martedì 27 febbraio 2018

Banche, al Sud bruciati 7mila posti di lavoro in pochi anni

Sono numeri pesantissimi quelli che emergono da una indagine della First Cisl Nazionale riguardo le banche. Al Sud sono circa 7mila i posti di lavoro andati persi negli ultimi 8 anni, dal 2009 al 2017. Il report dell'ufficio studi di una delle sigle sindacali del settore bancario ha lasciato sbigottiti gli autori stessi, che non si aspettavano numeri così drammatici. Lo studio è stato realizzato elaborando i dati di Bankitalia sul numero degli esuberi nelle banche. Il fatto sorprendente è che parliamo di uscite volontarie, che sono coperte dal Fondo di solidarietà nazionale.

I dati sulle banche

Se a livello Nazionale l'occupazione nelle banche è scesa da 330mila unità (nel 2009) al di sotto delle 294mila, al Sud i numeri sono terribili. Come percentuale si sfiora una perdita di 12,4% dei lavoratori del sistema, mentre la media nazionale è al 9,3%. A rendere il tutto ancora più eclatante è il fatto che nel Sud Italia il numero di istituti di credito, sportelli e dipendenti era già più basso che nel resto del paese. Eppure la maggior parte degli esuberi si è registrata in questa area. E poi va aggiunto anche un ulteriore aspetto, ovvero che la disoccupazione giovanile al Sud e nelle isole è oltre il 42%.

Sorprende anche il fatto che le peggiori vicissitudini delle banche sono state vissute non nel mezzogiorno, bensì al Nord. Pensiamo al fallimento delle Popolari venete, alle difficoltà delle Casse di Rimini e Cesena. Al Sud invece il mondo delle banche non è stato toccato da alcuna situazione grave, malgrado alcune situazioni difficili ci siano state (il dissesto di CariChieti, le ripercussioni della crisi delle ex Popolari su Banca Nuova).

Perché allora è il Sud a uscire peggio dai piani di ristrutturazione? Secondo molti è per assenza di strutture direttive autonome sul territorio. Del resto Banco di Napoli verrà incorporato in Intesa Sanpaolo, Banco di Sicilia è già stato integrato in Unicredit. La mancanza di grandi strutture autonome nel Mezzogiorno rende questa area una specie di grande filiale di istituti che hanno direzione altrove.

domenica 25 febbraio 2018

Mercato petrolifero, nuovo opportunità sullo spread Brent-WTI

Il mercato petrolifero continua ad alimentare dibattiti riguardo al futuro. Si sono riaccesi dopo il recente calo delle quotazioni, e dopo il riaffiorare dei dubbi sull'efficacia dei tagli OPEC. I tagli operati dal "cartello" stanno riducendo l’eccesso di scorte, e quindi hanno contribuito a far lievitare le quotazioni dell’oro nero. Tuttavia non tutti i prezzi del petrolio stanno avendo lo stesso andamento. O almeno non in proporzione. Si può infatti notare che il Brent sovraperforma il WTI dall'estate scorsa. Al punto tale che lo spread Brent/WTI è giunto a 6 dollari, al suo picco dal 2015.

Le opportunità sugli spread del mercato petrolifero

Dal punto di vista dei trader, questo può generare interessanti opportunità per chi investe nel mercato petrolifero. Discorso che vale sia per chi fa CFD trading, si per chi opera con il miglior sito opzioni binarie autorizzati Consob.

Va detto che lo spread Brent/WTI è uno di quelli maggiormente oggetto di operazioni da parte dei trader, dal momento che i driver della domanda e dell’offerta dei due tipi di petrolio sono unici. Il Brent è esposto a un livello più alto di rischio geopolitico rispetto al WTI, soprattutto in Medio Oriente. Parliamo infatti dell'oro nero estratto nel mare del Nord. Il WTI invece è americano. La differenza conta parecchio, perché storicamente è stata uno dei fattori più rilevanti per generare lo spread Brent/WTI.

Accadde così ad esempio con la Primavera araba del 2010, che ampliò gli spread fino a 20USD nel 2011 per via dei timori riguardo alle ripercussioni dell’instabilità politica regionale sull’offerta e il trasporto del Brent. Chi fece operazioni sullo spread all'epoca, magari usando piattaforme di trading con bonus senza deposito forex Cfd, fece grossi affari.

