venerdì 31 maggio 2019

Ricchezza USA in mano a pochi fortunati. Cresce la diseguaglianza economica

La ricchezza è una questione che riguarda sempre meno individui. Meno sono, più aumenta la loro quota individuale. Negli USA è successo proprio questo negli ultimi 30 anni, come evidenzia uno studio della Federal Reserve.

I dati della FED sulla ricchezza negli USA

Secondo i dati della banca centrale americana, il 70% della ricchezza si concentra nelle mani del 10% della popolazione. Nel 1989 la stessa quota di ricchezza era distribuita su oltre la metà dell'intera popolazione, ovvero il 60%. E' chiaro che nel corso dell'ultimo trentennio, il ricco lo è diventato molto di più, mentre molti benestanti hanno perso questo suo status. Nello stesso periodo di tempo infatti, i super ricchi sono cresciuti. Nel 1989 il 32% delle attività era distribuito sul 23% della popolazione (ovvero un cittadino su 4). Oggi quella stessa quota di attività è una fortuna che riguarda solo 1 cittadino su 100.

Tutta colpa della FED

Ma come si spiega questo processo di concentrazione della ricchezza? Una bella spinta è arrivata di recente, ovvero dopo la crisi finanziaria del 2008-09. Per riaccendere i motori della crescita, la Fed (come tutte le altre banche centrali mondiali) ha deciso di abbassare i tassi di interesse. Questa mossa ha spianato la strada al "denaro facile", che però è finito soprattutto nelle mani di chi era già ricco. I prezzi delle case sono cresciute notevolmente, così come il mercato azionario USA (l'ndice Dow Jones è cresciuto del 300% dal minimo toccato nel marzo 2009, l’indice S&P 500 ha guadagnato il 325% e il Nasdaq è salito del 535%). Ma questi aumenti di ricchezza non sono stati ripartiti in modo uniforme, perché non tutti hanno potuto partecipare a questi rally dei prezzi. In pratica, la proprietà di queste attività è finita nelle mani di pochi fortunati.

Il punto è che le diseguaglianze sociali non sono mai un bene all'interno di una comunità. La situazione attuale mostra una certa affinità con quella degli anni Trenta, che furono caratterizzati da sconvolgimenti economici e sociali. Bisognerebbe quindi diminuire il gap di ricchezza all'interno della popolazione, tramite una più equa politica monetaria e fiscale.

mercoledì 29 maggio 2019

Mercati tesi riguardo al Sud Africa: il Rand precipita contro il dollaro

Sono giorni molto pesanti per la politica sudafricana e per la valuta del paese, il Rand, finiti sotto la lente di ingrandimento dei mercati. La vittoria elettorale di Ramaphosa e dall'ANC (African national congress) ha confermato le attese, ma il partito di governo sta perdendo consensi a causa degli scandali e della corruzione. E il presidente non sta dando davvero prova di avere il polso della situazione. 

Stallo politico in Sud Africa e mercati

Nonostante sia passato un po' di tempo dal successo elettorale, Cyril Ramaphosa non ha ancora nominato le nuove cariche di governo. In più c'è la questione David Mabuza (vicepresidente) a tenere banco. E' stato rinviato il suo giuramento da deputato, a causa delle accuse di aver causato una "cattiva reputazione" all'Anc. Il suo futuro ruolo fà mettere in discussione le qualità di leader del presidente Ramaphosa. I mercati richiedono invece proprio delle prove di una forte leadership, anche perché il Sud Africa ha bisogno di una figura forte che lo conduca verso quelle riforme che sono necessarie al paese.

Questo clima di incertezza politica ha appesantito il rand sudafricano, che in questi giorni sui mercati finanziari sta crollando ai minimi di molti mesi nei confronti del dollaro. Sui miglior broker per scalping forex (ECN) si stanno moltiplicando gli ordini di vendita sulla valuta di Pretoria. Dopo aver perso circa due punti percentuali martedì, il Rand continua a scivolare nei confronti del biglietto verde, e adesso il cross USDZAR viaggia verso la forte soglia psicologica di 15,00 (massimi dall'ottobre scorso).

