venerdì 28 gennaio 2022

Wall Street, giornata amara per Tesla nonostante i conti super

E' stata una giornata davvero particolare per il titolo Tesla a Wall Street. La creatura di Elon Musk ha registrato un utile record nel 2021, eppure la quotazione in borsa delle azioni è precipitata del 12%, mandando in fumo in una sola seduta ben 109 miliardi di capitalizzazione.

I dati annunciati a Wall Street

Nel 2021 Tesla ha registrato un utile netto in rialzo a 5,5 miliardi di dollari su ricavi per 53,8 miliardi, in deciso rialzo rispetto allo scorso anno, quando le vendite si attestarono a 31,5 miliardi e l'utile a 721 milioni. Nel 2021 ha consegnato 936.172 veicoli, +87% rispetto al 2020. Primati che però non hanno convinto del tutto gli investitori di wall street, dove sono affluiti ordini market to limit.

Che cosa è accaduto a Wall Street?

A spingere al ribasso le quotazioni di Tesla alla borsa di Wall Street sono le prospettive per il 2022. Musk ha infatti detto che la casa automobilistica non lancerà nessun modello nuovo nel corso di quest'anno, neppure il tanto atteso Cybertruck.
Concentrerà invece le proprie attenzioni sul Tesla Bot, ossia il robot alla base della guida autonoma. Saranno proprio i software delle auto self-guided e quelli necessari ai robot delle sue fabbriche, i prodotti principali su cui Tesla intende concentrarsi.

Ufficialmente Musk spiega questa decisione strategica con il fatto che, secondo lui, in questa direzione c'è il potenziale per rivoluzionare l'intera economia globale. Optimus - nome in codice del robot - potrebbe essere una svolta epocale per il lavoro. E questo giustifica la sua priorità rispetto al business delle auto.

Lo sai che: puoi investire sul titolo Tesla a Wall Street, sfruttando le operazioni degli esperti tramite il copytrading trading (opinioni).

I dubbi degli analisti di mercato

Ma gli analisti di Wall Street non sono troppo convinti. Secondo loro questi discorsi entusiastici servono solo per spostare l'attenzione dal vero problema, che poi è quello che riguarda l'intero settore automobilistico, ossia la carenza di approvvigionamento e la mancanza di chip.

Lo stesso Musk del resto ha ammesso che il 2022 sarà un anno un po' diverso per la sua azienda quotata a Wall Street, dal momento che i colli di bottiglia delle filiere incideranno sulla produzione dei prossimi mesi.
Tesla si aspetta una crescita delle vendite intorno al 50%, dopo quella del 87% avvenuta nel 2021.

mercoledì 26 gennaio 2022

Prezzi energetici alle stelle, 200mila imprese rischiano di sospendere l'attività

Il forte rincaro dei prezzi energetici sta provocando durissimi contraccolpi nel mondo delle imprese. La crescita delle bollette, che è avvenuta soprattutto nell'ultima parte del 2021, ha spinto la spesa media delle aziende di costruzione e dei trasporti, fino ad incrementi del 30% rispetto al periodo pre pandemia.
In generale la lievitazione dei prezzi energetici si fa sentire su tutte le imprese, con la sola eccezione di quelle turistiche dove i maggiori costi sono stati "soltanto" del 20%.

Le imprese e il caro prezzi energetici

Il guaio è che le prospettive sono ancora più fosche, visto che nel primo trimestre del 2022 i prezzi evidenziano una crescita del 112% rispetto al primo trimestre del 2019.

Secondo l'indagine fatta dal centro studi della CNA, la quasi totalità delle imprese (95%) è certa che l'aumento dei prezzi energetici avrà delle conseguenze sulla propria attività. Poco più della metà delle aziende ritiene che sarà necessaria una revisione dei propri listini prezzi. Ciò vale specialmente per quelle manifatturiere e delle costruzioni.
La crescita dei prezzi energetici innescherà un taglio dei margini di guadagno, secondo il 77,5% del campione intervistato.
Ma c'è anche un 10,6% che ritiene inevitabile una riduzione della produzione.

