martedì 31 marzo 2020

Economia cinese in ripresa, il dato PMI manifatturiero va oltre le previsioni

I dati macro confermano una sensazione: la Cina si sta già risollevando dopo il terribile impatto del Coronavirus. I manifatturiero elaborato da Caixin/Markit era atteso su un valore di 45, in netto miglioramento rispetto al precedente 35,7 (minimo storico), anche se comunque si sarebbe trattato ancora di una zona "contrazione" per questo comparto dell'economia cinese. E invece i dati hanno sorpreso tutti, con una lettura di 52 che significa addirittura espansione. Significa che l'industria manifatturiera cinese sta tornando a marciare.

Si tratta dell'accelerata più ampia delle attività degli impianti da settembre del 2017: le misure di prevenzione e controllo del coronavirus hanno aiutato ad accelerare la ripresa produttiva.

Lo stato di salute dell'economia cinese

Bisogna precisare che molti esperti prendono con le molle questo dato, giacché potrebbe essere falsato proprio dalla ripresa dell'attività, che ha condizionato la percezione dei direttori acquisto delle aziende in fase di riavvio dell'operatività. Rimbalza a 52,3 anche il Pmi non manifatturiero, sollevandosi dai minimi record di 29,6 di gennaio-febbraio.

Contestualmente alla pubblicazione del dato PMI, l'Ufficio statistico nazionale della Cina ha reso noto che a marzo, Pechino ha continuato a mettere in atto misure di controllo e di prevenzione contro il coronavirus e relativa malattia COVID-19, accelerando in modo significativo le attività produttive del paese.

Lo Yuan tiene il passo

I dati migliori del previsto sull'economia cinese stanno contribuendo a tenere stabile lo yuan contro il dollaro, come si può vedere sui Consob broker autorizzati e siti trading. Tuttavia gli investitori restano scettici dal momento che molte aziende cinesi faticano a riprendere le attività.

Ricordiamo che il 3 settembre 2019 il cambio USD / CNH ha raggiunto un massimo di 7,1959 e ha iniziato a formare un canale laterale, colpendo un minimo a 6,8456 il 20 gennaio. Dopo essere uscito da un cuneo discendente (e aver testato nuovamente il fondo del canale il 9 marzo), la coppia ha sparato più in alto verso la parte superiore del canale e si sta attualmente consolidando in una formazione di stendardo. Occhio anche alle medie mobili trading forex. I consolidamenti dei prezzi in una formazione di stendardo di solito si manifestano nella stessa direzione della mossa precedente. Pertanto, dovremmo cercare un breakout superiore.

venerdì 27 marzo 2020

Mercato automobilistico in grave difficoltà. Moddy's taglia a tappeto tutti i rating

L'emergenza sanitaria da Covid-19 sta creando gravissime difficoltà all'intera filiera del mercato automobilistico. Tanto in Europa quanto negli USA, i produttori di automobili e i loro fornitori di ricambi hanno fermato le fabbriche, per via delle restrizioni governative che servono a isolare le popolazioni e limitare i viaggi. Ma questa interruzione del lavoro, che peraltro si era verificata anche in Cina a inizio anno, sta mettendo in crisi l'intero sistema anche perché le vendite sono nel frattempo crollate.

I gravi danni al mercato automobilistico

Secondo l'agenzia di rating Moody's, la domanda globale di auto scenderà «significativamente» nei prossimi mesi, soprattutto in Europa e Nord America. Questa riduzione è quantificata nel 14% nel primo trimestre del 2020 per arrivare al 33% circa nel secondo trimestre. Si tratta di condizioni operative senza precedenti, che si ripercuotono sul rating dei grandi protagonisti del mercato automobilistico. Ad esempio Toyota, che aveva il profilo creditizio più forte, ha già subito un taglio del proprio rating da Aa3 ad A1. Stesso discorso per Honda, declassata ad A3 da A2. Un altro colosso del mercato automobilistico come Nissan, ha subito un declassamento ulteriore (era già in difficoltà) da Baa1 a Baa3.

