martedì 30 gennaio 2024

Vendite massicce su Bayer dopo la condanna del tribunale a pagare 2,25 miliardi di dollari

Per il colosso agrochimico Bayer è stato un lunedì nerissimo in Borsa. Il titolo è stato infatti bombardato dalle vendite, perdendo il 6% sul DAX dopo la condanna da parte di un tribunale americano a pagare un maxi risarcimento da oltre 2 miliardi di dollari.

Cosa ha innescato le vendite

Bisogna fare un passo indietro per spiegare la vicenda. Nel 2018 Bayer acquistò il marchio Monsanto, produttore del diserbante più famoso al mondo (Roundup) sborsando circa 63 miliardi di dollari. Quell'acquisto non solo fu dispendioso, ma anche strategicamente pessimo. 

Assieme all'azienda, Bayer infatti ha "comprato" anche tutti i suoi problemi, perché un fiume di azioni legali si è abbattuto a causa del presunto effetto cancerogeno del glifosato, il principio attivo contenuto nel diserbante Roundup.

Bayer ha vinto 10 degli ultimi 16 casi in tribunale, e nel 2020 chiuse molti contenziosi "patteggiando" risarcimenti per quasi 10 miliardi di dollari. Tuttavia il tribunale ha bocciato l'accordo per prevenire casi futuri, per cui restano attualmente più di 50.000 richieste di risarcimento.

L'ultimo colpo

Le massicce vendite sull'indice Ger 40 degli ultimi giorni su Bayer giungono proprio dopo una nuova sconfitta in tribunale. La società tedesca è stata infatti condannata a pagare 2,25 miliardi di dollari di danni, l’importo più alto finora, da una giuria in un tribunale di Filadelfia. 

Il beneficiario è un uomo della Pennsylvania che ha affermato di aver sviluppato il cancro a causa dell’esposizione al diserbante Roundup, basato sul glifosato chimico. Anche se la quota per danni punitivi (2 miliardi) dovrebbe essere ridotta in appello perché superiore alle linee guida della Corte Suprema degli Stati Uniti, la botta sarà comunque forte.

La reazione in Borsa

Come detto, questa vicenda ha riacceso le vendite sul titolo Bayer, che al DAX di Francoforte ha perso circa il 6%, avvicinandosi sui minimi dal lontano 2010.

Va detto che Bayer non se la passa affatto bene, visto che in un anno ha ceduto oltre il 40%. Chi conosce il Fibonacci trading, ha visto cadere i ritracciamento uno dopo l'altro. Le perdite avvenute dopo ogni sconfitta in tribunale, ma anche dopo lo stop alla sperimentazione di un farmaco anticoagulante per mancanza di effetti positivi. Se consideriamo il momento in cui è stato perfezionato l'acquisto di Montanso, da allora le azioni Bayer hanno perso il 70% del loro valore.

Le prospettive non proprio incoraggianti hanno inoltre spinto diverse società di analisi a effettuare un netto taglio del target price (addirittura Berenberg l'ha dimezzato in un sol colpo, da 60 a 36 euro).

giovedì 25 gennaio 2024

Prestiti, cresce l'importo medio dei mutui ma calano le richieste

L'intero 2023 è stato un anno debole per le richieste di mutui, e in generale per i prestiti. Colpa della politica dei tassi di interesse alti, che ha finito per rendere molto più costoso ottenere un finanziamento. Alla fine dell'anno il bilancio complessivo annuale per i mutui segna -17,2%.

I dati sull'importo dei prestiti

Le richieste di mutuo hanno avuto una tendenza negativa per tutti i mesi del 2023, ed era accaduto lo stesso anche nel 2022. Tuttavia, se da una parte le richieste di mutuo sono state decisamente in calo, dall'altra s'è registrato un aumento dell'importo medio richiesto, pari a un valore complessivo di 144.659 euro

Se consideriamo il solo mese di dicembre, si registra un ulteriore balzo del +5,0% che porta l'ammontare medio a 152.550 euro.
Tanto il dato mensile di dicembre, quanto quello annuale complessivo, rappresentano un picco per gli ultimi 10 anni.

Fasce di età e di prezzo

Analizzando i dati, si conferma che la fascia di importo preferita dalle famiglie italiane è quella compresa tra i 100.000 e 150.000 euro. E' infatti richiesta dal 29,5% del totale. A seguire, si posiziona la classe di importo 150.000-300.000 euro con una percentuale del 25,9%. Quasi il 40% richiede prestiti per cifre fino a 100.000 euro, e solo il 5,1% supera i 300.000 euro.

