lunedì 1 giugno 2020

Mutui subprime, si riaffaccia il timore di una crisi come quella del 2008

Il ciclone Covid ha colpito con violenza anche l'economia americana, che fino a pochi mesi fa si beava di una grande solidità e galoppava verso la piena occupazione. Ma adesso che tutto è cambiato, l'entusiasmo di inizio anno ha lasciato il posto al timore che possa ripetersi la crisi vista nel 2008, anche riguardo ai mutui subprime.

Torna l'incubo dei mutui subprime

La pandemia ha colpito l'economia americana in modo durissimo. Il sistema bancario americano, dopo essere stato travolto dalla grave crisi del 2008, è stato molto più attento a evitare analoghi errori. Sono stati ponderati molto meglio i rischi nella concessione dei finanziamenti. Per questo la botta da Covid finora è stata assorbita benone. Il problema però è che gli USA hanno adesso riscoperto la disoccupazione di massa, arrivata a toccare il 14.7% e destinata a peggiorare ancora.

Un terzo delle famiglie a rischio insolvenza

Cosa c'entra la disoccupazione con i mutui subprime? C'entra eccome, perché la salute economica di famiglie - oltre quella delle istituzioni finanziarie - è drammaticamente peggiorata. Anche quelle che fino a febbraio scorso erano considerate finanziariamente solide, sono sprofondate nella crisi. La botta subita a causa del lockdown, in pratica ha mandato in fumo i parametri in base ai quali erano stati concessi i mutui, spingendone almeno un terzo del totale nella zona rischio. Il riferimento è a quelli già considerati tripla B, che hanno “guadagnato” l’aggiunta di outlook negativo.

Il tampone messo dalla FED

Un terzo delle famiglie forse non riuscirà a far fronte ai propri impegni debitori. Per questo motivo - come ha sottolineato l’agenzia di rating Moody’s - è cresciuto il rischio che scoppi una bolla dei mutui subprime come quella del 2008. Anche se per il momento c'è il sostegno della FED che col suo bazooka a munizioni illimitate mantiene la situazione sospesa, la cosa non potrà durare in eterno. La situazione potrebbe quindi sfuggire di mano, mettendo la politica nella condizione di agire in fretta per scongiurare il ripetersi di una Lehman Brother. La FED infatti prima o dopo dovrà fermarsi, perché altrimenti correrebbe il rischio di danneggiare in modo irreparabile la stabilità stessa della valuta americana.

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