giovedì 6 febbraio 2020

Patto di stabilità poco efficace, l'UE si dà un anno di tempo per cambiarlo

Il patto di stabilità va cambiato. Anche la UE adesso se n'è resa conto, dopo aver raccolto i pareri dei vari stati membri dell'unione, dei loro governi e della stessa BCE. Il motivo? Il complesso di regole voluto per ridare slancio all'economia europea non ha funzionato come si sperava, visto che non ha ridotto ne' il debito nei paesi più in difficoltà, ne' ha riportato l'inflazione verso i livelli target.

Le domande della Ue sul patto di stabilità

La volontà di cambiare emerge dal report sul Patto di stabilità (regolamenti del 2011 e 2013) presentato dal commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, e il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. Al termine delle venti pagine del rapporto, vengono poste alcune domande per animare il dibattito pubblico su come modificare le regole fiscali del patto.

La Commissione Ue si è posta l'obiettivo di realizzare una revisione del patto di stabilità nell'arco di un anno, arrivando ad una formulazione nuova e condivisa con gli stati membri. Il punto è proprio questo: i paesi UE spesso hanno dovuto accettare le stringenti condizioni del patto, e altrettanto spesso hanno cercato di aggirarle o di forzarle. Senza condivisione, nessuna regola può avere successo. Inoltre negli ultimi tempi si stava imboccando una strada pericolosa, visto che gli Stati del Nord - più rigidi nell'applicazione - hanno preso a guardare con sospetto quelli del Sud - più volenterosi di forzare gli accordi perché economicamente meno solidi.

Successi e insuccessi

La Commissione UE non ha bocciato le sue stesse regole, ha preferito programmare questo cambiamento trovando come motivazione il fatto che nel frattempo il mondo è cambiato, e quindi occorre cambiare anche le regole. Nel frattempo i risultati non sono esaltanti. La crescita non è tornata ai livelli pre–crisi, l’inflazione resta bassa e in alcuni Paesi - come l'Italia - il debito pubblico continua ad essere molto elevato (anche se non c'è più nessuno stato in deficit eccessivo, mentre nel 2011 erano 24).

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