lunedì 30 agosto 2021

Lavoro, ennesimo pasticcio normativo: la quarantena non è più malattia. Ora chi paga?

I problemi legati al Covid non finiscono mai, e per le imprese italiane e i lavoratori si profila un pasticcio ingarbugliato e soprattutto costoso.
Da inizio mese infatti, l'obbligo di quarantena per i dipendenti non è più considerata "malattia" da parte del nostro istituo di previdenzia nazionale. La conseguenza è che il costo connesso all'assenza del dipendente dal lavoro si scarica o sull'azienda o eggio ancora sullo stesso lavoratore.

Un paradosso sul mercato del lavoro

Non sono cifre di poco conto. Infatti secondo Unimpresa, l'assenza potrebbe comportare un danno in busta paga che si aggira sui 1000 euro per 15 giorni di assenza (ossia tre settimane lavorative).
Toccherà eventualmente alle imprese “coprire” il mancato riconoscimento della malattia. Ma in quel caso il danno sarebbe doppio visto che bisogna gestire anche l’assenza di personale dal lavoro. Un'assenza che in caso di contagi aziendali, potrebbe addirittura dimezzare l'intero personale.

La situazione peraltro è drammaticamente illogica: il lavoratore viene giustamente costretto a stare a casa per esigenze sanitarie, ma gli viene tolta ogni forma di paracadute contro il rischio di restare privo di retribuzione. E di questo problema dovrebbe farsi carico il suo datore di lavoro anziché lo Stato.

La scelta dell'Inps

A provocare questo problema, che rischia di diventare serio in vista della ripresa post ferie (e dell'inevitabile aumento dei contagio), è un pasticcio normativo.
A inizio agosto l'Inps - con la nota 2842/2021 - ha annunciato che per l’anno 2021 le prestazioni di malattia legate alla quarantena fiduciaria non saranno più equiparate ad una malattia. Di conseguenza l'istituto non le riconosce più, e quindi le altrenative sono due: o gliele paga l'impresa o il dipendente si frega, perché subirà un taglio dello stipendio corrispondente alle giornate di assenza.
La copertura peralto è stata totla anche per i lavoratori cosiddetti “fragili”, che in toeria più di chiunque altro andrebbero tutelati.

mercoledì 25 agosto 2021

Valuta Zimbawe in declino, per sostenerla arrivano i soldi del FMI

Per provare a risollevare la propria valuta nazionale, lo Zimbabwe utilizzerà più della metà dei 961 milioni di dollari assegnati dal Fondo monetario internazionale. Soldi erogati nell'ambito dei diritti speciali di prelievo, che vengono concessi dall'istituto di Bretton Woods per fornire liquidità aggiuntiva al sistema finanziario globale.
I diritti speciali di prelievo sono riserve in valuta estera che il Fondo mette a disposizione dei paesi membri.

Problemi dello Zimbawe e della valuta

I finanziamenti del Fmi arrivano in un momento in cui lo Zimbabwe sta affrontando gravi problemi di liquidità e di svalutazione. Il RGTS (la nuova moneta introdotta nel 2019) scambia a 85.82 per dollaro USA, ma il suo valore è ancora più basso sul mercato nero (non è possibile ottenere segnali di trading forex su questa valuta, dal momento che è troppo instabile)
Il ministro delle finanze ha detto che per sostenere la valuta tratterranno circa $ 500 milioni dai fondi erogati dal FMI.

Il ministro Mthuli Ncube ha anche precisato che i fondi "verranno utilizzati con prudenza, nel rispetto della massima trasparenza, per sostenere i settori sociali e quelli produttivi.
Lo Zimbabwe non utilizzerà nessuna delle sue riserve per pagare più di $ 8 miliardi in debito esterno, anche se le pendenze accumulato gli hanno impedito di ottenere altri prestiti.

La crisi nonostante le ricchezze

Lo Zimbabwe rimane un paese vittima dei paradossi. Vive una crisi economica cronica, eppure ha immense ricchezze minerarie nel sottosuolo. Il problema è che è totalmente incapace di sfruttarle a dovere. Solo nel settore dell’oro si registrano perdite annuali dovute al contrabbando  pari a 1,5 miliardi di dollari. Una montagna di oro infatti continua a sparire nel nulla. A proposito di gold metal, qui vengono illustrati gli etf oro nel mondo.

E' colpa anche del sistema di acquisto centralizzato dell’oro (sottoposto al monopolio della Banca Centrale attraverso la Fidelity Printers and Refiners), che rende il settore molto produttivo ma anche instabile, scoraggia gli investitori e incoraggia il contrabbando.


lunedì 23 agosto 2021

Spesa per le vacanze, il conto di Coldiretti: 19,5 miliardi di euro dagli italiani

Comincia l'ultima settimana di agosto, e nello scorso weekend si è consumato il primo grande controesodo dalle vacanze. Sono stati interessati due italiani su tre. Ed è stata l'occasione per fare anche un primo bilancio della spesa per le vacanze, che secondo Coldiretti ha raggiunto 19,5 miliardi di euro.

