venerdì 29 aprile 2022

Reddito di cittadinanza, la provincia di Napoli costa quanto tutto il Nord

Gli ultimi dati riguardanti il reddito di cittadinanza hanno messo in evidenza una situazione per certi versi sconcertante. Nella sola zona di Napoli e provincia la spesa complessiva è pari a quella per l'intero settentrione d'Italia.

Il report sul reddito di Cittadinanza

Questo è il dato che emerge dall'ultimo report fornito dall'INPS. L'Istituto nazionale di previdenza sociale ha evidenziato che l'importo che è stato speso nel mese di marzo è stato pari a 637,5 milioni, mentre i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza (RdC) e Pensione di Cittadinanza (PdC) sono stati 1,15 milioni in totale (1,05 milioni RdC e quasi 99mila PdC).

Le persone coinvolte da questa misura di sostegno del reddito sono state 2,57 milioni, mentre l'importo medio erogato a livello nazionale a famiglia è stato di 553 euro. I nuclei beneficiari con un solo componente sono 503.296, pari al 43,64% del totale.

Il dato di Napoli

Come detto però il dato più eclatante riguarda la provincia di Napoli. Qui si spende per il Reddito e la Pensione di cittadinanza quasi quanto nell'intero Nord.
A marzo si è speso per il beneficio contro la povertà 105,3 milioni nella provincia di Napoli e 107,7 nell'intero Nord del Paese.
Nella provincia di Napoli a marzo potevano contare sul beneficio oltre 166mila famiglie per 446mila beneficiari nel complesso a fronte delle 221mila famiglie per 432mila beneficiari nell'intero Nord. Per le famiglie di Napoli l'importo medio è stato a marzo di 631,88 euro, mentre nel Nord la media dell'assegno è di 486 euro.

La misura fa flop

Il Reddito di cittadinanza finora è costato allo Stato 27,3 miliardi di euro, senza grandi risultati. Infatti ha generato meno del 20% di non occupati rispetto al totale dei percettori. Al 31 dicembre del 2021 i beneficiari di questo sussidio erano 1.055.623, ma tra questi soltanto il 20 per cento (212.000) ha un rapporto di lavoro attivo alla data di osservazione. Peraltro sono gli stranieri che rappresentano una quota di occupati particolarmente elevata.

martedì 26 aprile 2022

Offerta da 54,20 dollari per azione: Musk si prende Twitter. Operazione da 44 miliardi

Dopo un corteggiamento intenso ed anche molto turbolento, alla fine Elon Musk è riuscito a conquistare Twitter. Il visionario imprenditore australiano ha incassato infatti il via libera del consiglio di amministrazione dell'azienda proprietaria del famoso social network. Mask lo comprerà grazie ad un'offerta del valore di 44 miliardi di dollari.

Il contenuto dell'offerta

Prima di arrivare al semaforo verde c'è voluta tanta fatica. I vertici di Twitter inizialmente si erano opposti all'acquisizione aziendale da parte di Musk, che lo scorso 2 aprile per rilevare l'intero capitale dell'azienda aveva presentato un'offerta di 43 miliardi di dollari cash. Ossia 54,2 dollari per azione.
Alla fine però l'offerta ultra vantaggiosa le ha fatto capitolare i consiglieri (all'unanimità) e le parti hanno raggiunto l'accordo dopo averci lavorato una intera notte.

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Leverage buyout

L'operazione costituisce uno dei maggiori leverage buyout, ossia l'acquisto tramite il debito di una società quotata a Wall Street. Sarà infatti realizzato tramite un finanziamento basato su due prestiti di Morgan Stanley e di altre banche per un totale di 25,5 miliardi, mentre altri 21 miliardi saranno ricavati dalla vendita di azioni Tesla.

