confederation). Rispetto al decennio scorso i salari reali sono diminuiti anche in Gran Bretagna, Ungheria, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e Croazia. Il dato più drammatico è quello della Grecia, dove gli stipendi aggiustati rispetto alla inflazione sono in calo addirittura del 23%. Seguono poi Croazia (-11%) e Cipro (7%). Cali più moderati sono stati avvertiti in Portogallo  (4%), Spagna (3%), Gran Bretagna e Ungheria (1%).

Ci sono pure delle isole felici, soprattutto nell'est Europeo. Il boom c'è stato in Bulgaria, dove i salari reali sono cresciuti dell'87%. Ma a parte questo caso da record, anche altri paesi est europei sono andati forte. La Romania (+34%), la Polonia (+30%), ma anche Lettonia, Lituania ed Estonia (tutte tra il +21% e il +20%). Tra i paesi maggiori un aumento forte c'è stato anche in Germania, dove i salari reali sono aumentati dell’11%, mentre in Francia la percentuale arriva al 7%. Nessun cambiamento c'è stato in Finlandia e Belgio.

Ripresa, ma non per tutti

Questi dati evidenziano che in una grossa fetta d'Europa la crescita economica non ha certo avuto un effetto benefico sui salari reali dei lavoratori, per i quali la crisi non è mai finita. Il motivo è soprattutto nelle politiche di austerità che sono state poste in essere proprio per fronteggiare la crisi. In Italia questo è stato avvertito soprattutto nel settore pubblico, dove i salari reali sono diminuiti per molti comparti.

venerdì 22 marzo 2019

Banca centrale svizzera, nessuna sorpresa sul fronte dei tassi

Come era stato ampiamente previsto dai mercati, il meeting di politica monetaria della banca centrale Svizzera non ha prodotto sorprese. La Schweizerische Nationalbank ha infatti confermato il tasso di interesse a -0,75%, proseguendo così nella sua politica accomodante. La fascia obiettivo per il Libor a tre mesi mantenuta nell’intervallo compreso fra -1,25% e -0,25%.

La decisione della Banca centrale

Non c'è quindi stato neppure stavolta alcun cambiamento di rotta da parte dei policy maker elvetici. L'ultima volta che i consiglieri della banca centrale effettuarono una virata fu nel gennaio 2015. All'epoca si decise a sorpresa di tagliare il costo del denaro di 50 punti base, slegando il Franco Svizzero dall'euro. A proposito di franco, la SNB ha ribadito anche in questa riunione che interverrà sul mercato dei cambi, se sarà necessario. La preoccupazione della banca centrale svizzera è che la propria valuta possa apprezzarsi in modo eccessivo. Secondo i policy maker elvetici infatti il franco è ancora molto apprezzato.

Il franco è ancora troppo forte

La valuta svizzera nelle ultime settimane ha effettivamente marciato spedita, spinta soprattutto dal sentiment di minore propensione al rischio che ogni tanto si respira sui mercati. E di recente i migliori segnali di trading gratuiti Forex puntano sul rialzo della valuta svizzera. Il cambio contro l'euro è sceso sotto 1,130 per la prima volta da gennaio, mentre il cambio con il dollaro dopo quasi 3 settimane è tornato sotto la parità.

Consiglio: prima di operare sulle valute, occorre sapere come e quale broker scegliere come migliore.

Le previsioni su inflazione e PIL

Tornando al meeting della banca centrale Svizzera, vanno pure sottolineate le previsioni dell'istituto. Sono state riviste al ribasso quelle sull'inflazione. Per l'anno in corso sono state portate allo 0,3% dallo 0,5%, per via delle prospettive più deboli per l'economia globale. Riguardo al 2020 la stima è passata dall'1,0% allo 0,6%, mentre le previsioni del 2021 sono per una inflazione all’1,2%. Circa la crescita economica, secondo la BNS ci sono degli indicatori congiunturali che evidenziano una dinamica moderatamente positiva. Per il 2019 è prevista una crescita dell'1,5%, che salirà al 2,5% l'anno successivo.

mercoledì 20 marzo 2019

Lavoro, allarme Millennials: gli dedicano troppo tempo (il 33% pure in bagno)

Il rapporto dei Millennials con il tempo da dedicare al loro lavoro è abbastanza distorto. Lo evidenzia uno studio americano che è stato recentemente pubblicato su Forbes.