Gli italiani e la spesa media per le vacanze

Secondo l'associazione, ogni italiano ha speso mediamente 582 euro per la propria vacanza. Moltiplicato per i 33,5 milioni di cittadini che hanno potuto concedersi un breve periodo di svago (durato mediamente 9 giorni), ecco che si arriva alla somma totale della spesa per le vacanze.

Chiaramente, essendo un dato medio c'è situazione e situazione. Quasi la metà dei viaggiatori infatti si è tenuto sotto la soglia dei 500 euro di spesa per le vacanze, mentre il 44% si colloca nella fascia tra 500 e 1000 euro. Soltanto un italiano su dieci ha speso più di mille euro.

Comportamento: preferite le mete più vicine

Tralasciando il fattore economico, ossia la spesa per le vacanze, per guardare al comportamento, si evidenzia il boom delle vacanze a chilometro zero.
Probabilmente la paura della variante Delta e di possibili lockdown, ha indotto quasi un italiano su tre a villeggiare in un posto vicino casa, e comunque all'interno della propria regione di residenza.

Un aspetto interessante è che la riapertura dei luoghi di ristorazione ha spinto il 65% degli italiani in viaggio a mangiare principalmente fuori: ristoranti, trattorie, pizzerie, agriturismi, pub o fast food. Al punto che circa un terzo della spesa per le vacanze è stata assorbita dal cibo.
In particolar modo, la ricerca dei prodotti tipici è diventato uno delle attività preferite dai vacanzieri. Del resto l'Italia è leader mondiale del turismo enogastronomico.

Le destinazioni preferite

Destinazioni? anche se il mare è la meta privilegiata dei vacanzieri estivi, c'è stato un incremento anche del turismo in montagna e quello di prossimità verso piccoli borghi e centri minori nelle campagne italiane. Al contrario, le grandi città hanno visto un calo dell'appeal, probabilmente connesso con il desiderio di evitare luoghi affollati.

mercoledì 18 agosto 2021

Banca Centrale Nuova Zelanda sorprende i mercati e lascia i tassi al minimo storico

La diffusione della variante Delta spaventa i mercati e incide sui piani delle banche centrali. Ad esempio, quella della Nuova Zelanda.
Gli analisti si aspettavano che la RBNZ avrebbe alzato il costo del denaro nel meeting della scorsa notte, ma così non è stato. A causa dei timori da Covid infatti, la banca centrale neozelandese ha mantenuto il costo del denaro al minimo storico dello 0,25%.

Il Covid cambia i piani della banca centrale

La banca centrale si era avviata con decisione lungo il percorso di normalizzazione. A luglio infatti aveva sospeso gli acquisti di obbligazioni nell'ambito del programma Large Scale Asset Purchase. Per questo motivo gli analisti ritenevano certo che l'istituto centrale avrebbe alzato i tassi di interesse dei 25 punti base.

E invece no. Dopo che il governo del Paese ha deciso di introdurre le restrizioni di livello 4 a partire dal 17 agosto, a seguito del primo caso di contagio da febbraio scorso, anche i policy makers neozelandesi si sono adeguati.

Stretta solo rinviata

Nonostante questa frenata, la RBNZ comunque ritiene che ci sarà un aumento del costo del denaro prima della fine dell'anno, per ancorare le aspettative di inflazione e contribuire alla massima occupazione sostenibile.

Suggerimento operativo: chi adotta trading forex intraday tecniche dovrebbe ricordarsi sempre dell'importanza dei meeting delle banche centrali.

Inflazione in Nuova Zelanda

Riguardo all'inflazione, secondo la RBNZ potrebbero esserci delle fiammate nel breve termine. Queste ultime sono dovute alla crescita dei prezzi del petrolio, ai  costi di trasporto più elevati e alle carenze dal lato dell'offerta. Tuttavia, la banca centrale si aspetta che i prezzi rientrino verso il punto medio del 2% a metà del 2022.

Il cambio col dollaro

Intanto, sul fronte valutario non ci sono state grosse scosse dopo la decisione della RBA. Sulla migliore piattaforma forex italiana possiamo vedere che il cambio NZDUSD resta in prossimità del minimo di 8 mesi, che è stato raggiunto poche settimane fa. Nell'ultima settimana, il "kiwi" ha perso oltre un punto e mezzo percentuale rispetto al dollaro USD.

venerdì 13 agosto 2021

Costi delle carte di credito, una stangata che arriva a 85 euro annui

Il piano per fare dell'Italia un paese meno votato al contante e più propenso al cashless, potrebbe trovare un forte ostacolo nei costi delle carte di credito.
Spesso molti non sanno neppure l'ammontare preciso degli oneri che gli vengono addebitati per la loro gestione. Se lo conoscessero, probabilmente incapperebbero in sgradite sorprese.

