sabato 30 giugno 2018

Petrolio, sfida tra i big per alzare la propria quota di mercato

Il mercato del petrolio sta cambiando faccia. Tre grandi produttori come Arabia Saudita, Russia e USA stanno aumentando il volume di output da iniettare nel mercato. Al momento questo sfrozo aggiuntivo non sembra in grado di turbare gli equilibri e incidere in modo forte sui prezzi, ma di sicuro un altro effetto lo produce. Si vanno a sottrarre quote di mercato ai produttori in difficoltà come Iran, Venezuela, Libia, Nigeria e Angola.

L'incremento dei tre big del petrolio

Per quanto riguarda l'Arabia Saudita, l'aumento estrattivo è cominciato anche prima che l'OPEC - settimana scorsa - decidesse di aggiornare i livelli di produzione in aumento. Riad è arrivata a produrre 10,7 milioni di barili al giorno, ben 700mila bg in più rispetto al mese scorso. La Russia, che agisce fianco a fianco con l’Opec, già da marzo ha cominciato ad alzare il proprio livello produttivo. A maggio ha tirato fuori 10,97 mbg di petrolio, saliti a 11,09 mbg a inizio giugno. Appena 100mila bg in meno rispetto al massimo storico che venne registrato nel novembre 2016.

La marcia più forte però è stata quella degli USA. La produzione americana è giunta a 10,9 mbg, con esportazioni al livello record di 3 mbg. Per capire quanto sia stratosferico questo livello, basta pensare che i volumi sono superiori a quanto la maggior parte dei Paesi Opec sia in grado addirittura di produrre.

La corsa dello shale oil

La "minaccia" americana è senza dubbio quella più forte per gli equilibri di mercato. Tuttavia, alcuni aspetti fanno pensare che non potrà durare a lungo la corsa dello shale oil. Anzitutto perché la capacità dei porti sul Golfo del Messico probabilmente è vicino al limite massimo di sfruttamento. Inoltre la rete di oleodotti è inadeguata, e questo potrebbe arrestare la crescita dello shale oil. Inoltre il petrolio Usa è diventato meno conveniente per i consumatori. Infatti lo spread con il Brent si è dimezzato passando dai quasi 11 $ di inizio giugno a meno della metà di adesso. Questo non incentiva più le esportazioni.
Ma attenzione, perché all'orizzonte si profila un nuovo elemento che minaccia davvero di sconvolgere tutti gli equilibri: i dazi sul petrolio.

giovedì 28 giugno 2018

Sterlina di nuovo in difficoltà per via della questione Brexit

Torna a spirare un vento gelido sulla sterlina, che stamattina è scesa al livello più basso dallo scorso novembre. A preoccupare ancora una volta gli investitori sono i messaggi che filtrano dalla Unione Europea riguardo alla Brexit. I negoziati in corso con Londra infatti non registrano progressi significativi. Questa mancanza di progressi, unitamente ad alcuni dati riguardanti l'economia britannica, sta facendo scendere le possibilità di un aumento del tasso di interesse da parte della Banca d'Inghilterra ad agosto.

I leader dell'UE si riuniscono per un vertice che originariamente in agenda prevedeva lo schema di un accordo post-Brexit. Ma questo tema è stato spinta in fondo all'agenda, e gli investitori si aspettano solo un aggiornamento sui progressi. I temi caldi restano sempre gli stessi: il futuro confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, le future relazioni commerciali tra l'UE e la Gran Bretagna.

Il peso della Brexit sulla sterlina

La valuta britannica è scivolata dello 0,4 percento a un minimo di $ 1,3066 nei primi scambi europei, il più debole dal 13 novembre (suggeriamo di tenere d'occhio l'Adx indicatore trading forex). La sterlina è scivolata del 9% dallo scorso aprile, in parte a causa della ripresa del dollaro, in parte per via delle crescenti preoccupazioni circa l'economia britannica a meno di un anno dall'addio alla UE.

Anche nei confronti dell'euro la sterlina è scesa. Adesso viaggia a 88,30 pence per euro. Precedentemente si era indebolita al livello più basso dall'inizio di maggio (segnali di ulteriore debolezza giungono con il grafico heikin ashi strategie). La coppia è riuscita a superare l'importantissima SMA di 200 giorni e sta testando la zona di 0.8840, che ha agito da barriera chiave dall'inizio di maggio.