Consiglio: per fare investimenti sulle valute occorre padroneggiare bene strumenti e metodologie. Qui c'è una guida sulla tecnica di Gann trading.

Rand peggior valuta emergente

A rendere le cose più complesse c'è pure il clima pesante che si respira attorno a tutte le valute emergenti. Questo viene innescato dalle forti incertezze riguardo alla tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina. L'effetto combinato di avversione al rischio e crisi politica interna, spiega perché il rand sta sottoperformando rispetto alle altre valute emergenti.

lunedì 27 maggio 2019

Mercato automobilistico: FCA propone fusione a Renault per creare una super-azienda

Il mercato automobilistico potrebbe presto avere un nuovo perno. Fca ha infatti presentato una proposta di fusione alla pari al gruppo Renault, con una lettera non vincolante. La fusione porterà alla nascita del terzo più grande Original Equipment Manufacturer (OEM) con 8,7 milioni di veicoli venduti e una forte presenza di mercato nelle regioni e nei segmenti chiave.

Svolta nel mercato automobilistico?

La notizia che ha acceso il mercato automobilistico è stata confermata dalla stessa azienda francese, che peraltro annuncia una riunione del CdA per discutere nei prossimi giorni la proposta. A seguito di questa riunione, è previsto il rilascio di un comunicato stampa. La nota di Fca illustra il progetto di fusione, finalizzata a "creare uno dei principali gruppi automobilistici al mondo". La società che deriverà da questa operazione avrà una struttura di governance paritetica e una maggioranza di consiglieri indipendenti. Per compensare la disparità dei valori di Borsa fra i due gruppi, agli azionisti di Fca andranno 2,5 miliardi di dividendo oltre alle azioni Comau (o altri 250 milioni se non si fa lo spin-off).

Le sinergie ottenibili

Secondo Fca, l'idea della fusione nasce dal bisogno di prendere decisioni coraggiose, che serviranno a cogliere le opportunità che si sono create nel mercato automobilistico. Il pensiero va alla connettività, all'elettrico e ai veicoli a guida autonoma. Secondo Fca, mettendo assieme i punti di forza che sono complementari, le due aziende otterrebbero 5 miliardi di euro di sinergie annuali (aggiuntive rispetto alle sinergie esistenti nell'Alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi). Il portafoglio marchi fornirebbe una copertura completa del mercato con una presenza in tutti i segmenti chiave dai marchi di lusso e premium come Maserati e Alfa Romeo, Dacia e Lada e includerebbe Fiat, Renault, Jeep e Ram così come i veicoli commerciali.

In sostanza, la collaborazione tra Fca e Renault porterebbe a miglioramenti sia nell'efficienza del capitale sia nella velocità nello sviluppo dei prodotti. E cosa importante, nell'ipotesi di 'matrimonio' formulata da Fca, viene esclusa l'ipotesi di chiusura di stabilimenti.

giovedì 23 maggio 2019

FED si conferma cauta: dollari in ascesa sui problemi dell'euro

L'approccio cauto della Federal Reserve è stato confermato dai verbali dell'ultimo meeting di politica monetaria. I membri del comitato (FOMC) hanno quindi sposato la linea attendista disegnata dal governatore della FED Jerome Powell che aveva rimandato ogni decisione su una possibile stretta dei tassi di interesse.

FED paziente sui tassi

L'approccio paziente sui tassi di interesse è giudicato "appropriato", segno che il costo del denaro è destinato a restare invariato per un po' anche se l'economia migliora. Secondo quanto scritto nei verbali dell’ultimo meeting della banca centrale Usa, che ha confermato il costo del denaro al 2,25-2,5%, molti membri del Fomc hanno sostenuto che un tale approccio “resterà probabilmente appropriato per un po’.

