mercoledì 26 ottobre 2022

Economia britannica, con Sunak premier torna un po' di ottimismo

La tempesta economica che si era scatenata durante il brevissimo governo Liz Truss, ha lasciato il posto ad un poco di sereno. Nonostante l'economia britannica rimanga fortemente in difficoltà, l'ascesa di Rishi Sunak a primo ministro ha ridato slancio ai mercati e dalla sterlina.

Cosa cambia per l'economia Britannica

Il passaggio del testimone nelle mani del ex manager milionario di hedge Fund, nonché ex ministro delle finanze sotto Boris Johnson, ha avuto subito un grosso impatto. 

Segna infatti una netta divergenza rispetto alla sua predecessore, che aveva varato un programma drastico di tagli fiscali alimentati da un forte indebitamento. Il tutto mentre l'economia britannica stenta e deve fronteggiare un'inflazione record, tornata ai massimi degli ultimi 40 anni del 10,1% a settembre.

Il recente tracollo

Tutto ciò aveva innescato una massiccia svendita di beni britannici, provocando anche il crollo della sterlina a 1,03 rispetto al dollaro statunitense, come sanno quelli che utilizzano piattaforme online gratis.
In quelle settimane da incubo, le vendite sui Gilt avevano portato i tassi UK a schizzare oltre la soglia del 5%, provocando il panico in tutti i mercati del mondo.

Sunak invece prevede un programma di lacrime e sangue, che quantomeno servirà a ripristinare la reputazione finanziaria della Gran Bretagna. «Voglio fin da subito porre rimedio agli errori commessi», ha detto il neopremier.

Riflessi sul mercato

L'effetto più evidente della nomina di Sunak è la ripresa dei Gilt britannici. L'interesse verso i titoli governativi è difatti aumentato nuovamente, non solo per via del rendimento che offrono, ma soprattutto perché c'è maggiore fiducia nel futuro.

I mercati adesso credono che la moneta del Regno Unito tornerà ad apprezzarsi rispetto all'Euro. Probabilmente accadrà lo stesso rispetto al Dollaro statunitense, ed effettivamente già qualcosa si vede visto che il cambio GBPUSD è subito risalito. La sterlina ha toccato il suo livello più alto da metà settembre nei confronti del dollaro, con le candele giapponesi figure che segnalano rialzi, superando quota 1,15 dopo la nomina di Rishi Sunak a primo ministro.

lunedì 24 ottobre 2022

Recessione sempre più vicina per la Eurozona, anche il FMI lo preannuncia

Si preannuncia un inverno molto freddo, a causa di un mix terribile di inflazione elevata e crescita debole. E' questa la fotografia del Vecchio Continente secondo il Fondo Monetario Internazionale, che vede gran parte dei paesi in recessione tecnica nei prossimi mesi.

L'inevitabile recessione

Secondo Alfred Kammer, responsabile del dipartimento europeo del FMI, oltre metà dei paesi europei vivrà due trimestri consecutivi di arretramento del Prodotto interno lordo, ossia recessione tecnica. In questo elenco figurano sia l'Italia che la Germania.

Per quanto riguarda l'Italia, l'aggiornamento dell'outlook economico stima quest'anno una crescita del 3,2%, mentre il prossimo anno ci sarà un calo dello 0,2%. Soltanto nel 2024 ci sarà un'inversione di rotta, con un ritorno alla crescita dell'1,3%.

La contrazione dei consumi

Un pesante fardello per l'economia sarà la contrazione dei consumi. A causa dei forti rincari energetici, il costo della vita per le famiglie europee è cresciuto del 7% nel 2022. Crescerà ancora del 9% nel 2023. Tutto questo inevitabilmente spingerà al ribasso i consumi privati, come già sta succedendo da tempo. Soltanto nel periodo estivo c'è stata una lieve ripresa.

La politica monetaria

A spingere le economie europee verso la recessione sono anche le inevitabili scelte restrittive di politica monetaria. I tassi di interesse stano crescendo e continueranno a farlo. Le banche centrali devono infatti combattere l'inflazione crescente, e lo devono fare per forza adesso, perché rinviare comporterebbe delle scelte ancora più dolorose in futuro.