La Gran Bretagna e l'UE hanno fissato a ottobre la scadenza per arrivare a degli accordi. Questo crea chiaramente un certo nervosismo col passar del tempo. Molti ritengono che i colloqui sulla Brexit raggiungeranno un punto di crisi dopo l'estate, ma che alla fine verrà raggiunto un accordo all'ultimo minuto. Ma chiaramente questo renderà molto nervoso il mercato.

martedì 26 giugno 2018

Povertà in Italia a livelli record da oltre un decennio

Non arrivano buone notizie riguardo l'Italia, dove dal 2005 non si erano viste mai così tante persone che vivono in povertà assoluta. Questo è il quadro dipinto dall'Istat, che ha presentato questa mattina i nuovi dati sulla situazione economica della popolazione. La crescita della povertà negli ultimi anni ha toccato cifre davvero record, visto che nel 2017 sono 5 milioni e 58 mila individui che vivono in questa condizione. Circa un milione e 778mila famiglie.

I dati sulla povertà in Italia

povertàSe guardiamo all'incidenza percentuale della povertà, si scopre che essa è pari al 6,9% per le famiglie (in aumento rispetto al 2016, quando era del 6,3%) e addirittura dell'8,4% per gli individui (nel 2016 era 7,9%). Da quando è cominciata questa rilevazione, questi sono i valori più alti mai registrati dall'Istat. Circa le famiglie, va evidenziato che la presenza di figli tende ad accentuare il rischio di povertà. Infatti nelle famiglie con presenza di figli minori l’incidenza della povertià cresce fino al 10,5%, con picchi del 20,9% tra quelle che hanno tre o più figli. Complessivamente i minori che vivono in povertà assoluta sono arrivati a 1 milione e 208 mila. L'Istat stima un'incidenza al 12,1% (era 12,5% nel 2016).

A livello geografico, anche se la distribuzione territoriale non risparmia nessuna regione, ci sono situazioni più gravi di altri. La crescita della povertà colpisce soprattutto le regioni del Mezzogiorno, dove più di una persone su dieci vive in questa condizione. Secondo l'Istat infatti nel Sud Italia circa il 10,3% delle famiglie è in pvertà (era 8,5% nel 2016), mentre è 11,4% per gli individui (era 9,8% nel 2016). Il peggioramento riguarda soprattutto chi vive nelle città principali, i comuni centro di area metropolitana, (da 5,8% a 10,1%) e nei comuni di minori dimensioni, fino a 50 mila abitanti (da 7,8% a 9,8%).

Ad evidenziare il progressivo deterioramento delle condizioni di vita della popolazione, il tasso di mortalità è cresciuto enormemente rispetto agli anni precedenti, mentre si è registrata una flessione del trend demografico.

sabato 23 giugno 2018

Won coreano, settimana debole. Toccato il minimo di 7 mesi sul dollaro

E' un periodo molto importante per la Corea del Sud, tanto a livello economico (won coreano incluso) quanto politico. La vera svolta potrebbe essere stata segnata a inizio giugno, quando c'è stata la stretta di mano tra il leader nordcoreano, Kim Jong Un, e il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in. Un gesto che ha dato ufficialmente il via al processo di pacificazione nella penisola.

Dati economici e won coreano

Al di là delle grandi implicazioni politiche dell'evento, ci sono tantissime conseguenze anche dal punto di vista finanziario. Infatti questa distensione riduce in modo forte il rischio geo-politico da sempre presente in questa area geografica. Spesso penalizzante per lo Won coreano. Di conseguenza, gli investitori possono guardare con maggiore attenzione ai dati macro per orientarle loro decisioni. Sotto questo aspetto i dati economici forniscono un quadro positivo. Infatti il PIL nel primo trimestre del 2018 ha evidenziato un incremento stabile, sia con riferimento al recente passato che rispetto allo scorso anno.

