mercoledì 28 agosto 2019

Brexit, l'ultima mossa di Johnson manda a picco la sterlina

Tornano ad addensarsi nubi molto scure sul Regno Unito e sulla sterlina. La valuta britannica è stata affossata dall'ultima mossa del premier Boris Johnson riguardo alla faccenda Brexit.

Ancora tensione per la Brexit

Johnson ha infatti chiuso il Parlamento britannico fino al 14 Ottobre, come si ipotizzava già da alcuni giorni. Questa mossa mette in grave difficoltà gli oppositori al "No Deal Brexit", che stanno lavorando a un disegno di legge per impedire l'uscita disordinata dalla UE, che si diceva avesse una possibilità di approvazione molto alta. Adesso però, col Parlamento che aprirà solo il 14 ottobre, ci sono solo pochi giorni a disposizione per scongiurare lo scenario "no Deal".

Va infatti sottolineato che quando riaprirà il Parlamento il 14 ottobre, ci sarà il discorso consueto della Regina e poi 5 giorni di dibattito. Tenuto conto che l'uscita dalla UE è fissata per il 31 ottobre, ai parlamentari rimarrebbero solo pochi giorni per far passare qualsiasi iniziativa legislativa che prevenga una Brexit no-deal”. Per questo motivo si è scatenato il caos contro il premier britannico, al punto che Jeremy Corbyn (laburista) ha parlato di golpe costituzionale.

La reazione dei mercati finanziari

Inutile dire che anche i mercati sono rimasti scottati da questa improvvisa piega che hanno preso gli eventi. Questa decisione infatti accresce in modo esponenziale le possibilità di una Brexit senza accordo. La Sterlina è così colata a picco. Il cambio Gbp-Usd in meno di mezz’ora ha bruciato più di mezzo punto percentuale, diventando terreno fertile per chi adotta la strategia scalping Forex 1 5 minuti. In seguito la perdita si è ampliata fino all'1%, per poi avere un leggero recupero.

L'andamento debole (e molto volatile) della sterlina c'è stato anche nei confronti delle altre principali valute. Come si può vedere sul miglior sito per trading online, la valuta britannica perde mezzo punto percentuale anche contro l'euro e contro il franco svizzero.

venerdì 23 agosto 2019

ETF e investimenti, ecco chi ha ottenuto le performance migliori


Malgrado una forte ondata di vendite sui mercati azionari la scorsa settimana (gli indici hanno corretto in media del 3,5%), gli investitori in ETF possono comunque essere soddisfatti del bilancio annuale del loro portafoglio.

I risultati degli Etf in questi 8 mesi

L'indice elaborato da Fideuram infatti evidenzia un guadagno dal primo gennaio al 19 agosto dell'11,8%. Tuttavia, ci sono segmenti che hanno avuto dei risultati ben più eclatanti, come gli Etf specializzati sul nickel che da inizio anno hanno fruttato agli investitori il 54,2%. Ma sono diversi i fondi che hanno ottenuto performance superiori al 30%. E' il caso ad esempio dei titoli del settore tecnologia, che hanno registrato un progresso del 31,9%, e gli azionari Cina – A shares (+31,3%). Poco sotto la soglia del 30% si sono piazzati gli azionari Russia (+27,2%) e azionari Svizzera large cap (+26,1%).

Complessivamente sono ben 13 gli investimenti in segmenti specializzati di mercato che hanno reso oltre il 25% da inizio anno. Una buona performance l'ha avuta il segmento delle infrastrutture (+25,2%), spinto dal trend di lungo termine degli investimenti nelle infrastrutture in tutte le principali aree del mondo. Bene pure l’immobiliare diretto Usa (+28,9%), la cui performance è legata soprattutto al momentum positivo del settore real estate americano.
Merita una sottolineatura anche il risultato di alcuni investimenti in reddito fisso: obbligazionari a lungo termine (+31,9%), obbligazionari governativi Usd (+25,9%) e obbligazionari corporate Usd (+25,1%).