Una politica monetaria ancora più stringente si renderà necessaria anche nel 2023, a meno che lo scenario non migliori in maniera forte.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale c'è inoltre la necessità di ricostituire lo spazio fiscale e ritrovare quell'unità e quel coordinamento nell'azione dei governi, che hanno permesso di superare il biennio della pandemia.

lunedì 17 ottobre 2022

Tasse, il brusco dietrofront della Gran Bretagna

È una marcia indietro clamorosa quella del governo britannico sulle tasse. Il nuovo cancelliere Jeremy Hunt ha infatti annunciato che verranno annullate quasi tutte le misure fiscali che il Governo aveva proposto appena 3 settimane fa.

Il caos delle tasse

Poco dopo l'insediamento del nuovo Governo Truss, il ministro Kwarteng aveva presentato un piano ambizioso di taglio delle tasse.
Il programma di sforbiciate fiscali prevedeva un budget di 45 miliardi di sterline, ma era stato accolto in maniera gelida dai mercati (e dalla politica).

Il timore concreto era di esporre la Gran Bretagna a un indebitamento insostenibile, soprattutto in un momento in cui anche la stessa Bank of England ha preannunciato l'inizio di una imminente e lunga recessione.

Quel piano di tagli delle tasse aveva fatto sprofondare la sterlina (chi sa cos'è lo slippage Forex ne ha quasi visto uno), oltre che innescare un terremoto politico che ha messo in bilico lo stesso governo Truss. La premier adesso prova a salvare la sua poltrona barcollante, mentre è caduta già quella di Kwarteng, dimissionario dopo le feroci critiche al suo programma.

Il dietrofront

Adesso il nuovo cancelliere Hunt ha capovolto lo scenario: anziché tagliare le tasse, preannuncia un aumento per ben 32 miliardi di sterline.
"In un momento in cui i mercati chiedono giustamente un impegno per la sostenibilità delle finanze, non è giusto contrarre prestiti per finanziare" i tagli alle tasse, ha spiegato Hunt.
L'aliquota fiscale sulle imprese salirà dal 19% al 25%, mentre l'aliquota di base per i redditi personali resterà al 20%.

Annotazione: chi ama negoziare la sterlina dovrebbe valutare l'utilizzo della tecnica di Gann trading.

Il cambio di rotta fa bene ai mercati

Questo cambio di rotta sulle tasse ha dato un po' di ossigeno alla stellina, che sta recuperando terreno rispetto al dollaro. Il cambio GBP-USD risale infatti fino a 114 dopo gli annunci del neo cancelliere britannico Jeremy Hunt.
Inoltre il rendimento del Gilt decennale è sceso ulteriormente.

giovedì 13 ottobre 2022

Banche centrale USA, le minute dell'ultimo meeting non regalano sorprese

Il primo grande appuntamento settimanale per i mercati finanziari, erano i verbali dell'ultimo meeting di politica monetaria della Federal Reserve. La pubblicazione delle minute della Banca Centrale Americana non sono giunte sorprese rilevanti.

Cosa emerge dal board della banca centrale

In occasione di quel meeting di politica monetaria, la Banca Centrale decise di alzare il costo del denaro di 75 punti base.

I partecipanti di quella riunione convennero sulla necessità di continuare ad essere aggressivi per combattere l'inflazione elevata, così da evitare che possa radicarsi nell'economia. 

Per i membri del FOMC (l'organo di politica monetaria della banca centrale USA) i pericoli derivanti dal fare mosse troppo aggressive sono ancora minori rispetto a quelli di farne troppo blande. Un paio di partecipanti ha sottolineato che l'esperienza storica dimostra il pericolo di porre fine prematuramente a periodi di stretta politica monetaria volti a ridurre l'inflazione.

Falco ma non per sempre

Tuttavia bisogna anche sottolineare che le strette monetarie prima o poi dovranno essere rallentate. I membri del board sottolineano anche la necessità che a un certo punto bisognerà prendersi una pausa per valutare gli effetti degli aggiustamenti al costo del denaro sull'attività economica e sull'inflazione.

