martedì 30 ottobre 2018

Valute, il dollaro riprende quota contro lo Yen giapponese

Lo Yen giapponese sta perdendo terreno nei confronti del dollaro per la seconda sessione consecutiva questa settimana, e adesso la coppia di valute Usd-Jpy potrebbe tornare a puntare verso quota 113.

Le dinamiche delle due valute

Nel corso della notte sono stati resi noti alcuni dati macro nipponici, che però non hanno inciso sull'andamento della coppia di valute. S'è registrato ancora un calo per la disoccupazione, il cui tasso a settembre è sceso al 2,3%, rispetto al 2,4% registrato nel mese precedente. Il dato appare migliore delle attese che indicavano un livello stabile. Calano di 280mila unità i disoccupati, che rispetto allo scorso anno sono il 14,7% in meno. Gli occupati invece sono saliti dell'1,8% rispetto all'anno precedente. Sono inoltre stati resi noti i dati sulle vendite al dettaglio, scese dello 0,2% (come da attese) rispetto al precedente +0,9% di agosto. Su base annua il rialzo è del 2,1%, in linea con le stime, dopo il +2,7% precedente.

Le vicende dello Yen sono molto legate a quello che accade sul fronte della guerra commerciale. Queste sì che incidono sull'andamento di questa coppia di valute. I mercati hanno visto una svolta importante nel discorso di Donald Trump a Fox News, dove il presidente ha parlato di un "grande affare" con la Cina per il commercio. La notizia fa ritenere una possibile schiarita all'orizzonte, e questo ha intaccato lo status di rifugio sicuro dello Yen giapponese continuando a sostenere lo slancio positivo della coppia USD-JPY.

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Situazione tecnica della coppia Usd-Jpy

Dopo la resilienza di venerdì sotto la SMA a 100 giorni, la coppia di valute ha messo in scena una solida ripresa all'inizio di una nuova settimana. Come si può vedere sui siti trading forex gratis, la coppia si aggira attorno al valore di 112,65 che è considerato una "resistenza chiave". Una rottura di questo livello indicherebbe che l'attuale pressione al ribasso è diminuita e che la marcia del dollaro potrebbe andare avanti. Sarà ora interessante vedere se i tori sono in grado di mantenere la loro posizione dominante nella coppia.

venerdì 26 ottobre 2018

Lavoro: accordo Whirlpool-Governo per azzerare gli esuberi

E' stato raggiunto l'accordo tra il Ministero dello Sviluppo economico e la Whirlpool per salvare il lavoro della nota azienda di elettrodomestici in Italia. Anzi, anziché il temuto crollo occupazionale (circa 800 lavoratori) non solo non ci sarà, ma addirittura la multinazionale americana ha varato un piano industriale che prevede investimenti per 250 milioni in tre anni.

Il piano per salvare il lavoro

lavoro whirlpoolUna buona notizia senza dubbio, specie se si pensa al clima di pessimismo che c'era fino a pochi giorni fa. Del resto il calo dei volumi produttivi in Europa è sotto gli occhi di tutti, così come la complicata integrazione industriale dopo l'acquisto di Indesit, acquistata quattro anni fa ma con risultati non all’altezza delle aspettative. Ecco perché l'annuncio dell'accordo ha sorpreso finanche qualche addetto ai lavori.

Il piano di Whirlpool prevede incentivi alla mobilità su base volontaria o per accompagnamento alla pensione ed il ricorso alla cassa integrazione straordinaria che il ministero del Lavoro concederà per il 2019 ed il 2020. In questo modo sarà possibile ottenere un aumento dei volumi produttivi e l'azzeramento degli esuberi entro il 2021. Il lavoro è salvo quindi.

Investimenti e rilancio

Inoltre verrà trasferito dalla Polonia il ramo di produzione delle lavatrici e lavasciuga da incasso. Il nuovo fulcro sarà a Comunanza (Ascoli Piceno). L'azienda conferma inoltre gli impegni presi per il completamento del progetto di reindustrializzazione del sito di Teverola (CE) e «rilancia rilevanti investimenti a favore della specializzazione degli altri stabilimenti italiani»: Cassinetta di Biandronno (VA), Melano (AN), Siena, Napoli e Carinaro (CE).