L'importanza della diversificazione

Questi dati, è bene ricordarlo, rappresentano un risultato passato che non necessariamente garantisce che anche in futuro le cose vadano allo stesso modo. Tuttavia, servono a evidenziare come malgrado ci si trovi in un ambiente in cui le valutazioni azionarie non risultano economiche, si possono comunque individuare nicchie di mercato con interessanti prospettive.

lunedì 19 agosto 2019

Investitori più propensi al rischio nella settimana del simposio di Jackson Hole

Dopo una settimana difficile per i mercati, caratterizzata da una discreta avversione al rischio da parte degli investitori, questo lunedì lo scenario continua ad essere un po' meno fosco. C'è un po' più di slancio da parte dei trader, mossi dalla speranza che le principali banche centrali cerchino di lanciare nuove misure di stimolo per sollevare le loro economie.

Investitori più propensi al rischio

Questo spiega perché beni rifugio come yen e franco svizzero si sono ritirati rispetto al dollaro. Come abbiamo visto sui conti forex bonus senza deposito, la valuta giapponese ha perso quota per la terza sessione consecutiva rispetto, mentre quella svizzera è scesa al minimo di due settimane rispetto al biglietto verde.

L'ottimismo riguardo l'intervento del governo USA per evitare un possibile scenario recessivo (innescato dall'inversione della scorsa settimana nella curva dei rendimenti dei Treasury), è aumentato prima ancora che cominci l'atteso simposio di Jackson Hole, dove i banchieri centrali potrebbero annunciare nuove misure chiave. Anche le notizie in arrivo dalla Germania hanno rincuorato i mercati. Il governo di coalizione potrebbe abbandonare la sua regola di bilancio in pareggio per assumere nuovi debiti e lanciare misure di stimolo.

Consiglio: quando scegliete un intermediario per investire online, valutate anche l'idea di aprire conto broker zero spread forex.

Occhi puntati su Jackson Hole

I mercati adesso sono concentrati sul simposio di Jackson Hole, in programma alla fine di questa settimana. Salvo eventuali altre "bombe" di Trump via Twitter, non ci sono altri grossi eventi in grado di cambiare l'inerzia positiva deglli investitori. Tuttavia è probabile che l'ottimismo degli investitori venga limitato prima del discorso del presidente della Fed Jerome Powell, alla fine di questa settimana. Secondo gli analisti il capo della FED cercherà di rassicurare i mercati nervosi sul fatto che la Fed rimarrà in una posizione di allentamento e preparerà il terreno per ulteriori tagli ai tassi (dopo quello fatto a luglio).

mercoledì 14 agosto 2019

Spese obbligate, le famiglie italiane pagano 7400 euro l'anno


La quota di spese obbligate per le famiglie italiane sta andando in ribasso, pur rimanendo ancora elevata. A evidenziarlo è un’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Confcommercio, sull'arco temporale che va dal 1995 al 2019.

L'andamento delle spese obbligate

Nel corso di quasi un ventennio (1995-2013) le spese obbligate erano andate costantemente in salita, arrivando complessivamente a crescere del 5,4%. Negli ultimi anni invece le spese obbligate, ovvero quelle che nessuna famiglia può di fatto evitare, hanno ridotto la loro portata sul totale dei consumi. Il merito di questa discesa è da ricercare nel calo dei prezzi delle materie prime energetiche (gas e petrolio in primis). Tuttavia, nonostante il calo, il totale delle spese obbligate rimane ancora un fardello molto pesante per i cittadini. Infatti ha un’incidenza di quasi il 41% sul totale dei consumi delle famiglie, alle quali costano circa 7.400 euro l’anno pro capite.

Questa analisi permette di valutare, al di là dei mutamenti socio-economici che si sono succeduti nel tempo, le tendenze di fondo nella distribuzione dei consumi tra le spese per le quali si ha poca, o nessuna, libertà di scelta e quelle determinate dai bisogni, dai gusti e dalle abitudini dei singoli consumatori.

