martedì 25 aprile 2023

Capitalizzazione di borsa, LVMH ha sfondato il muro dei 500 miliardi di dollari

Dopo aver superato Elon Musk in cima alla classifica degli uomini più ricchi del mondo, il re del lusso Bernard Arnault realizza un nuovo primato. Il gruppo Lvmh (che da poco tempo è entrato a far parte della Top10 delle imprese più grandi al mondo) è la prima società europea a superare 500 miliardi di dollari di capitalizzazione di borsa.

La corsa verso il record di capitalizzazione

Lo sprint verso questo risultato è avvenuto negli ultimi giorni. Lvmh ha chiuso infatti cinque sedute di borsa col segno positivo (per la gioia di chi fa tecniche di scalping 5 minuti), che hanno fatto seguito alla pubblicazione dei risultati trimestrali da record.

I ricavi di Lvmh sono infatti schizzati del 17%, giungendo a 21 miliardi di euro. La parte più redditizia del business di Lvmh è rappresentata dalla moda e dagli accessori in pelle, che hanno fruttato 10,7 miliardi di ricavi. Ma una crescita molto forte c'è stata anche nel Retail selettivo e nel settore orologi e gioielli nonché in quello di profumi e cosmetici.

Ricordiamo che nel gruppo Lvmh ci sono diversi Marchi famosi in tutto il mondo, come Louis Vuitton, Moet&Chandon e Christian Dior.

I driver della crescita

La normalizzazione del contesto generale dopo i difficili anni della pandemia e il ritorno alla normalità del mercato cinese hanno spinto la crescita della domanda di beni di lusso, che a quanto pare non risente della corsa dell'inflazione, ne' della minaccia incombente di una recessione globale. 

Un'altra spinta al superamento della capitalizzazione da 500 miliardi è arrivata anche dall'andamento positivo dell'Euro rispetto al Dollaro. Il cambio EurUsd è infatti salito verso 1,1, come si può vedere osservando i dati di qualsiasi broker opzioni binarie Italia. I 454 miliardi di euro di capitalizzazione del gruppo francese si sono così tradotti in oltre 500 miliardi di dollari.

Arnault sempre più ricco

Il superamento dei 500 miliardi di dollari di capitalizzazione consente a Bernard Arnault di consolidare ancora di più la propria posizione di uomo più ricco del mondo. Il suo patrimonio personale e stimato dalla rivista Forbes in 211 miliardi di dollari.

giovedì 20 aprile 2023

Consumi, gli italiani cercano sempre di più prodotti in sconto perché vicini alla scadenza

La crisi economica ha portato inevitabilmente a delle ripercussioni sui consumi e sulle abitudini degli italiani. Il 2023 è destinato ad essere un anno peggiore anche del precedente, per quanto riguarda i record negativi sul fronte dei consumi alimentari.

Le conseguenze del caro vita sulla spesa di tutti i giorni stanno infatti spingendo sempre più famiglie a tirare la cinghia, nel tentativo di mantenere i propri conti in ordine. Anche perché c'è un macigno rappresentato dai costi dell'energia, dei mutui e dei trasporti.

Le conseguenze sui consumi

La necessità di chiudere i cordoni della borsa ha avuto come prima conseguenza il drastico calo dei consumi di prodotti di marca

Ma un ulteriore effetto è la crescita di un altro fenomeno: si cerca sempre di più l'acquisto di prodotti alimentari che sono vicini alla data di scadenza (a seconda della categoria merceologica, dai 2 ai 4 giorni prima del ritiro dal mercato), che supermercati e discount vendono a prezzi molto scontati.

I numeri

Se nel 2020 soltanto il 30% dei prodotti scontati vicini alla scadenza veniva effettivamente acquistato, nel 2022 questa percentuale è più che raddoppiata arrivando a 64%. Le prospettive peraltro sono che nel 2023 questo valore venga ulteriormente ritoccato, giungendo al 70%.

Questo ulteriore incremento atteso è frutto anche delle nuove strategie che le aziende di distribuzione stanno adottando per adeguarsi a questi nuovi scenari. Infatti la vendita di prodotti prossimi alla scadenza viene organizzata in modo più strutturato, spesso concedendo sconti ancora più marcati.

Buona notizia, cattiva causa

Se da un lato i maggiori consumi di prodotti vicini alla scadenza sono un passo avanti nella battaglia contro gli sprechi alimentari, dall'altro lato è innegabile che alla base non ci sia una maggiore sensibilità del cliente, bensì un'esigenza puramente economica.