Molte aziende a rischio sospensione

Peggiori sono ancora le prospettive di ben 200 mila imprese (6,8%), che addirittura prospettano la sospensione della propria attività, a causa dei costi diventati ormai insostenibili. In questo ultimo segmento va evidenziata la posizione delle imprese turistiche, dove la percentuale sale addirittura al 24%, ossia una su quattro.

Approfondimento: caro bollette, ecco le cause degli aumenti.

Rimedi e problemi

Per arginare gli effetti dell'impennata dei prezzi energetici, il 43,6% delle imprese intervistate prospetta un taglio di altre voci di spesa, mentre il 37% sarà costretto a rinviare gli investimenti che aveva programmato.
E' evidente da questi dati il rischio che la crescita incontrollata dei prezzi energetici possa avere delle ripercussioni forti sulla ripresa economica.

venerdì 21 gennaio 2022

Risparmio gestito, l'Italia continua a crescere ma il gap con l'Europa rimane

Nonostante la pandemia, i numeri dell'industria del risparmio gestito in Italia nel 2021 sono stati molto lusinghieri. Lo sprint conferma che il settore sta vivendo una fase di sempre crescente vitalità. Tuttavia, come vedremo, il divario rispetto ai top dell'Europa rimane ampio.

La corsa del risparmio gestito

Il quadro complessivo si può ricavare dai dati resi noti dalle principali società del settore, quotate in borsa. Anima, Azimut, Banca Generali, Fineco e Mediolanum settimana scorsa hanno infatti diffuso i dati sulla loro raccolta netta. Da essi si evince che negli ultimi 12 mesi la raccolta complessiva è stata superiore ai 52 miliardi di euro.

Per rendere meglio l'idea, si tratta di quasi il doppio rispetto al 2020, quando la raccolta netta fu di appena 28 miliardi. volendola rappresentare il trend su una media mobile di convergenza divergenza, troviamo il dato be oltre il MACD.

Un decennio in crescita

Se il dato complessivo può dire solo parzialmente il successo che sta avendo il settore del risparmio gestito, sicuramente di maggiore impatto è la considerazione che nell'ultimo decennio la massa complessiva gestita dal settore è cresciuta del 154%. Infatti è passata dai 610 miliardi del 2011 agli oltre 1550 miliardi della fine del 2020.
Il settore del risparmio gestito italiano sta quindi viaggiando più velocemente dell'intera Europa, dove nello stesso decennio di riferimento la crescita è poco più che raddoppiata. E' infatti salita da 13.600 a 28.400 miliardi.

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Prospettive ottime, ma l'Europa è avanti

Oltre ai dati del recente passato, ci sono soprattutto le prospettive incoraggianti per il settore del risparmio gestito. In base alle cifre pubblicate di recente dai principali player, si evince infatti un certo ottimismo riguardo al prossimo futuro. La tendenza crescente dovrebbe quindi confermarsi ulteriormente.

Il dinamismo che il mercato nazionale dimostra ormai da qualche anno, è servito soltanto a ridurre le distanze con gli altri principali Paesi del Continente, che restano in molti casi ancora rilevanti. Siamo infatti al sesto posto nel Continente, mentre al primo posto c'è l'irraggiungibile Gran Bretagna (con 10.442 miliardi di euro a fine 2020). Seguono Francia, Germania, Svizzera e Paesi Bassi. Il mercato tedesco valeva in termini di Pil nazionale meno di quello italiano: circa I'87 contro il 94 per cento.

martedì 18 gennaio 2022

Lavoro, dato allarmante: oltre l'11% di chi ce l'ha, comunque è povero

La situazione del lavoro in Italia evidenzia una criticità enorme. Nel nostro Paese più di un lavoratore su 10, quindi pur avendo un reddito, si trova sotto la soglia della povertà. Per la precisione si tratta dell'11,8% dei lavoratori.