Casa mia quanto mi costi

Ma quali sono le spese obbligate maggiori? Inutile dire che la voce più pesante è quella relativa alla propria abitazione. Tra affitti, manutenzioni, bollette, e utenze le spese obbligate arrivano sui 4.200 euro pro capite. Va detto però che negli ultimi anni questo aggregato ha mostrato un ridimensionamento in quota. Cala invece la quota di voci di spesa destinata agli alimentari, passata da circa 3.000 euro pro capite nel 1995 a 2.700 euro nel 2019. La spesa alimentare peraltro continua a calare. Durante tutto questo lasso di tempo è invece cresciuta la spesa per i servizi, che è passata da 2.800 euro a quasi 3.900 euro.

Scende anche la spesa obbligata per mobilità (per calo del prezzo carburanti, assicurazioni e manutenzione), mentre le spese sanitarie hanno avuto di recente una evoluzione più sostenuta rispetto al dato medio dei consumi, che assieme alla crescita dei prezzi, ha determinato un ulteriore aumento dell’incidenza sul totale delle spese obbligate.

venerdì 9 agosto 2019

Borse zavorrate dalla crisi italiana. L'euro però resiste

La questione italiana torna di scottante attualità sui mercati finanziari. La crisi di Governo infatti ha spinto lo spread verso l'alto (a 238 punti), ha affondato Piazza Affari e zavorrato anche le altre Borse europee. Del resto gli analisti finanziari fino a un giorno fa ipotizzavano un ritorno alle urne "non prima della primavera del 2020". Oggi lo scenario è cambiato.

Borse e mercati finanziari

Piazza Affari accusa una perdita del 2,48%, ed ha bruciato in un solo giorno 15 miliardi di euro. Scambi fiume per 2,8 miliardi di euro, insoliti sui mercati finanziari per il mese di agosto. Il Ftse Mib in apertura ha ceduto l'1,61% a 20.505 punti, poi è peggiorato ancora arrivando a lasciare sul terreno intorno alle 14.30 il 2,52% a 20.319 punti. Poi perdite ridotte a -2,2% intorno alle 15.30 e ricaduta a -2,6% con il Ftse Mib a 20.298 punti, attorno alle 16.30. Chiusura infine a -2,48%. Le vendite si sono concentrate sui bancari soprattutto.

In Europa intanto il calo è diffuso in tutte le Borse, non solo per lo spettro delle elezioni anticipate in Italia, ma anche per via delle parole di Donald Trump sui dazi e sulla Fed. Il presidente americano ha detto che le trattative sul commercio con Pechino sono aperte ma per il momento non ha intenzione di concludere un accordo. Cosa che intimorisce i mercati finanziari. L'indice d'area Stoxx 600 cede lo 0,84%. In rosso Francoforte (-1,28%), Madrid (-1,25%), Parigi (-1,11%) e Londra (-0,44%).

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L'andamento del mercato valutario

Malgrado la crisi italiana, l'euro è riuscito a salire contro il dollaro. Chi conosce i pattern candele giapponesi figure avrà notato che il cambio ha messo a segno una congestione formata da tre barre in inside su una resistenza dinamica di breve periodo. Sale molto lo yen giapponese, sulle tensioni commerciali. Chi ha vissuto una giornata pessima è la sterlina, che cede terreno sui timori sempre più concreti di una Brexit senza accordo.Il pound è scivolato ai minimi da due anni, dopo l'inattesa contrazione del Pil britannico nel secondo trimestre.

giovedì 8 agosto 2019

Produzione industriale della Germania in declino, trema tutta l'Eurozona

I dati sulla produzione industriale della Germania fanno scattare l'allarme anche in Italia, come se non bastassero i guai di politica interna della crisi di Governo.

Il calo della produzione industriale della Germania

Secondo gli ultimi dati macro tedeschi, la produzione industriale in Germania è scivolata a giugno dell'1,5% rispetto al mese precedente. La flessione registrata dall’ufficio di statistica è la peggiore dai tempi della grande crisi, nel 2009. Si tratta del secondo passo indietro in tre mesi, che porta la flessione annua al 5,2%. Ad aggravare il quadro c'è il fatto che i settori più colpiti sono quelli principali della produzione industriale tedesca, ovvero auto, metalli e macchine utensili.