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La cautela degli investitori


Tuttavia, malgrado questi dati positivi c'è comunque una certa cautela. In primo luogo questo accade per le prospettive, che secondo la stessa Bank of Korea presentano alcuni elementi di incertezza. Non a caso nell’ultima riunione l'istituto centrale ha lasciato invariato il tasso di riferimento. Il motivo di tale prudenza è da ricercare in alcuni segnali meno positivi giunti a inizio secondo trimestre. Basta prendere un calendario economico per verificare (noi abbiamo usato +500, qui trovate la guida come usare plus500 web trader). Ci riferiamo alle esportazioni in calo, alla discesa della fiducia dei consumatori, al debito record delle famiglie e anche ai rischi esterni, come l’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti e l’instabilità globale dei mercati emergenti.

Questo spiega perché negli ultimi tempi c'è stato un deciso calo dello Won contro il dollaro. Il cross Usd/Krw si è deprezzato ad un valore che non si vedeva da bene sette mesi.

giovedì 21 giugno 2018

Energie rinnovabili, la Ue alza il target e l'Italia dovrà investire molto di più

All'Italia arriva un conto salatissimo da circa 17 miliardi di euro. E' quello che dovremo investire nel settore delle energie rinnovabili, tenuto conto della decisione della UE di alzare il target sui consumi energetici lordi. I nuovi accordi sottoscritti a livello europeo prevedono infatti che la quota di energia che dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili - entro il 2030 - dovrà salire dal 27 al 32%.

Lo scenario italiano delle energie rinnovabili

Tutto questo vuol dire che la somma che già era stata prevista dalla Strategia energetica nazionale (che ebbe l'ok durante la scorsa legislatura) non è più sufficiente per rientrare negli obiettivi europei. Come minimo occorrerà arrivare a quota 84 miliardi, secondo un conto fatto dagli analisti dell'Osservatorio Oir. Per l'Italia sarà necessario procedere a importanti investimenti nel settore delle energie rinnovabili. Questi devono essere finalizzati quanto meno al repowering degli impianti già esistenti. Tra il periodo 2018-2030 sarà necessario installare ogni anno 4,9 GW di capacità, obiettivo molto ambizioso se si pensa che negli ultimi tre anni in Italia sono stati installati in media 355 MW di eolico e 360 MW di fotovoltaico ogni anno.

Oltre al repowering degli impianti già esistenti, per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Ue occorrono investimenti ingenti anche in nuovi impianti. Il problema è che malgrado in Italia ci sia stata una bella spinta alle rinnovabili negli anni passati, mancano vere politiche a sostegno. Questo potrebbe rendere ancora più difficile l'installazione di nuovi impianti per raggiungere gli obiettivi Ue.

Aziende italiane leader nel settore


La cosa curiosa è che l’Italia è ancora tra i Paesi più forti nell’energia rinnovabile, visto che le nostre aziende del settore fanno scuola nel mondo. Tuttavia gli investimenti italiani si rivolgono quasi tutti all’estero, mentre in Italia le centrali elettriche invecchiano e si avvicinano all’età della pensione, senza che si facciano interventi adeguati. Gli investimenti italiani in Italia sono stati una spolverata di tante piccole operazioni, mentre quando occorre fare operazioni di grande portata, le aziende italiane corrono all’estero (l’88% della nuova potenza è realizzata fuori dai confini, specie nelle Americhe).

martedì 19 giugno 2018

Sterlina, possibile aumento della volatilità all'orizzonte

Tra la riunione della Bank of England e il voto in Parlamento sul tema Brexit, per la sterlina si prospetta una settimana molto intensa e ricca di spunti di rilievo. Non stupisce quindi che sui mercati valutari la moneta britannica sia al centro dell'attenzione, e che potrebbe assistersi a un aumento della volatilità.

Sui mercati valutari la sterlina si sta indebolendo leggermente sia contro l'euro (il cambio Eur-Gpb sale a 0,8761) che contro il dollaro (il cross Gbp-Usd va in ribasso a quota 1,32). Iin linea di massima però prevale una certa prudenza, proprio in attesa degli eventi importanti. Per questo molti trader stanno adottando stratregie semplici, come la strategia breakout pullback trading forex.