La povertà di chi ha un lavoro

Lo ha sottolineato l'ultimo Rapporto della Commissione del ministero del Lavoro sulla povertà lavorativa.
Quando si parla di condizione di povertà, si intende che il reddito famigliare netto è inferiore al 60% rispetto alla media

Peraltro se questi numeri già preoccupano, diventano addirittura allarmanti se si pensa che si riferiscono al 2019, ossia prima dello scoppio della pandemia. E' poi che logico aspettarsi che con i nuovi dati, riferiti al 2020 che è stato un anno devastante per il mercato del lavoro, la situazione risulterà addirittura peggiore.

Urgono misure di sostegno

Ben si comprende allora la necessità di cambiare strategia, per sostenere concretamente questi lavoratori.
Sotto questo punto di vista, la discussione sulla riforma fiscale in corso rappresenta un'occasione che bisogna cogliere. Occorre assolutamente disegnare un tipo di strumento che sostenga chi, pur lavorando, non ottiene le risorse necessarie per fuoriuscire dalla povertà. Bisogna assolutamente affrontare il tema del "lavoro povero".

Possibili interventi

Sul tipo di strumento si fanno molte discussioni. Potrebbe trattarsi di introdurre un salario minimo e una misura di sostegno per chi ha un reddito troppo basso, una sorta di "in-work benefit". Cosa che peraltro incentiverebbe anche il lavoro regolare. Sotto questo ultimo aspetto, bisogna rimarcare che nel nostro Paese ne beneficia solo il 50% dei lavoratori poveri, rispetto a una media europea che arriva al 65%.
Il nuovo sostegno dovrebbe assorbire l'attuale "Bonus dipendenti" ma anche la disoccupazione parziale, così da arrivare a uno strumento unico, che sarebbe anche di più facile accesso.

venerdì 14 gennaio 2022

Banca centrale, la Corea del Sud alza ancora il costo del denaro

Per la terza volta nel corso degli ultimi 6 mesi, la banca centrale della Corea del Sud è intervenuta sul costo del denaro. Nel meeting di politica monetaria di gennaio, l'istituto centrale di Seul infatti ha deciso di alzare il tasso di interesse di 25 punti base, portandolo al 1,25%, ossia ai livelli che c'erano prima dello scoppio della pandemia.

La mossa della banca centrale

Complessivamente tra agosto, novembre e gennaio il rialzo dei tassi di interesse è stato di 75 punti base.
La mossa della banca centrale della Corea del Sud era ampiamente prevista dagli analisti. La BoK ha confermato che continuerà ad adeguare il grado di accomodamento della politica monetaria, tenuto conto che l'economia coreana si sta riprendendo dallo shock pandemico.

Pil e crescita coreana

Riguardo alla crescita del PIL 2022, la banca centrale ritiene che dovrebbe attestarsi intorno al 3%, coerentemente con le previsioni di novembre. L'economia verrà sostenuta da una ripresa dei consumi privati ​​e da una solida crescita delle esportazioni.
L'economia coreana ha rallentato nel terzo trimestre del 2021 al 4,0%, dopo il 6,0% nel secondo trimestre. A causare la frenata sono state le nuove restrizioni legate alla pandemia, che hanno inciso sui consumi privati. Tuttavia le esportazioni sono rimaste robuste, grazie alla forte domanda globale.

Nota: se vi interessa il trading binario sullo Won, allora dovreste capire prima a usare pocket option in Italia.

L'inflazione

L'istituto di Seul valuterà le proprie successive mosse in base all'andamento dell'inflazione, che dovrebbe rimanere ancora per un bel po' di tempo oltre l'obiettivo medio del 2%.
A novembre la Banca centrale ha alzato le previsioni sull'inflazione per il 2021 al 2,3%, e prevedeva che sarebbe rimasta a quel livello anche nella prima metà del 2022, prima di rallentare. La BOK adesso invece prevede che l'inflazione complessiva sarà superiore al 2% quest'anno, mentre l'inflazione core dovrebbe salire 'considerevolmente' al di sopra del 2%.
L'inflazione in Corea del Sud ha superato il 3% negli ultimi tre mesi.

