lunedì 25 marzo 2024

Mercato azionario, si chiude un trimestre d'oro

Questa settimana chiuderà il primo trimestre di contrattazioni sul mercato azionario. Il bilancio finale di questo periodo sarà estremamente positivo sia in Europa che nel resto del mondo, visto che si è viaggiato a suon di record.

I numeri del primo trimestre del mercato azionario

Sul mercato azionario più importante, ossia quello statunitense, il bilancio degli indici principali segna un incremento di circa il 10%, con l'approdo verso nuovi record storici. 

Anche in Europa le borse sono andate molto forti. L'indice FTSE MIB di Milano ha guadagnato il 13%, risultando il miglior listino principale in Europa. Ha corso forte anche il DAX indice tedesco, che guadagna quasi il 9% (Fissando nuovi primati storici oltre i 18.000 punti). Bene è andato anche quello di Parigi. A livello globale però nessuno ha fatto meglio dell'indice Nikkei giapponese, che dà l'inizio dell'anno ha guadagnato oltre il 22%.

Il driver della crescita

La cosa del tutto particolare è che il driver di questa crescita è stato in primo luogo il calo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Un calo che tuttavia ancora non c'è stato, e che probabilmente vedremo solamente a ridosso dell'estate.
Questo significa che i mercati si sono mossi con largo anticipo rispetto agli eventi. Si può sostanzialmente dire che agli occhi del mercato azionario ha contato di più il calo dell'inflazione che preannuncia il calo dei tassi, piuttosto che il calo dei tassi stessi che ancora non è avvenuto.

Ancora più degno di nota è il fatto che il boom del mercato azionario si sta accompagnando all'andamento positivo dei titoli di Stato e alla corsa record dell'oro (chi sa come usare Fibonacci ha visto infrangere diverse estensioni). Soltanto sei volte in ben 80 anni si era registrata una concomitanza di tali eventi.

Quanto può durare l'euforia

Di fronte a un bilancio così importante, chi investe nel mercato azionario dovrebbe chiedersi quanto potrà durare questa euforia generale. Per prevederlo occorrerebbe avere una sfera di cristallo, ma è fuori di dubbio che la maggior parte degli analisti ritiene che sia sempre più concreto il rischio di una forte correzione, che potrebbe innescare un ripiegamento del mercato azionario fino al 10%.

mercoledì 20 marzo 2024

Economia digitale, proliferano gli attacchi informatici in Italia

Negli ultimi anni è sempre più forte la virata dell'economia verso forme più digitalizzate e innovate. Ma questo porta con sé una conseguenza spiacevole: la crescita impetuosa degli attacchi informatici.

I dati sugli attacchi alla nostra economia

Un recente rapporto fatto dall'Associazione italiana per la sicurezza informatica (Clusit) ha evidenziato che il nostro Paese è uno di quelli più bersagliati dagli hacker.

Complessivamente, a livello globale ci sono stati quasi 2800 incidenti gravi per l'economia, provocati dalle violazioni informatiche. Si tratta di un numero in crescita del 12% rispetto a quelli registrati nel 2022. Peraltro nell'81% dei casi le violazioni sono state considerate come di gravità elevata o critica per chi le ha subite.
Il mese più drammatico è stato aprile, con 270 attacchi rispetto alla media di 232.

La situazione dell'Italia

Rispetto al numero totale di attacchi globali, l'Italia addirittura ne subiti l'11% (ossia 310). Un numero che di per sé già è molto elevato, ma che spaventa ulteriormente se si pensa che è cresciuto del '65% dall'anno precedente. Oltre la metà degli attacchi ha avuto conseguenze per l'economia di chi li ha subiti molto gravi.
La distribuzione geografica è particolarmente accentuata nel continente americano, che passa da 941 attacchi nel 2022 a 1.226 nel 2023. L’Oceania è l’unica zona che registra una diminuzione degli attacchi.

Le forme di violazione

La tipologia di attacco più frequente rimane il malware, che viene adottato tramite ransomware nel 36% dei casi. Ciò accade per ragioni di economia, visto che è la forma di aggressione maggiormente redditizia. La seconda violazione avviene sfruttando la vulnerabilità del sistema di difesa della vittima. A tal proposito va sottolineato che gli attacchi DDoS continuano a crescere, mentre sta calando il ricorso al phishing.