Il prezzo di acquisto di 54,2 rappresenta un premio di circa il 38% rispetto al prezzo di chiusura che le azioni Twitter avevano lo scorso primo Aprile, ossia subito prima che Musk annunciasse un'offerta per l'intero social network. Le conseguenze di questa mossa sono state subito immediate, perché a Wall street il titolo Twitter è salito, pur rimanendo sotto i 54,20 dollari offerti dal numero uno di Tesla. Alcuni ne hanno approfittato tramite App trading bonus senza deposito iniziale.

Il futuro di Twitter

Dell'operazione non sono rimasti contenti i dipendenti del social network, soprattutto perché sono stati lasciati all'oscuro di tutto dai propri vertici.
L'accordo raggiunto prevede la chiusura entro il 2022, mentre riguardo ai programmi futuri di Elon Musk si sa solo della sua intenzione di procedere al delisting. Twitter lascerà quindi Wall Street e diventerà una società privata, interamente controllata dal miliardario visionario australiano. L'uomo più ricco del mondo mette quindi le mani su uno dei social più famosi del mondo, del quale lui stesso è uno degli utenti più influenti.

In base a quanto dichiarato Musk promette di rendere Twitter la piattaforma della libertà di espressione per eccellenza, anche se molti ritengono che questo eccesso di libertà possa tramutare il famoso social network in una "arena di odio".
Intanto S&P ha messo tutti i rating di Twitter, incluso quello BB+ a lungo termine, sotto esame in vista di un possibile taglio, in scia all'accordo da 44 miliardi di dollari.

venerdì 22 aprile 2022

Lavoro, il biennio di pandemia ha tagliato 55mila posti nella cultura

Il bilancio di due anni di pandemia è negativo sotto molto punti di vista. L'Istituto Nazionale di Statistica ne ha evidenziato alcuni riguardanti le disparità e i divari nell'ambito del lavoro e nell'ambito del benessere.
Sono queste le conclusioni che emergono Rapporto sul benessere equo e sostenibile (BES) che è stato presentato dal Presidente dell'Istat.

Il dato sulla cultura e il lavoro

A causa della pandemia, il lavoro in ambito culturale e creativo è notevolmente ridotto. I segni di questo calo sono stati evidenti nel 2020, ma non si ravvisa alcuna ripresa nel corso del 2021.
Al termine del biennio pandemico, il lavoro in questo settore ha registrato un calo di ben 55 mila unità. In termini percentuali siamo al -6,7% tra il 2019 e il 2021. Si tratta di una contrazione che è più del doppio rispetto al complesso degli occupati (-2,4%).

Meno attenzione alla cultura

Di sicuro hanno inciso le misure di lockdown, che hanno provocato delle restrizioni all'accesso dei luoghi della cultura. Misure che sono state necessarie per contrastare l'avanzata della pandemia. Sotto questo aspetto, è drammatico il dato relativo alla partecipazione culturale fuori casa, che è passata dal 35% del 2019 all'8,3% del 2021

Va anche detto che la spesa dei Comuni per la cultura segna un divario nettamente a vantaggio del Centro-nord.
Occorrono quindi seri investimenti nell'intero sistema scolastico e universitario, per sostenere e potenziare le reti di servizi territoriali per la cultura, così come per lo sport e il tempo libero.

I problemi dell'occupazione femminile

Oltre a quello sul lavoro in ambito culturale, l'Istat evidenzia altri divari che si sono acuiti nei periodo pandemico. Ad esempio il benessere della popolazione femminile. Ci sono stati dei forti arretramenti sia dal punto di vista mentale che per quanto riguarda il lavoro. In special modo le difficoltà maggiori sono state per quelle madri con figli piccoli. Il nodo dell'occupazione, soprattutto delle giovani donne, non è più rinviabile.

martedì 19 aprile 2022

Default, lo Sri Lanka si arrende alle conseguenze della guerra

L'invasione russa in Ucraina ha provocato forti ricadute economiche in tutto il mondo. Il primo Paese che è crollato sotto il peso di queste conseguenze è lo Sri Lanka, che ufficialmente è in default. Ma potrebbe non essere l'unico.