Al giorno d'oggi invece lo spread è più che altro influenzato dalle tensioni tra Iran e Arabia Saudita. Ma un altro fattore è la diminuzione dell’offerta da parte dell’OPEC. Se a questa si contrappone la crescita dell'offerta di WTI, è chiaro che ci si può attendere un ulteriore ampliamento degli spread Brent/WTI. Gli investitori possono portare avanti dei trade sull’ampliamento dello spread adottando strategia di pair trading, ovvero usando posizioni long sul Brent e short sul WTI.

martedì 20 febbraio 2018

Banche, altra stretta in arrivo. Da aprile nuove regole su Npl

Si approssima l'ennesimo cambio nel rapporto tra micro-aziende italiane e le banche. Da aprile infatti scatteranno nuove regole europee, che renderanno più difficoltoso l'accesso ai finanziamenti alle piccolissime realtà imprenditoriali che non sono finanziariamente solide. Tenuto conto che in Italia le microimprese rappresentano la quasi totalità del tessuto aziendale nazionale, si comprende la portata dell'evento. Il nuovo regime sul credito voluto dalla BCE provocherà effetti a cascata, che si cominceranno a verificare dopo le elezioni, visto che scatteranno ad aprile.

Cosa cambia per le banche

Se non ci saranno cambiamenti infatti, a metà marzo la Commissione Ue e la BCE formuleranno nuove proposte sul modo di gestire e ridurre i crediti in default da parte delle banche. La Commissione chiederà che le banche destinino a riserva più capitale per far fronte ad eventuali problemi nel rimborso dei nuovi crediti che verranno concessi dal 2018 in poi. Andrà invece pure oltre la Bce, che chiederà accantonamenti molto più alti a fronte di ritardi registrati dal primo aprile in poi nei rimborsi dei crediti già concessi in passato.

Da questa situazione se ne ricava solo una possibile conseguenza: molte banche saranno spinte a riconoscere tante posizioni dubbie come default, costituendo riserve di capitale molto cospicue. Sembra una questione puramente tecnica, ma invece avrà dei grossi effetti concreti. Nei prossimi due anni questa iniziativa della Bce potrebbe erodere lo 0,10-0,15% l’anno dal capitale delle banche, ma soprattutto renderà le banche molto più riluttanti a prestare a imprese artigiane che non presentano solide garanzie, sapendo che in caso di minimi problemi dovranno adeguarsi alle rigide normative UE (tenendo anche conto che i tempi della giustizia civile richiedono oltre 1.100 giorni per pignorare un immobile a garanzia di un prestito in default).

domenica 18 febbraio 2018

Criptovalute, trader anonimo investe 400 milioni in pochi giorni

Ha fatto molto discutere la notizia di un facoltoso compratore anonimo di Bitcoin, che ha deciso di entrare a mercato quando la criptovaluta viaggiava verso 8500 dollari e finora ha guadagnato il 25%. Si tratta di un acquirente anonimo, in grado di comprare sui minimi Bitcoin (BTC) per ben 400 milioni di dollari. Il massiccio acquisto è avvenuto tra il 9 ed il 12 febbraio.

Questo massiccio acquisto ha inoltre alimentato le attese, poi confermate, di un nuovo rialzo delle quotazioni della criptovaluta, che a inizio febbraio era sceso sotto quota 7.000 contro il biglietto verde. Chi sa l'indicatore ADX come funziona avrà notato come questo strumento tecnico abbia subito delle enormi oscillazioni. Da ipercomprato è sceso rapidamente in ipervenduto.

Il rilancio del mercato delle criptovalute

Chi sa cosa vuol dire fare trading con i bitcoin, come funziona e dove farlo in Italia, conosce anche bene i rischi e le oscillazioni paurose che comporta. Dopo la recente paralisi del mercato, che era cominciata a metà dicembre, il mercato delle criptovalute sembra essersi stabilizzato. Quei fattori di freno come i crescenti timori legati alla sicurezza ed alla regolamentazione, da qualche giorno stanno lasciando un po' di tregua. Questo ha riportato una certa calma tra i trader, e il rinnovo della propensione agli acquisti sulle criptovalute.