Economia e prezzi

I banchieri centrali sono consapevoli che è necessario un periodo di crescita del PIL reale molto fiacco, ma la Banca Centrale Americana ha sottolineato ancora una volta che la priorità deve essere riconosciuta alla lotta contro l'inflazione e al mantenimento di un mercato del lavoro stabile e robusto.

Sotto questo aspetto viene sottolineato che l'inflazione non ha ancora risposto in modo apprezzabile a questo inasprimento della politica monetaria e che tale risposta probabilmente tarderà ad arrivare. Giovedì ne sapremo qualcosa in più, visto che verrà reso noto proprio l'attesissimo report sull'andamento dei prezzi al consumo USA.

lunedì 10 ottobre 2022

Investitori, occhi puntati sul report inflazione USA

L'attenzione degli investitori la prossima settimana sarà tutta rivolta ai dati sull'inflazione negli Stati Uniti, che verranno resi noti nella giornata di giovedì.
Ma la settimana prevede anche l'avvio delle trimestrali USA e qualche dato macro interessante.

Il dato clou è l'inflazione

Non c'è dubbio che l'andamento dell'inflazione negli Stati Uniti sarà il dato più atteso dei prossimi giorni. Dopo che il report sul lavoro, diffuso venerdì scorso, ha evidenziato un quadro migliore del previsto, sono nuovamente aumentate le probabilità che la Federal Reserve rimarrà molto aggressiva sul fronte dei tassi di interesse.

Questo ha provocato uno scossone sul mercato, con il nuovo aumento del dollaro rispetto alle altre valute, ed un crollo delle borse europee e di Wall Street. L'indice del biglietto verde è salito a 112,7, con l'indicatore TRIX Trading triple Exponential Average che andrebbe tenuto d'occhio.

Se anche i dati riguardanti all'inflazione risulteranno diversi dalle previsioni - che si aspettano un rallentamento dal sorprendente +8,3% annuo di agosto all'8,1% - allora potrebbe esserci una nuova scossa sul mercato, perché darebbe maggiore forza alla Federal reserve per effettuare una nuova stretta di 75 punti base in occasione del prossimo meeting che si svolgerà a inizio novembre.

Gli altri dati macro

Sempre dagli Stati Uniti arriveranno ulteriori report nel corso di questi giorni. Anzitutto la lettura delle minute della Federal Reserve, che ci faranno capire il clima che si respira all'interno dell'organo di politica monetaria della Banca Centrale Americana.
Ma ci saranno anche le pubblicazioni riguardo al clima di fiducia delle piccole imprese e l'indice sulla fiducia dell'università del Michigan nonché il dato sulle vendite al dettaglio.

In Europa e nel resto del mondo

Gli investitori guarderanno con molta attenzione alla riunione dei ministri dell'energia europei che si riuniranno martedì e mercoledì prossimi. Di dare una risposta forte e unitaria alla crisi energetica.
Occhio anche all'intervento del capo della BCE Christine Lagarde che parlerà mercoledì. Chi adotta una strategia forex intraday trading, dovrà fare attenzione a questo appuntamento.

Per investitori sarà anche importante ascoltare Cosa tira il Fondo Monetario Internazionale riguardo al rischio recessione dopo il taglio delle previsioni sulla crescita globale dell'anno prossimo.

Occhio alle trimestrali

In settimana comincia il valzer delle trimestrali, che negli Stati Uniti sarà aperto da alcuni colossi bancari come JP Morgan, Wells Fargo e Citygroup.

giovedì 6 ottobre 2022

Economia italiana, Moody's avverte: "Rischiate il taglio del rating"

L'agenzia di rating Moody's avverte sulla possibilità che l'Italia venga colpita da un downgrade. Secondo la società neworkese, l'economia italiana ha bisogno di riforme, e se il nuovo governo non procederà a realizzarle, il Rating BAA3 con Outlook negativo potrebbe essere rivisto al ribasso.