Gli eventi che coinvolgono la sterlina

Si diceva degli eventi clou. Dopo la sorpresa dell’ultima riunione, gli investitori guardano con particolare attenzione la gestione della politica monetaria della Banca centrale inglese, che quasi sicuramente lascerà i tassi invariati. Tuttavia la BoE potrebbe mostrare un orientamento a modificarli ad agosto prossimo (o anche novembre), e questo finirebbe per dare una spinta alla sterlina. Ecco perché molti investitori stanno guardando la classifica migliori piattaforme trading online autorizzati per decidere quella con cui sarà meglio operare.

Un evento altrettanto se non più rilevante sarà però il dibattito parlamentare sullo EU Withdrawal Bill. Sembra di fatto inevitabile una sconfitta alla camera dei Lords, mentre alla camera bassa si giocherà la partita più importante.

Per tutti questi motivi sembrano esserci le condizioni affinché si assista a un aumento della volatilità sulla sterlina. La valuta britannica potrebbe cedere terreno qualora il governo di Sua Maestà iniziasse a traballare dopo un voto negativo su Brexit.

venerdì 15 giugno 2018

Dazi USA, Trump scatena la stretta contro la Cina

La guerra commerciale con la Cina è cominciata. Donald Trump ha autorizzato nella serata di ieri dazi su circa 50 miliardi di dollari di importazioni cinesi negli States. Verranno colpiti circa 1300 prodotti cinesi, secondo un elenco messo a punto lo scorso mese di aprile. La lista definitiva verrà annunciata oggi dall’Ufficio del Rappresentante commerciale, e dovrebbe essere rivista rispetto alla versione iniziale.

I dazi di Trump

Ad essere colpiti infatti saranno per lo più prodotti hi-tech che fanno parte del piano strategico "Made in China 2025". Questo piano mira a dare a Pechino un ruolo di primo piano nel panorama tecnologico mondiale. A Trump non è mai piaciuto il fatto che per consentire alle aziende americane di operare nel mercato cinese, si dovvese trasferire la loro tecnologia a partner locali. Per questo ha voluto fortemente le sanzioni, pari al 25% del valore. I primi dazi americani dovrebbero essere operativi a breve, entro questa estate. Tutto il resto dei prodotti invece verrà colpito gradualmente.

Appena un paio di giorni fa, Trump aveva dichiarato che la Cina non sarebbe stata affatto contenta delle prossime mosse di Washington sul commercio. Eppure c'è stato un breve momento nelle settimane scorse, in cui sembrava poter tornare la speranza di un confronto diplomatico tra le due potenze. Era stato anche ipotizzato un congelamento delle procedure sui dazi durante le trattative. Questa mossa americana invece dà il via a una drammatica escalation del conflitto commerciale, e rischia di avviare una serie di conseguenze su scala globale. Secondo gli analisti, c'è il rischio concreto che tutto ciò possa innescare una recessione.

Le reazioni alla guerra dei dazi

Se da un lato la Cina ha minacciato di rispondere con durissime tariffe, Trump ha promesso a sua volta di essere pronto ad alzare ulteriormente la posta imponendo dazi su altri cento miliardi di beni cinesi. Oltre a questo, minaccia di dare il via a restrizioni sugli investimenti di Pechino negli Stati Uniti.

Non meno tenero è stato nei confronti di altri partner e alleati. Di recente Trump ha rotto platealmente con gli alleati del G7 proprio sull’interscambio, li ha minacciati di ulteriori dazi sulle auto di importazione, e ha proseguito negli attacchi contro i paesi europei e quelli del NAFTA. Un uno contro tutti che rischia di non far bene a nessuno, neppure agli USA. Secondo il think tank conservatore Tax Foundation, nel lungo periodo ad essere danneggiati da questa politica saranno proprio gli Stati Uniti, con un calo del Pil e dei salari dello 0,06% (oltre ad un calo dell'occupazione).

mercoledì 13 giugno 2018

Federal Reserve al centro dell'attezione: c'è il rialzo dei tassi

Il dollaro USA rimane sostanzialmente stabile, nel giorno in cui la Federal Reserve deciderà per il rialzo dei tassi. Il secondo dall'inizio del 2018. Gli investitori sono tutti protesi verso questo appuntamento, anche se dalla riunione del Fomc non ci si attendono sorprese. La Federal Reserve alzerà i tassi d’interesse di breve termine di 25 punti base, fino a quota 1,75-2%. L'evento è tuttavia già stato prezzato dai mercati, che invece aspettano soprattutto di conoscere gli orientamenti dell'istituto centrale americano riguardo al futuro. Ci sarà o meno un cambiamento delle aspettative sulla politica futura?

