martedì 30 novembre 2021

Investimenti, torna un po' di sereno dopo il crollo di venerdì

Se venerdì scorso ea stata una giornata terribile per chi ama fare investimenti, questa settimana è cominciata in tono completamente diverso.
Un po' dei timori legati alla diffusione della variante Omicron si sono attenuati, perché sembra che questo nuovo ceppo del virus sia poco aggressivo, benché più contagioso.

Il lunedì di chi fa investimenti

E così, dopo l'ondata di panico di venerdì scorso, i mercati hanno scacciato un po' di paure. Tuttavia da parte di chi fa investimenti rimane ancora la guardia alta, visto che molti Paesi hanno chiuso i collegamenti con l'Africa meridionale, e i produttori di vaccini non hanno ancora chiarito se serviranno nuove formulazioni per combattere la diffusione della nuova variante.

Rimbalzo del dollaro

La situazione più distesa ha favorito il rimbalzo di molte asset class, sulle quali si sono concentrati gli investimenti. Anche il dollaro ne ha beneficiato.
Il Dollar Index ha ripreso quota arrivando a 96,4 lunedì, mentre il cambio tra euro e dollaro è ridisceso sotto 1,130.
Nel frattempo il rendimento dei Treasuries è tornato sopra l'1,5%, dopo che il sell off di venerdì scorso l'aveva spinti al livello più basso da inizio mese.

Torna in focus la FED

Se le preoccupazioni di Omicron si sono attenuate, riemerge sui mercati il dilemma riguardo alle prossime mosse della Federal Reserve. Chi fa investimenti sa bene che si avvicina sempre di più il momento in cui la banca centrale americana potrebbe alzare i tassi di interesse.
L'ultimo membro del Fomc che ha alimentato questa prospettiva è Raphael Bostic. Il funzionario della banca centrale ha ammesso che c'è l'ipotesi di accelerare il ritmo della riduzione degli stimoli, soprattutto se lo slancio dell'economia statunitense rimarrà forte. Ha anche riconosciuto la possibilità di almeno due aumenti dei tassi il prossimo anno.

Inflazione e mercato del lavoro

Come sappiamo, sono soprattutto due gli elementi da considerare. L'inflazione, che continua a esercitare una certa pressione, e il mercato del lavoro che invece si sta riprendendo
A tal proposito, chi fa investimenti aspetta con trepidazione i nuovi dati sui Non Farm Payrolls, in uscita venerdì.

mercoledì 24 novembre 2021

Federal Reserve, si avvicina ulteriormente la svolta sui tassi

Nell'ultimo meeting di politica monetaria della Federal Reserve, si è discusso su una possibile accelerazione del tapering, e finanche di un rialzo anticipato dei tassi di interesse.
E' questo che emerge dalla lettura dei verbali del meeting tenutosi a inizio novembre, nel quale la banca centrale americana decise di lasciare ancora invariato il costo del denaro.

Cosa ha detto la Federal Reserve

federal reserveLa Fed potrebbe quindi imprimere quel cambio di passo sui quali molti investitori sembrano scommettere (va evidenziato che alcuni membri della Federal Reserve già spingevano per un tapering più veloce).
E lo stesso mercato non ha esistato a reagire alla notizia.

Infatti il dollar Index è salito a 96,9, ossia il nuovo massimo di 16 mesi, mentre il cambio con l'euro (EUR-USD) è scivolato fin sotto la soglia di 1,120. Lo possiamo verificare sugli opzioni binarie broker Europa.

Il ruolo dell'inflazione

Tenuto conto della forte ripresa del mercato del lavoro, l'elemento che potrebbe spingere la banca centrale ad anticipare i tempi del ritiro dello stimolo è l'inflazione.
Secondo le discussioni in seno alla Federal Reserve, alcuni responsabili delle politiche monetarie sono convinti che le pressioni sui prezzi dovrebbero durare più a lungo di quanto previsto.

Tuttavia, rimarcano anche che rimane elevata l'incertezza sulle prospettive economiche. L'istituto guidato da Jerome Powell prevede una crescita "robusta" dell'economia, nel prossimo anno, la cui traiettoria - sottolineano i funzionari nei verbali - dipende dal virus.

Precisazione: se si fanno investimenti sul mercato delel valute, è indispensabile sapere cosa sono i pattern forex.

Dati macro USA

Nella giornata di oggi sono inoltre stati resi noti alcuni dati macro riguardanti gli USA.
C'è stato un calo delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, al minimo dal 1969. Invece sono scesi inaspettatamente gli ordini di beni durevoli. Il PIL invece è stato rivisto al rialzo, ma meno del previsto. Inoltre, sia il reddito personale che la spesa hanno superato le previsioni e l'inflazione PCE è stata in linea con le previsioni.

lunedì 22 novembre 2021

Banca Centrale USa: confermato Powell al timone. Brainard sarà la vice

La guida della Federal Reserve non cambierà per i prossimi quattro anni. Fino al 2026 al timone della banca centrale più importante del mondo ci sarà ancora l'attuale governatore Jerome Powell.
Il numero uno è stato infatti confermato dal presidente Joe Biden per un secondo mandato.
Manca solo la conferma da parte dal Senato, ma si tratta di una formalità visto che degli 84 senatori che votarono per Powell quattro anni fa, 68 sono ancora in carica.