I Millennials e il lavoro

Il quadro che emerge infatti è di un dilatarsi continuo del tempo che viene trascorso a lavorare. Come una sorta di liquido, si è infiltrato anche in quei momenti che fisiologicamente dovrebbero essere di "pausa". Finanche nel bagno, come dice il 32% del campione di studio. Il 63% dei Millennials si dedica al lavoro anche quando si trova in malattia, mentre il 70% non stacca la spina neppure durante il fine settimana. Un rapporto profondamente distorto quindi, tant'è che il 66% dei nativi digitali ammette di essere affetto dal “workhaolism”, ovvero l'incontrollabile necessità di lavorare incessantemente. Al punto che il 39% di essi si è dichiarato disponibile a lavorare perfino in vacanza. Lo fanno per compiacere il capo, per paura di perdere il posto, per il desiderio di successo.

Il motivo per cui questo scenario coinvolge la generazione dei millennials è che essa è cresciuta in un’epoca dominata dalla tecnologia e dalla presenza sui social network, dove ogni apparato tecnologico consente una connessione al mondo, senza bisogno di spostarsi dal proprio ufficio e dalla propria casa. Questo altera la percezione del tempo che viene dedicato al lavoro, quasi come se si entrasse in trance. La tecnologia li segue ormai ovunque. E' lì con loro mentre sono in bagno, mentre si vestono, mentre mangiano e addirittura quando sono malati. Finiscono così per essere "costretti" a lavorare un numero di ore dilatato rispetto a quello che sarebbe in un mondo senza tecnologia.

Le conseguenze del workhaolism

La conseguenza grave è l'aumentare profondo dello stress, non solo sul lavoro ma anche nella vita quotidiana, perché l'aumento delle ore di lavoro divora gli spazi per la vita privata. L'equilibrio psicofisico viene così compromesso. I sintomi più comuni dalla dipendenza dal lavoro sono depressione, ansia, insonnia e aumento di peso. Ecco perché per curare questa forma di dipendenza sono stati addirittura fondati centri terapeutici ad hoc (come il Workaholics Anonymous di New York). La cosa che va sottolineata è che fare pause sul posto di lavoro, anzi incrementa la produttività (se consumata nelle giuste dosi). Dovrebbero capirlo anche molti imprenditori, e suggerirlo ai propri dipendenti.

lunedì 18 marzo 2019

Euro ancora invischiato in uno stretto range contro il dollaro

Settimana scorsa l'euro è rimasto sostanzialmente immutata rispetto al dollaro americano, confinato in un range dove ormai oscilla da diversi mesi.

La situazione economica della Eurozona

A livello di dati macroeconomici, ci sono state letture più incoraggianti del previsto, che hanno allontanato dall'euro zona gli spettri di una nuova recessione. L'inflazione è cresciuta dell'1,5% a febbraio su base annua, contro il precedente + 1,4%, mentre l’inflazione core è passata dal + 1,1% al + 1,0%. La produzione industriale è finalmente rimbalzata. Dall'altra parte dell'oceano invece i dati a stelle e strisce sono invece stati peggiori delle previsioni, a confermare che pure l'economia americana vive un momento di frenata. Sono infatti stati evidenziati una contrazione delle vendite al dettaglio e anche un mercato del lavoro che inizia a rallentare. Qualche sorpresa positiva è giunta invece dagli ordini all’industria e dalla fiducia dei consumatori.

Bisogna ricordare che nell'ultimo meeting di politica monetaria, la BCE ha posticipato a fine anno, invece che dalla fine dell’estate, il primo rialzo dei tassi dal 2011 (oltre ad annunciare nuove aste di liquidità TLTRO III). Una inversione a U che ha sorpreso gli analisti, ma che prima o dopo sembrava inevitabile visto il rallentamento della crescita dell’eurozona e che l'inflazione continua ad essere molto lontana dal target del 2,0%. La FED invece dovrebbe limitare i suoi ritocchi al costo del denaro ad un solo intervento nel 2019, dopo l'incremento di 25 punti base deciso a dicembre.