Cosa aspettarsi dalla Federal Reserve

La notizia potrà essere desunta dall'aggiornamento che il Fomc farà circa le previsioni economiche e finanziarie. Gli ultimi report sono molto positivi. L'economia USA va a gonfie vele, l’inflazione sta salendo verso il target fissato dalla FED (2%) mentre il tasso di crescita del PIL s'è mosso in aumento. Cosa succederà allora?

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Difficilmente i funzionari della Fed faranno il passo più lungo della gamba. Non si sbilanceranno di certo rispetto al percorso di 3 rialzi fissato l'inverno scorso. Al più cominceranno gradualmente a ipotizzare una mossa accelerata. Ma comunque l'approccio sarà molto cauto, visto che permangono molte incertezze nello scenario. Difficilmente vedremo quindi grosse scosse al dollaro (chi conosce l'indicatore Chaikin money flow come funziona dovrebbe tenerlo d'occhio).

Tra i fattori di incertezza che l'istituto americano terrà in considerazione, c'è la riduzione del bilancio che è cominciata solo qualche mese fa (parliamo di $4,5 mila miliardi). In secondo luogo, il miglioramento del mercato del lavoro ancora non ha esercitato una pressione sufficiente sulle retribuzioni reali, il cui aumento è blando. L’aumento delle pressioni inflattive ha eroso gli aumenti delle retribuzioni.

lunedì 11 giugno 2018

Moneta Sovrana, gli svizzeri dicono "no" nel referendum

Una moneta sovrana? La Svizzera dice no. E se l'esito era preventivabile, la bocciatura è stata molto più sonora del previsto. Gli svizzeri erano chiamati a decidere se assegnare alla sola Banca nazionale svizzera (Bns) la possibilità di fare credito, escludendo così questa possibilità per le banche commerciali private.

moneta sovrana svizzeraIn pratica veniva chiesto se oltre al denaro contante, anche la moneta scritturale dei conti bancari dovesse diventare una esclusiva prerogativa dalla Bns. Le banche commerciali private non avrebbero più potuto insomma emettere moneta attraverso concessioni di crediti. In pratica una rivoluzione monetaria. La Svizzera sarebbe diventata l’unico paese in Europa, e probabilmente al mondo, ad utilizzare un simile sistema.

L'esito del voto sulla moneta sovrana

Ma contro la possibilità della moneta sovrana si sono schierati il 75,7% dei votanti, contro il 24,3% appena dei favorevoli. Come detto, l'esito è stato molto peggiore delle aspettative, visto che alcuni sondaggi davano al 60% circa i contrari (e un paio di mesi fa erano al 54%). Peraltro è stata molto deludente la stessa affluenza alle urne, visto che quasi 7 persone su 10 le hanno disertate. Guardando ai singoli cantoni, non ce n'è stato uno nel quale abbia vinto il "sì". Tutti i 26 cantoni hanno respinto l'iniziativa, e in nessuno di essi la percentuale dei favorevoli è arrivata oltre il 30% ad eccezione di Ginevra, dove i sì hanno raggiunto il 40,3%.

Va detto che tra i sostenitori di questa rivoluzione monetaria c'erano illustri economisti elvetici, tanto della destra liberalnazionalista che della sinistra radicale. Secondo loro la Moneta Sovrana avrebbe tutelato meglio i risparmiatori oltre a prevenire in modo più efficace le crisi finanziarie. Tuttavia anche Governo e Parlamento svizzeri si sono schierati per il no, così come la stessa Banca nazionale svizzera, che temeva di venire esposta a pressioni politiche per finanziare la spesa pubblica.

venerdì 8 giugno 2018

Valuta brasiliana in declino, la BCB costretta a intervenire

Continuano le gravissime difficoltà del Real brasiliano, sempre più sotto pressione sui mercati valutari. La banca centrale brasiliana è dovuta intervenire sul mercato tramite FX swap (offrendo 40.0000 contratti, cinque volte la misura di quelli soliti) per provare ad alleggerire la discesa verticale della valuta brasiliana, finita nel mirino a causa sorpattutto delle grosse incertezze politiche nel paese.