Se analizziamo le fasce di età di chi richiede un mutuo, oltre il 60% ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, mentre il 33,3% è composto dalla fascia dei 45-64 anni.
Forse può interessare: le difficoltà nell'ottenere un mutuo oggi.

Durata e surroga

Per quanto riguarda la scadenza dei prestiti richiesti, circa l'80% ha un orizzonte temporale superiore ai 15 anni. Infatti se da un lato questo gonfia il peso delle singole rate, dall'altro consente alle famiglie di appesantire meno il bilancio familiare, grazie a più rate dilazionate nel tempo.

Va evidenziato che a causa del progressivo aumento dei tassi di interesse, molte famiglie hanno deciso di effettuare operazioni di surroga (con il passaggio da un mutuo a tasso variabile verso uno a fisso). Molte famiglie avevano acceso un mutuo variabile negli anni in cui i tassi erano quasi a zero, ma nel giro di un paio di anni si sono ritrovate con conti salatissimi e in costante aumento per via della stretta monetaria della Bce.

lunedì 22 gennaio 2024

Banche centrali, questa settimana tocca al meeting BCE

Durante questa settimana torneranno al centro della scena le banche centrali. Sono infatti in calendario diversi meeting di politica monetaria, tra i quali spicca quello della BCE.
Ma ci sono anche importanti dati macro in arrivo, specialmente il PIL e gli indici dei prezzi PCE negli Stati Uniti. Senza considerare che la stagione delle trimestrali entra nel vivo.

Il focus ritorna sulle banche centrali

In Europa, si dà per scontato che la Banca Centrale Europea manterrà i tassi di interesse invariati, ma gli investitori esamineranno attentamente la dichiarazione di accompagnamento per comprendere meglio la valutazione delle condizioni economiche, e di conseguenza i futuri scenari dei tassi di interesse (discorso che vale per tutte le banche centrali).

Di recente Christine Lagarde ha gettato acqua sul fuoco dicendo che i primi tagli sono più probabili in estate, innescando così qualche passo indietro dell'euro. Il cambio EURUSD è così tornato sotto 1,09, con gli indicatori di trend following ancora inattivi per mancanza di tendenza.

NB. Se vi interessa negoziare valute, imparate le figure fondamentali dell'analisi tecnica, come ad esempio il triangolo forex ascendente discendente.

Appuntamenti negli USA

Negli Stati Uniti, il centro della scena sarà occupato dalla stima anticipata della crescita del PIL del quarto trimestre, insieme alle spese e ai redditi personali di dicembre e agli ordini di beni durevoli.
Si prevede che l’economia statunitense sia cresciuta ad un tasso annualizzato dell’1,8% nel quarto trimestre, in forte rallentamento rispetto al 4,9% del trimestre precedente. I prezzi core del PCE dovrebbero essere aumentati dello 0,2% a dicembre, rispetto al +0,1% di novembre.

Sempre negli USA, andrà avanti la stagione degli utili del quarto trimestre, con report di importanti aziende come American Express, Johnson & Johnson, Procter & Gamble, Intel Corp, IBM, Netflix, Tesla, AT&T, Blackstone, 3M, General Electric, Verizon, Chirurgia intuitiva, Visa e ServiceNow.

Altri meeting di banche centrali

Le decisioni sui tassi di interesse sono all’ordine del giorno anche in Turchia, Norvegia e in Giappone. Oltre a queste banche centrali, ci sarà anche il meeting della Banca del Canada, che probabilmente manterrà i tassi di interesse ai livelli attuali poiché l'inflazione rimane ben al di sopra degli obiettivi dei politici e il mercato del lavoro si raffredda gradualmente.
Nel Regno Unito, l’indagine Flash PMI dovrebbe rivelare una minore contrazione dell’attività manifatturiera e la crescita più forte nei servizi in sette mesi.

martedì 16 gennaio 2024

Industria italiana, numeri da brivido negli ultimi 15 anni

Con la sola eccezione del Nord-Est del paese, l'Italia ha vissuto un drastico calo della propria industria negli ultimi 15 anni. E' quanto emerge da una ricerca condotta dalla CGIA di Mestre.

I numeri sull'industria italiana

L'indagine prende soprattutto in esame il valore aggiunto reale dell'attività industriale, che negli ultimi 15 anni è crollato al al 8,4% (a fronte di un contributo al PIL nazionale pari al 21%).  