Il trend in crescita dei costi delle carte di credito

Secondo una recente indagine infatti, la gestione di una carta di credito può arrivare a costare anche 85 euro l'anno, tra spese di vario genere.
Si tratta di un incremento che ha viaggiato sull'8,5% nell'ultimo biennio. Proprio questo trend risulta allarmante, se si pensa agli sforzi di persuasione che il Governo sta sostenendo per invogliare all'utilizzo delle carte, anche come forma di contrasto all'evasione fiscale.

L'ampio ventaglio dei costi delle carte di credito

Ma da dove arrivano questi costi?
Anzitutto dal canone mensile. Quello che viene applicato da banche e società finanziarie va da un minimo di 0 euro a un massimo di 6,30 euro, a seconda del tipo di carta utilizzata.
Attenzione poi alla fregatura che si nasconde spesso nel "canone zero" proposto da molti istituti. In realtà questo beneficio è limitato nel tempo soltanto al primo anno di utilizzo della carta. In seguito invece il canone viene applicato eccome, e il costo dello stesso aggiornato di anno in anno.

Altre spese...

Oltre al canone mensile, sul costo delle carte di credito gravano anche quelli di attivazione ed emissione della carta, che possono raggiungere i 10 euro.
A tutto questo va poi aggiunto il costo per le commissioni, che vengono applicate quando si effettua un prelievo con carta di credito presso gli sportelli Atm. E si tratta di costi salatissimi, perché vanno dal 4% fino al 5,2% in caso di prelievi all’interno di un paese extra Ue (circa il 4% in area Ue).
Ad esempio, se prelevate 1000 euro, ben 50 li trattiene la vostra banca come commissione.

Ma il panorama dei costi non finisce qui, perché purtroppo capita che la carta di credito venga smarrita o rubata. E in quel caso si paga anche per il blocco e la  sostituzione della carta.
E ancora, ai costi delle carte vanno aggiunti pure quelli per l'invio dell’estratto conto cartaceo, o le commissioni di cambio valuta applicate nei casi di pagamenti effettuati all’estero, ecc.

mercoledì 11 agosto 2021

Investimenti, il maxi piano di Biden da 1.200 miliardi ottine il via libera dal Senato Usa

Il piano di Biden per sostenere l'economia americana riceve il via libera dal Senato. Si avvicina quindi il disco verde al maxi-programma gli investimenti da 1200 miliardi di dollari per le infrastrutture.

Il Senato dice sì agli investimenti di Biden

Era un passaggio molto delicato, quello appena superato dall'amministrazione USA. Infatti al Senato l'opposizione repubblicana è più forte. Ma grazie a un accordo bipartisan, Biden è riuscito a superare lo scoglio più arduo. Adesso si appresta a far battaglia nel Congresso, dove però troverà un'altra insidia in Nancy Pelosi, lo speaker della Camera.

Quest'ultima subordinerà la discussione alla manovra di bilancio da 3.500 miliardi del leader democratico Chuck Schumer, che contiene misure sociali e sanitarie molto importanti. Si preannuncia comunque un altro confronto molto aspro.

La battaglia non è finita

Il punto è trovare la copertura al maxi piano di investimenti, che in costanza di debito pubblico dovrebbero arrivare dalle tasse sulle società e sui redditi più elevati. In sostanza, Biden cancellerà i tagli alle tasse fatti da Trump. Nonostante questo, Wall Street ha salutato favorevolmente la notizia del via libera al Senato.

Il piano da 1200 miliardi

Gli investimenti nelle infrastrutture programmati da Biden sono pari a 1.200 miliardi di dollari, che equivalgono a circa 1.000 miliardi di euro. Anche se il piano si è praticamente dimezzato rispetto alle ipotesi iniziali, si tratta comunque di investimenti del 33% in più, rispetto al Recovery Plan europeo.

Circa le voci di spesa, una grossa fetta (110 miliardi) andrà alla manutenzione della rete stradale e autostradale. Ad Amtrak, il principale operatore ferroviario, saranno destinati 66 miliardi di dollari sia per l'alta velocità che per il potenziamento dei servizi. Più o meno lo stesso è destinato a investimenti nella espansione della banda larga, per consentire l'accesso alla rete ai 30 milioni di americani che vivono nelle «aree bianche». Allo sviluppo dell'auto elettrica saranno devoluti 7 miliardi. Prevista la creazione di 500mila stazioni di ricarica.

venerdì 6 agosto 2021

Bitcoin prende slancio grazie alla svolta di JPMorgan

Dopo aver avuto un atteggiamento apertamente anti-Bitcoin (soprattutto per bocca del suo Ceo Jamie Dimon), JP Morgan adesso effettua una virata di 180 gradi e offre Bitcoin ai propri clienti.
Evidentemente, la crescente domanda di trading sulle Crypto da parte della sua clientela più importante, deve aver convinto la banca americana a lanciarsi in questo mercato.