La pressione sulla valuta brasiliana

valuta brasilianaA ottobre 2018 infatti ci saranno le elezioni, il cui esito appare decisamente in bilico. I mercati temono che il prossimo scenario politico possa rallentare o interrompere il processo di riforme di cui il paese ha bisogno. Questo spiega perché la coppia UsdBrl sia arrivata in prossimità oltre quota 3.90 nei giorni scorsi, prima di ritornare leggermente sotto tale livello a seguito dell'intervento della BCB. Non occorre andare a cercare qual è il miglior sito per trading online per verificare che dalla fine di gennaio è cominciato un progressivo indebolimento della valuta brasiliana, che nelle ultime 19 settimane solo 4 volte ha chiuso in positivo contro il dollaro.

Molti trader stanno cavalcando questa onda rialzista da diversi tempo, sfruttando molte strategie che seguono il trend (qui c'è una guida strategia swing trading forex).

Malgrado questa evidente difficoltà del Real, il presidente Temer ha detto che non c’è il rischio di una crisi valutaria. Ha inoltre imputato alla prospettiva di tassi di interesse più elevati negli Stati Uniti una fetta di questo declino della valuta nazionale. La Banca Centrale Brasiliana un paio di settimane fa ha confermato il tasso al 6,50%, dopo averlo tagliato a marzo portandolo al livello minimo dal 1999. Ma è chiaro chela preoccupazione degli investitori continua a salire, a maggio ragione dopo il caos scioperi che ha costretto Temer a ripristinare costosi sussidi per il carburante.

mercoledì 6 giugno 2018

Tariffe commerciali, le contromisure UE in vigore da luglio

L'Unione Europea sta per scendere ufficialmente in campo nella guerra delle tariffe commerciali. La Commissione Ue infatti ha fatto partire le procedure per l’attivazione delle contromisure ai dazi americani su acciaio (25%) e alluminio (10%). Ad annunciarlo è stato il vicepresidente Maros Sefcovic.

Trump non è tornato sui suoi passi, e dopo che è scaduto il termine di proroga per l'esenzione (a inizio giugno), ha fatto scattare il conto salato per chi vuole esportare negli States. La risposta concreta dell'Europa dovrebbe giungere a luglio, o almeno questo è l’obiettivo della Commissione. Ad essere colpiti saranno i prodotti simbolo made in USA, come jeans Levi’s o le moto Harley Davidson. Affinché queste contromosse possano diventare concrete, serve che gli stati membri diano il via libera formale. Occorre qualche settimana prima che tutte le procedure legali restanti vengano completate.

Le contromisure alle tariffe commerciali USA

Un paio di settimane fa, Bruxelles aveva già notificato al World Trade Organization (Wto) l'elenco delle misure di ribilanciamento. In base alle regole non è possibile fare entrare in vigore queste tariffe commerciali se non dopo che siano trascorsi 30 giorni. Questo termine finirà il prossimo 21 giugno. I controdazi Ue riguarderanno diversi prodotti come i tessili, alimentari, elettrodomestici, meccanica. Il giro d’affari complessivo delle importazioni colpite da tariffa doganale è pari a 2,8 miliardi di euro (3,4 miliardi di dollari), che però potrebbe salire fino a 6,4 miliardi di euro quando sarà noto l’impatto complessivo delle tariffe commerciali decise da Washington.

La mossa UE viene ritenuta proporzionata e in linea con le regole WTO. Secondo Bruxelles comunque le misure adottate dall’amministrazione Usa per rilanciare l’industria americana sono "deplorevoli" e rischiano di minare le fondamenta dell’intero sistema del commercio internazionale.

lunedì 4 giugno 2018

Dollaro australiano, avvio di settimana con un netto rialzo

E' cominciata nel modo migliore la settimana del dollaro australiano, che sta marciando a ritmo spedito contro dollaro e Yen. L'aussie è spinto dalla ritrovata propensione al rischio dei mercati e da alcuni dati macro (specie quelli sulle vendite al dettaglio) che sono andati meglio del previsto.
Per quanto riguarda i report, basta aprire uno qualsiasi dei siti Forex trading online gratis per vederli sul calendario economico. Gli inventari del primo trimestre sono aumentati dello 0,7% t / t, molto meglio delle aspettative. I profitti del Q1 sono aumentati del 5,9% t / t, quasi raddoppiando il consenso. Ma soprattutto sono andate bene le vendite al dettaglio, cresciute dello 0,4% m / m (dopo mesi di vendite deboli).