In questo quadro non è comunque parso inosservato il massiccio acquisto fatto da questo anonimo trader. Sui forum tematici s'è detto di tutto e interpretata in ogni modo questa improvvisa mossa da parte di un unico soggetto. E chiaramente c'è chi ha parlato di nuovo di teorie complottistiche, che periodicamente si riaffacciano. quando si parla di monete virtuali e manipolazione da parte di 'mani forti'. Il tutto mentre la piattaforma di trading di criptovalute Coinbase, una delle più famose del mondo, ha ammesso che sono stati inavvertitamente effettuati degli addebiti multipli e non autorizzati nei confronti di alcuni utenti. Altro criptoguaio in vista?

venerdì 16 febbraio 2018

Lavoro, 800 posti a rischio nella catena (in crisi) Trony

Arriva un'altra brutta notizia sul fronte del lavoro. Circa 800 dipendenti della catena Trony infatti potrebbero perdere il proprio posto, a causa della crisi che ha colpito l'azienda specializzata nella vendita di elettrodomestici e prodotti elettronici al dettaglio. Le difficoltà sono dovute essenzialmente a due fattori: in primo luogo le scelte imprenditoriali sbagliate, in secondo luogo la concorrenza feroce dell'e-commerce, che ha ridotto progressivamente i ricavi del gruppo. Trony dispone di oltre 40 punti vendita in Italia, è controllata da Dps Group e fa capo all’imprenditore pugliese Antonio Piccino.

La situazione e i rischi del lavoro

Dallo scorso dicembre infatti gli addetti alla catena sono pagati soltanto al 20% dello stipendio dovuto. La società dal 24 gennaio scorso è stata ammessa alla procedura del concordato in bianco e da allora è alla ricerca di un possibile acquirente, ma finora la ricerca non ha avuto successo. La proceduta concordataria prevede che il pagamento dei dipendenti - a partire dal 24 gennaio - avvenga nella misura stabilita dal commissario della Dps Alfredo Haupt, nominato dalla giudice delegata del Tribunale di Milano Irene Lupo. Per i pagamenti antecedenti, come detto, si è fermi al 20%.

Un mesetto fa si era fatta l'ipotesi di un acquirente pronto a rilevare 15 punti vendita Trony. Tuttavia non c'è stato più alcun contatto concreto, il che crea grande allarme. Nel frattempo i lavoratori dell'azienda continuano a recarsi regolarmente al proprio posto, anche se l'attività è di fatto quasi ferma visto che molti fornitori hanno sospeso le consegne a causa della crisi di liquidità dell’azienda. Per questo motivo i magazzini sono praticamente vuoti, e la mancanza di articoli in magazzino è motivo di ulteriore frustrazione per i dipendenti.

mercoledì 14 febbraio 2018

Dollaro, sprint nel Forex dopo i dati sull'inflazione USA

L'inflazione mette il turbo al dollaro sui mercati valutari. Il biglietto verde ha infatti avuto una accelerazione dopo la diffusione dei dati sull'inflazione Usa di gennaio. Secondo la rilevazione del Bureau of Labour Statistics (BLS), i prezzi al consumo sono saliti a gennaio dello 0,5%. Una crescita che è andata oltre le attese del mercato che si era fermato al +0,3%. Cresce anche il dato core (0,3%), mentre l'inflazione su base annua rimane stabile al +2,1% (dato core al +1,8%). Anche questo dato è maggiore rispetto alle aspettative.

L'impatto sul dollaro


Questo risveglio dell'inflazione ha spinto i mercati ad aumentare la possibilità che la FED possa accelerare il percorso di normalizzazione dei tassi. La Fed potrebbe quindi avviare una stretta monetaria ancora più decisa, con quattro aumenti dei tassi quest'anno rispetto ai tre preventivati fino a una settimane fa. Per questo motivo il dollaro è cresciuto subito sul mercato valutario. La coppia euro-dollaro è arrivata anche sotto quota 1,23, ed il grafico di renko strategia trading system ha scalinato verso il basso con decisione.

Il sussulto si è fatto sentire anche sul Dollar Index, ovvero l'indice che misura la variazione del biglietto verde rispetto alle valute principali. E' infatti tornato rapidamente a 90,01 con un balzo dello 0,30 per cento. Chi ha settato bene i parametri indicatore Supertrend strategia, avrà fatto dei buoni affari oggi. In calo sul dollaro anche la sterlina, che perde quasi mezzo punto percentuale. Invece lo Yen giapponese mantiene l'intonazione forte delle ultime sedute da bene rifugio.