Moody's taglia tutti

Il discorso non sarà molto diverso per le compagnie del mondo Occidentale, che la crisi sanitaria la stanno vivendo in ritardo rispetto alla Cina e all'Oriente. Secondo Moody's le vendite per GM e Ford subiranno nell'intero anno una contrazione fino al 18%. Ma se questi sono gli esempi più eclatanti, l'intero panorama delle compagnie che compongono il mercato automobilistico subirà una valanga di declassamenti. Forse l'unica che si salverà sarà  Fiat Chrysler Automobiles, ma solo perché la fusione pianificata con PSA potrebbe potenzialmente comportare una valutazione più elevata del gruppo combinato rispetto all'attuale valutazione indipendente di Fca.

Un danno enorme l'avranno pure le aziende della componentistica. Moody's ha messo sotto revisione per possibile downgrade il rating di 14 società europee della componentistica automotive, mentre 6 hanno già subito un taglio del giudizio e sono ancora sotto revisione per un ulteriore downgrade.

mercoledì 25 marzo 2020

Azionario in rally dopo il maxi piano varato dagli Stati Uniti. Tokyo vola

L'ottimismo degli investitori per il maxi piano di stimolo varato dagli USA sta mettendo le ali al mercato azionario. Dopo il fortissimo balzo di Wall Street, col Dow Jones capace di realizzare il guadagno più netto dal 1933 (+11,36%), anche le borse asiatiche hanno continuato a marciare spedite nel corso della notte.

Il piano USA stimola l'azionario

Come detto, il principale driver degli acquisti è stato il maxi piano di stimolo varato negli USA dalla Casa Bianca (si attende solo la firma di Trump, che forse arriverà in giornata). Il piano prevede un impegno di circa 2.000 miliardi di dollari, che potrebbero anche salire fino a 4.000 attraverso i prestiti della Federal Reserve. La notizia dell'accordo su questo intervento massiccio ha messo il buonumore ai mercati, che hanno reagito con forza. In pratica l'indicatore alligator trading ha allargato le sue fauci per mangiare.

Il bilancio dell'azionario giapponese

Le borse asiatiche hanno messo in atto un rally superiore al 3% (indice Msci Asia-Pacific). Tra i vari listini azionari dell'area, brilla Tokyo dove il Nikkei 225 segna addirittura un balzo dell'8,04% a 19.546,63. Si tratta del grande guadagno giornaliero dal 2008. Il più ampio Topix riesce a chiudere con un +7,54%, il guadagno più grande degli ultimi quattro anni, a 1.424,62, con tutti i 33 sottoindici settoriali della Borsa di Tokyo in territorio positivo. Ricordiamo che nella giornata di ieri è stato deciso il rinvio dell'Olimpiade di Tokyo, che sarebbe dovuta iniziare il 24 luglio prossimo, al 2021. Questo ha scongiurato i timori che l'evento potesse essere addirittura cancellata definitivamente.

Nota operativa: per fare investimenti online ci sono diversi metodi di versamento. Qui ad esempio si parla dei broker con paypal postepay (plus500 etoro).

Anche la Cina avanza

In verde anche le borse cinesi, i cui rialzi sono comunque più moderati. La piazza di Shanghai segna un +2,19% mentre Shenzhen avanza del 3,06%. I rialzi interessano anche Taiwan (+3,87%). Bene anche Hong Kong che sale del 3,07% seguita da Bangkok +4,98%, Singapore +3,29% e Kuala Lumpur +3,27%. A Seoul il Kospi chiude in rally del 5,89% mentre è stato del 5,54% il rimbalzo dell'S&P/ASX 200 di Sydney.

lunedì 23 marzo 2020

Banche, la Vigilanza BCE allenta la presa per consentire più prestiti a famiglie e imprese

Per combattere gli effetti del Covid-19, anche la Vigilanza della Bce decide di adottare alcune misure che favoriscono in modo diretto le banche, ma sono volte soprattutto a dare sostegno di famiglia e imprese. Venerdì scorso infatti il ramo della Eurotower ha deciso di "liberare" circa 1.800 miliardi di euro per nuovi crediti a famiglie e imprese. Il meccanismo che consentirà questo sblocco è bastato sulla maggiore flessibilità concessa alle banche sui requisiti di capitale e nell’applicazione dei principi contabili.