Soltanto la Spagna con un calo dell'8,9 ha registrato un risultato peggiore del nostro. Mentre la Francia è riuscita a dimezzare la discesa, la Germania (che è appena finita in recessione proprio per via dei problemi alla sua industria) addirittura segna un aumento del 16,4.

Le ragioni di questa caduta

È fuor di dubbio che gli ultimi quindici anni siano stati caratterizzati da eventi molto traumatici per l'industria. Nel 2008 scoppiò la grande recessione cui ha fatto seguito quattro anni dopo la crisi dei debiti sovrani; nel 2020 poi lo scoppio della pandemia ha messo il mondo sottosopra e nel 2022 c'è stata l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, che ha dato una nuova scossa all'economia e alle catene di fornitura.

La situazione territoriale

Come abbiamo detto, l'unica area italiana che ha saputo resistere è stata il nord-est. Spicca soprattutto Trieste che tra il 2007 e il 2021 ha avuto una crescita del valore aggiunto superiore al 100%. Notevole anche la performance di Bolzano (+55,1%).

A livello provinciale la più virtuosa si conferma a Milano (con 28,2 miliardi di euro di valore aggiunto nominale nel 2021). Seguono Torino (15,6 miliardi), Brescia (13,5 miliardi), Roma (12,1 miliardi) e Bergamo (11,9 miliardi).  

Sul versante opposto invece troviamo le città dove il calo del valore aggiunto è stato più marcato. Con la sola e cessione di Caltanissetta (-39%), la classifica è dominata da province della Sardegna: Nuoro (-50,7%), Cagliari (-36,1%), Oristano (-34,7%) e Sassari (-25,9%).

giovedì 11 gennaio 2024

Tasso di interesse, la Corea conferma il livello attuale

Tutto secondo previsioni. La Banca di Corea ha mantenuto il tasso di interesse al 3,5% nella prima riunione del nuovo anno, mantenendo invariati i costi di finanziamento per l’ottava riunione consecutiva.

La decisione sul tasso di interesse

Il consiglio di politica monetaria ha evidenziato che l’inflazione continua a rallentare, anche se preoccupa la situazione debitoria delle famiglie e i crescenti rischi di credito associati a uno sviluppatore locale. 

Il comitato ha affermato che manterrà il tasso di interesse elevato per un periodo sufficientemente lungo, fino a quando non sarà sicuro che l'inflazione converga sul livello obiettivo.
La mossa della BoK arrivata dopo che erano stati fatti sette aumenti dei tassi, per un totale di 300 punti base, da aprile 2022 a gennaio 2023.

Outlook economico

Riguardo alle previsioni future, la banca centrale vede una crescita del PIL 2024 coerente con le previsioni di novembre del 2,1%, in un contesto di aumento continuo delle esportazioni.
Nel frattempo, si prevede che l’inflazione continuerà a rallentare, ma il rallentamento potrebbe attenuarsi a causa delle pressioni accumulate sui costi. L'indice dei prezzi al consumo potrebbe oscillare intorno al 3% per un certo periodo prima di scendere gradualmente al 2,6% nel corso di quest'anno, mentre l'inflazione core dovrebbe attestarsi al 2,3%.

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I dati macro

Ieri inoltre erano stati forniti i dati riguardo al lavoro: il tasso di disoccupazione destagionalizzato in Corea del Sud è salito al 3,3% nel dicembre 2023, dal 2,8% del mese precedente. Si tratta del dato più alto da gennaio 2022.
Il giorno prima c'era stato il report sulle partite correnti, che aveva evidenziato un surplus di 4,06 miliardi di dollari a novembre 2023, in calo rispetto al surplus di 6,8 miliardi di dollari del mese precedente. Tuttavia, la lettura indicava il settimo mese consecutivo di surplus sulla scia di maggiori esportazioni.

Il fronte valutario

Per quanto riguarda lo won, che stato un leggero apprezzamento rispetto al dollaro, dopo le recenti perdite (circa il 5% in questa prima parte dell'anno). Tuttavia i segnali forex gratis in tempo reale continuano a dare preferenza al biglietto verde americano. Il rapporto tra le due valute USDKRW è tornato nel range 1290-1315 nel quale si trova ormai da alcuni mesi.

martedì 9 gennaio 2024

Prestiti alle imprese, il 2023 è stato l'anno peggiore da molto tempo

L'anno che si è appena concluso, caratterizzato dai forti rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, ha avuto conseguenze pesantissime sull'erogazione di prestiti alle imprese. La richiesta di credito infatti è crollata praticamente in tutta Italia, chiudendo l'anno con una domanda così bassa come non si vedeva da lontano 2011.