La politica dello zero sprechi non è frutto di un cambiamento culturale, ma della necessità di contenere le spese. Del resto a causa dell'aumento dell'inflazione rispetto all'epoca pre-Covid si spende anche di più ma si porta a casa di meno.

lunedì 17 aprile 2023

Investitori, sarà una settimana ricca di dati macroeconomici

I prossimi giorni saranno caratterizzati da un calendario molto fitto dati macroeconomici, tanto dall'Europa quando dagli Stati Uniti. Dati che orienteranno le mosse degli investitori. A questo si aggiunge anche il fiume di trimestrali da Wall Street, dopo l'antipasto di venerdì scorso.

Cosa guarderanno gli investitori

Gli appuntamenti di maggiore importanza per gli investitori saranno i dati riguardanti l'inflazione del mese di marzo di alcuni paesi europei, della stessa Eurozona e del Regno Unito.

Nell'ultimo periodo la dinamica dei prezzi dell'Eurozona ha generalmente superato le aspettative, mantenendo così una certa pressione sulla BCE affinché continui ad aumentare il costo del denaro. La prossima mossa dell'Eurotower sarà però fortemente condizionata dal dato che verrà reso noto mercoledì.
Inoltre i rapporti sul sentimento ZEW per l'Europa e la Germania meritano sempre uno sguardo.

Gli indici PMI negli Stati Uniti

Con il riemergere delle preoccupazioni di una recessione, i dati PMI diventano molto importanti. Quindi gli operatori terranno d'occhio l'andamento dei PMI flash per Asia, Europa e Stati Uniti la prossima settimana. Gli ultimi verbali della Federal Reserve hanno effettivamente messo in conto una potenziale lieve recessione degli Stati Uniti, quindi i dubbi se l'atterraggio sarà morbido o duro.

Il debole andamento dell'inflazione negli Stati Uniti ha avuto un certo peso sul dollaro la scorsa settimana (ha disegnato una candela spinning top trading) durante la quale gli investitori sono parsi abbastanza convinti che la Federal riserva arriverà ad un picco del 5,25% puoi prendersi una pausa ed iniziare forse i tagli dei tassi già durante l'estate.

Avanti con le trimestrali

Infine, continua la stagione delle trimestrali a stelle e strisce. Gli investitori stanno predisponendo i loro ordini sell Buy stop perché questa settimana saranno protagonisti molti nomi altisonanti quali Bank of America, Goldman Sachs, Tesla, Netflix, Morgan Stanley e AT&T.

giovedì 13 aprile 2023

Tassi di interesse in salita a febbraio, è salasso sui mutui

Salgono ancora i tassi di interesse sui prestiti alle famiglie per l'acquisto della casa. E' quanto si legge nei dati pubblicati dalla Banca d'Italia.

I dati Bankitalia sui tassi di interesse

A febbraio il costo di un mutuo per l'acquisto di abitazioni, comprensivo delle spese accessorie (il TAEG, ossia Tasso annuale effettivo globale) è salito al 4,12%. A gennaio era a quota 3,95%. Si tratta di un livello che non si vedeva dalla metà del 2012, da prima cioè che la BCE cominciasse il lungo periodo di politica di tassi a zero.

Dalle tabelle della Banca d'Italia si ricava che il tasso sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 9,88%, contro il 9,79% nel mese precedente. La quota di questi prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a 1 anno è stata del 46% (59% nel mese precedente).

Prestiti alle società non finanziarie

I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 3,55% (3,72% nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 4,39%, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 3,04%.
I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,54% (0,49 nel mese precedente).

Calano i depositi bancari e i prestiti

Nel complesso, i prestiti al settore privato (corretti sulla base della metodologia armonizzata concordata nell'ambito del Sistema europeo delle banche centrali, Sebc) sono cresciuti dell'1,1% sui dodici mesi, contro il +1,6% nel mese precedente. I prestiti alle famiglie sono aumentati del 2,5% sui dodici mesi (3,0% nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti dello 0,5% (nel mese precedente il tasso di variazione sui dodici mesi era risultato nullo).

I depositi del settore privato sono diminuiti del 2,4 per cento sui dodici mesi (-1,8 in gennaio). La raccolta obbligazionaria è aumentata del 3,9 per cento (0,7 in gennaio).
"Un mutuo a tasso variabile costa oggi fino a 3.240 euro in più rispetto al 2021", sottolinea il Codacons, commentando i dati di Bankitalia.
Un commento a riguardo arriva anche dall'Unione Nazionale Consumatori che parla di "una stangata" da 159 euro in più al mese per le famiglie italiane rispetto a un anno fa.

giovedì 6 aprile 2023

Mercato azionario in calo dopo gli ultimi dati macro

Il riemergere delle preoccupazioni riguardo alle mosse delle banche centrali, strette tra la necessità di combattere l'inflazione e quella di non innescare una recessione, spinge il mercato azionario al ribasso.
Nonostante il buon andamento dell’indice Pmi composito dell’Eurozona, a indurre i timori sono alcuni report macroeconomici in arrivo da oltreoceano, che evidenziano un raffreddamento del mercato del lavoro a stelle e strisce.