Le regole "allentate" che favoriranno le banche

In pratica per dare maggiore credito a famiglie e imprese (che in questa fase di blocco pressoché totale difficilmente vi avrebbero accesso), viene allentata la morsa delle regole di vigilanza sulle banche. Le misure di vigilanza che sono state allentate riguardano soprattutto i requisiti di capitale del cosiddetto "secondo pilastro" (Pillar 2). Tale misura consentirà di liberare circa 120 miliardi dai bilanci delle banche, che così potranno assorbire le perdite senza far scattare misure di vigilanza, oppure a concedere fino a 1.800 miliardi di euro di prestiti a famiglie e imprese.

I crediti deteriorati

Inoltre la vigilanza BCE ha deciso di introdurre una maggiore flessibilità in merito al trattamento dei crediti deteriorati (npl), tenendo conto della natura straordinaria delle attuali condizioni di mercato. Inoltre i prestiti che diventano deteriorati e sono coperti da garanzie pubbliche godranno di un trattamento prudenziale preferenziale, da parte della vigilanza, sugli accantonamenti per perdite. In più, gli istituti avranno maggiore flessibilità nello stimare le perdite attese ("expected credit loss").

Stimolare la liquidità

Tutto ciò dovrebbe stimolare la circolazione della liquidità nella zona Euro, perché consentirà agli istituti di credito di svolgere il proprio ruolo di finanziamento in questa fase di shock economico correlato alla diffusione del Covid-19. Va ricordato inoltre che tale misura si somma a quelle decise mercoledì scorso dalla BCE, ovvero l'ampliamento fino a 750 miliardi di euro, di acquisti di titoli pubblici e privati.

giovedì 19 marzo 2020

BCE, maxi piano da 750 miliardi. Stavolta le Borse reagiscono bene

La BCE fa marcia indietro, e dopo l'intervento moscio e deludente dell'ultimo meeting, stavolta arma meglio il bazooka e decide di fare la sua parte. Al termine di una riunione telefonica straordinaria del Consiglio direttivo, l'Eurotower ha deciso infatti di varare un quantitative easing da 750 miliardi di euro di titoli da acquistare, fino alla fine del 2020, in parte nel settore pubblico e in parte in quello privato. Al piano è stato dato il nome di "Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP)".

Il piano della BCE sarà flassibile

Una nota della BCE ha accompagnato l'avvio del piano straordinario. In essa la banca centrale europea dice di “impegnarsi a svolgere il proprio ruolo nel settore nel sostenere tutti i cittadini dell’area euro in questo momento estremamente difficile”. Il PEPP sarà attivo almeno fino alla fine dell’anno, e comunque fino a quando il consiglio direttivo dell’istituto monetario non riterrà che l’emergenza COVID-19 sia definitivamente superata. L'Eurotower ha inoltre precisato che gli acquisti saranno effettuati con flessibilità, in modo da consentire delle variazioni strategiche.

La reazione delle Borse

L'intervento della BCE ha dato un po' di tono (finalmente) alle Borse, che hanno cominciato bene la mattinata. Utilizziamo la migliore piattaforma di trading online gratuita per vedere i dati. Corre l'indice stoxx 600 (+1,5%). Volano Parigi (+3,5%) e Madrid (+2,6%). In forte rialzo anche Francoforte (+1,8%) e Londra (+1,1%). Avanzano i comparti delle Tlc (+3,5%), banche (+2,6%) e l'energia (+2,5%).

