mercoledì 30 settembre 2020

Export, il Covid fa sfumare il sogno da 50 miliardi per l'agroalimentare italiano

Maledetto Covid. E' arrivato come un tornado a spazzare via l'economia e molti dei progetti che la riguardavano. Come quello del settore agroalimentare italiano, che contava di raggiungere i 50 miliardi di export nel 2020. Le premesse erano ottime, ma poi la pandemia ha rovinato tutto. La chiusura della ristorazione in giro per il mondo ha creato non poche difficoltà ai nostri esportatori, specie per alcuni comparti. Ad esempio il vino (export a -4%).

Agroalimentare ed export

Ma quando le cose sono fatte con qualità e sono apprezzate in tutto il mondo, comunque hanno successo. Anche in epoca Covid, nonostante tutto le vendite del food italiano all’estero sono salite anche nei primi sette mesi del 2020: +3,5% (contro il -16,4% di tutta la manifattura italiana).
Un vero peccato comunque, perché l’ultimo decennio aveva visto procedere l'export dell’industria alimentare a ritmo da record, +89%. Il settore era stato battuto soltanto dal boom della farmaceutica, tra tutti i settori manifatturieri nazionali.

I top del settore

Il made in Italy rimane però uno dei Re dell'export alimentare, visto che il 42% delle conserve di pomodoro, il 30% della pasta e il 14% dei salumi esportati nel mondo sono fatti da noi. E pazienza se l’obiettivo dei 50 miliardi di export non è stato centrato, perché l’industria alimentare italiana rimane la quinta potenza mondiale nell'export del food&beverage. Solo i colossi USA, Germania, Paesi Bassi e Francia ci superano.

Problemi e incertezze

La forza del nostro settore agroalimentare si scontra però con la realtà di un momento difficile. Molte imprese del settore non sono ottimiste riguardo al futuro, e si aspettano un calo delle esportazioni anche nel prossimo anno, visto che al di là del Covid ci sono molti punti interrogativi. Basta pensare alla questione dazi negli USA, e alla Brexit. Due situazioni che coinvolgono il nostro export verso Stati Uniti e Gran Bretagna, dove l’Italia si gioca quasi 8 miliardi delle proprie esportazioni (su un totale di 43).

venerdì 25 settembre 2020

Mercato valutario, il dollaro è rimbalzato ma quanto durerà questa spinta?

Nelle ultime settimane si è assistito a un andamento molto altalenante del mercato valutario, in special modo riguardo al dollaro USD. La valuta a stelle e strisce era reduce da un lungo periodo di deprezzamento, ma negli ultimi giorni ha invertito decisamente la rotta. Quali prospettive ci sono per il futuro? 

Cosa accade sul mercato valutario

Va anzitutto precisato che il cambio di tendenza recente sul mercato valutario è frutto dei gravi timori derivanti dal Covid. I mercati tremano al pensiero di vivere una situazione analoga a quella della primavera scorsa, con lockdown diffusi in tutto il mondo. Questo provocherebbe una nuova brusca frenata nel percorso già difficile di ripresa economica.
Per questo gli investitori si sono comportati di conseguenza, gettandosi sul dollaro nella sua veste di safe haven e asset più liquido.

Dollaro e fondamentali

Tuttavia il cambio di rotta della Federal Reserve verso un target di inflazione medio, e il fatto che i rendimenti reali dei Treasuries siano negativi, fanno ritenere che i fondamentali siano ancora poco favorevoli al biglietto verde sul mercato valutario. Magari si verificherà prima un consolidamento. Magari il movimento blando proseguirà per diverso tempo. Sono tutti comunque più o meno concordi sul fatto che difficilmente il dollaro continuerà a spingere forte. A meno che, chiaramente, la crisi pandemica non prenda una brutta piega.

Nota tecnica: quando si intendono fare operazioni sul mercato delle valute, bisogna conoscere dei concetti fondamentali. Ad esempio cos'è il trailing stop loss.