L'andamento della valuta

Nel frattempo la valuta nazionale, il Won coreano, ha ripreso un po' di terreno rispetto al dollaro, disegnando una candela Marubozu rialzista e ribassista. Il cambio USD-KRW aveva toccato il livello più basso da un anno e mezzo a gennaio, superando la soglia dei 1200. Adesso sta testando la Ema50 in qualità di supporto.

mercoledì 12 gennaio 2022

Costo per l'energia da record, e il 2022 fa temere un altro salasso per le imprese

Il 2022 si preannuncia come un altro anno terribile per le imprese, almeno per quanto riguarda il costo dell'energia. Secondo Confindustria infatti si dovrebbe arrivare ad un esborso record in bolletta, pari a 37 miliardi di euro.

Quanto cresce il costo per l'energia

L'inflazione energetica rischia così di mettere in gravissima difficoltà una larga fetta del tessuto imprenditoriale italiano. Non c'è dubbio che il 2021 sia stato un anno segnato dalla inflazione galoppante dei prezzi delle materie prime, e in primo luogo questo ha riguardato il costo per l'energia. 

Se nel 2019 l'energia costava alle imprese circa 8 miliardi di euro, nel 2021 si è passati a 20 miliardi. Questa progressione non sembra essere sul punto di finire, e per il 2022 la situazione rimane preoccupante.
Se le stime di Confindustria fossero confermate, dal 2019 al 2022 si arriverebbe a un costo per l'energia più che quadruplicato.

Un fardello insostenibile

Per le imprese italiane si tratta di un fardello insostenibile, soprattutto in certi settori. Rischia di mettere in ginocchio la produzione, come del resto già si sta verificando in molti settori. Basti pensare al caso delle fonderie, alle aziende della ceramica, della carta e quelle siderurgiche. Molte di esse hanno già fermato gli impianti, o comunque stanno producendo a ritmi ridotti.

Situazione pesante per le PMI

Il problema del rincaro del costo dell'energia è comunque un problema che riguarda tutte le filiere economiche del nostro paese. C'è il pericolo che di fronte al perdurare di questa situazione, molte aziende decidano di spostare altrove la loro produzione.
E non parliamo soltanto dei settori "energivori", ma anche delle comunissime piccole e medie imprese. Anche e soprattutto loro stanno subendo il maggiore costo per l'energia, visto che le bollette degli ultimi mesi sono spropositate e che la maggior parte degli interventi del governo, nel 70% dei casi non hanno coinvolto le piccole e medie imprese. Sono rimaste da sole ad affrontare il problema.

venerdì 7 gennaio 2022

Valute digitali, continua la caduta di Bitcoin (che torna ai livelli di settembre)

Non sono giorni facili per il settore delle valute digitali. A cominciare dalla regina delle crypto, ossia il Bitcoin, è una pioggia di segni rossi su tutto il mercato.

Cosa succede alle valute digitali

Il ribasso è iniziato dopo la diffusione dei verbali dell'ultima riunione della Federal Reserve (Fed) degli Stati Uniti mercoledì. Da essi è emerso come la banca centrale stia valutando un rialzo dei tassi più veloce del previsto nei prossimi mesi e una riduzione del proprio bilancio, allo scopo di combattere l'inflazione crescente. 

La Fed più aggressiva di quanto alcuni si aspettassero, e la prospettiva di un rapido aumento dei tassi negli Stati Uniti (e poi a cascata altrove) ha allarmato gli investitori, che si sono ritirati da investimenti rischiosi come le criptovalute.