La reazione di euro e spread

Sul fronte valutario invece l'Euro sta avendo un comportamento misto. La coppia EUR-USD infatti non decolla, e continua a muoversi in prossimità dei minimi di oltre tre anni, che sono stati toccati sul finire di febbraio, e per adesso stanno avendo conferma le figure di continuazione del trend trading. Le misure della BCE fanno inoltre precipitare lo spread fra il Btp e il Bund. Il differenziale, che mercoledì aveva chiuso a 267 punti, toccando i 280 martedì, segna nei primi scambi 180 punti per poi arrivare a 191 punti base con il titolo del decennale italiano che si attesta all’1,54% sul mercato secondario.

martedì 17 marzo 2020

Consumi, il Covid-19 ha cambiato le abitudini dei cittadini italiani

L'emergenza Covid-19 ha cambiato per forza di cose le abitudini degli italiani, anche per quanto riguarda spesa e consumi. I vincoli che sono stati imposti dalle Autorità infatti, hanno indotto le persone a modificare molti aspetti delle loro quotidianità, spesa inclusa.

Spesa abbondante e consumi solo in casa

Per quanto riguarda lo stile di vita degli italiani, le misure di emergenza per arginare il Covid-19 hanno anzitutto avuto un forte impatto per via della chiusura degli esercizi di ristorazione. Per fare un confronto occorre prendere i dati del 2017, gli ultimi utili disponibili. All'epoca la spesa per i pasti fuori casa si aggirava sui 82.868 milioni di euro. Quest'anno, almeno per ciò che concerne i primi due trimestri del 2020, il fatturato sarà decisamente minore. Infatti l'estensione a tutto il territorio Nazionale della zona rossa, in pratica costringe gli italiani a consumare tutti i pasti della giornata nella propria abitazione.

Boom degli alimenti a lunga scadenza

Non solo, molti cittadini hanno deciso di fare scorte di cibi e prodotti che già normalmente vanno per la maggiore. Secondo l'ufficio studi di Confagricoltura il boom di acquisti ha riguardato gli alimenti a lunga scadenza facilmente conservabili, come riso (+33%), pasta (25%), scatolame (+29%), derivati del pomodoro (+22%), sughi e salse (+19%). Non a caso le industrie conserviere hanno aumentato del 30% le vendite a febbraio e del 100% in questo mese di marzo. Ne hanno fatto invece le spese quei prodotti freschi facilmente deperibili.

Il rischio di alimentare gli sprechi

Una forte controindicazione di questo nuovo comportamento di spesa e di consumo, è che molti tendono a fare una spesa esagerata o comunque sovradimensionata, alimentando così gli sprechi. Sotto questo aspetto, Confagricoltura ha rassicurato che tutti i prodotti sono disponibili e che gli agricoltori italiani sono in grado di garantire cibo sano e di qualità per tutti. Il mondo della produzione agricola si sta infatti adeguando, nel rispetto delle prescrizioni di sicurezza per i lavoratori.

venerdì 13 marzo 2020

Rupia indiana in declino, toccato il minimo storico contro il dollaro USD

Le preoccupazioni per la diffusione della pandemia da Covid-19, che potrebbe portare a un rallentamento della crescita, stanno affondando le valute dei mercati emergenti. Queste ultime come è noto sono più esposte alle turbolenze dei mercati. La Rupia indiana ne sta facendo anch'essa le spese, tant'è che nelle giornata di venerdì è scesa al minimo storico contro il dollaro USD.

Il crollo della Rupia

Ma cosa sta innescando il crollo della Rupia indiana? Finora il Paese ha confermato solo 74 casi di Covid-19, ma gli investitori stranieri hanno abbandonato i mercati azionari dell'India, che sono stati anche colpiti da un profondo rallentamento economico e dal quasi collasso di una grande banca. Gli investitori esteri hanno prelevato circa 4 miliardi di dollari dai mercati indiani dalla fine di febbraio. Venerdì mattina a Mumbai la Borsa è stata sospesa per 45 minuti, dopo che un crollo dei corsi azionari ha innescato i circuit breakers.