Uno dei motivi principali della flessione della produzione industriale della Germania, va cercato nel calo globale della domanda verso beni industriali tedeschi. Da circa un anno ormia ci sono mercati importantissimi per l’industria dell’auto, come la Cina e gli Usa, che importano sempre meno.

Conseguenze su tutta la Eurozona

Questa flessione rischia di avere una portata enorme. Gli effetti di questa frenata della produzione industriale infatti si faranno sentire a catena sugli tutti gli altri Paesi dell’Eurozona, se non verrà invertita la rotta. Cosa che peraltro, secondo le previsioni è decisamente poco probabile, visto che molte aziende hanno già preannunciato ulteriori riduzioni della produzione nel prossimo trimestre.

L’industria tedesca è fortemente interconnessa con le catene di valore globali. Basti pensare ai danni che derivano ai principali fornitori come la Polonia, la Repubblica Ceca, l’Ungheria. Ma c'è naturalmente anche l’Italia, il cui primo partner commerciale è proprio la Germania, con un interscambio superiore ai 120 miliardi di euro (secondo Istat).

mercoledì 7 agosto 2019

Valuta unica, quanto ci sei costata! Batosta sul reddito degli italiani nel passaggio dalla Lira

Avevamo più di una convinzione che il passaggio dalla Lira all'euro avesse creato un danno a livello di potere di acquisto. Un recente studio tedesco lo conferma attraverso i numeri, evidenziando curiosamente che proprio la Germania è l'unico paese che si è avvantaggiato dell'adozione della valuta unica.

Lo studio sugli effetti della valuta unica


I redditi dei cittadini italiani, ai tempi della Lira stavano messi molto meglio e tra poco diremo quanto. Il Centro per la Politica Europea di Friburgo, ha confezionato un report in occasione del 20esimo anniversario dell'introduzione dell'Euro (1 gennaio 1999). La ricerca dimostra che il bilancio tra guadagni e perdite è in passivo per tutti i paesi, ad eccezione della Germania.

Il passaggio alla valuta unica ha consentito ai redditi tedeschi un incremento di ben 23mila euro. Spalmato su tutto il paese, il guadagno diventa di 1.900.000.000 euro. Guadagni maggiori significano anche consumi maggiori, cosa importantissima per l'economia.

Il danno per l'Italia


Dall'altro lato della classifica, in coda troviamo l'Italia. Il cittadino del Belpaese è quello che ha perso di più per via dell'introduzione della valuta unica. Ha così ragione chi dice che con la Lira gli italiani stavano meglio. Infatti in base al su citato report, ogni italiano ha perso l'equivalente di 150 milioni di lire dal 1999 ad oggi. La perdita complessiva a livello nazionale è stata di 4,3 miliardi di euro. In altre parole, circa 10.000 miliardi delle vecchie lire. Una batosta. Molti altri paesi hanno subito lo stesso contraccolpo. I più colpiti come noi, sono stati Francia e Portogallo.

Attenzioni però a giungere ad una conclusione ovvia e frettolosa, ovvero che uscire dall'euro sarebbe la soluzione. Non è così, non più. Allo stato attuale, tornare indietro sarebbe un disastro ancora peggiore. In poche parole il danno che fu fatto all'epoca non è più rimediabile, è parte di noi e della nostra storia.

lunedì 5 agosto 2019

Mercati finanziari, settimana povera di spunti macro. Occhio vigile sulle questioni geopolitiche

Dopo i fuochi d'artificio della settimana scorsa, quella che è appena cominciata fa partire quella fase blanda dei mercati finanziari che caratterizza il periodo vacanziero di agosto.

Eventi clou per i mercati finanziari

Per il dollaro USD, sul fronte macro si prospetta una settimana relativamente stabile. I mercati finanziari osserveranno i dati macro per riuscire ad avere indicazioni maggiori sulle prossime mosse della FED. Come si può vedere sul calendario economico dei migliori siti per fare trading online, si comincia con i dati PMI ISM in uscita lunedì. Escludendo eventuali deviazioni sostanziali rispetto alle previsioni, il PMI del settore dei servizi sarà probabilmente poco importante per i trader. Un minimo impatto l'avranno pure i dati sulle richieste di indennità di disoccupazione, mentre un interesse maggiore ci sarà per i dati sull'inflazione all'ingrosso in uscita venerdì.