La dichiarazione di default

Settimana scorsa, il piccolo Paese insulare dell'Oceano Indiano, ha dovuto alzare bandiera bianca. Il 12 aprile è stato ufficialmente dichiarato lo stato di default, dopo l'annuncio che avrebbe sospeso i pagamenti sui 35 miliardi di dollari che il governo deve ai creditori stranieri.
Intanto la Rupia si è svalutata di oltre il 60% nell'ultimo mese, mentre le opzioni binarie segnali affidabili puntano sempre sul ribasso.

Problemi che nascono anni fa

Va detto che lo Sri Lanka non è una vittima soltanto della guerra, ma pure di se stesso. La gestione economica degli ultimi anni è stata pessima, tanto che ci sono state anche violente proteste su piazza contro il presidente Rajapaksa.
Negli ultimi 20 anni i governi hanno contratto sempre più prestiti sui mercati internazionali dei capitali privati ​​attraverso l'emissione di obbligazioni sovrane, contribuendo alla precarietà della bilancia dei pagamenti del paese.
Le conseguenze della guerra hanno amplificato i problemi, fino a portare il paese al default.

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Turismo, Covid e inflazione

Bisogna sottolineare infatti che lo Sri Lanka è un Paese a vocazione turistica, e quindi già stava vivendo una situazione complicata per gli effetti della pandemia

Con la guerra in Ucraina, le perturbazioni sono cresciute per via dell'impennata dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia. L'aumento dell'inflazione e dei tassi d'interesse non rappresentano un toccasana per l'economia di nessun paese, ed a maggior ragione per quelli più poveri.
Nello Sri Lanka l'inflazione alimentare è salita al 20%, mentre il carburante è salito del 90% (il diesel, usato per il trasporto pubblico, addirittura del 138%).
Questo altro duro colpo economico ha di fatto spinto il Paese nel default.

Salvataggio FMI

Il Paese sta cercando un disperato salvataggio grazie al Fondo Monetario Internazionale. Il nuovo ministro delle finanze è infatti a Washington, nel tentativo di assicurarsi un salvataggio di 3-4 miliardi di dollari dal FMI.

mercoledì 13 aprile 2022

Mercato immobiliare, crescono ancora le compravendite nel I trimestre

In questo primo periodo del 2022, il mercato immobiliare continua a manifestare una certa vivacità. Infatti ha continuato a crescere il numero degli atti notarili di compravendita e le convenzioni relative ad atti traslativi a titolo oneroso per le case.

L'andamento del mercato immobiliare

A livello numerico sono state registrate 223.273 operazioni nel primo trimestre del 2022, segnando un aumento del 2,7% rispetto al trimestre precedente. Ancora più importante è l'aumento calcolato anno su anno: +19,5% rispetto al primo trimestre del 2021.

La crescita dell’indice destagionalizzato del mercato immobiliare segue un trend che era cominciato negli ultimi due trimestri del 2020, dopo il crollo registrato tra gennaio e giugno 2020 a causa delle misure restrittive anti-Covid.

Compravendite soprattutto a fini abitativi

La quasi totalità degli atti (94,8%) riguarda proprietà di immobili a uso abitativo (211.606). Solo il 4,9% riguarda quelle a uso economico (10.937).
Completano il quadro le convenzioni a uso speciale e multiproprietà (0,3%, in numero sono state 730).
Rispetto al III trimestre 2020 le transazioni immobiliari aumentano del 19,3% nel comparto abitativo e del 23,8% nell’economico.

Forse può interessare: prezzi delle case ancora in aumento.

Crescita per area geografica

La crescita interessa tutte le aree geografiche del Paese, trainata prevalentemente dal Nord che spicca nell'aumento del comparto economico (+5,0 a Nord-Ovest). Da segnalare che nel comparto è in calo il Sud (-1,0%).
Nel settore abitativo del mercato immobiliare, la variazione congiunturale premia soprattutto il Centro +4,5%, mentre gli altri segnano: Nord-est +2,8%, Isole +2,5%, Nord-ovest +2,2%, Sud +1,4%.

