Uno dei numeri che più inquieta gli italiani riguarda il grosso carico di indebitamento del nostro Paese. Secondo una recente analisi condotta dalla Federazione delle Banche Italiane (Fabi), una grossa fetta dei titoli del nostro debito pubblico è nelle mani dei risparmiatori italiani.
Alcuni numeri sul debito pubblico
I numeri raccontano infatti che la quota del debito pubblico in mano alle famiglie e alle imprese italiane è del 14,4%, mentre nel 2021 era al 7,9%. A livello di cifre parliamo di 442 miliardi di euro di titoli detenuti dai risparmiatori italiani. Come mai c'è stato questo forte aumento? Questo scenario è l'effetto combinato di una serie di fattori, il primo dei quali è l'aumento dei rendimenti, che ha spinto gli italiani a investire in una tipologia di asset tutto sommato sicura, che è quindi molto competitiva rispetto agli impieghi più rischiosi.
In questo senso è eclatante quanto accaduto con il collocamento del BTP Valore, che dal 2023 ad oggi ha vissuto diverse emissioni e complessivamente hanno piazzato in pancia ai risparmiatori italiani circa 93 miliardi di euro.
Appeal verso gli stranieri e presenza di Bankitalia
Va però evidenziata anche la forte presenza di investitori stranieri nel nostro debito pubblico. Sono giunti al 33,8% del totale, con un netto rialzo rispetto al 26,8% del 2022. Come sottolinea la Fabi, la domanda internazionale è tornata ad essere uno dei principali pilastri del mercato del debito pubblico italiano.
Chi si è mossa in controtendenza invece è stata la Banca d'Italia. Infatti l'istituto centrale ha ridotto la sua esposizione nel debito pubblico da 721 miliardi a 592 miliardi nel giro degli ultimi tre anni, come conseguenza della fine degli acquisti netti BCE.
Chi sono gli altri detentori del nostro debito?
Una quota importante del debito sovrano italiano è nelle mani degli istituti del nostro paese. Nella pancia delle banche tricolore ci sono oltre 620 miliardi di Bot e BTP, un livello che risulta stabile degli ultimi anni. Cala invece la presenza di fondi e assicurazioni, che oggi detengono circa il 12,5% del debito sovrano italiano.

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