La fuga dalle attività rischiose

In generale in tutto il mondo la pandemia sta spingendo gli investitori a lasciare le attività più rischiose per andare verso i safe haven, ovvero i beni rifugio (come oro, yen, franco svizzero). Se prendiamo una tabella correlazioni forex tra valute correlate, possiamo vedere come al crescere dei beni rifugio stia corrispondendo un calo delle valute più rischiose. Poche ore fa, la rupia così toccato il livello di 74,48 contro il dollaro USA (il massimo mai registrato per il cambio USD/INR) a seguito del forte sell-off delle azioni domestiche e della forza del biglietto verde. Il biglietto verde in questo momento è molto cercato dagli investitori, dal momento che si cerca la valuta più liquida del mondo in mezzo al panico crescente.

Nota tecnica: per fare investimenti sulle valute emergenti, bisogna conoscere tutti gli strumenti. Ad esempio cos'è media mobile convergenza divergenza, un indicatore tra i più utilizzati.

L'intervento della Reserve Bank of India

I commercianti si aspettano che la banca centrale intervenga per prevenire ulteriori brusche cadute nella valuta. Le preoccupazioni per la debolezza della rupia hanno indotto giovedì la banca centrale ad annunciare che avrebbe venduto alcune delle sue riserve in dollari nel tentativo di sostenere la valuta. Ricordiamo inoltre che settimana scorsa, la Reserve Bank of India ha rilevato uno dei maggiori finanziatori privati ​​del paese, la Yes Bank, che non era riuscita a trovare nuovi investitori per compensare il forte incremento dei crediti in sofferenza.

mercoledì 11 marzo 2020

Mercato petrolifero, la tensione Arabia-Russia ci fa tornare indietro a 35 anni fa

Il mercato petrolifero aveva già le sue belle gatte da pelare, quando è arrivato il covid-19 a peggiorare decisamente il quadro. L'emergenza sanitaria infatti ha alimentato la pressione sui prezzi e sui produttori, e questa escalation ha portato alla tensione Arabia-Russia. Una tensione che ha spinto i prezzi al barile fin verso i 30 dollari, la metà della quotazione di pochi mesi fa.

I guai annosi del mercato petrolifero

Da tempo ormai i produttori del mercato petrolifero stanno facendo i conti con lo squilibrio domanda-offerta. La prima troppo debole (specie per via della trade war USA-Cina) la seconda invece in crescita e troppo alta. Gli sforzi dell'OPEC per mantenere un livello sostenibile dei prezzi sono stati enormi, e si sono concretizzati nei tagli produttivi.

L’emergenza del Covid-19 ha però avuto un effetto devastante, giacché man mano che l’epidemia si estendeva al di fuori dei confini della provincia dello Wuhan, i consumi di petrolio hanno iniziato a calare vertiginosamente. In pratica si è amplificato il divario tra domanda e offerta. Solo in Cina mancano all'appello oltre 3 milioni di barili di petrolio/giorno. Si credeva che una correzione più intensa dei prezzi sarebbe stata evitata grazie a un nuovo sforzo dei principali paesi produttori, ovvero una riduzione dell’output, come accadde nel 2008. E invece il mercato petrolifero ha dovuto digerire la rottura del tavolo tra Russia e Arabia Saudita, i due leader de-facto del cartello Opec+.

Siamo di nuovo nel 1985?