USD contro euro e franco

Tenuto conto di quanto detto finora, l'idea di molti analisti è quindi che sul mercato valutario il cambio euro-dollaro possa riavvicinarsi in futuro a quota 1,20. Invece il cambio euro-franco svizzero potrebbe spingersi al rialzo, colmando una parte dell’insolito gap della coppia euro-dollaro (qui si parla delle previsioni cambio franco svizzero dollaro). Ricordiamo a tal proposito che la BNS - la banca nazionale svizzera - ha mantenuto invariato il suo tasso di interesse principale al -0,75%, aggiungendo che continuerà ad intervenire sul mercato dei cambi per evitare che il franco si apprezzi troppo.

mercoledì 23 settembre 2020

Imprese, con la crisi pandemica il welfare si è impennato. Con benefici per tutti...

Il rapporto tra le imprese e il welfare aziendale è cambiato con l'emergenza Covid. C'è stato un vero e proprio salto di qualità, visto che il 79% delle aziende ha confermato le iniziative di tale genere in corso, mentre il 28% ne ha introdotte di nuove o potenziato quelle esistenti.

Il welfare e le piccole e medie imprese

La scelta delle piccole e medie imprese di puntare di più sul welfare peraltro che si è dimostrata saggia, visto che le PMI con un welfare più maturo hanno avuto maggiore capacità di reagire all’emergenza, e ottenuto migliori risultati in bilancio. Il dato illustrato nel "Rapporto 2020 – Welfare Index PMI" dimostra infatti negli ultimi due anni, le imprese più attive nel welfare registrano il maggiore aumento di produttività (+6% vs media +2,1%) e di occupazione (+11,5% vs media +7,5%).

Non c'è dubbio quindi che il welfare aziendale sia uscito rafforzato dalla crisi pandemica, rivelandosi come una leva strategica per affrontare l’emergenza e per la ripresa dopo la crisi durissima da Covid.

Le iniziative a 360 gradi

In cosa si è manifestato questo slancio da parte delle imprese? In tante cose. Dai tamponi ai test sierologici, dalle iniziative di sostegno al sistema sanitario nazionale ai progetti di formazione a distanza, dalla integrazione al 100% del reddito dei dipendenti in cassa integrazione a nuove modalità di lavoro. Così le imprese a maggiore intensità di welfare, hanno saputo diventare punto di riferimento immediato per i dipendenti, le loro famiglie, e le comunità.

Un cambio di approccio

Non c'è dubbio che lo scoppio della pandemia abbia cambiato l'approccio delle piccole e medie imprese verso il welfare. Il 91,6% delle PMI ha infatti dichiarato di avere acquisito maggiore consapevolezza della centralità della salute e della sicurezza dei lavoratori. Più del 70% ha affermato che in futuro il welfare aziendale avrà maggior rilievo. Infine, il 65% ha dichiarato che l’azienda contribuirà maggiormente alla sostenibilità del territorio in cui opera.

venerdì 18 settembre 2020

Vendite al dettaglio deludenti, il dollaro canadese si spegne prima del weekend

Il dollaro canadese ha vissuto una giornata debole, zavorrato dal dato macro sulle vendite al dettaglio. Tuttavia non si è trattato di perdite sostanziose, visto che sono state limitate rispetto alla maggior parte delle altre valute. L'unica eccezione riguarda il cambio con lo yen giapponese e il dollaro neozelandese, le due valute più forti sul mercato durante la giornata di venerdì.

Il dato sulle vendite in Canada

Riguardo al dato sulle vendite al dettaglio, la Statistics Canada ha riferito che c'è stato un aumento dello 0,6% a luglio. Il dato non ha raggiunto le aspettative, che invece erano per un aumento dello 0,8%. Rispetto al tasso di crescita del 22,7% registrato il mese precedente, è stato sicuramente un bel passo indietro. Nel complesso, la ripresa delle vendite al dettaglio totali è stata a forma di V, con vendite rispettivamente in giugno e luglio, in ripresa dal minimo storico osservato ad aprile.

Per quanto riguarda le vendite all'ingrosso, l'istituto di statistica evidenzia una crescita del 4,3% a luglio, migliore delle aspettative del mercato che erano del 3,4%. Inoltre, il grande guadagno del mese precedente ha ottenuto una revisione positiva dal 18,5% al ​​18,8%.

Rilfessi sul dollaro canadese

Come detto il "Loonie", ossia il dollaro canadese, ha marciato pesante sul mercato valutario, attirando l'interesse di molti investitori sul miglior sito opzioni binarie. La coppia USD / CAD ha perso solo leggermente quota a 1,319 (+0,26%), mentre l'EUR / CAD è salito a 1,563. Più sostanziosi i cali contro yen giapponese (JPY) e dollaro neozelandese (NZD).

