venerdì 30 luglio 2021

Bilancio semestrale: ENI vola grazie al rally del petrolio. Dividendo raddoppiato

Dopo tanta fatica, ENI torna a registrare un utile e recupera sui livelli che c'erano prima della pandemia. La multinazionale dell'energia (ex ente pubblico) ha annunciato i risultati del secondo trimestre e il bilancio semestrale del 2021, sui quali si fanno sentire la corsa del petrolio e il generale rafforzamento di tutte le commodities.
Tutto ciò permette alla società di porre le basi per il ritorno a un dividendo corposo, il cui acconto verrà pagato già a settembre.

ENI, trimestrale e bilancio semestrale

In base ai dati, l’utile netto adjusted torna a ai livelli pre-COVID, attestandosi a 0,93 miliardi nel trimestre e 1,20 miliardi nel bilancio semestrale. Si tratta di un netto miglioramento rispetto alla perdita del 2020, con una variazione rispettivamente di +1,6 e +1,9 miliardi.

Non c'è da stupirsi se oggi il titolo è al centro delle strategie trading giornaliero di molti operatori.

I driver della crescita

Si sente l'effetto del Brent che è cresciuto dai 61 $/bbl nel primo trimestre a 69 $. Ancora più evidente il cambio di passo rispetto al primo semestre 2020, quando gli effetti della pandemia spinsero il petrolio sempre più giù, è un bel cambio di rotta.
Inoltre ENI beneficia della migliore performance operativa e della normalizzazione del tax rate (58% nel semestre).
La Chimica ha conseguito i migliori risultati di sempre, con un Ebit di circa 200 milioni di euro in crescita di 270 milioni.

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Dividendo e buyback

Grazie al bilancio semestrale che evidenzia un netto miglioramento dei conti, ENI ha deciso di raddoppiare il dividendo rispetto al 2020, portandolo a 0,86 euro. Già a settembre è previsto l’acconto della cedola di 0,43 euro per azione. Si ritorna così ai livelli pre-COVID.
Il CdA ha inoltre deliberato l’avvio di un programma di buyback da €400 milioni.
Eni inoltre conferma i target 2021, con una produzione di idrocarburi a circa 1,7 milioni di barili al giorno. In forte crescita la capacità rinnovabile installata con un obiettivo a fine anno pari a 2 GW. Eni ha quindi ampiamente superato il nostro target al 2021.

mercoledì 28 luglio 2021

Banche, via libera ai dividendi da Bankitalia anche per gli istituti non significativi

Grazie ai continui segnali di miglioramento dell'economia, la Banca d'Italia ha deciso di allinearsi alla BCE, rimuovendo i limiti alla distribuzione dei dividendi e al riacquisto azioni da parte degli istituti italiani non significativi (ossia le banche che sono sotto la sua diretta vigilanza).

Semaforo verde per le banche

A spingere Bankitalia verso questo passo sono le ultime proiezioni macroeconomiche, che forniscono un quadro più ottimistico riguardo all’economia.
Per questo motivo è adesso possibile fare un passo indietro rispetto alle misure restrittive, e tornare ai criteri del processo SERP per la valutazione del capitale, dei piani di distribuzione dei dividendi e dei programmi di riacquisto di azioni. Tutto analogamente a quanto fatto dalla Bce per le banche significative.

Il processo Srep (Supervisory review and evaluation process), è quel sistema di revisione e valutazione prudenziale della solidità degli istituti. Si attua sintetizzando i risultati emersi dall’analisi degli istituti di vigilanza per un dato anno, e viene utilizzato per indicare alla banca le azioni da intraprendere.

Gli avvertimenti alle banche

A partire dalla fine di settembre, le banche non significative potranno quindi tornare a distribuire dividendi e procedere al riacquisto di azioni proprie sul mercato.
Ma Bankitalia avverte di conservare una certa prudenza nell'intraprendere tali azioni. In special modo, invita le banche a considerare attentamente la sostenibilità del loro modello di business.
Un altro aspetto che devono tenere in considerazione è il rischio che, allo scadere delle misure di sostegno introdotte in risposta alla pandemia Covid-19, possano verificarsi ulteriori perdite tali da impattare sulle relative traiettorie patrimoniali.