Questo stato di cose ha inoltre messo sotto pressione i listini finanziari, che temono un atteggiamento meno accomodante da parte della Federal Reserve. Dopo lo sbandamento iniziale, comunque, Wall Street è tornata in territorio positivo spingendo anche le Borse europee.

lunedì 12 febbraio 2018

Finanziamenti UE, il vino italiano rischia a causa della Brexit

Il settore vinicolo italiano potrebbe ricevere un durissimo colpo dalla Brexit. Probabilmente anche più forte rispetto al colpo che causerà all’agricoltura europea nel suo complesso. Lo dice uno studio del Ceev (Comite europeen des entreprises vins), ovvero l’associazione europea delle industrie del vino. Essenzialmente l'uscita del Regno Unito dalla UE provocherà - secondo le stime - un buco da 12-14 miliardi di euro, ovvero il saldo tra quanto il Regno Unito corrisponde a Bruxelles e quanto invece riceve sotto forma di aiuti dalle casse comunitarie. Questo buco si rifletterà, in senso negativo, sui finanziamenti concessi all'economia comunitaria.

L'effetto sui finanziamenti al vino

Si stima che la Politica agricola Ue subirà un taglio taglio lineare che potrebbe arrivare anche al 30% sui contributi all’agricoltura (anche se non si esclude una sostanziale invarianza). Ebbene, il  settore vinicolo rischia di essere quello più penalizzato, con un taglio ai contributi che potrebbero arrivare fino al 15%. In Italia questo significherebbe una cifra di 372 milioni di euro in meno negli anni dal 2021 al 2027. In pratica l'intero ammontare del denaro che oggi come oggi viene destinato al vino italiano (370 milioni di euro) per cofinanziare interventi di settore.

L'effetto peggiore si dovrebbe avere nel capitolo riguardante le ristrutturazioni dei vigneti, che perderebbero circa 26 milioni annui (ricordiamo che dal 2009 al 2016 con i fondi dell’Ocm vino sono stati ristrutturati 235mila ettari di vigneto). Ma anche la promozione del vino all’estero (che vale circa 100 milioni di euro l’anno) potrebbe essere pesantemente intaccata. Negli ultimi anni proprio questa attività di promozione ha favorito importanti progressi in mercati strategici come Usa, Canada, Russia, Giappone e Cina, spingendo l’export di bottiglie made in Italy da 3,5 a 5,6 miliardi di euro.

Per questo motivo all'interno del settore c'è una grossa preoccupazione sugli effetti della Brexit per il vino italiano. Le spese e i finanziamenti a favore del vino infatti si sono rivelati un investimento netto per l’economia europea e italiana, coè in grado di generare ricchezza. Ma adesso i numeri del vino sono in pericolo.

venerdì 9 febbraio 2018

Portafoglio investimenti, attenzione puntata su inflazione e tassi di interesse

Sono giorni intensi per chi fa trading e quindi sta studiando la composizione migliore del proprio portafoglio investimenti. L'attuale situazione economica e finanziaria è ancora in bilico tra espansione e frenata (ma non si può parlare di recessione), mentre guardando le valutazioni sembra effettivamente che ci sia un po' sbilanciamento verso l'alto. Se consideriamo il comportamento dei mercati finanziari in questo inizio di febbraio, innescato dalle attese di un rialzo dei tassi di interesse più brusco del previsto, c'è da porsi qualche domanda.

Cosa fare nel portafoglio investimenti

Di base la sensazione è che la congiuntura favorevole non dovrebbe arrestarsi in questo 2018, salvo clamorosi stravolgimenti. Molti hanno questa sensazione, e infatti dopo aver visto la classifica piattaforme di trading online migliori si sono tuffati nel mercato o hanno aumentato la loro esposizione.

Tuttavia è bene tenere a mente quali potrebbero essere i fattori "sconvolgenti" del mercato. Anzitutto la rivalutazione dei titoli di Stato e la dinamica dell’inflazione. I rendimenti dei titoli di stato a più lunga scadenza potrebbero infatti incidere su molte asset class finanziarie, in special modo se ci riferiamo agli obbligazionari di medio lungo termine.