Nota operativa: quando si fanno investimenti sulle valute, bisogna comprendere bene costi ed oneri. Qui ad esempio trovate illustrati gli spread plus500 costi.

Il ruolo del petrolio

Bisogna rimarcare che i prezzi del petrolio sono aumentati anche venerdì. Mentre di solito il loonie rispecchia il movimento del greggio, oggi la valuta non ha seguito la merce nel rally. Tuttavia, i prezzi del petrolio potrebbero aver attutito il colpo dai dati negativi sulle vendite al dettaglio.

mercoledì 16 settembre 2020

Commercio, il WTO infligge un duro colpo a Trump: la Trade War viola le regole internazionali

La trade war intrapresa da Trump contro la Cina è contraria alle regole internazionali sul commercio. Lo ha stabilito la World Trade Organization, che condanna in questo modo i dazi - 200 miliardi di dollari - imposti dal presidente USA nel 2018 a Pechino.

Duro colpo per Trump sul commercio

La decisione è stata presa da un panel di tre esperti, interpellati dal governo cinese tramite ricorso. Nelle conclusioni a cui sono giunte si legge che «Gli Stati Uniti non hanno adempiuto al loro onere di dimostrare che le misure decise siano al momento giustificabili». Gli esperti hanno anche sottolineato le difficoltà ambientali in cui sta operando il sistema Wto. Sempre gli Stati Uniti hanno infatti paralizzato l'attività dell'organizzazione, tramite alcune misure ostruzionistiche. Malgrado queste ultime però, Trump non è riuscito a evitare una bruciante sconfitta.

La condanna al protezionismo

Ad essere messo in discussione non è soltanto un singolo provvedimento, ma l'intero impianto delle politiche commerciali statunitensi di Trump. Il tutto peraltro a poche settimane dalle elezioni presidenziali. Donald Trump ha fatto della guerra sul commercio contro la seconda potenza mondiale uno dei punti principali della sua presidenza, e nel corso degli ultimi due anni ha imposto dazi su 400 miliardi di dollari di esportazioni cinesi. Glielo ha consentito la Trade act del 1974, che autorizza il presidente americano a imporre tariffe o altre restrizioni alle importazioni da un paese straniero che ha pratiche commerciali sleali giudicate penalizzanti per gli Stati Uniti.

L'accordo di Fase Uno non è in discussione

La battaglia davanti al WTO non è comunque finita. Gli USA infatti hanno 60 giorni di tempo per presentare ricorso in appello contro il giudizio dei 3 esperti, e in quel caso la Cina potrebbe chiedere un giudizio da parte della Wto. A quel punto si aprirebbe una battaglia che potrebbe andare avanti per molti anni.
Nonostante questo duro colpo però, gli USA assicurano che non ci saranno ripercussioni sul rispetto dell'accordo di Fase uno che è stato raggiunto a inizio anno.

venerdì 11 settembre 2020

Sterlina colpita duramente dalle ultime novità riguardo al fronte Brexit

Gli ultimi giorni sono stati molto pesanti per la sterlina, colpita da due fattori che hanno spinto la sua svalutazione. Da una parte la situazione assai tesa sul fronte Brexit, dall'altra il nulla di fatto deciso nel meeting della BCE.

Il clima teso su Brexit colpisce la sterlina


Riguardo alla questione Brexit, il clima tra Londra e Bruxelles è diventato rovente dopo l'ultimatum del premier britannico Boris Johnson. Il primo ministro ha infatti minacciato il No deal, se entro il 15 ottobre non fosse stato possibile mettere in piedi un accordo. Come se non bastasse, è stata varata una proposta di legge sul mercato interno che svincola Londra dall'accordo raggiunto con Bruxelles lo scorso anno.
La risposta della UE non s'è fatta attendere, con la minaccia di "ritorsioni legali" nei confronti di Londra. Contro-ultimatum respinto al mittente dal Regno Unito.
Nessuno può dire come finirà la storia, ma è certo che le posizioni tra Londra e Bruxelles non sono state mai così lontane.