L’incremento tendenziale interessa tutto il Paese, con un boom al Centro +24,0%, ma tassi elevati anche nelle altre aree: Isole +19,6%, Nord-est +19,4%, Nord-ovest +19,1%, Sud +14,2%. Brillante performance anche per il settore economico: Isole +43,6%, Nord-ovest +31,0%, Centro +22,7%, Nord-est +19,6% e Sud +11,5%.

venerdì 8 aprile 2022

Banche, Credit Agricole a sorpresa compra il 9,2% di Banco Bpm

Il risiko del mondo delle banche regala un nuovo capitolo. Credit Agricole ha infatti piazzato un blitz che gli ha consentito di rastrellare una partecipazione del 9,18% in Banco Bpm.
In questo modo l'ex Cariparma - ora francese - è diventato il primo azionista della banca di Piazza Meda.

L'operazione che ha coinvolto le due banche

La mossa a sorpresa si è concretizzata ieri, e pare non fosse concordata tra le due banche. Tuttavia di essa si parlava già da diversi mesi, come possibile risposta di Agricole agli appetiti dell'Unicredit di Andrea Orcel.

Crédit Agricole l'ha condotta con acquisti sul mercato e un’operazione con una primaria banca d’affari internazionale.

In Borsa

Intanto la notizia oggi sta avendo ripercussioni sulla quotazione delle due banche. Bpm brinda all'arrivo di Credit Agricole e all'inizio di seduta non riusciva a fare prezzo. Poi è entrata agli scambi in rialzo del 12% a 3,07 euro. Chi conosce la formula indicatore RSI, ha visto che il risultato evidenzia una forza notevole del trend rialzista.

Annotazione: sfortunatamente, i titoli delle due banche non si possono negoziare sui broker scalping.

La sinergia tra le due banche

Dopo il completamento dell'operazione, l’istituto francese guidato in Italia da Giampiero Maioli ha spiegato che l’operazione testimonia "il forte apprezzamento di Crédit Agricole per le qualità intrinseche di Banco Bpm: una realtà solida, con un outlook positivo sul piano finanziario e un management team forte e con un comprovato track-record".

A proposito di Bpm, ieri l'istituto ha approvato il bilancio e tutte le proposte del consiglio, incluso un dividendo di 19 centesimi ad azione, con una maggioranza di oltre il 99%.
La performance del 2021 è stata superiore alle aspettative, meglio ancora di quelli che c'erano prima dello scoppio della pandemia.

Nessuna scalata ulteriore

Al momento non sembra esserci l'intenzione, da parte di Credit Agricole, di portare una ulteriore offensiva e aumentare ulteriormente la propria partecipazione in BPM.
Non ha infatti presentato alcuna istanza per ottenere l’autorizzazione a superare la soglia sensibile del 10%.

La finalità dell'operazione viene indicata nell’intenzione di ampliare l’oggetto della partnership strategica con Banco Bpm. Va ricordato che i francesi sono già massicciamente presenti in Italia, dove hanno acquistato diverse banche tra cui Cariparma, Friuladria e più recentemente, Caricesena, Carim e Carismi e il Creval.

mercoledì 6 aprile 2022

Pagamenti, in Italia si riducono i ritardi da parte delle imprese (-6,8%)

Uno degli elementi che testimonia lo stato di salute dell'economia è la puntualità dei pagamenti parte delle imprese. Sotto questo aspetto si può dire che l'Italia continua a inviare dei segnali confortanti. Sul finire dello scorso anno infatti, il trend positivo che già si era evidenziato in precedenza ha avuto conferma.