Suggerimento: per fare investimenti online in modo efficace, occorre anzitutto prendere un elenco broker autorizzati Consob e scegliere il migliore per le proprie esigenze.

L'andamento dell'euro e gli eventi macro

Come detto, settimana scorsa l’euro ha chiuso pressoché invariato contro il dollaro, intorno a 1,1329, dopo un recupero proprio nella seconda parte della settimana. Gli ostacoli tecnici per un rialzo sono a 1,1370 e successivamente a 1,1400. Solamente oltre questa quota si potrebbe manifestare una vera dimostrazione di forza della valuta unica, e potremmo avere segnali di trading gratis sicuri al rialzo.

Nei prossimi giorni dal Vecchio Continente si attende un test importante. Venerdì infatti saranno comunicati da Markit gli indici Pmi del settore manifatturiero e dei servizi, che sono il termometro dell’attività aziendale. Giovedì 21, invece, sarà pubblicato il bollettino economico della Banca centrale europea.

giovedì 14 marzo 2019

Mercato pubblicitario in crescita. Internet insidia il primato della TV

Alla fine del 2018, il mercato pubblicitario italiano è tornato a dare segnali di crescita confortanti. Rispetto al 2017 infatti il business dell'advertising è cresciuto del 4%, giungendo a quota 8,2 miliardi di euro, come non accadeva dal 2009. I dati sono stati resi noti dall’Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano.

Le componenti del mercato pubblicitario

Per quanto riguarda le varie quote del mercato pubblicitario, più di un terzo riguarda internet (per la precisione il 36% del totale). Peraltro l'internet advertising è anche quello che ha fatto registrate il maggiore tasso di crescita  del mercato, con un +11%. Si è così assottigliato il divario da quello che resta il ruolo di leader della raccolta pubblicitaria: la televisione. Essa ha visto crescere dell'1% la propria quota arrivando al 47% del totale. Buona la performance della Radio, che sale al 5% del mercato, mentre continua lo scarso appeal della carta stampata per il mercato pubblicitario (sia periodica che quotidiana), che scende al 12% con un calo del 6%.

Il programmatic advertising

Se il mercato pubblicitario su internet sta crescendo in modo forte, al suo interno si afferma sempre di più la componente del Programmatic Advertising, ovvero quella che consente di raggiungere il target corretto al minor costo, mostrando il contenuto che l'utente vuole vedere, nel momento in cui vuole vederlo. Nel 2018 il Programmatic Advertising ha raggiunto i 482 milioni di euro, ed è cresciuto del 18% arrivando ad essere il 16% del totale Internet advertising e del 26% della Display advertising.

Va pure aggiunto che oltre ad essere un paese in cui le imprese sono ancora poco digitalizzate, la crescita dell'internet advertising in Italia (che ripetiamo è stata del 11%) è ancora minore rispetto ad altri Paesi. In Germania e Francia la crescita va ben oltre il 30%, negli USA del 30% e in UK del 25%, Paesi che inoltre hanno una penetrazione del Programmatic sulla componente Display più alta rispetto a quella dell’Italia.

martedì 12 marzo 2019

Rupia Indiana in volo, raggiunti i massimi di 2 mesi e mezzo sul dollaro

Le vicende geopolitiche forniscono (indirettamente) un assist prezioso alla Rupia indiana, che spicca verso i massimi di due mesi e mezzo contro il dollaro USD.