Conseguenze sempre più gravi

Altre due cose meritano di essere sottolineate. Anzitutto che la gravità degli attacchi viaggia su un ritmo crescente, ossia i danni subiti dall'economia della vittima sono sempre più seri.
In secondo luogo, riguardo ai settori più colpiti, si evidenzia una crescita degli attacchi nei settori Healthcare (+2%) e Financial/Insurance (+3%), mentre rimangono stabili gli incidenti nel settore ICT e aumentano quelli nei settori Manufacturing, Professional/Scientific/Technical, Transportation/Storage e Wholesale/Retail.

giovedì 14 marzo 2024

Acquisti sulle borse europee, Piazza Affari si avvicina a 34.000 punti

Si chiusa una giornata positiva per le borse del vecchio continente. Gli investitori infatti si sono dedicati anche oggi agli acquisti, nonostante la delusione per il dato sulla produzione industriale nell'Eurozona più basso delle aspettative. A muovere il mercato sono ancora le prospettive sui tagli dei tassi da parte delle banche centrali e l'andamento delle trimestrali societarie.

Una giornata all'insegna degli acquisti

Alla fine della seduta di mercoledì, il listino principale di Piazza Affari segna un rialzo dello 0,39%. Gli acquisti hanno spinto l'indice FTSE MIB sempre più vicino alla soglia dei 34.000 punti

Sulla stessa linea, il FTSE Italia All-Share fa un piccolo salto in avanti dello 0,39%, portandosi a 36.040 punti. Leggermente positivo il FTSE Italia Mid Cap (+0,41%); sulla stessa tendenza, positivo il FTSE Italia Star (+0,74%).

Chiudono in rialzo anche gli altri listini principali del vecchio continente. L'indice di Parigi guadagna lo 0,62%, Londra guadagna tre decimi mentre Francoforte guadagna lo 0,2%, dopo che l'indice DAX è riuscito anche a spingersi per la prima volta oltre i 18000 punti base.

I numeri di Milano

A Piazza Affari gli investitori hanno scambiato un controvalore pari a 3,1 miliardi di euro, mentre i volumi di titoli scambiati sono scesi a 1,04 miliardi rispetto al 1,15 di ieri.

Gli acquisti hanno premiato soprattutto il titolo Leonardo, +3,45%, che è stato favorito da un contesto geopolitico molto nervoso, che ha finito per spingere tutti i titoli del settore.
La giornata si chiude con forti guadagni anche per Azimut, +3%. Positive anche le due principali banche, Intesa (+1,31%) e Unicredit (+1,29%).

Le maggiori vendite invece hanno colpito il titolo Erg, che chiude con un calo del 4,9%, a causa delle stime più deboli per l'anno in corso (dopo aver realizzato un triplo minimo trading intraday).

Gli altri mercati

Sul fronte valutario non c'è stata una grande vivacità sul cambio euro-dollaro che rimane sempre in area 1,09 (suggeriamo di negoziarlo sui broker senza spread). Registra invece un guadagno frazionale il prezzo dell'oro, mentre gli acquisti più sostenuti le abbiamo visti sul petrolio, che guadagna 2 punti percentuale.
Intanto lo spread sui titoli di Stato torna a scendere.

martedì 12 marzo 2024

Lavoro, è ancora troppo ampio il divario tra uomini e donne

C'è una drammatica situazione che riguarda il mercato del lavoro in Italia. Il nostro paese infatti è fanalino di coda in Europa per quanto riguarda il numero di donne che lavorano. Sono poco più di una su due. E come se non bastasse, a parità di lavoro svolto esiste un gap di stipendio ancora molto importante rispetto ai maschi.

I numeri sulle donne e il lavoro

In base ha uno studio realizzato dalla Camera dei Deputati sul finire dello scorso anno, mentre il tasso di occupazione femminile in Italia è al 55% per le donne di età compresa tra i 20 e 64 anni, nell'Unione Europea la media è al 69,3%. Ci sono quindi ben 15 punti percentuali di differenza, che spingono il nostro paese sul fondo della classifica per quanto riguarda l'occupazione femminile.

Le donne occupate sono circa 9,5 milioni, mentre i maschi che lavorano sono circa 13 milioni.

Il dato shock sul Gender Gap Pay

E altresì allarmante un altro numero fornito dal Global Gender Gap Report 2023 del World Economic: il divario di retribuzione fra maschi e femmine nel nostro paese ha superato i 7.900 annui. Facendo una proiezione, si stima che la parità retributiva verrà realizzata soltanto nell'anno 2154. Ciò vuol dire che dovranno passare cinque generazioni ancora.

I fattori che ostacolano le donne sul lavoro

La bassa partecipazione al lavoro delle donne è frutto di diverse concause. L'offerta di lavoro generalmente è ridotta, e in gran parte si tratta di occupazione precarie in settori scarsamente remunerati o poco strategici. Prevale un'offerta di lavoro part time, che riguarda quasi il 49% delle donne occupate, quasi più del doppio di quella degli uomini.