Riguardo l'inflazione, se dovesse confermarsi più elevata rispetto alle aspettative, allora le politiche monetarie delle banche centrali potrebbero cambiare. Basta guardare i dati del passato su markets.com per capire quanto possano incidere (qui trovi la guida come funziona markets.com cos'è). Il percorso di normalizzazione potrebbe subire una accelerata (in particolare guardiamo a Federal Reserve e BCE), comportando un contraccolpo sui mercati. Va anche detto che questa azione avrebbe l’effetto sui rendimenti reali (cioè al netto dell’inflazione) che tenderebbero a ridursi.

mercoledì 7 febbraio 2018

Finanziamento super dalla BEI per costruire il gasdotto TAP: 1,5 miliardi

Arriva il via libera da parte della Banca europea per gli Investimenti (BEI) a un maxi finanziamento per realizzare il gasdotto Tap (Trans Atlantic Pipeline). Si tratta di un'opera che porterà il gas dell'Azerbaijan in Italia attraversando la Grecia settentrionale, l'Albania, l'Adriatico e la Puglia. Il prestito concesso dalla BEI è pari a 1,5 miliardi di euro, ed è stato così deciso dopo "discussioni dettagliate", tenuto conto che rientra tra i progetti energetici strategici dell'Ue. La ragione va ricercata nelle sue implicazioni positive riguardo alla sicurezza energetica, la differenziazione degli approvvigionamenti e la riduzione della dipendenza dalle importazioni russe di gas.

L'analisi del finanziamento

bei gasdottoComplessivamente i progetti per i quali è stato approvato il finanziamento sono 36 progetti, per un totale di 6,5 miliardi di euro. Quello per il TAP è il più consistente nonché uno tra i maggiori mai concessi dalla Banca. Del resto anche l'obiettivo è ambizioso: diminuire la dipendenza dal metano russo e di conseguenza ridurre i prezzi per il consumatore europeo. L'obiettivo è cominciare con le prime forniture nel 2020, per salire sino a 10 miliardi di metri cubi di metano azero.

Va detto che questa opera è stata al centro di una disputa notevole in Italia. La Regione Puglia si è sempre detta contraria a far passare il TAP nella regione, adducendo problematiche di carattere naturalistico (la località dove dovrà approdare la condotta sottomarina è la besslissima spiaggia di San Foca di Melendugno.). Per questo motivo da tempo sono in corso contestazioni 'No Tap' e sono stati portati avanti diversi ricorsi legali.

Nonostante le proteste nel Salento, però la tabella di marcia dei lavori andrà comunque avanti. Bisogna anche evidenziare che le proteste sono forti anche da parte delle associazioni ambientaliste europee, secondo le quali le emissioni che ne deriveranno saranno persino maggiori del carbone.

lunedì 5 febbraio 2018

Mercato valutario, l'evento settimanale clou è il meeting della BoE

Sarà una settimana molto interessante per il mercato valutario, dal momento che ci saranno diversi appuntamenti con dati macro e banche centrali. L'interesse dei trader è ovviamente concentrato sugli appuntamenti in calendario, ma non è meno importante il profilo dell'analisi fondamentale, visto quello che sta succedendo e i temi caldi in evoluzione.


Giovedì ci sarà la riunione della Bank of England, che chiaramente assume valore ancora più forte dal momento che stiamo entrando nella fase caldissima dei negoziati per la Brexit. Teniamoci quindi pronti con le migliori piattaforme trading demo. Non ci si aspettano delle mosse da parte dell'istituto britannico, ma sarà comunque interessante ascoltare i commenti che accompagneranno la decisione attesa per giovedì prossimo. Questo di sicuro inciderà sui movimenti del mercato valutario.

Gli appuntamenti macro per il mercato valutario

Nel frattempo il focus sarà sui dati fondamentali, specialmente quelli relativi alla produzione industriale dell'area euro a dicembre. Gli economisti si aspettano una correzione temporanea da parte della Germania (-0,3% su mese) e Spagna (-1,0% su mese). Per quanto riguarda Francia e Italia, sono attesi dati in moderato aumento con performance (rispettivamente) di 0,1% su mese e 0,3% su mese. Tra gli altri dati macro economici, le vendite al dettaglio per l’eurozona dovrebbero correggere parzialmente (-1,4% su mese) erodendo l’aumento di novembre. Sulle migliori piattaforme opzioni binarie nel frattempo possiamo vedere l'euro stabile contro le altre valute pricnipali.
 