La BCE non fermerà l'euro

Già questo era bastato per spingere giù la sterlina sul mercato valutario (malgrado prosegua bene il recupero della produzione industriale del Regno Unito a luglio). Nona caso i migliori segnali forex gratuiti affidabili avevano iniziato a puntare tutti contro il pound.   
A questo si è poi aggiunto un altro elemento, ossia la blanda riunione della BCE. L'Eurotower non ha cambiato una virgola della propria politica monetaria, ma soprattutto la Lagarde ha eluso ogni intervento per arginare la corsa dell'euro, perché non rientra nel mandato della BCE. Di conseguenza, la valuta unica è stata spinta ancora verso l'alto.

Nota operativa: prima di effettuare investimenti sulla sterlina e le altre valute, comprendete bene come funzionano i CFD contratti per differenza.

Sterlina sui minimi di 6 mesi

La combinazione dei timori verso una Brexit senza accordo di libero scambio al “nulla di nuovo” deciso dal Consiglio direttivo Bce, ha spinto la sterlina ai livelli minimi sull’euro: la moneta unica si rafforza sulla sterlina dello 0,8% a 0,929 – il livello più alto da 6 mesi.
Vale la pena notare però, che negli ultimi anni è emersa anche una chiara area di resistenza all'euro da parte della sterlina. Soprattutto quando si tratta di influenza dei disaccordi sulla Brexit, poiché un'uscita disorganizzata dall'UE rischia di creare problemi a tutte le parti.

mercoledì 9 settembre 2020

Commercio, l'Istat conferma i numeri della crisi. Il settore stenta a riprendersi

Gli ultimi dati resi noti da Istat confermano le difficoltà di ripresa per il mondo del commercio. Le vendite in valore sono scivolate del 2,2% da giugno a luglio, mentre il confronto tra luglio di quest'anno e di quello passato evidenzia un calo del 7,2%.

I numeri in rosso del commercio


Tutta colpa del contraccolpo da Covid, che ancora si fa sentire praticamente in tutti i settori del commercio tranne uno: quello degli utensili e materiale da ferramenta. In questo ambito c'è stato infatti - da luglio a luglio - un incremento del 3,2%. Si tratta dell'unico settore in crescita.
Per gli altri invece soltanto numeri in rosso, anche se in modo non uniforme. Il più colpito è stato il settore dell'abbigliamento. Qui c'è stata una vera e propria debacle: -27,9% rispetto a luglio dell'anno scorso. Colpa anche del rinvio dei saldi, che sono stati spostati ad agosto. E infatti Confcommercio si aspetta un rimbalzo in questo mese.

Cresce commercio online, tiene la GDO

I dati Istat confermano inoltre la tendenza al rialzo del commercio online. La crescita anno su anno è stata dell'11,6% (e del 28,5% rispetto ai primi sette mesi dell'anno precedente). Anche qui non è difficile cogliere la forte incidenza del Covid. Le misure di lockdown hanno fatto abbassare le saracinesche alla gran parte dei negozi che vendevano prodotti non alimentari. Internet è diventato così l'unico modo per trovare quello di cui potevamo avere bisogno. Il rovescio della medaglia sono i negozi più piccoli, cosiddetti di quartiere, che hanno segnato un calo del 14,6% delle vendite.

Forse può interessare: gran parte delle piccole e medie imprese italiane a rischio fallimento a causa del Covid.

Per quanto riguarda la grande distribuzione, questi ultimi mesi hanno avuto un contraccolpo ridotto: 3,9%. Se l'ambito alimentare ha avuto una forte crescita (+4,4%), il non alimentare invece è precipitato (-19,3%).

L'allarme

Complessivamente non sono dati incoraggianti. Anzi, alimentano le preoccupazioni già espresse più volte dalle associazioni di categoria, dopo che si era visto con evidenza un forte calo dei consumi. Secondo Confesercenti "la crisi del commercio, innescata dal lockdown, non è ancora finita".

venerdì 4 settembre 2020

Mercato del petrolio, i dubbi sulla tenuta della domanda indeboliscono i prezzi

Sono stati giorni assai intensi per il mercato del petrolio. Gli effetti dell’Uragano Laura e il lieve recupero del dollaro hanno alimentato un po' di volatilità sull'oro nero, che giovedì è scivolato sui minimi di un mese, dopo i dati sulla domanda che non accenna a migliorare.
Il recente calo ha fatto sorgere qualche dubbio sulla tenuta del mercato, con diversi analisti che si sono chiesti se Wti e Brent possano subire una correzione più pesante nel breve periodo.