Nel corso delle settimane passate, il governatore Powell aveva deluso gli investitori che, a fronte di un’inflazione debole, avevano sperato in un taglio dei tassi nell’anno in corso. La Fed sembra essere a suo agio nell’aspettare e vedere come andrà in dato. A suggerire questo approccio cauto è il contesto di crescita economica moderata, anche se la FED ritiene che le condizioni economiche e finanziarie globali stiano migliorando. Va detto però che le valutazioni della FED non tengono conto della nuova stretta sui dazi decisa dall'amministrazione Trump su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi. I banchieri avvertono, infatti, che la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina "potrebbe avere effetti negativi significativi sulla crescita economica statunitense".

Consiglio: oltre agli strumenti per il trading, studiate anche i loro settaggi migliori. Qui si parla ad esempio del settaggio Stocastico 5 3 3 o 20 5 5.

L'inflazione resta l'osservato speciale

L’attenzione della banca centrale americana si è focalizzata in particolare sulla recente debolezza dell’inflazione, che però è considerata solo temporanea e non modificherà le decisioni di politica monetaria. La misura preferita dalla Fed dell’inflazione, il Pce core, è salito dell’1,6% a marzo rispetto a un anno prima, meno del +1,8% registrato a gennaio e del +2% registrato a dicembre.

Sul fronte valutario, se le minute del FOMC non avevano scosso più di tanto gli investitori, lo hanno fatto invece i deboli dati macro europei. La coppia EUR / USD (con formazione di rettangoli trading forex) sta testando nuovi minimi di più settimane a 1.1130.

martedì 21 maggio 2019

Lavoro nelle PA, mancano all'appello almeno 250mila impiegati

Dal mercato del lavoro nel settore pubblico parte un allarme forte: mancano circa 250mila addetti. Questo è il dato che emerge da una indagine condotta dal Forum della Pubblica amministrazione, utilizzando i dati del Conto annuale del pubblico impiego pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato.

Il deficit di lavoro nelle PA

Le figure che mancano all'appello si trovano praticamente in tutti i settori di lavoro. La «dotazione organica ideale» di lavoro di cui ciascuna amministrazione dovrebbe disporre, registra un deficit praticamente in ogni ambito. A partire dalle istituzioni come ministeri, Regioni e Comuni, che hanno il personale agli sgoccioli dopo anni di blocco del turn over. In special modo la situazione è grave per Governatori e sindaci, ai quali mancano all'appello circa un quarto dei dipendenti. Ne hanno 435 mila, gliene servirebbero altri 100 mila in più. I ministeri, 150 mila dipendenti in organico, andrebbero rafforzati con altre 18 mila persone.

Preoccupa la situazione della nostra Sanità, alla quale mancano medici e infermieri. Nel Servizio sanitario nazionale oggi il lavoro coinvolge 647 mila persone tra medici, infermieri e personale amministrativo. Servirebbe un aumento dell'organico di almeno altri 84 mila dipendenti. Ma pure il lavoro nelle scuole chiede aiuto. Mancano professori. Nei corpi di Polizia il deficit dell'organico è pari a 15 mila unità. La metà invece servirebbe alle Agenzie Fiscali.

Rischio 400mila

Complessivamente, il buco di posti di lavoro che c'è nelle nostre amministrazioni pubbliche arriva a 252.982 dipendenti. Peraltro la situazione sembra destinata a peggiorare, se si tiene conto dei pensionamenti che si avranno nel prossimo triennio, nonché dell'accelerazione a questo processo che verrà dato dalla cosiddetta «Quota 100», che vale anche per il pubblico impiego. Secondo alcuni calcoli, la carenza di organico potrebbe arrivare a toccare le 400mila unità, andando a colpire soprattutto alcuni settori già duramente messi alla prova come Regioni e Servizio Sanitario. Cosa fare allora? Investire nel lavoro nelle PA, assumendo subito. Il problema è che l'assunzione di 200 mila giovani costerebbe allo Stato circa 9,7 miliardi di euro. Ce lo possiamo permettere?