L'Italia quindi torna ad essere centrale nella strategia industriale del colosso americano, proprio adesso che i cinesi di Qindao Haier stanno per entrare sul mercato avendo appena acquisito l’italiana Candy. Inutile dire che l'intesa raggiunta al ministero dello Sviluppo alla presenza ha reso felice il titolare del dicastero Luigi Di Maio, che plaude come una vittoria.

mercoledì 24 ottobre 2018

Yuan sempre più debole. Ma per ora gli USa non possono parlare di manipolazione

Dopo una costante e inesorabile discesa, la soglia psicologica di 7 yuan per dollaro è stata infranta. L'ultima spallata alla valuta cinese l'ha data il report sul prodotto interno lordo, che nel terzo trimestre è cresciuto meno delle aspettative, a livelli (6,5%) che non si vedevano dai tempi bui della recessione del 2008-2009.

La debolezza dello Yuan

Se già di per sé la rottura di una soglia psicologica chiave è un fattore che indebolisce lo Yuan, va pure aggiunto che al momento il biglietto verde sembra sostenuto da un’economia che, secondo l’Fmi, viaggia sopra il proprio potenziale. Nonostante le critiche di Trump (che l'accusa di essere "impazzita"), la Federal Reserve sarà quindi costretta a rendere meno graduale il rialzo dei tassi di interesse. A dicembre ci sarà il quarto rialzo del costo del denaro nel 2018.

Si diceva dell'andamento del rapporto di cambio tra dollaro e yuan. Dall’inizio dell’anno la valuta cinese ha perso circa il 7% (si vedano le formazioni di Top bottom RSI failure swing trading). Questo indebolimento bilancia una parte del caro tariffe voluto dalla Casa Bianca contro il Made in China, aumentando il rischio che accanto alla guerra commerciale possa innescarsi anche quella delle valute. Presto potrebbe riaccendersi un'altra miccia, ovvero le accuse da parte degli USA di “bollare” la Cina come manipolatrice dei cambi, in modo da favorire il suo export.

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Finora il Tesoro Usa non ha intravisto alcuna prova di manipolazione della moneta. Ma è chiaro che se le polemiche sui cambi dovessero riproporsi, allora lo scenario che avvolge le due superpotenze economiche, che si sono già scambiate raffiche di dazi su centinaia di miliardi di dollari di interscambio, non sarebbe destinato a migliorare.

lunedì 22 ottobre 2018

Moneta Unica, l'addio dell'Italia aprirebbe uno scenario cupo

Le forti tensioni tra Roma e Bruxelles hanno fatto riemergere con vigore il rischio di una Italexit, ovvero dell'uscita del nostro paese dalla moneta unica. Ipotesi peraltro resa un po' più concreta dall’ultimo declassamento di Moody’s, che ha abbassato il rating italiano a Baa3 (lo stesso livello di Ungheria e Romania e l’ultimo gradino prima del livello spazzatura).

L'addio alla moneta unica

Anche se l'uscita dalla moneta unica rimane molto improbabile, sta comunque spingendo molti risparmiatori italiani a spostare i loro capitali all’estero. Il motivo? Se dovesse mai esserci, sarebbero proprio i cittadini a pagare il conto più salato. Anche gli investitori stranieri stanno abbandonando l’Italia. Secondo il Financial Times, soltanto durante il mese di agosto c'è stata una fuga di capitali dall'Italia per 18 miliardi di euro.

Se l’Italia dovesse un giorno giungere davvero all'addio della moneta unica, si tornerebbe alla lira. Bankitalia riprenderebbe sovranità monetaria e presumibilmente il Tesoro potrebbe tornare a stampare moneta, inflazionando il debito e svalutando la moneta allo scopo di ridurre il proprio debito in lire. Tuttavia, questo meccanismo finirà per renderci tutti più poveri, e anche se una bella fetta del debito si ridurrà perché convertibile in Lira, l'altra fetta sarà in moneta forte (euro). In più la Banca d’Italia dovrà rimborsare in tempi rapidi i consistenti debiti contratti in questi anni con la Bce, che non concederà certo sconti e dilazioni. Al quadro dovrà aggiungersi anche il probabile assalto della gente alle banche per ritirare i propri risparmi, un po’ come successo in Grecia nel 2015. Il settore bancario sarebbe sottoposto a fortissime pressioni.