Il driver della Rupia indiana

La tensione indo-pakistana che ha raggiunto il culmine lo scorso 14 febbraio, dopo un attacco suicida nella contesa regione del Kashmir, cui ha fatto seguito l'attacco militare dell'India in Pakistan per rappresaglia. Questa escalation di tensione ha innescato un'ondata di patriottismo ed ha alimentato le probabilità di un secondo mandato al primo ministro Narendra Modi (che guida un partito nazionalista indù) alle prossime elezioni tra aprile e maggio. I mercati azionari hanno avuto così una impennata, con massicci afflussi di capitali stranieri. Gli afflussi netti di portafoglio estero verso le azioni indiane hanno toccato un massimo di 15 mesi di $ 2,42 miliardi a febbraio. Ed a beneficiarne è stata anche la Rupia indiana.

La coppia dollaro/Rupia (USD-INR) è scesa verso 69,49 dollari, ad un livello che non si vedeva da inizio gennaio, e con i pattern candele giapponesi figure trading che evidenziano situazioni ulteriormente ribassiste. Si è invertito così un trend deludente per la valuta di Mumbai. Va ricordato che la coppia con il dollaro era arrivata fino a 71.45 (la Rupia nel 2018 si è deprezzata dell'11% contro il biglietto verde).

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Marzo ciclico e RBI

A sostenere la valuta nazionale ci ha pensato anche un evento "stagionale". Infatti è frequente che la Rupia indiana cresca a marzo, per il fatto che la maggior parte degli esportatori sta riportando i propri dollari in India verso per la fine dell'anno fiscale, così da regolare i conti annuali e il rimborso dei debiti. Dal 2016 per tre su quattro la rupia si è spostata entro un intervallo del 3% nel mese di marzo.

Per quanto riguarda la politica monetaria, ricordiamo che di recente la Reserve Bank of India ha annunciato a sorpresa una manovra espansiva, tagliando i tassi di interesse di 25 punti base, portandoli al 6,25%. Questa mossa a sostegno della crescita, secondo molti è stata un assist al primo ministro Narendra Modi, a caccia di consensi in vista delle prossime elezioni.

domenica 10 marzo 2019

Imprenditoria femminile, numeri ancora in crescita: +6mila aziende nel 2018

L'imprenditoria femminile continua a crescere in Italia, anche se l'attività di impresa continua ad essere un affare prevalentemente maschile. Sul totale di aziende iscritte al Registro delle Camere di commercio, solo il 21,93% può essere ricondotto alle donne, secondo i dati elaborati dall’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere e InfoCamere.

I numeri dell'imprenditoria femminile

La percentuale di donne che si danno all'iniziativa di impresa sta crescendo costantemente. Nel 2018 infatti le imprenditrici sono giunte a un milione e 337mila, con un incremento di 6mila unità rispetto all'anno precedente. La cosa interessante è che l'imprenditoria femminile è cresciuta sotto una forte spinta che giunge dall'estero. Sono infatti 145mila le imprenditrici straniere, aumentate di oltre 4mila unità rispetto all’anno precedente. Sono tutti segnali che il rapporto tra donne, lavoro e imprese sta cambiando.

A livello settoriale, mentre si è ridotta la presenza dell'imprenditoria femminile nel commercio e nell'attività agricola, ovvero i due settori tradizionalmente più "battuti" dalle donne, sono aumentate le attività nei servizi e nel turismo (oltre 2 mila le imprese in più). La presenza delle donne d’impresa cresce anche in settori che invece sono tradizionalmente legati alla presenza maschile. Ci riferiamo alle attività professionali, scientifiche e tecniche (quasi 1.500 imprese femminili in piu’), al settore del noleggio, alle agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+1.453) e le attività immobiliari (+1.004).

Regioni e città a vocazione femminile

Sotto il profilo territoriale, in 15 regioni su 20 è cresciuto il numero di aziende varate da donne. L'imprenditoria femminile è particolarmente cresciuta nel Lazio (quasi 1.900 in più dal 2017 al 2018), poi in Campania (+1.417) e in Lombardia (+1.380). Tra le città sono Roma, Milano, Napoli e Torino quelle con il maggior numero di imprese femminili registrate. Invece Benevento, Avellino, Chieti e Frosinone spiccano per incidenza delle imprese femminili sul totale. Se consideriamo solo le aziende varate da donne straniere, le migliori performance sono state in Lombardia (+1000 circa), nel Lazio (circa 700 in più) e in Emilia Romagna (quasi 500 in più). In generale in tutte le regioni italiane, ad eccezione della Sicilia, comunque, si registrano aumenti delle attività guidate da donne non di origine italiana (soprattutto nel commercio e nel turismo).