L'analisi dei pagamenti delle imprese

In base ad un'analisi condotta dal "Studio Pagamenti" realizzato da CRIBIS, il numero di pagatori puntuali a dicembre 2021 è salito al 38,5% del totale. I pagamenti effettuati con ritardi lievi (entro i 30 giorni) sono saliti a 11%. Si tratta dei dati migliori registrati dallo scoppio della pandemia di Covid.

Va evidenziato in particolare la performance delle piccole imprese, dove i pagamenti puntuali sono il 40% del totale, e nel complesso i ritardi sono sempre meno pesanti.

Trend in miglioramento

Si conferma quindi un consolidamento della ripresa economica che era cominciata all'inizio del 2021. Anche se l'emergenza pandemica non è affatto finita, è importante che si manifestino in modo chiaro i segnali di una ripresa. Soprattutto, il segnale più importante è il deciso calo dei pagamenti oltre i 30 giorni dalla scadenza.
Va aggiunto però, che rimane elevato il numero di imprese in difficoltà, tanto che il rischio usura incombe su oltre 170 mila aziende.

Situazione a livello geografico

A livello geografico la situazione migliore è quella del Nord Est italiano, In quest'area infatti i pagamenti vengono fatti con puntualità nel 46,3% dei casi. L'andamento più problematico invece si conferma al Sud e nelle isole, dove i pagamenti puntuali sono appena il 25,3% del totale.

La regione più virtuosa si conferma la Lombardia, con il 48,1%. Peraltro nei primi 10 posti delle province più virtuose, ben 6 sono lombarde (Sondrio su tutte).
La seconda regione più virtuosa è l'Emilia Romagna, dove i pagamenti puntuali sono il 46,8% del totale.
In coda alla classifica c'è la Sicilia, che nonostante una discreta crescita dei pagamenti puntuali, chiude comunque il ranking regionale con una quota pari al 21,1%.

venerdì 1 aprile 2022

Prezzi del grano ancora oltre 10 dollari al bushel. Ecco come sta incidendo la guerra in Ucraina

I timidi progressi che ci sono stati dei negoziati tra Ucraina e Russia hanno dato un poco di speranza ai commercianti di alcuni prodotti agricoli. Sperano che i prezzi del grano, del mais e della soia possano invertire la tendenza che li ha visti schizzare al rialzo delle ultime settimane.

La corsa forte dei prezzi del grano

Il timore dei mercati è esploso parallelamente alla guerra in Ucraina. Lo scoppio del conflitto ha infatti interrotto le spedizioni dal Mar Nero, provocando un balzo dei prezzi del grano fino ai massimi di 14 anni, oltre i 12 dollari per bushel. Chi sa cos'è swing trading ne ha approfittato.

Nervosismo sui mercati

I prezzi del grano sembrano essersi stabilizzati da qualche giorno poco sopra i 10 dollari per bushel, ossia sui minimi di un mese. Basta vedere i dati sui siti di opzioni binarie broker Europa per notarlo con chiarezza. 

A contenere il rally hanno contribuito i timidi progressi nei negoziati di pace. Ma non si riesce a spingere il prezzo più in basso. Infatti sono riemersi i timori di nuove sanzioni contro Mosca e di una conseguente interruzione delle esportazioni dalla regione del Mar Nero.
Una speranza è affidata al report sulla semina primaverile e sulle scorte trimestrali di grano negli Stati Uniti.

Notizie da India e USA

Per quanto riguarda i fondamentali di mercato, occorre evidenziare che gli ultimi report indicano che l'India - secondo produttore mondiale di grano - potrebbe raggiungere un livello export da record nel prossimo anno. La spinta produttiva è arrivata proprio dal forte rincaro dei prezzi del grano, che ha reso il mercato indiano molto competitivo. Il Paese ha la possibilità di spedire 12 milioni di tonnellate all'estero, secondo le stime riferite da Bloomberg.

Notizie confortanti arrivano anche dagli Stati Uniti. In Kansas le condizioni di raccolta sono decisamente buone, e questo aumenta le prospettive di una maggiore offerta.