Focus sulla RBA per il dollaro australiano

Adesso però il focus di chi commercia dollaro australiano si sposta tutto sull'incombente riunione di politica monetaria della Reserve Bank of Australia. Gli economisti sono unanimi nell'aspettarsi che la RBA mantenga il suo tasso di liquidità costante all'attuale minimo storico dell'1,5% per il 22esimo mese consecutivo. Del resto l'inflazione australiana è ancora sotto il limite inferiore dell'intervallo target che va dal 2% al 3%. Ci sono quindi poche ragioni perché l'istituto australiano debba prendere in considerazione un rialzo.

Non a caso il mercato ha ridotto la probabilità di un aumento della RBA entro la fine dell'anno ad appena il 5%. Il motivo di questo atteggiamento prudente è rafforzato dai recenti aggiornamenti del mercato del lavoro, con una disoccupazione intorno al 5,5% e salari che rimangono stagnanti e quindi limitano la spesa dei consumatori.

Questa mattina intanto l'AUD / USD sta volando di circa un punto percentuale a 0.7642 (il maggior guadagno di un giorno da agosto 2017). I tori potrebbero essere alla ricerca di 0.7740 come livello di resistenza. Tuttavia non vediamo figure di continuazione trading (bandiere, flag, rettangoli) all'orizzonte. Invece il cambio da sterlina a australiana è sceso dello 0,76% a 1,7464.

venerdì 1 giugno 2018

PIL italiano positivo ma in frenata nel primo trimestre 2018

Rallenta la crescita dell'economia italiana, secondo i dati diffusi in mattinata da Istat. Nel primo trimestre il Pil è cresciuto dello 0,3% sul trimestre precedente e dell'1,4% su base annua (valore destagionalizzato e corretto per il calendario). Si tratta quindi di una decelerazione lieve sia a livello congiunturale che quelle tendenziale. Inoltre l'istituto di statistica ha alzato il valore della crescita congiunturale del quarto trimestre del 2017, portandola dal +0,3% al +0,4%. Va detto però che il Pil italiano è positivo da 15 trimestri consecutivi e ha recuperato il 4,4% rispetto secondo trimestre 2014, da quando cioè é iniziata la ripresa.

L'analisi del PIL italiano

pil italiaAnalizzando il PIL italiano del primo tirmestre, si evince come la crescita dell’economia italiana sia stata trainata soprattutto dalla ricostituzione delle scorte e dai consumi delle famiglie. Le scorte hanno dato il contributo più consistente all’espansione del Pil (+0,7 punti). Probabilmente le imprese sono tornate ad accumulare dopo due trimestri consecutivi di smaltimento. Bene anche l’apporto positivo della spesa delle famiglie (+0,3 punti), in un contesto di ripresa in cui prosegue la creazione di posti di lavoro, anche se prevalentemente a tempo determinato.

Segnali negativi invece giungono dagli investimenti (-0,2 punti), che sono andati in calo, nonché dalle esportazioni che mostrano segnali di frenata. Nullo il contributo della spesa della pubblica amministrazione. Il calo degli investimenti potrebbe essere un effetto fisiologico del balzo che era stato visto nella seconda parte del 2017, quando l’incertezza sulla proroga degli incentivi su Industria 4.0 aveva spinto le imprese ad approfittarne.

Circa invece il commercio, va segnalato il forte rallentamento del canale export (-2,1% su trimestre). Si tratta di un elemento che accomuna l'Italia ad altre grandi economie europee. Potrebbe peraltro essere qualcosa con cui faremo i conti anche in futuro, viste le tensioni sul commercio internazionale dopo l’estensione all’Unione europea dei dazi Usa su acciaio e alluminio.