Una fotografia dell'economia italiana

Subito dopo le elezioni di fine settembre, Moody's non aveva modificato il suo giudizio sull'Italia, poiché aspettava la formazione di un nuovo Governo. Adesso (anche se il nuovo Governo non c'è ancora...) aggiorna il profilo, analizzando la situazione dell'economia italiana e i suoi possibili sviluppi.

Crescita e debito

Secondo il punto di vista degli analisti newyorkesi, l'economia italiana può vantare una forte diversificazione, una elevata ricchezza delle famiglie ed un basso livello di debito del settore privato. Tuttavia, ha due elementi di forte criticità: il basso potenziale di crescita e il forte indebitamento pubblico.

Tenuto conto dell'inflazione elevata, delle condizioni di finanziamento più onerose e dell'attuale crisi energetica, ecco allora che la prospettiva di crescita dell'economia italiana non è incoraggiante, mentre preoccupa la probabile crescita del suo debito. Per questo secondo Moody's urgono riforme importanti.

Riforme e politica

Sotto tale aspetto, Moody's ritiene che ci siano rischi che il nuovo schieramento politico al governo possa ostacolare attuazione delle riforme strutturali. Moody's ritiene che il governo di centrodestra dovrebbe andare a rinegoziare alcuni aspetti del PNRR, ma questo finirà per ritardarne l'attuazione, a tutto danno dell'economia italiana.

L'avvertimento

Alla luce di questo discorso, l'agenzia lancia un monito all'Italia. "Probabilmente declasseremmo i rating dell'Italia se dovessimo vedere un significativo indebolimento delle prospettive di crescita di medio termine del Paese, a causa della mancata attuazione delle riforme a favore della crescita, comprese quelle delineate nel Pnrr".

lunedì 3 ottobre 2022

Banca centrale, in Giappone essere troppo accomodanti penalizza lo Yen

Mentre le banche centrali di tutto il mondo stanno intervenendo per alzare i tassi di interesse e fronteggiare gli incrementi shock dell'inflazione, quella del Giappone prosegue per la sua strada accomodante. Ma ciò sta avendo ripercussioni pesantissime sulla valuta nazionale.

Il Giappone è la Banca Centrale

Va precisato anzitutto che, a differenza degli Stati Uniti e dell'Europa, il tasso di inflazione in Giappone - storicamente molto basso - si è mantenuto su livelli abbastanza contenuti, sia pure oltre il target fissato dalla Banca centrale. Dopo anni passati a combattere l'inflazione troppo bassa, la Bank of Japan ci pensa due volte prima di essere troppo aggressiva per abbassarla.

Tuttavia lo scenario complessivo sta diventando molto insidioso. L'enorme divario tra il costo del denaro del Giappone e quello degli Stati Uniti e dell'Europa, ha spinto lo Yen nettamente al ribasso perché si è innescata una fuga di capitali dal paese. E l'Indicatore Supertrend strategy evidenzia la debolezza della valuta giapponese.

Lo scivolone dello Yen

A seguito dell'approccio molto accomodante della banca centrale, la valuta giapponese è scesa dall'inizio dell'anno di oltre il 25%. A settembre il rapporto di cambio dollaro yen ha raggiunto il livello massimo degli ultimi 24 anni a quota 145,8 (se negoziato questo cambi, ricordate di tracciare supporti e resistenze).

Il problema per le autorità

La svalutazione clamorosa dello Yen è un bel problema per i funzionari giapponesi, perché se è vero che favorisce l'export, al tempo stesso aumenta notevolmente i costi delle importazioni.

Intervenire sul mercato valutario per sostenere la valuta è possibile solo per scelta del Ministero delle Finanze con l'appoggio della Banca del Giappone. Nonostante qualche annuncio, non è stato fatto nulla per arrestare il deprezzamento dello Yen, se non attuare un controllo sui cambi (che generalmente è una mossa che prelude ad un vero e proprio intervento).
Tuttavia va detto che quando mosse simili sono state fatte, si è avuta soltanto una reazione temporanea del mercato. Non sono state in grado di arrestare il deprezzamento. Il contesto, che rimane estremamente incerto, potrebbe rendere inefficace l'intervento di acquisto dello Yen.