La Raccomandazione sui dividendi e sulle politiche di remunerazione rimane in vigore fino al 30 settembre 2021, quindi con riferimento ai dividendi, le prossime decisioni dovranno essere assunte nel quarto trimestre del 2021.

venerdì 23 luglio 2021

Prezzi delle materie prime, in Europa i laminati finalmente frenano

La fotografia del settore dell'acciaio sembra dare un poco di ossigeno all'Europa. Infatti dopo una forte corsa dei prezzi delle materie prime, la situazione sta migliorando.
I prezzi dei coils laminati a caldo rallentano, grazie a fattori che riguardano sia il lato della domanda che quello dell'offerta.

La situazione dei prezzi delle materie prime

Per il primo aspetto, bisogna considerare che siamo ormai prossimi alle chiusure della stagione estiva. Per questo motivo la domanda è diminuita, alleggerendo la pressione sui prezzi delle materie prime.
Nei mesi scorsi a trainare le vendite ci avevano pensato il mercato delle costruzioni e l'automotive.
Per vedere il balzo di prezzo che c'è stato, si può sfruttare il database di qualsiasi piattaforma opzioni binarie.

I driver dal lato dell'offerta

Ma anche dal lato dell'offerta ci sono fattori incidenti. Ad esempio, la possibilità di giovare di importazioni a condizioni competitive dei prodotti che giungono dal contesto extra europeo.
Le offerte di HRC (Hot Rolled Coils) dal Giappone, dall’Indonesia e da Taiwan arrivano cin con un certo sconto per tonnellata.

Nota: per investire sulle commodities in generale, e non solo sull'acciaio, non si possono seguire strategia trading a breve termine 15-30 minuti.

Sanzioni a Russia e Turchia

Inoltre, in vista di una possibile sanzione da parte della Commissione Europea, che ha aperto un’indagine antidumping a riguardo e i produttori di Russia e Turchia, i produttori di questi due paesi hanno aumentato i volumi delle offerte, e questo ha spinto al massimo le importazioni di coils zincati a caldo da questi due paesi.

Bisognerà vedere in futuro come agiranno alcuni fattori. Ad esempio l’impatto del dazio sulle esportazioni russe del 15% a partire dal primo agosto su tutti i prodotti siderurgici, semilavorati e finiti.
Stesso discorso vale per i prodotti in arrivo dalla Cina, che sta valutando se introdurre dazi sulle sue esportazioni di acciaio.

Gli eventi atmosferici

Non sembrano invece avere inciso sui prezzi delle materie prime alcuni eventi atmofersici, che pure stanno pesando sulla produzione e sull'offerta.
Le gravi inondazioni nei Paesi Bassi, in Belgio e nello stato tedesco della Renania settentrionale-Vestfalia, hanno provocato forti interruzioni logistiche in quelle aree e c'è chi ha dovuto rinunciare alle proprie consegne.
Al momento però, questa situazione, benchè abbia provocato una riduzione dell’offerta, non ha favorito la crescita dei prezzi delle materie prime.

mercoledì 21 luglio 2021

Pagamenti, la UE propone un tetto massimo di 10mila euro per i contanti

La battaglia tra i pagamenti in contanti e quelli elettronici continua ad andare avanti. E' una questione culturale e di abitudine che spinge ancora all'utilizzo dei primi, mentre motivi di trasparenza, comodità e tracciabilità spingono i secondi.

Il nuovo tetto ai pagamenti in contanti

In questo scenario, la Commissione europea è intervenuta con una nuova proposta. Vuole limitare l'utilizzo dei pagamenti in contati a 10mila euro, fissando un tetto unico in tutta l'unione. La ratio della legge è quella di fermare la circolazione di ingenti somme di denaro non tracciabili, che potrebbero agevolare la criminalità organizzata.

Chiaramente, quei paesi che già per loro conto hanno determinato dei limiti più stringenti potranno mantenerli.
In Italia, ad esempio, da circa un anno c'è un nuovo limite all'uso del pagamento in contanti. Fino agli scorsi anni era fissato a 3.000 euro, da luglio 2020 la nuova soglia massima è di 2.000.

Va detto che da sono sempre di più gli italiani che dicono addio al contante e gli preferiscono le carte.