venerdì 17 maggio 2019

Tasso di interesse in Messico, la Banca centrale decide di non agire

La riunione della Banxico non ha prodotto alcuna sorpresa. I membri del consiglio di politica monetaria hanno infatti deciso all'unanimità di confermare il tasso di interesse al 8,25%, ovvero il livello maggiore registrato dal 2009. Per il terzo meeting consecutivo quindi la banca centrale ha deciso di congelare il costo del denaro. Ricordiamo che nel corso del triennio 2015-2018, l'istituto di città del Messico è intervenuta più volte al rialzo sui tassi di interesse, operando un incremento complessivo di 525 punti base.

Inflazione al rialzo e tasso di interesse

Ma per il momento nulla viene toccato. La decisione di tenere fermo il tasso di interesse deriva soprattutto dai timori di una inflazione al rialzo. Benché la Banxico ritenga i recenti incrementi solo temporanei, non può ignorare che la crescita dei prezzi sia giunta al 4,41%, molto oltre il target del 3%. Tra i rischi al rialzo sull'inflazione, l'istituto centrale vede l'aumento dei prezzi di energia e dei prodotti agricoli, nonché le maggiori pressioni sui salari. E ovviamente anche la svalutazione del peso rispetto al dollaro.

La moneta nazionale infatti è tornata a perdere terreno nei confronti dell'USD, dopo aver vissuto alcuni mesi di stabile apprezzamento. Il cross USDMX è risalito verso 19,13, come si può verificare aprendo qualsiasi piattaforma online trading forex.

Consiglio: coloro che amano il trading ad alta intensità, dovrebbero studiare bene il miglior settaggio stocastico scalping, prima di fare investimenti.

Fattori esterni e interni di rischio

Va anche aggiunto che le preoccupazioni per la Banxico giungono anche da altri fattori, tanto esterni quanto interni. L'economia messicana ha visto crescere la propria debolezza nel primo trimestre di quest'anno 2019, mentre il contesto di tensione globale potrebbe avere ripercussioni ulteriori sullo stato di salute dell'economia messicana. Per questo motivo gli analisti ritengono molto improbabile che entro la fine dell'anno la Banxico possa valutare eventuali tagli del tasso di interesse.

mercoledì 15 maggio 2019

Debito pubblico, sorpresa positiva: a marzo è sceso di 4,4 miliardi

L'ultimo dato relativo al debito pubblico italiano riserva una sorpresa positiva. A marzo infatti è sceso di oltre 4 miliardi di euro, in larga parte grazie allo svuotamento del conto corrente del Tesoro.

La nuova misura del debito pubblico

Complessivamente il nostro debito è sceso a 2.358,8 miliardi. Una misura che almeno per adesso allontana lo spettro di un ulteriore incremento del record, che era stato raggiunto appena a febbraio scorso. Nonostante la flessione l'ammontare del debito pubblico dell'Italia resta comunque altissimo e ai massimi dello storico, e tuttavia rappresenta un piccolo e momentaneo spiraglio di luce in un momento di oggettiva difficoltà per la nostra economia.

La misura del nuovo debito pubblico italiano è stata comunicata dalla Banca d'Italia, all'interno del suo Bollettino statistico mensile "Finanza pubblica, fabbisogno e debito". In esso viene precisato che il fabbisogno a marzo è stato pari a 20,2 miliardi di euro, ma è stato più che compensato dalla flessione che hanno registrato le disponibilità liquide del Tesoro, che sono scese a quota 22,4 miliardi di euro. Circa 2,3 miliardi di debito pubblico sono stati cancellati grazie a una serie di elementi tra cui la variazione de tassi di cambio, la rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e gli scarti e i premi all'emissione e al rimborso.

Singoli settore ed entrate tributarie

A livello di singoli settori, il risultato più importante è stato quello delle Amministrazioni centrali, dove il debito ha registrato alla fine del mese di marzo un calo di 4,0 miliardi. Quello delle Amministrazioni locali è sceso di 0,4 miliardi, mentre è rimasto stabile il debito degli Enti di previdenza.