giovedì 7 marzo 2019

Tasso di interesse, la Turchia conferma il 24% per il quarto meeting di fila

Per la quarta volta di fila, la Banca Centrale della Repubblica di Turchia (CBRT) ha deciso di mantenere fermo il tasso di interesse di riferimento al 24%. A spingere il comitato di politica monetaria verso questa decisione, è la considerazione che i dati pubblicati di recente mostrano che "la tendenza al ribilanciamento dell'economia è diventata più evidente".

L'andamento del tasso di interesse in Turchia

Ricordiamo che lo scorso anno è stato particolarmente traumatico che per la Turchia. La CBTR ha tenuto nove riunioni di politica monetaria, portando il tasso di interesse dall'8% al 24%. Il meeting di questo mercoledì è stato il secondo degli otto previsti per il 2019.
Secondo la CBRT la domanda esterna mantiene la sua forza relativa, mentre l'attività economica mostra un ritmo lento, in parte a causa delle rigide condizioni finanziarie. Gli sviluppi dei prezzi delle importazioni e delle condizioni della domanda interna hanno portato a un certo miglioramento degli indicatori di inflazione, anche se - precisa la banca centrale - i rischi sulla stabilità dei prezzi continuano a prevalere. A febbraio l'inflazione è stata vista al 19,67%, in calo rispetto al 20,35% di gennaio (a ottobre 2018 raggiunse il picco del 25,24%).

Inflazione e tasso di interesse

Proprio questi dati sull'inflazione hanno spinto il Comitato a mantenere la stretta politica monetaria, almeno fino a quando le prospettive di inflazione mostrano un miglioramento significativo (l'obiettivo è il 15,9% quest'anno, il 9,8% l'anno prossimo e il 6% nel 2021). "La banca centrale continuerà a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per perseguire l'obiettivo di stabilità dei prezzi", ha affermato. La banca ha inoltre affermato che ulteriori misure restrittive monetarie saranno fornite, se necessario.

Sul fronte valutario, la Lira sta continuando a indebolirsi contro il dollaro dalla fine di gennaio. La coppia USD-TRY ha raggiunto quota 5.4378, aggirandosi sui massimi di 2 mesi. Inoltre l'indicatore Macd segnali operativi trading li manda in senso ancora rialzista.

Precisazione: quando si opera sulle valute in internet, occorre sempre studiare la classifica migliori piattaforme di trading online per scegliere il miglior broker.

I driver della Lira turca

Gli operatori di mercato continuano ad adeguarsi ai potenziali effetti della continuazione del QT della Fed sull'intero spazio dei mercati emergenti. Nella stessa linea, il persistente deterioramento dei fondamentali interni, il conflitto permanente tra il governo di Erdogan e la banca centrale e potenziali rischi geopolitici dovrebbero continuare a pesare sulla valuta per il momento (Il prossimo evento di rischio in Turchia saranno le elezioni locali (municipali) alla fine di questo mese). In qualche modo a supporto della Lira, la CBRT vede ancora dei rischi per la stabilità dei prezzi, lasciando che l'attuale scenario di condizioni monetarie strette si estenda ulteriormente nel lungo periodo.

martedì 5 marzo 2019

Rimborsi ai risparmiatori, la UE frena il Governo Italiano

Per i risparmiatori che sperano di ottenere dei rimborsi dal crac delle banche, si prospetta un cammino più difficile del previsto. La UE ha infatti posto dei paletti al Governo italiano, che è in procinto di varare un nuovo provvedimento in merito.

Braccio di ferro Italia-UE sui rimborsi

Per accelerare il processo di erogazione dei rimborsi, il Governo - dopo aver portato a 1,575 miliardi la somma disponibile - sta studiando un meccanismo che consenta un riconoscimento “automatico”. Questa ipotesi ha però lasciato molto perplessa la Commissaria Ue alla Concorrenza, Margarethe Vestager, che oggi incontrerà il titolare dell’Economia, Giovanni Tria. Saranno presenti anche il vice premier e ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, oltre che le commissioni competenti di Camera e senato.