Più incerti, ma comunque negativo, l'effetto sull'inflazione. Tornare alla Lira probabilmente la renderà instabile e imprevedibile, e questa incertezza finirebbe per penalizzare gli investimenti e in definitiva la produzione di reddito a livello nazionale. Il Paese, in sintesi, rallenterebbe la sua crescita.

Non sarà come la Brexit

A chi fa paragoni con quanto accade nel Regno Unito, bisogna ricordare che gli inglesi non hanno mai fatto parte dell’unione monetaria. Hanno sempre conservato la loro valuta e la loro autonomia in tema di politica monetaria. E la cosa cambia drasticamente lo scenario. Per non parlare del fatto che la rottura con la UE potrebbe creare un terremoto politico e sociale, con il rischio di spianare la strada a governi autoritari che promettono di fermare l’instabilità.

venerdì 19 ottobre 2018

Inflazione da record in Argentina. Consumi ridotti, la gente ricorre al baratto

La crisi dell'Argentina continua a indebolire ed affamare il popolo. Per la quinta volta negli ultimi 50 anni, il paese Sudamericano sta vivendo una crisi valutaria grave, che ha costretto il Fondo Monetario Internazionale a intervenire con un maxi-prestito da 57 miliardi di dollari. Nel frattempo, l'inflazione ha raggiunto il 6,5% a settembre, il nuovo record per il 2018 e uno dei tassi più alti dalla crisi finanziaria del 2001-2002.

L'inflazione in Argentina

Nel corso di questi 9 mesi dell'anno, il complessivo tasso di inflazione è stato del 32,4%. Da settembre a settembre invece il livello ha già raggiunto il 40,5%. Una buona fetta di questo incremento deriva dal profondo indebolimento della valuta argentina - il peso - rispetto al dollaro USA. Chi adotta strategie Parabolic Sar forex ha visto costantemente la linea del cambio Usd-Ars muoversi sopra lil Sar. Nell'ultimo anno il cambio si è apprezzato del 111%, passando da 17,00 a 36,60.

Tornando all'inflazione, è chiaro come tutto ciò si sia ripercosso sull'andamento dei consumi da parte della popolazione. Molte persone non hanno abbastanza soldi e devono ridurre le spese; il loro reddito non segue l’inflazione e quindi gli argentini guadagnano di meno e spendono di più. La riduzione dei consumi si avverte soprattutto su alcuni prodotti: la carne del 54%, quelli lattiero-caseari del 34%, quelli di frutta e verdura del 63%, mentre i carburanti sono scesi del 39%. Calano anche i medicinali, -29%. Nel frattempo il prezzo della farina è più che raddoppiato (+115%).

Suggerimento: se vi interessa fare trading su valute straniere, prima informatevi sul trading online recensioni dei broker e opinioni.

Il ricorso al baratto

Molti hanno deciso di trovare una soluzione parziale al problema ricorrendo al baratto, oppure sfruttando gruppi di acquisto e la caccia all'affare. I mercati del baratto in Argentina sono nati durante la crisi economica del 2001 e da allora non sono più scomparsi. La gente scambia ciò che non usa e anche quello che usa in cambio di olio, mate, zucchero o altro. Finora il governo conservatore del presidente Mauricio Macri ha insistito sull'impegno a ridurre l'inflazione, ma le politiche finora non sono state molto efficaci.

mercoledì 17 ottobre 2018

Manovra economica all'esame di Bruxelles. Conte: "Siamo orgogliosi del lavoro svolto"

Siamo entrati nella fase calda per la manovra economica italiana. Dopo l'intesa raggiunta al Consiglio dei ministri lunedì sera su alcuni temi chiave (decreto fiscale, condono, reddito di cittadinanza e "quota 100"), l'Italia ha inviato a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio.

L'invio a Bruxelles della manovra economica

Si tratta di un volume di 46 pagine che spiega i provvedimenti in arrivo con la Manovra economica. La legge di Bilancio vera e propria dovrà arrivare alle Camere entro il 20 di ottobre. Il governo ribadisce l'impostazione della Manovra anche dopo la mancata validazione dei conti da parte dell'Ufficio parlamentare di Bilancio.