E' scoppiata una guerra feroce per accaparrarsi quote di mercato. L’Arabia Saudita ha accelerato il passo tagliando gli OSP (Official Selling Price) per le quotazioni, facendo implodere le contrattazioni e innescando il Black Monday dei mercati petroliferi. Una cosa simile accadde nel 1985, quando l’allora sceicco saudita Zaki Yamani aprì al massimo i rubinetti del petrolio, innescando un meccanismo che per quasi tre lustri avrebbe visto il prezzo del petrolio sui 20 dollari/barile. Ma è uno scenario che oggi molti produttori non possono più permettersi.

lunedì 9 marzo 2020

Mercato del petrolio sotto shock. Calo del 30% dopo la tensione Arabia-Russia

E' un lunedì nerissimo per il mercato del petrolio, che precipita di oltre un quarto del suo valore. A innescare l'ondata ribassista non è tanto il mancato accordo in seno all'OPEC sui tagli produttivi, quanto la successiva guerra dei prezzi innescata dall'Arabia contro la Russia. 

Il motivo del crollo del mercato del petrolio

mercato del petrolioRiavvolgiamo il nastro di qualche giorno, quando a Vienna si è svolto un meeting di due giorni tra i paese produttori di petrolio, allo scopo di stabilizzare il calo delle quotazioni sul mercato del petrolio, che si è avuto dopo lo scoppio del coronavirus. Quelli che si sono riuniti in cartello (OPEC) hanno approvato nuovi tagli produttivi, ma hanno incontrato la resistenza della Russia (estranea al cartello), per cui il piano è saltato.

La ritorsione di Riad

Il mancato accordo sul taglio della produzione ha innescato la reazione dell'Arabia Saudita, che anziché tagliare la produzione ha deciso di aumentarla, spingendo i prezzi del suo listino in forte ribasso con un’aggressività che ha sorpreso chiunque. Con questa mossa Riad ha voluto mettere pressione a Mosca, giacché un petrolio a prezzo così basso lo rende più appetibile di quello moscovita per i mercati europei ed asiatici. In pratica Riad sta forzando la mano per costringere Mosca a sedersi di nuovo al tavolo per tagliare la produzione e stabilizzare così il mercato del petrolio.
La conseguenza di questa battaglia dei prezzi si è vista sui mercati, e basta aprire un broker stp o ecn per vederlo. Il Wti cede il 31% a 27,35 dollari al barile, superando i minimi del 1991. Malissimo anche il Brent, che perde il 25% scendendo a 33,72.

Argomento suggerito: prima di fare investimenti su internet, è bene dare uno sguardo alla classifica piattaforme di trading online, per scegliere quella più adatta alle proprie esigenze.

Precipitano anche le borse asiatiche

Il tracollo del petrolio ha spinto al ribasso tutte le Borse dell'Asia. Tokyo ha chiuso a -5,07, a 19.698,76 punti, qualcosa che non accadeva dal febbraio 2018. Malissimo anche la piazza cinese: l'indice Composite di Shanghai cede il 3,01%, a 2.943,29 punti, mentre quello di Shenzhen perde il 3,79%, a quota 1.842,66. Il crollo del petrolio ha affondato anche le Borse dei paesi del Golfo. I listini di Arabia, Dubai Abu Dhabi, Qaìtar e Kuwait, che già avevano avuto dei contraccolpi in precedenza, accusano perdite fra l 7 e il 9%. Il gigante petrolifero saudita Aramco che ieri era sceso sotto il prezzo dell'Ipo.

giovedì 5 marzo 2020

Produzione in difficoltà, il Covid ha infettato anche la catena di approvigionamento

Chi di mestire fa l'imprenditore, in questo periodo si trova di fronte a dei timori notevoli. Infatti il problema del covid-19 non riguarda soltanto la salute fisica (il timore di contagio che è sempre un compagno sgradevole di viaggio) ma anche quello della sua azienda. La diffusione del virus infatti ha deteriorato le catene di approvigionamento e di conseguenza la produzione.

Il Covid-19 infetta anche la produzione

Per contenere il numero di casi e la diffusione dell'epidemia, molti paesi hanno imposto forti restrizioni agli spostamenti individuali, cancellando voli da e per alcuni paesi. Questa misura ha riguardato in primo luogo la Cina, il paese da dove tutto ha avuto inizio. La Cina ha più di 100 milioni di operai migranti che sono ora abbandonati nei loro villaggi di origine a causa dell’arresto dei trasporti. Tutto fermo, produzione inclusa.