Tuttavia, la Verstager ha già avuto modo di esprimersi riguardo alla questione dei rimborsi dei risparmiatori truffati dalle banche. Secondo lei il rimborso, anche con il concorso dello Stato, rende comunque necessario un accertamento che ci sia stata effettivamente una truffa. Vestager ha sottolineato che «la cosa più naturale sarebbe che la banca rimborsi i clienti per le vendite di titoli non idonei alle loro esigenze». Che ci sia stato un “misselling”, ossia una vendita fraudolenta. Questo è il presupposto al rimborso.

I soggetti che possono chiederlo

Ma la posizione della UE è ancora più ampia, e i paletti riguardano pure i soggetti legittimati a chiedere il rimborso. I destinatari dovrebbero infatti essere soltanto i piccoli risparmiatori, quelli cioè veramente inconsapevoli dei rischi che stavano correndo acquistando le obbligazioni. Rimarrebbero tagliati fuori dalla platea di rimborsabili gli investitori istruiti. Secondo la normativa italiana invece, l'esclusione scatta in relazione al mercato di acquisto delle obbligazioni. Se sono state fatte sul mercato secondario, e non direttamente dalla banca, allora non si ha diritto ad alcun rimborso.

venerdì 1 marzo 2019

Mercati finanziari, Borse europee in positivo. Euro stabile

Finisce con il segno positivo la seduta di borsa a Piazza Affari, in linea peraltro con gli altri mercati europei. Tutti hanno beneficiato di alcune buone notizie sul fronte corporate, che hanno stimolato l’appetito per il rischio, e alcuni ottimistici dati macroeconomici europei.

La giornata dei mercati

L'indice FTSE Mib, dopo una mattinata in crescita ha leggermente risentito della pubblicazione a ribasso dell'Istat sul Pil 2018, ma alla fine guadagna comunque lo 0,17%, chiudendo la giornata su 20.695 punti. L’Allshare avanza di 0,21%. In moderato rialzo il FTSE Italia Mid Cap (+0,46%), come il FTSE Italia Star (0,7%). Tra le altre borse del Vecchio Continente, spicca Francoforte che segna un rialzo dello 0,75%. Più contenuto il progresso di Londra (0,45%) e Parigi (0,47%). Il benchmark europeo FTSEurofirst300 sale dello 0,35%.

Suggerimento: prima di fare investimenti online sui mercati finanziari, studiate bene i pattern più importanti, come i rettangoli di continuazione inversione.

La Borsa di Milano

Alla Borsa di Milano, il controvalore degli scambi nella seduta odierna è stato pari a 2,25 miliardi. Tra i titoli a maggiore capitalizzazione spicca Moncler, che sale di 11,06% dopo i conti annunciati ieri, migliori delle attese. Anche gli altri titoli del lusso sono andati forte. Sessione negativa per i bancari, il cui indice di settore scivola in Borsa dello 0,45%. Fuori dal FTSE Mib emerge soprattutto OVS (+6,34%) dopo la conferma dell’interesse di Tamburi Investment Partners per una parte della quota in mano al Gruppo Coin. Complessivamente, su 217 titoli azionari trattati in Piazza Affari, 90 hanno terminato la seduta con una flessione, mentre i rialzi sono stati 113. Invariate le rimanenti 14 azioni.

Euro, oro e petrolio

Sul mercato valutario la coppia Euro-Dollaro USA rimane stabile verso 1,137. Le strategie di breve periodo forex continuano a veere nella evoluzione dei rapporti con la Cina il driver principali degli scambi. Ha avuto invece connotazione negativa la giornata dell'oro, che viaggia a 1.302,1 dollari l'oncia, in calo dello 0,84%. Scende anche il Petrolio (Light Sweet Crude Oil) che crolla dell'1,80%, fino a 56,19 dollari per barile.