Inoltre va evidenziato il maggior tasso di uscita dal mercato del lavoro da parte delle donne, quasi sempre a seguito della maternità. Ciò sta a evidenziare le grandi difficoltà per le donne di conciliare la vita familiare con il lavoro.

martedì 5 marzo 2024

Mercato azionario europeo a tinte miste, Milano avanza dello 0,7%

E' stata una giornata priva di grandi spunti per il mercato azionario Europeo, che si è mosso poco e a tinte miste. Gli investitori aspettano la pubblicazione dei dati macroeconomici durante la settimana, nonché la riunione della BCE e l'audizione di Powell al Congresso americano.

Il bilancio giornaliero del mercato azionario

Alla fine le borse del vecchio continente hanno chiuso in ordine sparso. Piazza Affari però ha viaggiato al rialzo, con l'indice FTSE Mib che a fine giornata segna +0,71% a quota 33.146 punti. Sulla stessa linea, piccolo scatto in avanti per il FTSE Italia All-Share, che arriva a 35.260 punti.

Il mercato azionario nel resto d'Europa ha viaggiato a tinte miste. Mentre il DAX della Borsa Xetra di Francoforte scivola dello -0,1% e il CAC di Parigi perde lo 0,3%, Londra strappa un piccolo rialzo dello 0,08%. Cresce Madrid +0,45%, scende Amsterdam -0,63%. Anche a Wall Street l'umore non è dei migliori.

I numeri di Milano

Gli investitori hanno scambiato sul mercato azionario milanese un controvalore pari a 2,99 miliardi di euro, in crescita del 17% rispetto a ieri. I volumi scambiati sono passati da 0,65 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,74 miliardi.

Riguardo ai singoli titoli, sul mercato azionario meneghino ha svettato A2a +3,82%, ma in generale hanno corso tutte le utilities (Hera +2,69%, Enel +2,29%, Erg +2,12%, Snam +1,98%, Terna +1,71%, Italgas +1,66%).
Giornata positiva anche per i petroliferi Saipem +3,61% e Tenaris +3,57%, bene pure Intesa +2,02% grazie al giudizio di Morgan Stanley.
Sul versante opposto, il titolo più colpito dalle vendite è stato Moncler, -1,40%.

Gli altri mercati

Sul fronte valutario, rimane stabile l'Euro / Dollaro, che e si ferma a 1,086 (è interessante studiare questo cambio trading con Fibonacci analisi tecnica). In crescita l'oro, che nel corso della giornata tocca il nuovo record oltre 2014 dollari l'oncia. Nessuna variazione significativa per il mercato petrolifero. Vola il Bitcoin verso il record storico, anche se dopo le prese di profitto innescano la discesa.
In discesa lo spread, che retrocede a quota +140 punti base, con un decremento di 4 punti base, mentre il BTP decennale riporta un rendimento del 3,7.

domenica 3 marzo 2024

Prezzo della benzina, più della metà è colpa del fisco

Accese e IVA rappresentano il fardello più grosso nella composizione del prezzo della benzina. Circa il 57% di quanto paghiamo alla pompa per rifornire le nostre automobili, deriva dall'applicazione di un tributo

Le componenti del prezzo della benzina

A evidenziarlo è il Garante per la sorveglianza dei prezzi. Sulla base di una sua documentazione, consegnata alla commissione finanze della Camera, il garante sottolinea che alla pompa il peso delle accese arriva al 39% per quanto riguarda la benzina, mentre arriva al 34% per sul prezzo del gasolio

A queste tasse bisogna poi andare ad aggiungere anche l'Iva, che in entrambi i casi è pari al 22%. L'applicazione dell'Iva si traduce in un peso finale rispetto al prezzo pagato alla pompa di circa il 18%.
Complessivamente quindi, per ogni litro di benzina che viene acquistato dagli automobilisti, viene pagato allo Stato 1,06 euro sotto forma di tasse.

Bisogna pure aggiungere che gli automobilisti subiscono anche meccanismi di formazione dei prezzi ancora poco trasparenti, che soprattutto in alcuni periodi si prestano a operazioni speculative (basta pensare ai rincari quasi immancabili prima del periodo delle partenze estive o invernali).

Troppe tasse

E' fuori di dubbio che la componente fiscale italiana nella formazione del prezzo della benzina sia molto elevata, anche rispetto agli altri paesi europei. L'accisa media europea è pari a 540 euro per 1000 litri per la benzina, mentre da noi arriva a728. L'accisa media europea sul gasolio arriva a 428 per 1000 litri, mentre da noi è 617. 

Una questione politica

Nel corso del tempo tanti governi hanno promesso di intervenire per ridurre la portata dell'imposizione fiscale sulla formazione del prezzo della benzina. Finora però sono rimaste sempre soltanto promesse. Questo perché nessuno vuole rinunciare ad una mammella così generosa alla quale attaccarsi. Le tasse sui carburanti garantiscono infatti entrate enormi alle casse dello Stato. Lo scorso anno ad esempio l'erario ha avuto introiti per oltre 38 miliardi di euro grazie alle accise e alleva sui carburanti.