Nel documento viene riconosciuto che i dati macroeconomici portano a un rallentamento dell'attività. Tuttavia, incorporando nei conti pubblici il deficit/Pil più alto (2,4%) si riesce a giungere ad una crescita ben superiore alle attese (Il Pil è previsto infatti crescere dell'1,5 per cento nel 2019, dell'1,6 per cento nel 2020 e dell'1,4 nel 2021). In sostanza, grazie ad una manovra economica che sfora qualche paletto europeo, la crescita sarà molto più alta di quella che registreremmo andando avanti d'inerzia rispettando i parametri UE. "Andiamo a Bruxelles con una manovra economica di cui siamo orgogliosi e su cui vogliamo dialogare senza pregiudizi. L'austerity non è più percorribile", ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Le prime reazioni


La reazione europea finora è rimasta fredda. Il presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker ha evidenziato che se l'Europa dovesse chiudere un occchio per l'Italia, "alcuni Paesi ci coprirebbero di ingiurie e invettive con l'accusa di essere troppo flessibili". Poi, pur rimarcando di non avere pregiudizi sulla manovra economica italiana, s'è detto "molto preoccupato". Lo stesso Juncker ha poi avuto un colloquio telefonico con il premier Conte, che gli ha precisato che il deficit è destinato a rientrare già nel biennio successivo, e anche per questo non impedirà il contenimento del nostro indebitamento complessivo.

lunedì 15 ottobre 2018

Sterlina in calo dopo il ritorno dei dubbi su Brexit

Ancora nulla di fatto sul fronte Brexit, e la sterlina ne risente. Il round negoziale che Bruxelles e Londra hanno tenuto nel fine settimana non ha prodotto l'attesa fumata bianca che molti ottimisticamente immaginavano. L'accordo all'ultima curva nel tortuoso percorso della Brexit ancora non c'è. Manca il passaggio cruciale riguardo al tema più delicato, ovvero la questione della frontiera irlandese. Sarà esaminato al prossimo vertice europeo di mercoledì sera a Bruxelles.

La Brexit e la sterlina

Gli scenari rimangono quindi tutti aperti, come ha fatto capire il capo-negoziatore comunitario Michel Barnier. "Nonostante intensi sforzi - ha detto - alcuni nodi sono ancora da sciogliere. Sarà mio compito informare delle trattative gli altri 27 paesi membri e il Parlamento europeo". Inevitabilmente questo stallo ha avuto ripercussioni sui mercati. La sterlina sta perdendo terreno contro euro e dollaro, e chi adotta tecniche trading forex intraday punta sul ribasso della valuta britannica o al massimo se ne tiene alla larga.

I problema sulla frontiera irlandese riguardano la voglia di evitare il ritorno di un confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda. Tuttavia, la UE propone un allineamento regolamentare nelle due regioni per facilitare il transito di merci, mentre Londra rifiuta perché vuole evitare che ci siano differenze troppo nette tra le diverse regioni che compongono la Gran Bretagna. Intanto il tempo passa, e bisogna trovare un accordo entro novembre al più tardi, perché se è vero che la Brexit andrà compiuta entro il 29 marzo 2019, è altrettanto vero che servono tempi tecnici per le ratifiche.

Consiglio: prima di fare operazioni sulle valute, chiedetevi sempre quali sono le migliori piattaforme di trading online.

Domani intanto la premier Theresa May incontrerà i suoi principali ministri, e la sua posizione sembra sempre più traballante. intanto la stampa britannica avverte che un fallimento delle trattative si sta avvicinando e bisogna fare attenzione. Appena un paio di giorni fa scriveva però che un accordo era vicino. Questo fa capire quanto il vento possa cambiare da un momento all'altro.

venerdì 12 ottobre 2018

Mercati, i conti dell'Italia non spaventano. L'incubo è l'Italexit

L'Italia rimane sempre al centro dei pensieri degli investitori. I mercati ci guardano con grossa preoccupazione, ritenendoci la principale fonte di rischio in questo momento. Ma alla base di tutto non ci sono timori riguardo alla nostra tenuta economica, bensì riguardo alla nostra posizione all'interno dell'Europa.