Approccio risk off dei mercati

La caduta dei prezzi delle valute digitali sarebbe quindi una reazione 'risk off', ovvero l'avversione al rischio. Del resto, anche il mercato azionario globale ha subito lo stesso shock di quello delle valute digitali, con perdite diffuse su tutti i listini. Chi conosce il significato day trading forex, ha visto dei riflessi importanti anche sul mercato delle valute tradizionali.

La caduta del Bitcoin

La valuta cibernetica più grande e più antica si sta avvicinando pericolosamente alla soglia dei $ 40mila. Il prezzo ha toccato il livello più basso in più di tre mesi, tornando al livello che aveva a settembre. Anche se ha trovato supporto vicino al livello di 40.600, se il prezzo non riuscirà a recuperare sopra i 42.500, potrebbe innescare un calo più netto nelle prossime sessioni.
Sembra passato un secolo da quando la regina delle valute digitali era arrivato al massimo storico di 69mila, lo scorso novembre.

Intero mercato fiacco

Ma la fiacchezza non riguarda soltanto Bitcoin, bensì tutto l'universo delle valute digitali, come può vedere chiunque sfrutti dei broker paypal trading.
Ethereum è sceso di quasi il 9% al minimo di tre mesi di $ 3.129, mentre Ripple XRP è sceso sotto il livello di 0,75 USD.
Dall'inizio dell'anno, Bitcoin ed Ethereum sono già diminuiti rispettivamente di circa il 10% e il 14%.

mercoledì 5 gennaio 2022

Commercio, al via i saldi in tutta Italia. Ma la spesa rimarrà inferiore al pre-pandemia

La stagione dei saldi comincia in tutte le regioni italiane. I consumatori possono cominciare a cercare offerte e promozioni ovunque, mentre finora lo avevano potuto fare solamente quelli residenti in Sicilia e Basilicata (dove sono iniziati il 2 gennaio) e Valle d'Aosta (saldi invernali dal 3 gennaio).
Gli unici che dovranno aspettare ancora saranno quelli del Trentino, dove gli operatori del commercio possono decidere autonomamente quando cominciare i saldi, e nell'Alto Adige dove c'è chi dovrà aspettare fino al 8 gennaio.

I saldi speranza per il commercio

È fuori di dubbio chi che il settore del commercio guarda a questa tornata di saldi invernali come un'ancora di salvezza per le proprie casse, appesantite da un altro anno molto altalenante a causa del Covid. Sperando che non ci siano nuove restrizioni, il 60% circa delle imprese del commercio al dettaglio ritiene che il numero dei clienti che entreranno in negozio per i saldi non sarà molto diverso da quello dello scorso anno.

I numeri di Confesercenti

Anche se la pandemia sicuramente si farà sentire sulla spesa degli italiani, secondo Confesercenti circa il 40% è determinato a sfruttare sconti e promozioni.
La spesa media durante questo periodo potrebbe oscillare tra 120 e 150 euro. Questo porterebbe ad un giro d'affari per il commercio di circa 4,2 di euro, ovvero 300 milioni in più rispetto alla spesa dello scorso anno. Ciononostante, rimaniamo ancora molto distanti dalle cifre del 2020, quando poco prima che scoppiasse l'ondata pandemica gli italiani spesero con i saldi invernali oltre 5 miliardi di euro.

Prodotti richiesti e canali di vendita

Per quanto riguarda le preferenze di acquisto, dovrebbero essere abbigliamento (93,4%) e calzature (84,1%) i prodotti più ricercati durante il periodo dei saldi. Tuttavia, in termini di crescita percentuale dovrebbero essere articoli sportivi e accessori a segnare l'incremento maggiore rispetto allo scorso anno.
Riguardo invece ai canali del commercio, la maggior parte delle persone sì rivolgerà ai propri negozi di fiducia mentre il 40% sceglierà di rivolgersi al canale online, che ha avuto un boom durante il periodo acuto della pandemia.