I timori del mercato sulla domanda


Come detto, il recente calo del prezzo fa seguito al timore di una crescita dei timori sulla domanda di carburante negli Stati Uniti e la lenta ripresa economica dalla pandemia. Questi fattori stanno pesando sul sentiment degli investitori, spingendo i prezzi del petrolio al livello più basso dall’inizio di agosto.
I futures sul Brent sono scivolati poco sopra 43 dollari al barile. Il WTI è andato anche sotto i 41 dollari al barile. Non ci sono figure di continuazione trading, che fanno ipotizzare una persistenza dell'andamento rialzista degli ultimi tempi.

Dati sulle scorte e sul mercato

Settimana scorsa, negli USA la domanda di carburante è scesa a 8,78 milioni di barili al giorno, secondo i dati Energy Information Administration - Eia (le scorte di greggio statunitensi sono invece diminuite di 9,4 milioni di barili, frutto specialmente del calo record della produzione). La domanda di benzina rimane così ben al di sotto dei numeri dell’anno scorso.
Anche gli altri prodotti petroliferi evidenziano consumi in calo, mentre altri dati macro confermano che la ripresa non è così vigorosa come si sperava. Tutto questo incide negativamente sul mercato del petrolio.

Nota tecnica: petrolio e dollaro sono inversamente correlati. si può negoziare il biglietto verde sfruttando gli indicatori scalping forex.

Il fronte OPEC

Alle quotazioni di oro nero giunge un po' di sollievo dal fronte dell'offerta. L'Iraq ha negato di aver chiesto l’esenzione dai tagli alla produzione da parte dell’Opec+ nel primo trimestre del prossimo anno. Potrebbe inoltre estendere di due mesi il periodo per effettuare ulteriori tagli di compensazione. Ma in generale l'OPEC è preoccupato, perché potrebbe dover rivedere il suo piano per aumentare la produzione se i prezzi continueranno a scendere.

martedì 1 settembre 2020

Consumi, l'impatto duro del Covid. Nord più colpito, ma il Sud ha meno capacità di ripresa

I consumi degli italiani hanno subito un forte impatto dalla pandemia. A livello Nazionale si stima il 10,9% in meno rispetto all'anno scorso. Parliamo di un calo di 116 miliardi, ovvero 1.900 euro pro capite. Quello che ci racconta Confcommercio - tramite una indagine - è che la distribuzione di questo impatto è stata differente a seconda delle varie Regioni. Il Nord è più colpito, nel Mezzogiorno invece il contraccolpo è stato minore.

Analisi regionale sul calo dei consumi

consumi

L'analisi sui consumi regionali dell’Ufficio Studi di Confcommercio, evidenzia infatti che nel Settentrione il calo dei consumi supera la media nazionale, arrivando a -11,7%. Quasi il 60% del calo complessivo è concentrato nelle sue 8 regioni, con la Lombardia che registra la maggiore perdita in valore assoluto (oltre 22,6 miliardi di consumi). Il calo è minore rispetto alla media Nazionale nel Sud del Paese, dove giunge a -8,5%. La Regione meno colpita dal calo dei consumi è il Molise (-7,2%), quella che ha subito l'impatto maggiore è il Trentino Alto Adige (-16%). In termini di valore però è la Lombardia a scontare la riduzione più significativa, pari a oltre 22,6 miliardi di euro.

Sud e capacità di ripresa

Anche se il Sud è la regione meno impattata, questo non deve far pensare che le condizioni di queste aree siano migliori. L'impatto nel Mezzogiorno infatti è stato minore a causa della minore presenza di turisti stranieri e per il maggior peso di lavoratori il cui reddito disponibile non è stato colpito dal lockdown. Tuttavia, bisogna rimarcare che le capacità di reazione dell’ area sono ben più ridotte rispetto ad altri territori, specialmente le regioni del Nord.

Leggi anche: occupazione italiana e Covid, i numeri sono drammatici. Forte impennata della Cig.

Anche se l'impatto del Covid sui consumi ha avuto misure differenti, il calo è avvenuto praticamente ovunque. Cosa ancora più grave, si stima che occorreranno almeno cinque anni per tornare ai livelli di spesa pro capite del 2019.
Questo aspetto fa comprendere quanto siano importanti quelle riforme strutturali per dare slancio alla crescita economica, tenendo conto anche delle risorse che arriveranno dai Fondi europei come il Recovery Fund.