Bankitalia ha inoltre reso noto il nuovo dato sulle entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato a marzo. L'indicatore è salito a quota 28,7 miliardi, +0,8 per cento rispetto a marzo 2018. Considerando tutto il primo trimestre 2019, invece, le entrare tributarie contabilizzate sono ammontate a 92,2 miliardi con un rialzo dello 0,6 per cento nel confronto con il primo trimestre 2018.

lunedì 13 maggio 2019

Mercati sempre più tesi dopo il nuovo scontro sui dazi

Comincia con un'aria pesante la settimana per le borse mondiali e i mercati, spaventate dalla nuova escalation di tensione sul fronte USA-Cina. Dopo aver dato il via al processo per imporre dazi del 25% su tutte le restanti importazioni cinesi, Trump ha minacciato nuovi dazi sulle merci importate da Pechino per un valore di 300 miliardi di dollari.

La guerra dei dazi e i mercati

i mercati hanno capito che non si fidano l’uno dell’altro, e questo rende tutto terribilmente più difficile. Reuters riporta che la Cina intenderebbe fissare a partire dal primo giugno dei dazi sulle merci Usa tra il 5% e il 25% per un valore di 60 miliardi di dollari. Dal canto suo Trump ha invitato Pechino a non adottare alcuna misura di ritorsione perché rischierebbe “di peggiorare la situazione e farsi molto male”.
Da Washington e Pechino continuano a far sapere che si lavora a un accordo, ma

Il clima è tesissimo, come si può vedere aprendo le piattaforme trading (bonus senza deposito). Le Borse asiatiche sono scivolate e così anche quelle europee, con il DAX tedesco che ha toccato un nuovo minimo mensile. Sul mercato delle valute, questo ha messo le ali allo yen giapponese e al franco svizzero che hanno tratto beneficio dal deterioramento della propensione al rischio, mentre gli investitori hanno liquidato le valute rischiose. Lo Yen sta testando di nuovo il supporto a 109,50, per la terza volta dall’inizio di febbraio. Il franco svizzero nelle ultime tre settimane si è apprezzato più dell’1,40% contro il dollaro.

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Dollar Index

L’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di sei principali valute, si attesta a 97,340, pressoché invariato rispetto a venerdì, con la debolezza contro le valute rifugio compensata dal rialzo contro indicatori del rischio come l’aussie ed il loonie. E inoltre il dollaro ha segnato un nuovo massimo di quattro mesi contro lo yuan di 6,8654 nella notte.

giovedì 9 maggio 2019

Ricchezza, per le famiglie italiane è pari a 8,4 volte il reddito

Secondo un dato diffuso da uno studio congiunto Istat-Bankitalia, la ricchezza netta delle famiglie italiane supera di 8,4 volte il reddito disponibile (al lordo degli ammortamenti).

Ricchezza pro-capite delle famiglie

Il rapporto tra ricchezza netta delle famiglie italiane e reddito disponibile, risulta molto più elevato nel nostro paese rispetto a quanto si registra in Francia, Inghilterra e Canada, anche se nel periodo il divario si è notevolmente ridotto. Negli ultimi anni, infatti, l’indicatore è gradualmente sceso dal picco raggiunto nel 2013, con un andamento opposto a quello osservato per gli altri paesi.

Inoltre la ricchezza media delle famiglie italiane risulta essere più alta di quella delle famiglie tedesche, alla fine del 2017. A generare questo dato potrebbero influire diverse variabili, tra cui anche la tendenza delle famiglie italiane a immobilizzare la ricchezza. Emerge infatti che sono soprattutto le abitazioni a costituire il patrimonio delle famiglie, visto che circa la metà della ricchezza lorda deriva da lì, con un valore di 5.246 miliardi di euro. Il "mattone" ha quindi costituito la principale forma di investimento delle famiglie.