I timori dei mercati

Circa i nostri conti pubblici, sia pure con alterni punti di vista, nessuno pensa davvero che l'Italia possa finire sottosopra. Del resto i nostri fondamentali economici rimangono solidi, come ha precisato anche il ministro Tria. Non c'è preoccupazione riguardo a una eventuale insolvenza dell’Italia, ipotesi considerata come estremamente remota. La vera paura invece ha un altro nome: ItalExit. E' il rischio che la tensione con Bruxelles possa sfociare in un addio, a spingere verso l'alto lo spread BTp-Bund.

A confermare questa percezione sono i Cds (credit default swap), degli speciali derivati con i quali gli operatori finanziari possono gestire "attivamente" il rischio insito nel loro portafogli titoli. In sostanza sono polizze assicurative con cui gli investitori si coprono dal rischio di insolvenza di qualunque azienda o Stato. Inclusa l’Italia. Ebbene, secondo questi CdS la probabilità di insolvenza dell’Italia è soltanto del 13,2%. Quasi il doppio invece è la possibilità che il Paese torni alla lira uscendo dalla UE (23%).

Beninteso, si parla comunque di probabilità non elevate. Ma che comunque danno la percezione di quello che i mercati pensano sull'Italia al momento. E fanno anche capire perché gli investitori hanno avuto una scossa quando il leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio, se n’è uscito qualche giorno fa dicendo che «con una sua moneta l’Italia avrebbe risolto tutti i problemi». Va però anche ricordato che la maggioranza del quattro marzo 2018 non ha il mandato per attuare una Italexit né esplicita né strisciante.

giovedì 11 ottobre 2018

Sterlina spinta al rialzo da qualche progresso sulla Brexit

Il mercoledì dei mercati valutari ha visto euro e sterlina salire, sulla base dell'ottimismo per un accordo sulla Brexit. Il dollaro invece ha perso terreno contro un paniere di valute, anche se i rendimenti dei titoli statunitensi si sono attestati su picchi pluriennali.

La Brexit e la sterlina

L'ITV News britannica ha riferito ieri che Gran Bretagna e Unione Europea hanno fatto progressi nei negoziati sul confine irlandese, un ostacolo chiave nel raggiungere un accordo sulla Brexit. Inoltre il negoziatore capo Michel Barnier ha dichiarato che le due parti hanno concordato gran parte dell'accordo di ritiro in vista di un vertice di tutti i 28 leader nazionali del blocco la prossima settimana. Adesso c'è maggiore ottimismo sul fatto che si raggiungerà un accordo prima del termine ultimo di marzo prossimo. Tuttavia, persiste ancora una certa prudenza a causa di scarsi dettagli su questo possibile accordo.

Va altresì aggiunto che secondo il quotidiano The Times, circa 30-40 legislatori del partito laburista dell'opposizione sarebbero pronti a sostenere l'accordo sulla Brexit che Theresa May sta cercando di chiudere con l'UE.

L'andamento del pound


Tutto ciò ha favorito la sterlina, fulcro di chi ha adottato tecniche di trading forex intraday. La valuta britannica è salita contro l'euro fino a 87,43 pence. Contro il dollaro invece è salita dello 0,3 percento fino a $ 1,3186, il suo livello più forte dal 26 settembre, prima di ridiscendere. Questa impennata ha compensato gli effetti di un aumento dei rendimenti dei Treasury statunitensi.

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Va ribadito che nonostante un certo ottimismo, gli investitori non puntano ancora ad occhi chiusi sulla sterlina. Finché questo accordo sulla Brexit non avrà maggiore concretezza, i passi indietro potrebbero essere accolti molto male dai mercati. Occorre prudenza quindi.

lunedì 8 ottobre 2018

Spread e mutui, allarme per i costi sostenuti dalle famiglie italiane

La preoccupazione degli investitori internazionali riguardo alla nostra manovra, ha fatto impennare lo spread. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi, cresciuto in un solo anno di 130 punti, non è soltanto una notizia da telegiornale, bensì una minaccia per l'equilibrio economico delle famiglie italiane e in special modo quelle che intendono accendere un mutuo.