Cosa farà JP Morgan con Bitcoin

Senza grande clamore, l'istituto a stelle e strisce ha infatti dato il via a un’offerta di nuovo fondo bitcoin creato con la società di criptovalute New York Digital Investment Group (NyDig). Un fondo assai simile a quello offerto da NYDIG ai clienti di Morgan Stanley.

Lo scorso febbraio, Nydig presentò insieme a Morgan Stanley una richiesta ETF da Bitcoin alla commissione di Borsa degli Stati Uniti (SEC).
Secondo alcune fonti, il fondo sarà presentato ai clienti come il veicolo di investimento di Bitcoin "più sicuro ed economico", tra quelli disponibili nei mercati privati.

Due settimane di svolta

Il fatto si verifica un paio di settimane dopo il 19 luglio, quando dopo aver attaccato Bitcoin, JP Morgan è diventata la prima delle grandi banche statunitensi a offrire servizi di investimento a Bitcoin e altri criptomonete ai loro clienti al dettaglio.
JPMorgan implementò l’accesso a quattro fondi di Grayscale Investments e uno di Osprey Funds, tutti legati alle maggiori criptovalute.

Tuttavia, il Fondo Bitcoin che vuole adesso offrire JP Morgan è gestito passivamente, ossia il manager non prende decisioni sulle strategie da seguire ma segue solo un indice. Tuttavia, è un fondo interno, il che significa che è gestito da JP Morgan, a differenza degli strumenti di investimento esterni annunciati lo scorso luglio.

Suggerimento: anche per chi è interessato a fare investimenti su Bitcoin, è utile conoscere strategia fibonacci forex come funziona.

Gli effetti sul mercato

Gli effetti di questa notizia sul mercato si sono visti subito, e sono ben chiari a chi adotta strategie forex di breve periodo. Il Bitcoin sta risalendo e si è già riaffacciato in area 41.000 dollari, ma nelle ultime 24 ore ha fatto un po' di saliscendi.

mercoledì 4 agosto 2021

Evasione fiscale in Italia al 15%. All'Erario mancano 110 miliardi

L'evasione fiscale continua a mostrare numeri terribili in Italia. Finché non verrà dato il via libera a una nuova riforma fiscale, le cose sono destinate a migliorare poco o nulla. Il problema è che questo necessario appuntamento continua a slittare nel tempo.

I numeri sull'evasione fiscale

Mentre speriamo in un futuro migliore, il presente ci porta sotto il naso dei dati shock. Secondo l’Ufficio studi della CGIA, nel 2018 l’evasione fiscale in Italia ha raggiunto 109,8 miliardi di euro. Circa il 6% del Pil.
Numeri elevatissimi, che trovano poco confronto nel fatto che complessivamente, l'ultimo decennio ha visto migliorare le cose. Tuttavia, parliamo di progressi molto tiepidi. 

Eppure durante tutto questo lasso di tempo, anche grazie alla tecnologia sono aumentati gli strumenti a disposizione dell’Amministrazione finanziaria per contrastare l’evasione fiscale. Tanto che c'è chi ironizzando ha parlato del superpoteri del Fisco.

La piaga fiscale nel Meridione

A livello territoriale, lo scenario peggiore riguarda il Meridione. In special modo la Calabria, dove si stimano 3,3 miliardi di imposte evase, pari al 21,3% del pil regionale. In sostanza ogni 100 euro di tasse versate dai contribuenti calabresi, al fisco ne sono “sfuggiti” 24,5 euro.
Non va troppo meglio in Campania, dove l'evasione pesa al 19,8% (10,2 miliardi di imposta non versata). Sul podio dei meno virtuosi c'è anche la Sicilia, con una evasione di 8,1 miliardi (19,3%).
Per trovare le regioni più virtuose, occorre andare nel profondo Nord. La Provincia Autonoma di Trento ha una evasione all’11,3%, la Lombardia all'11% e la Provincia Autonoma di Bolzano al 9,7%.

Troppe tasse

Va detto che, se da una lato è necessaria una lotta all'evasione molto più efficace e mirata, è altrettanto vero che anche lo Stato deve fare la sua parte.
Si richiede da tempo una riduzione del peso del fisco, visto che l'Italia è uno dei paesi UE più tartassati, tanto che in alcune zone del Paese (anche in questo caso soprattutto al Meridione), si parla di "evasione di sopravvivenza". In sostanza situazioni nelle quali non pagare le tasse ha consentito ad attività e famiglie di andare avanti.