La fotografia dei prestiti alle imprese

Un dato importante in tal senso è quello che viene fornito dalla Banca d'Italia, ossia l'indice di diffusione del credito. Questo strumento serve a valutare i prestiti bancari che vengono erogati a favore delle attività produttive italiane. Esso può variare in un range compreso tra 1 e -1; la prima cifra significa “forte espansione” e la seconda “grave contrazione”.

Il dato zona per zona

Il contraccolpo più pesante si è avvertito nel Centro Italia, dove moltissime imprese si sono astenute dal chiedere prestiti alle banche. L'indice di diffusione del credito in queste aree infatti segna -0,576. In base alle serie storiche della banca d'Italia, nelle regioni di Lazio, Marche, Toscana e Umbria non c'era mai stato un livello così basso.
Non è che le cose nel resto d'Italia siano andate troppo meglio. Nel nord-ovest segna -0,418; nel nord-est –0,409. È andata leggermente meglio al sud e nelle isole, dove l'indice segna “solo” 0,288 punti in meno.

Crollano gli investimenti

Dall'esame analitico dei dati di Banca d'Italia, emerge inoltre che la rinuncia a chiedere prestiti ha finito per colpire soprattutto gli investimenti, che sarebbero stati i destinatari dei finanziamenti. Anche in questo caso il dato più preoccupante è quello relativo al Centro Italia, dove l'indice segna -0,631. Anche in questo caso la contrazione ha riguardato tutte le zone coinvolte, anche se in misura disomogenea.

Per capire cosa significa una riduzione dei prestiti alle imprese bisogna ragionare su un aspetto. Meno richiesta di finanziamento significa meno liquidità disponibile per il tessuto imprenditoriale esigenza particolarmente importante soprattutto per le piccole e medie imprese, che in Italia rappresentano la quasi totalità del nostro sistema economico. In definitiva tutto questo significa zero opportunità di crescita.

martedì 2 gennaio 2024

Mercato azionario, l'Europa comincia a tinte miste questo 2024

Comincia con un andamento contrastato l'anno nuovo delle Borse Europee. Il clima sul mercato azionario è ancora vacanziero e gli scambi sono ridotti, peraltro non ci sono neppure grandi spunti macro. L'unico è arrivato dall'andamento piuttosto fiacco del settore manifatturiero nell'Eurozona.

Il bilancio del mercato azionario

A Piazza Affari l'indice principale FTSE Mib chiude in rialzo dello 0,57% a 30.524 punti (dopo aver chiuso il 2024 con un guadagno annuale del 28%), grazie soprattutto alla spinta delle banche. Sulla stessa linea, lieve aumento per il FTSE Italia All-Share, che si porta a 32.634 punti.

Il mercato azionario nel resto d'Europa ha viaggiato in ordine sparso. Da una parte Londra segna -0,1%, Parigi -0,16% ed Amsterdam cede lo 0,4%. Guadagnano invece Francoforte +0,11% (si vedano le notizie sul DAX) e soprattutto  Madrid, che è la migliore (+0,8%).

I numeri della giornata

Sul mercato azionario di Milano il controvalore degli scambi è stato pari a 2,21 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto all'ultima seduta del 2023. I volumi scambiati sono passati da 0,47 miliardi di azioni a 0,65 miliardi di azioni.
Riguardo ai singoli titoli, ha brillato soprattutto Mps, +6,14%, perché cresce l’ottimismo sul futuro della banca senese.

L'intero settore comunque ha vissuto una giornata positiva: BPER +3,6%, Unicredit +1,89%, Intesa +1,93%, Unipol +2,56%.
Sul fronte opposto, le vendite si sono concentrate su ERG, -2,77%. Male anche Interpump, -1,75% e STMicroelectronics, -1,42%.

Gli altri mercati

Sul fronte valutario si rafforza il dollaro. Il cambio EURUSD torna sotto 1,10 disegnando una shooting star trading. Il protagonista del giorno è Bitcoin, che schizza oltre i 45mila dollari perché stanno per essere autorizzati i primi ETF Spot sulla crypto.
Il petrolio parte forte ma poi inverte la rotta. L'Oro è sostanzialmente stabile su 2.066,4 dollari l'oncia. In discesa lo spread, che retrocede a quota +162 punti base, con un decremento di 5 punti base.