Lo spread sale sulla tensione Roma-UE


Andiamo per ordine. Il Documento di economia e finanza (DeF) dove vengono indicate le spese per la prossima legge di Bilancio, non ha ricevuto l'approvazione della UE. I due vicepremier Salvini e Di Maio hanno però annunciato di voler andare avanti per la loro strada, sfidando apertamente l'Europa. Questo clima di tensione ha allarmato i mercati, spingendo verso l'alto lo spread.
La Uilca (Unione italiana del lavoro credito esattoriale e assicurazioni) ha però evidenziato le ripercussioni di questo incremento sulle famiglie gravate da mutuo. L'analisi mette in risalto che su un prestito da 100 mila euro, le famiglie rischiano un esborso annuo aggiuntivo di 500euro per colpa dello spread (che come detto, è salito di 130 punti in un anno).

Le conseguenze sui mutui

Va però precisata una cosa. C'è differenza tra chi il mutuo lo ha già e chi invece ha intenzione di chiederlo in futuro. I primi sono pressoché al sicuro, anche se hanno sottoscritto un finanziamento tasso variabile giacché a guidare l’andamento e le variazioni degli interessi è l’Euribor, che è un indice non connesso all’andamento dello spread.

Lo scenario peggiore riguarda invece chi sta per accendere un nuovo mutuo. Solo loro potrebbero effettivamente scontare un aumento dei tassi di interesse, anche se il rincaro non sarà determinato direttamente dall’andamento dello spread Btp-Bund, né tanto meno dall’aumento di Euribor o Eurirs, quanto piuttosto dalla politica applicata dalle singole banche. Il meccanismo sottostante è il seguente: se lo spread Btp - Bund dovesse salire ancora e a lungo, ciò avrebbe conseguenze negative sui bilanci delle banche che si rivarrebbero sui clienti, aumentando i tassi di interessi pagati dai futuri mutuatari.

venerdì 5 ottobre 2018

Inflazione, la Turchia trema ancora. E intanto la Lira crolla

Continua ad aggravarsi la situazione economica della Turchia. Ieri il dato sull'inflazione è andato ben oltre le attese (che già di loro erano pesanti), registrando un incremento dell’indice di fondo al 24,5% (deludendo il consensus al 21,1%), mentre i prezzi alla produzione hanno raggiunto il 46%. Nel frattempo la lira è tornata a perdere ampio terreno contro il dollaro statunitense (e non solo) e chi sa come fare trading forex online sicuro ci resta in linea di massima molto alla larga.

L'inflazione choc

Come detto, il dato preoccupante riguarda i prezzi. La dinamica dell'inflazione è tale che adesso sono saliti addirittura sopra il tasso di interesse di riferimento (24%). Inoltre l'inflazione ha registrato il sesto mese consecutivo al rialzo, ed è a livelli massimi di 15 anni. In condizioni normali questo dovrebbe spingere la banca centrale ad un immediato ritocco del costo del denaro verso l'alto, almeno di un altro 1,5% per far sì che i tassi reali non diventino negativi. Ma vista la situazione - il "sultano" Erdogan è contrario - ci riesce difficile credere che l'istituto di Ankara abbia la libertà di alzare i tassi a sufficienza.

La crisi turca


I dati sull'inflazione di settembre hanno messo a nudo uno dei maggiori problemi dell'economia turca: strutture monopolistiche, oligopolistiche e non competitive e prezzi distorti. Se la Turchia non dovesse introdurre un programma che eliminasse rapidamente questa struttura e la distorsione economica, la lotta all'inflazione rimarrà un circolo vizioso.

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Tutto ciò continua a pesare sull’andamento della lira turca, che è tornata a perdere vistosamente quota sia contro il dollaro statunitense che contro l’euro. La lira turca da gennaio ad oggi ha bruciato più del 40% del suo valore. Nel frattempo lo spettro recessione continua ad aleggiare minaccioso sull'intera economia, mentre la popolazione subisce un incremento del 27,7% del costo dei generi alimentari e del 27,03% di quelli energetici.

mercoledì 3 ottobre 2018

Conti pubblici, sarà un ottobre di fuoco per l'Italia

Per i conti pubblici italiani si prospettano delle settimane calde e intense. La Nota di aggiornamento al Def dovrà passare per il Parlamento, mentre la legge di bilancio dovrà affrontare un iter ricco di insidie.