Adesso la mancanza di pezzi cinesi blocca le imprese in mezzo mondo, che non hanno le necessarie materie prime per continuare il loro ciclo di produzione. I più fortunati hanno potuto sfruttare le scorte di magazzino, che però non sono mica infinite. Va peraltro sottolineato che la Cina non è un paese qualunque, perché parliamo di un Paese che riveste un ruolo chiave nella catena delle forniture globali. Secondo la CNBC, gli effetti delle fabbriche chiuse o riaperte in ritardo colpiranno l'intera economia globale per almeno 6 mesi. E solo pochi giorni fa l'OCSE ha parlato di economia globale a rischio.

Le fabbriche colpite

E così molte imprese automobilistiche sudcoreane e cinesi, hanno dovuto annunciare la chiusura della produzione perché non hanno più il necessario per mandarla avanti. Anche il produttore di aeroplani europeo Airbus ha deciso la chiusura di una fabbrica in Cina. Anche il settore dell'elettronica sta vivendo grossi problemi, dal momento che il mercato della componentistica asiatica è cruciale. La Nintendo ha annunciato che il virus ritarderà la sua nuova console per videogames. Foxconn, che assembla prodotti per Apple, Sony e HP, dal momento che i suoi dipendenti  del complesso industriale a Zhengzhou sono in quarantena.

martedì 3 marzo 2020

Bank of Australia, mossa accomodante per arginare l'impatto del Covid-19 sull'economia

I mercati finanziari sono entrati nell'ordine di idee che le banche centrali interverranno in modo coordinato per contrastare l'emergenza coronavirus. In questa direzione va la mossa della Reserve Bank of Australia, che nel corso della notte ha tagliato il tasso di interesse di 25 punti base, portandoli al nuovo minimo storico dello 0,50%.

La decisione della Bank of Australia

La banca centrale australiana aveva già operato una sforbiciata al costo del denaro nei mesi scorsi. A ottobre infatti aveva fatto un taglio di 25 pb, così come aveva già fatto anche a giugno e luglio. Nella dichiarazione di accompagnamento, la Reserve Bank of Australia ha chiaramente detto che la sua mossa è indirizzata a contrastare gli effetti negativi del coronavirus sulla sua economia.

Possibili ulteriori interventi in futuro

Come ha riferito il governatore Philip Lowe, l'economia australiana sta subendo gli effetti di questa epidemia. Sono soprattutto i settori dell'istruzione e dei viaggi a risentirne. Va pure ricordato che all'inizio dell'anno, l'Australia ha dovuto fare i conti con una serie di incendi che ha devastato il paese. Tutti fattori che peseranno sulla crescita interna, tanto che il Prodotto Interno Lordo si prevede notevolmente più debole di quanto previsto in precedenza. Per queste ragioni la RBA ha anche messo in chiaro che continuerà a monitorare attentamente gli sviluppi della situazione, e se sarà necessario potrebbe ulteriormente allentare la politica monetaria.

Consiglio tecnico: quando si vuole fare un investimento sul mercato valutario, occorre anzitutto conoscere bene i forex pips cosa sono e che cosa rappresentano.

Dollaro australiano in ripresa

Va detto che la mossa della Reserve Bank of Australia era attesa da settimane, ed era ancora già stata prezzata dai mercati. Basta guardare uno qualunque dei siti Forex trading gratis per vedere che il fatto che il dollaro australiano sia cresciuto non dipende dalla decisione della Reserve Bank of Australia, ma dal fatto che i mercati adesso si aspettano un intervento anche della FED, e quindi il dollaro USD si sta indebolendo. Va ricordato che negli ultimi giorni il cambio AUD-USD è sceso fino ai minimi da marzo 2009.