Per il dollaro saranno comunque le situazioni geopolitiche a imprimere la direzione, più che i numeri. La questione della guerra commerciale con la Cina e la tensione con l'Iran rimarranno gli eventi più monitorati su scala globale.

Euro, sterlina e mercati finanziari

Se per il dollaro non sono previsti grossi spunti macro, per l'euro invece le cose andranno diversamente. In questo casi i mercati finanziari hanno diversi spunti di interesse. I dati sul PMI del settore dei servizi saranno importanti, dopo che il settore manifatturiero dell'Eurozona ha evidenziato una contrazione. Attesi anche i report sulla produzione industriale (mercoledì) e i dati commerciali (venerdì). Inoltre la BCE pubblicherà il suo bollettino economico giovedì. Possiamo aspettarci che l'EUR sia sensibile al suo contenuto. Ricordiamo che la coppia EUR-USD ha chiuso la settimana in calo dello 0,18% a $ 1,1108.



Occhio anche alla sterlina, interessata dal PMI del settore dei servizi di luglio, dalle vendite al dettaglio BRC, dai dati sul PIL del 2° trimestre, dai numeri di produzione manifatturiera. Al di fuori dei numeri, qualsiasi novità sulla Brexit dovrà essere attentamente monitorata dai mercati finanziari, perché è questo il driver chiave a breve termine. I migliori segnali forex migliori gratis affidabili continuano a puntare sull'ulteriore deprezzamento della valuta britannica, che ha chiuso la settimana in calo dell'1,79% contro il dollaro, a quota 1,2162.

giovedì 1 agosto 2019

Lavoro e competenze, aziende italiane in difficoltà. Mancano saldatori e carpentieri

Si dice che il lavoro non c'è, ma il paradosso tutto italiano è che accanto a una forte disoccupazione, esiste anche una penuria di figure professionali che le aziende cercano ma non trovano.

Gap tra formazione e lavoro

Una volta completato il percorso formativo, scolastico o universitario, a molti giovani italiani riesce difficile aprirsi un varco nel mondo del lavoro. Il problema sta tutto nelle competenze richieste alle figure professionali, che la maggior parte delle volte non coincidono con quelle offerte ai ragazzi. Per le aziende si tratta dello “Skill shortage”, la penuria di professionalità qualificate. Secondo i dati del sistema informativo Excelsior, il 31% delle aziende ha avuto grosse difficoltà nel reperire 1,2 milioni di contratti di lavoro programmati nei primi tre mesi del 2019.

Si tratta di un problema serio, messo in evidenza da un recente studio dell'OCSE. Su 19 paesi che sono stati presi in esame, l'Italia è quello dove le competenze sono meno allineate con le esigenze delle imprese. Siamo lontanissimi da quello che accade in altri paesi come gli Usa, la Francia, il Regno Unito, l'Olanda e la Germania, dove c'è un allineamento importante (e prezioso per il mondo del lavoro). Secondo un calcolo fatto alla stessa Ocse, se l'Italia dovesse correggere questo skill mismatch, potrebbe ottenere il 10% in più di produttività.

I professionisti che le aziende non trovano

Nel variegato mondo delle professioni, soprattutto alcune mancano sul mercato del lavoro. Le ha individuate un’indagine della multinazionale italiana del lavoro Gi Group. E si tratta anche di figure poco tecnologiche, come manutentori elettromeccanici, carpentieri metallici, elettricisti, verniciatori, saldatori che vanno ad affiancarsi a software engineer, sviluppatori web, programmatori Plc ed hardware e firmware engineer e farmacisti per la grande distribuzione organizzata. Questi disallineamenti sollevano il problema di un gap da colmare con la formazione, cosa che ne' la scuola ne' l'università fanno.