La nuova unità europea speciale

La proposta della UE è inserita nel pacchetto sulle politiche contro il riciclaggio di denaro (AML) e il finanziamento dei gruppi terroristici (CFT).
All'interno di questo stesso pacchetto c'è anche un'altra interessante misura, quella che vuole creare una sorta di unità speciale per la lotta al riciclaggio. L'acronimo italiano di questa unità è AMLA, e il suo scopo sarà quello di coordinare le diverse autorità nazionali, in modo che "il settore privato applichi in modo corretto e coerente le norme Ue". Dovrà risolvere i cavilli legali che permettono alle organizzazioni criminali di operare e aggirare i sistemi fiscali nazionali.

Tempi non brevi

La commissione UE ha spiegato che questo pacchetto mira a rendere più efficace il processo di individuazione delle operazioni e delle attività sospette.
"Ogni nuovo scandalo di riciclaggio di denaro è uno scandalo di troppo e ci ricorda che il nostro lavoro per colmare le lacune del nostro sistema finanziario non è ancora finito. Per questo occorre una rigorosa vigilanza", ha affermato Dombrovskis.
Il pacchetto potrebbe entrare in vigore nel 2024, dopo l’approvazione di Parlamento Europeo e Consiglio europeo.

venerdì 16 luglio 2021

Inflazione USA, la Yellen avverte: "Ci saranno molti altri mesi di rapida crescita"

Il tema dell'inflazione è uno di quelli più caldi dell'ultimo periodo. Con tutti quegli stimoli pompati nell'economia globale, era inevitabile che ci sarebbe stata una pressione sui prezzi. La rapida impennata però da diversi mesi tiene sull'allerta i mercati, che temono un prematuro dietrofront da parte delle banche centrali.

La Yellen e il problema inflazione

In questo quadro si innestano le ultime dichiarazioni di Janet Yellen, che oggi è segretario al Tesoro USA e che in precedenza è stata il capo della FED.
Nel corso di una intervista a CNBC, ha avvertito che con le fiammate dell'inflazione bisognerà conviverci ancora a lungo.
Pur ribadendo che nel medio periodo i prezzi torneranno su livelli sostenibili, ha ammesso che "avremo molti altri mesi di rapida inflazione. Ovviamente, dobbiamo tenerla d'occhio".

La Yellen sta attenta a dosare bene le parole, mescolando avvertimenti e toni più rilassati e rassicuranti. L'ex presidente della Federal Reserve infatti dice che "le aspettative di inflazione sono ancora abbastanza contenute nel medio termine", aggiungendo che tutto si sistemerà.
Inoltre secondo l'economista, le pressioni inflazionistiche non rischiano di bloccare la ripresa economica sostenuta degli Stati Uniti.

Anche Powell avverte e rassicura

Nella giornata di giovedì anche l'attuale capo della FED, Powell, è tornato a difendere l'approccio della banca centrale di fronte all'inflazione, ribadendo la natura transitoria e la volontà di offrire politiche monetarie di sostegno all'economia finché la ripresa sarà completata. Un appuntamento importante per chi fa tecniche trading intraday.

Al di là delle rassicurazioni, c'è ancora il timore che l'inflazione finisca per diventare troppo elevata, inducendo le banche centrali a ridurre gli stimoli economici. Sui mercati finanziari questo ha indotto le borse alla prudenza negli ultimi giorni, con i segnali trading gratuiti affidabili che invitano alla cautela. Ieri invece c'è stata una brusca sessione in calo.

mercoledì 14 luglio 2021

Prezzo del carburante, gli italiani pagano il carico fiscale più pesante della UE

Il prezzo del carburante potrebbe rendere felici gli automobilisti italiani rispetto ai colleghi Europei. Invece li rende solo più arrabbiati. In teoria infatti, da noi il carburante dovrebbe costare meno che nel resto del continente, ma finisce per essere più alto a causa delle tasse.

Il carico fiscale e il prezzo del carburante

E' questo il quadro evidenziato dall’Assemblea annuale dell'Unem (Unione energie per la mobilità). Il prezzo del carburante sulle strade del nostro Paese ha una componente industriale di 60 centesimi, inferiore rispetto alla media dell'area euro.
La componente tasse però aumenta il costo alla pompa di circa 1 euro al litro (IVA al 22% e accise per il resto), e così ribalta l'esito del confronto.