Sul fronte degli Stati Uniti, non ci sono in cantiere grandi dati. Del resto le ultime settimane sono state molto intense. Bisogna però tenere d'occhio l'evoluzione dell'ISM non manifatturiero di gennaio, che dovrebbe registrare un modesto rialzo. Circa il deficit della bilancia commerciale di dicembre ci si aspetta un ampliamento.

sabato 3 febbraio 2018

Aziende high-tech, per i big entrate record nell'ultimo trimestre

I big dell'alta tecnologia fanno festa per i loro bilanci super. Gli ultimi dati dimostrano infatti che le aziende high-tech hanno rafforzato il loro predominio nel mercato, grazie ad una economia che si evolve sempre più in digitale. I numeri sono lì a testimoniare l'espansione della loro redditività. Parliamo dei 5 colossi USA: Alphabet, Amazon, Apple, Facebook e Microsoft, che nell'ultimo trimestre hanno registrato un incremento importante di entrate. Al netto di voci o oneri straordinari per la riforma fiscale di Trump, assieme possono vantare oltre 42 miliardi di dollari di profitti.

I dati delle aziende high-tech

aziende high-techI bilanci da record sono quelli di Apple e Amazon. La prima azienda high-tech, nonostante il flop dell'ultimo iPhone ha per la prima volta tagliato il traguardo dei 20 miliardi di utili trimestrali. Si tratta di un incremento del 12%. I dati negativi sul prodotto di punta sono stati compensati dagli incrementi nei prezzi medi dei device e nel miglioramento dei numeri riguardo i servizi.

Amazon a sua volta è riuscita a superare il miliardo in profitti, che sommati ai quasi 800 milioni di benefici fiscali diventano circa 1,9 miliardi. Quello che colpisce è la diversificazione di Amazon, che ormai dispone di Studios hollywoodiani, supermercati e sta lanciando per tuffarsi nel mercato sanitario.

Riguardo gli altri colossi come Alphabet (il cui giro d’affari è salito del 24% a a 32,32 miliardi), Facebook (utili +61% senza oneri e revenue +47%) e Microsoft (trainata dalla scommessa sui servizi cloud per le aziende), i risultati non sono stati molto diversi. Ognuna di esse ha avuto la capacità di ampliare il proprio mercato e i propri profitti. Quello che colpisce è che i conti trimestrali non sono stati modificati molto dall'impatto della nuova riforma fiscale, il che fa comprendere come il futuro rimanga ancora molto luminoso.

giovedì 1 febbraio 2018

Federal Reserve, si apre la strada al rialzo dei tassi a marzo


L'ultimo atto di Janet Yellen alla guida della Federal Reserve si è concluso senza sussulti, come del resto i mercati si attendevano. Il Federal Open Market Committee (FOMC) ha infatti deciso di confermare la politica monetaria seguita finora, aprendo però ad una nuova stretta nel prossimo futuro. Sono rimasti quindi fermi i target sui federal funds, che rimangono nella banda compresa fra l'1,25% e l'1,50%. Il prossimo appuntamento con il Fomc sarà a marzo, mentre il timone della FED passerà a Jerome Powell il prossimo 3 febbraio.

Questo cambio al timone non porterà però alcun cambio nei fatti concreti. Powell infatti seguirà la stessa linea della sua predecessore, portando avanti la normalizzazione della politica monetaria iniziata nel dicembre 2015. Nel corso di quest'anno sono previsti 3 rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve, il primo dei quali è atteso a marzo. Chi fa investimenti con i migliori siti di trading online autorizzati si aspetta una mossa del genere.

Cosa potrebbe fare la Federal Reserve

Il meeting che è andato in scena nell'ultimo giorno di gennaio non prevedeva ne' conferenza stampa ne' proiezioni economiche. Tuttavia i commenti ci sono stati e pure importanti. Nello nello statement che ha accompagnato la decisione della Fed si legge che la banca centrale americana si aspetta un aumento dell'inflazione nel corso del 2018, e che nel medio termine possa muoversi verso l'obiettivo di crescita annua del 2%. Questo ha chiaramente spinto i mercati, che adesso si aspettano un rialzo dei tassi a marzo. Non è un caso che i migliori segnali opzioni binarie gratis affidabili già da ieri sera hanno cominciato a puntare sul rialzo del biglietto verde.

Si è creata cioè l'aspettativa che la Federal Reserve possa alzare i tassi più rapidamente del previsto nel corso del 2018, proprio per via di una ripresa dell'inflazione. Bisognerà però attendere il termine del meeting del 20 e 21 marzo per capirne di più.