Il calendario infuocato per i conti pubblici

Pochi giorni fa il Governo ha annunciato i numeri della Nota di aggiornamento al Def, in special modo il rapporto deficit/PIL al 2,4% per i prossimi tre anni. Una decisione che ha subito creare una frattura con la UE, che si sta consumando a colpi di botta e risposta velenosi. L'Europa minaccia anche eventuali sanzioni nel caso in cui i conti pubblici italiani non saranno in linea con i patti. La Nota al Def adesso dovrà passare per il Parlamento, che potrebbe discutere le risoluzioni in Aula entro il 10 ottobre.

Da metà ottobre in poi, il calendario degli appuntamenti per i conti pubblici si farà intenso. Entro il 15 ottobre il Governo dovrà inviare alla Commissione europea il Draft Budgetary Plan, ovvero il documento nel quale vengono indicati i numeri macroeconomici e le linee guida della legge di bilancio. L'esame da parte della Commissione Ue si dovrà svolgere in due settimane. Se dovessero essere riscontrate delle gravi violazioni delle regole del Patto di stabilità, il documento verrà rispedito al mittente. Qui si aprono due vie. Potrebbe esserci una bocciatura immediata, oppure la UE potrebbe inviare al ministro dell'Economia delle lettere di richiamo.

La legge di bilancio

Pochi giorni dopo sarà il momento della legge di bilancio. Entro sabato 20 ottobre infatti il consiglio dei ministri dovrà varare l'articolato comprensivo di misure dettagliate e relative coperture, da inviare in Parlamento sotto forma di disegno di legge. Solo dopo questo passaggio arriverà il giudizio delle agenzie di rating internazionali, che hanno annunciato di voler aspettare la legge di bilancio prima di esprimere il loro giudizio. Quello di S&P's è atteso il 26 ottobre, quello di Moody's entro la fine del mese.

Il passaggio dei nostri conti pubblici per la UE si completerà entro il 30 novembre, giorno ultimo utile entro il quale Bruxelles dovrà pubblicare il suo giudizio, indicando l'eventuale necessità di manovra correttiva.

lunedì 1 ottobre 2018

Dollaro Canadese in volo dopo l'accordo sul nuovo NAFTA

I mercati brindano al nuovo accordo sul NAFTA e il dollaro canadese mette il turbo sui mercati valutari. L'accordo per rinnovare il patto trilaterale tra USA, Canada e Messico è stato raggiunto proprio alla scadenza prefissata del 30 settembre. C'è voluto uno sprint forte e una intensa rete di colloqui telefonici tra le parti per sbloccare una situazione che appena pochi giorni fa sembrava compromessa. 

Il nuovo Nafta e il dollaro canadese

La notizia ha subito fatto scattare l'entusiasmo attorno al dollaro canadese. La valuta nordamericana ha messo infatti il turbo apprezzandosi contro tutte le altre valute. Sulla piattaforma Plu500 abbiamo visto la coppia Usd-Cad scendere a 1,2819, mentre l'Eur-Cad scende a 1,4857 (qui c'è la guida plus500 come funziona webtrader).

Il patto di libero scambio è un tassello prezioso per l'economia USA, dal momento che coinvolge i suoi principali partner economici. Trump aveva messo in discussione la bontà dei contenuti dell'accordo - siglato nel 1994 - appena insediatosi alla Casa Bianca. Da allora in poi è stata una corsa contro il tempo, ma dopo un lungo e travagliato percorso ieri è arrivato il via libera, che ha reso felici gli investitori e fatto bene al dollaro canadese. Manca adesso l'ultimo passaggio formale, ovvero l'analisi del testo e l'approvazione da parte del Congresso americano, che ha 60 giorni di tempo per completare il tutto.
Il nuovo accordo prevede per gli Stati Uniti delle condizioni maggiormente convenienti per l’accesso al mercato canadese dei prodotti lattiero-caseari. Verrà coinvolto anche il settore automobilistico.

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Il Canada scongiura l'isolamento


Vale la pena ricordare che il Canada era stato lasciato fuori dall'accordo preliminare raggiunto qualche settimana fa con il Messico, e nelle settimane scorse il Presidente Usa aveva minacciato di imporre pesanti dazi alle importazioni di auto e altri prodotti canadesi se le trattative tra i due Paesi non fossero andate a buon fine.