Il bilancio del mercato azionario

A Milano chiude sotto la parità il FTSE MIB, che scende a 26.869 punti (-0,58%). Male anche il FTSE Italia All-Share, che perde lo 0,57%, scambiando a 29.057 punti.
Mercato azionario in flessione anche a Francoforte (le DAX news evidenziano la chiusura a -0,53%) e Parigi (-0,39%) mentre è positiva Londra (+0,37%).
Ovunque comunque gli scambi sono stati modesti, anche in vista della pausa pasquale.

I numeri di Milano

Sul mercato azionario italiano marciano pesante le banche: Unicredit e Mps (-1,1%), Intesa e Banco Bpm (-0,8%), Bper (-0,04%).

Giù anche i settori più legati all'andamento dell'economia, come l'automotive: Pirelli (-4,6% a poche ore dal Cda della Bicocca), Iveco (-5,7%), Cnh (-5%) e Stellantis (-2%).
Pesanti i tecnologici con Stm che cede il 4% e Prysmian il 2,8%.
Si salvano invece i titoli difensivi come le utility: Enel (+1,4%), Hera (+2,2%), A2a (+2,1%), Terna (+2,3%) e Snam (+2,7%).

Gli altri mercati

In questo contesto si conferma attraente l’oro, bene rifugio per eccellenza, che si consolida oltre i 2000 dollari l’oncia, ai massimi da circa un anno. Molti ne stanno approfittando per fare una strategia spread trading.

Poco mosso l'euro a 1,0923 sul dollaro, mentre l'indice del dollaro si è ripreso dalle perdite iniziali per scambiare leggermente al rialzo intorno a 101,8 mercoledì, poiché gli investitori sono preoccupati per la salute dell'economia statunitense. Il prossimo grande catalizzatore per il dollaro dovrebbe essere il rapporto NFP previsto per venerdì.
Sessione debole per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che scambia con un calo dello 0,59%.

martedì 4 aprile 2023

Imprese, l'Istat avverte: arrivano segnali di indebolimento della domanda

L'ultimo rapporto dell'Istituto Nazionale di Statistica sulla competitività dei settori produttivi, lancia un allarme riguardo al futuro prossimo delle imprese italiane.
Nella prima parte del 2023 ci si aspetta infatti un indebolimento della domanda, almeno stando alle indicazioni che giungono dalle stesse imprese.

I fattori esplicativi della domanda alle imprese

Quali sono i fattori che forniscono queste indicazioni? Innanzitutto l'adeguatezza della capacità produttiva delle imprese, in secondo luogo il grado di utilizzo dei loro impianti e in terzo luogo le condizioni di accesso al credito. Fattori dai quali emergono segnali univoci che - secondo l'Istat - sono "compatibili con una fase di potenziale indebolimento della domanda".

Le criticità

Alcuni elementi che vengono evidenziati dall'istituto di statistica sono potenzialmente in grado di condizionare l'attività delle nostre imprese nel primo semestre di quest'anno.
L'andamento dei rincari energetici, che si fa sentire soprattutto per la manifattura e nel settore dei servizi (dove rappresenta un problema per circa due terzi delle imprese).

L'aumento del pezzo dei beni intermedi è un problema tipico del settore manifatturiero, ma è una potenziale minaccia anche per le imprese nel settore farmaceutico e in alcuni settori in cui l'Italia è particolarmente specializzata (come alimentari, bevande, pelli e apparecchi elettrici).

Disponibilità di fattori produttivi e lavoro

In altri settori non sono i costi dei beni intermedi ad essere un problema ma proprio la loro disponibilità. Le aziende che operano nei mezzi di trasporto e negli autoveicoli, quasi nel 75% dei casi, sta avendo problemi a reperire i propri beni intermedi sul mercato.

Va evidenziato poi che un terzo delle aziende che sono impegnate nel settore terziario prevede dei problemi nel reperire forza lavoro adeguata. Sto problema si evidenzia in particolar modo per le attività a maggior contenuto di conoscenza e per quelle che sono legate al settore turistico, dove la mancanza di personale è un problema quasi paradossale.