Indebitamento e attività finanziarie

In Italia, inoltre, le famiglie sono meno indebitate che in altri Paesi. Infatti il totale delle passività delle famiglie italiane è stato pari a 926 miliardi di euro. E' aumentata inoltre la ricchezza netta delle famiglie italiane, che alla fine del 2017 è stata pari a 9.743 miliardi di euro. E' cresciuta leggermente anche la ricchezza netta valutata ai valori correnti (+1%) dopo un triennio di continuo calo.

Questa inversione di tendenza riflette l'aumento delle attività finanziarie, che sono state pari a 156 miliardi di euro (+3,7%), che ha ampiamente compensato la riduzione di 45 miliardi di euro (-0,7%) delle attività reali, in diminuzione dal 2012, e l'aumento delle passività finanziarie di 13 miliardi di euro (+1,4%). Tuttavia, l'incidenza delle attività finanziarie sulla ricchezza netta delle famiglie è risultata inferiore a quella registrata in altre economie.

martedì 7 maggio 2019

Caos Turchia: le elezioni si rifaranno a giugno. Lira a picco contro il dollaro

Arriva una nuova bufera politica ed economica sulla Turchia. Il Consiglio Elettorale Supremo ha infatti accolto il ricorso presentato dal partito Apk del presidente Erdogan, che aveva denunciato brogli in occasione delle elezioni vinte dall'opposizione a Istanbul a fine marzo. Le elezioni sono così state annullate e verranno ripetute alla fine di giugno.

Lo scenario politico ed economico in Turchia

In un primo momento, la Commissione elettorale turca aveva effettuato il riconteggio dei voti ribadendo che il Chp aveva vinto le elezioni amministrative nella capitale Ankara e a Istanbul. Ma il partito del presidente Erdogan, l'Akp, aveva insistito sui brogli e sull'irregolarità del voto chiedendo una nuova elezione. Richiesta, alla fine, accolta.

Tutto da rifare quindi, con sommo disappunto dei mercati finanziari, che pure temevano uno scenario del genere. Oltre ad essere minata la credibilità del paese, dal punto di vista pratico le nuove elezioni creano diversi problemi. Anzitutto politici, perché aumenta il rischio che si verifichino disordini in tutto il paese. In secondo luogo economici, dal momento che il processo riformista che era stato promesso dal ministro dell’Economia Berat Albayrak (genero di Erdogan), non è ancora avvenuto e difficilmente ci si lavorerà durante il periodo pre-elettorale.

Va sottolineato che l'economia turca se la passa malissimo. Per la prima volta da dieci anni è entrata in recessione, il livello di inflazione continua ad essere altissimo (19,5%) e il tasso di disoccupazione continua ad essere molto alto.

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Le conseguenze sui mercati

Per tutti questi motivi i mercati hanno reagito malissimo a questo ennesimo colpo di scena. La Lira è sprofondata ai minimi di 7 mesi contro il dollaro, e i migliori segnali di trading forex sicuri continuano a puntare forte sull'ulteriore deprezzamento della valuta di Ankara. Dall'inizio dell'anno, la Lira ha perso circa il 14% nei confronti del dollaro. Nel frattempo la banca centrale turca non ha toccato i tassi (24%), ed ha finora resistito alle forti pressioni di Erdogan affinché li tagliasse per stimolare l'economia.

sabato 4 maggio 2019

Imprese, il 20 maggio parte il primo censimento permamente Istat

Tra un paio di settimane partirà il primo Censimento permanente delle imprese da parte dell'Istat. Avrà cadenza triennale e si pone lo scopo di fornire un quadro complessivo della situazione delle imprese italiane, in special modo per quel che riguarda la loro organizzazione, l'adozione delle nuove tecnologie e la creazione di nuove figure professionali.

Le date del censimento delle imprese

La data di partenza delle rilevazioni sarà il 20 maggio prossimo, mentre la chiusura è fissata per il 16 settembre. La raccolta dei dati avverrà esclusivamente online, tramite un questionario online riservato alle sole imprese campione. Le aziende facenti parte del campione sono informate mediante lettera del Presidente dell'Istat inviata tramite PEC.