Sul prezzo finale, la componente fiscale pesa per il 63%. In nessun altro paese europeo (dove la media è al 58%) c'è un carico simile.
Chi sta messo meglio sotto questo aspetto sono Polonia (peso fiscale al 45,9%) e Romania (peso fiscale al 45,8%).

Quanto incassa lo Stato Italiano

Quest'anno grazie alle accise sulla benzina, lo Stato italiano incasserà circa 6,6 miliardi di euro, quasi un miliardo in più rispetto allo scorso anno. Sul gasolio addirittura il gettito arriverà a 16,6 miliardi di euro, 1,7 miliardi in più rispetto al 2020.
Chiaramente si sente l'effetto della ripresa della domanda di petrolio (tornata a crescere del 6,2%) grazie alla progressiva uscita dalla pandemia. Inoltre l'attesa ripresa del trasporto stradale, prospetta un recupero anche superiore all'8,3%.

Forse può interessare: petrolio maggiori produttori, ecco la classifica.

Promesse, promesse...

Complessivamente, la benzina e il gasolio faranno affluire oltre 23 miliardi di euro nelle casse dello Stato (comunque sono 2 miliardi in meno del 2019, ossia prima dello scoppio della pandemia).
Questa cifra fa capire perché, malgrado tante chiacchiere e promesse sulla revisione delle tasse sui prezzo del carburante, nessun Governo nel corso di tantissimi anni abbia mai davvero messo mano a questo salasso. Per il bilancio dello Stato, è una gallina dalle uova d'oro alle quali è difficile rinunciare.

sabato 10 luglio 2021

Finanziamento bancario, i fondi sono ancora diretti di più verso il fossile

Si fa un gran parlare della necessità della transizione energetica, dell'importanza di salvaguardare l'ambiente e di un futuro sempre meno legato al carbone.
Eppure, il finanziamento bancario all’industria dei carburanti fossili continua ad essere molto più elevato di quello sostenibile.

Carbone e finanziamento bancario

Di base c'è il fatto che una situazione del genere è sicuramente molto discutibile, visto il periodo che stiamo vivendo e visti gli appelli a una maggiore sensibilità ambientale.
Ma oltre a questo aspetto ce n'è uno anche prettamente economico. Infatti il finanziamento bancario più sbilanciato verso i carburanti fossili, significa anche più esposto a significativi rischi normativi, finanziari e reputazionali.

Questo aspetto è molto importante, dal punto di vista di chi investe. Chi ad esempio detiene molte obbligazioni bancarie in portafoglio, dovrebbe infatti fare una bella classificazione tra i possibili vincitori e vinti nella transizione globale verso l’obiettivo net zero.

L'analisi di Schroders

Un passaggio simile lo ha fatto Schroders, che ha fatto l'amara scoperta che meno del 20% delle banche globali incluse nel suo universo di investimento, effettivamente erano impegnate nella green economy. Il restante non lo era affatto, e in alcuni casi nemmeno si erano adoperate per stabilire un obiettivo, su basi scientifiche, relativo al finanziamento bancario concesso.
E' qualcosa che dovrebbero comunque fare tutti i gestori dei fondi di investimento speculativi, e ripetiamo, non solo per un fatto etico o sociale.

Altro aspetto che va evidenziato dell'analisi di Schroders, è che delle oltre 100 maggiori banche del mondo esaminate (ad esempio una delle maggiori del DAX Deutsche Bank, oppure molte banche americane), solo una piccola fetta era concretamente attiva sul fronte green, ed aveva anche predisposto degli adeguati strumenti per la raccolta dei dati, una metodologia di misurazione del portafoglio e di definizione degli obiettivi. Il resto invece conduceva la sua attività in maniera molto più easy, ossia inefficace.

mercoledì 7 luglio 2021

Affitti, 445mila famiglie a rischio sfratto a causa di morosità

Uno dei problemi che ha provocato la pandemia da Covid, è stato aver ridotto all'osso le risorse delle famiglie italiane. Molti sono rimasti senza lavoro, e quindi senza un reddito. Un dramma soprattutto per chi aveva un mutuo oppure gli affitti di casa da pagare.
Il risultato è che - secondo un recente studio - circa 1,9 milioni di famiglie ha saltato una o più rate di pagamento.

Quante famiglie in difficoltà con gli affitti

Dal lato di chi gli affitti dovrebbe pagarli, la situazione sta diventando pericolosa, Secondo gli ultimi report, circa 445.000 le famiglie potrebbero finire sotto sfratto, una volta che sarà scritta la parola fine al blocco previsto dal Governo. L'esecuzione degli sfratti infatti è stata sospesa fino al 30 settembre 2021 o fino al 31 dicembre 2021, a seconda dei casi.

Riguardo alla collocazione territoriale degli affitti non pagati, la morosità maggiore è nel Mezzogiorno, dove arriva anche al 51%. Ben al di sopra della media Nazionale che è pari al 39%.

Anche i proprietari hanno problemi

Il problema degli affitti non riscossi va visto anche sull'altra faccia della medaglia, perché ha provocato mancati introiti per i proprietari per 1,3 miliardi di euro.
Per molti di loro - fortunatamente - questi mancati incassi non hanno gravi conseguenze, ma ci sono persone (soprattutto pensionati) che con l'affitto di un'altra casa di proprietà riuscivano a far quadrare il proprio bilancio.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, il numero di locatori nel nostro Paese è di 4,3 milioni. Il totale di immobili che sono in affitto è pari a 5,6 milioni (con regolare contratto).

La morosità

Per quanto riguarda le conseguenze della morosità, nella maggior parte dei casi (39,7%) il proprietario ha deciso di concedere ulteriore tempo agli affittuari per saldare quanto dovuto.
In altri casi però si è proceduto in modo differente. Talvolta (16%) rinegoziando l'accordo economico, talvolta (15,3%) procedendo direttamente per vie legali, altre volte trattenendo la somma dovuta dalla cauzione (14,5%).

venerdì 2 luglio 2021

Commodities, il rame ha frenato la discesa ma non ha eliminato le debolezze

Continua il momento delicato per il rame, che tra tutte le commodities è quella che maggiormente riflette l'andamento dell'economia globale. Infatti è il metallo più utilizzato nell'ambito della produzione industriale. Dopo una piccola ripresa, le quotazioni sembrano già aver esaurito il rimbalzo.

Il percorso del rame tra le commodities

Ricordiamo che i futures del rame avevano raggiunto un massimo storico di quasi 4,9 dollari durante la seconda settimana di maggio. Da allora però il prezzo di questa commodities ha cominciato una tendenza al ribasso che ha portato le quotazioni al di sotto di 4,3 dollari la libbra all'inizio di luglio. Ciò vuol dire un calo di oltre il 10% rispetto al massimo storico.
A penalizzare il metallo rosso sono le preoccupazioni per il rallentamento della domanda da parte dei principali consumatori cinesi, nonché un dollaro USA più forte.

La spinta cinese si indebolisce

Sia l'attività di fabbrica che i profitti industriali stanno crescendo a un ritmo più lento in Cina, con l'aumento dei prezzi delle materie prime che pesa. Inoltre l'attività manifatturiera in altri paesi asiatici è rallentata a giugno.
Nel frattempo, le scorte di rame nei magazzini registrati al LME sono balzate ai massimi da maggio 2020, mentre la Cina metterà all'asta pubblicamente 20.000 tonnellate di rame il 5-6 luglio per allentare ulteriori pressioni sui prezzi.

Consiglio: anche sulle commodities è possibile negoziare una opzione vanilla put o call, si tratta di una modalità alternativa di fare trading.

Pesa anche il dollaro

Allo stesso tempo, il rame sconta l'aumento del dollaro USA, che penalizza da sempre le commodities.
Come si vede sulle piattaforme di fx trading forex, l'Index ha superato quota 92,6, toccando il livello più alto dal 6 aprile, poiché la fiducia degli investitori è cresciuta sul fatto che la Fed potrebbe aumentare i tassi prima del previsto. Due entro la fine del 2023, anche se c'è chi pensa possa accadere prima.

Nel frattempo, i dati hanno mostrato che le richieste di disoccupazione sono scese a un nuovo minimo pandemico di 364 mila e la crescita delle fabbriche statunitensi è rimasta forte. Gli occhi degli investitori ora si rivolgono al rapporto sui salari di venerdì, che probabilmente mostrerà che l'economia statunitense ha aggiunto 700K posti di lavoro a giugno, sopra i 559K riportati a maggio.