I vantaggi del nuovo tipo di raccolta

Le modalità di questa raccolta censuaria consentono alcuni vantaggi: aumento della quantità e della qualità delle informazioni, contenimento dell’onere statistico sugli operatori economici, riduzione dei costi complessivi della produzione statistica ufficiale. Infatti poggia su due elementi cardine: l’uso del registro statistico delle imprese, realizzato dall’Istat attraverso l’integrazione di diverse fonti amministrative e statistiche, e che permette di ottenere dati sempre aggiornati sulle caratteristiche strutturali del settore; una rilevazione campionaria che completa il set informativo offrendo un aggiornamento periodico dei dati e l’analisi in serie storica, che coinvolge ad ogni tornata solo un numero limitato di imprese sulla base di un campione rappresentativo.

Cadenza e campione

Rispetto ai censimenti tradizionali, questo dedicato alle imprese è di tipo campionario, in pratica si baserà sulle risposte solo delle imprese selezionate. Il campione coinvolto, che cambia ogni tre anni, è di circa 280.000 imprese con 3 o più addetti. Tuttavia la restituzione dei dati ottenuti sarà di tipo censuario. Come detto, la rilevazione avrà una cadenza triennale (di solito sono decennali), in modo da poter avere un flusso di informazioni continue e tempestive, così da cogliere cogliere velocemente i cambiamenti in atto nel sistema produttivo nazionale.

giovedì 2 maggio 2019

Franco svizzero più debole, il cambio con l'euro si aggira sui minimi di 3 mesi

Il clima di maggiore serenità che si respira sui mercati da qualche settimana, ha finito per aumentare l'appetito al rischio degli investitori, e quindi indebolire la posizione dei beni rifugio come il franco svizzero. La valuta elvetica si aggira infatti attorno ai minimi di 3 mesi nei confronti dell'euro.

Franco svizzero sui minimi di 3 mesi

Le prospettive meno fosche riguardo alla guerra commerciale tra USA e Cina e i dati macro più confortanti in arrivo dall'Eurozona, hanno creato un clima più sereno sulle piazze finanziarie. Se andiamo a esaminare le operazioni poste in essere dai manager del risparmio gestito, si può vedere come essi abbiano aumentato il numero dei contratti “net short”, ossia delle posizioni ribassiste sul franco, fino a toccare livelli che non si vedevano da 13 anni a questa parte.

Il cambio dell'euro contro il franco svizzero nel frattempo è salito nella seconda metà di aprile a 1,14, ovvero al livello più debole da 3 mesi, con formazione di pattern pennant trading. Se allarghiamo l'orizzonte a tutto il 2019, il rialzo dell'euro contro il franco è del 4,6%. Le prospettive future non fanno intravedere segnali di ripresa da parte della valute elvetica, a meno che non ci siano nuovi shock (Brexit?).

Consiglio: prima di operare sulle valute, cercate di approfondire il tema trading online recensioni dei broker e opinioni.

Cosa fa la banca centrale

Nel frattempo la banca centrale svizzera ha abbassato le previsioni sull'inflazione, portandole allo 0,3%. Anche per questo, nonostante una crescita ancora molto solida, la SNB non intende alzare i tassi, fermi al minimo storico del -0,75%. Almeno finché una mossa analoga non verrà fatta dalla BCE, il governatore Thomas Jordan non intende muoversi. Il rischio infatti è quello di innescare un afflusso di capitali, con conseguente aumento del tasso di cambio e un rischio di penalizzare le esportazioni. In sostanza un cambio pi debole va benissimo all'istituto centrale.

Va rimarcato però in proposito che nel corso dell'ultimo periodo, proprio a causa del calo del franco contro l'euro, la BNS non starebbe più intervenendo sul mercato dei cambi. Evidentemente non lo ritiene più necessario come qualche tempo fa.