Il timoniere della banca centrale USA

Biden, repubblicano di 68 anni, venne posto alla guida della banca centrale americana da Donald Trump, che lo nominò nel 2018 come successore di Janet Yellen (scelta da Obama), prima presidente a non essere riconfermata negli ultimi 40 anni. Va infatti sottolineato che ormai è una prassi quella di raddoppiare il mandato del presidente FED.

Cambia invece il ruolo di vice, perché Lael Brainard - l’unica antagonista emersa per l’incarico - prenderà il posto di Richard Clarida dal prossimo 31 gennaio.

Le parole di Biden

"Ho fiducia che l'attenzione di Jerome Powell e Lael Brainard nel tenere l'inflazione bassa e i prezzi stabili", oltre al loro impegno per la piena occupazione, "renderanno la nostra economia più forte che mai", ha sottolineato Biden. Poi ha aggiunto “mi ha detto che la sua priorità è accelerare gli sforzi per mitigare i rischi del cambiamento climatico”.

La patata bollente

Va evidenziato che la conferma di Powell giunge in un momento particolarmente delicato per l'economia americana. La crescita forte dell'inflazione (sui valori più elevati da 30 anni al 6,2%), ha messo molta pressione sulla banca centrale.
Da una parte infatti c'è l'esigenza di continuare a stimolare l'economia per farla riprendere dal Covid. Dall'altra c'è l'esigenza di ridurre questi stimoli per frenare la crescita dei prezzi. Un bel dilemma.

Come i mercati hanno accolto la notizia

La reazione di Wall Street è stata immediatamente positiva. Nasdaq e S&P 500 hanno aggiornato i loro record. Tuttavia, in seguito la borsa americana ha imboccato la via della discesa, chiudendo col segno meno.

mercoledì 17 novembre 2021

Investitori ancora cauti, le borse europee si muovono poco

Sulle borse europee gli investitori si muovono poco, e preferiscono mantenere un atteggiamento molto prudente. Del resto sia i dati sull'inflazione, sia quelli sull'avanzata della pandemia non consentono mosse azzardate. 

Ad accrescere i timori riguardo l'inflazione è il dato giunto dal Regno Unito, dove i prezzi schizzano più del previsto a ottobre, +4,2% sui massimi a 10 anni. Da Eurostat invece giunge la conferma del dato stimato, che comunque evidenzia una crescita sui massimi da 13 anni.
Una piccola dose di ottimismo la danno i colloqui tra USA e Cina, che potrebbero portare a un clima più disteso tra le due superpotenze.

Il bilancio odierno per gli investitori

A Piazza Affari l'indice principale Ftse Mib ha chiuso in lieve rialzo a +0,07%, su quota 27.824 punti.
Sugli altri indici di Eurolandia, gli investitori si sono mossi in ordine sparso. Il DAX di Francoforte è praticamente stabile (+0,02%), così come il CAC di Parigi (+0,06%). Sale invece Londra +0,49%, mentre Madrid porta a casa un calo dello 0,52%.

Focus su Milano

A Milano il controvalore degli scambi è stato di 2,41 miliardi di euro, in salita rispetto a ieri (+16,01%). Invece i volumi scambiati dagli investitori sono cresciuti di meno. Si è infatti passati da 0,72 miliardi agli odierni 0,75 miliardi. cosa che interessa a chi fa trading con i volumi

Per quanto riguarda i singoli titoli, il FTSE Mib deve ringraziare lo strappo di Ferrari, che segna +3,24% e centra i nuovi massimi storici. A spingere il Cavallino è stata una valutazione di Morgan Stanley, che ha fissato un target price a 350 dollari. Questo ha dato slancio agli acquisti da parte degli investitori.
Si è mosso in deciso rialzo anche Prysmian (+2,76%).
In deciso rosso invece Diasorin (-4,15%), a causa di un downgrade di Kepler Cheuvreux, che portato il giudizio a "hold" dal precedente "buy".
Ritraccia invece Moncler (-0,17%) che in mattinata aveva toccato i nuovi massimi assoluti.

Valutario, investitori sulla sterlina

Sul mercato valutario intanto l'euro continua a essere fiacco rispetto al dollaro, come si vede sui miglior broker per scalping forex. Balza invece la sterlina, perchè l'impennata dell'inflazione inglese fa pensare agli investitori che la Bank of England stavolta non potrà evitare un rialzo dei tassi. La divisa britannica è indicata ai massimi da febbraio 2020 a 0,8397 per un euro (0,8453 ieri in chiusura) e 1,3462 dollari (1,3428).

martedì 16 novembre 2021

Inflazione, la BCE ammette: sarà più intensa e duratura del previsto

La banca centrale europea ammette che un problema riguardo l'inflazione c'è. Il concetto di temporaneità delle fiammate dei prezzi adesso non è più così solido. Tanto che Lagarde deve dichiarare che per assistere a una frenata dei prezzi servirà più tempo del previsto.

La BCE e l'inflazione

La presidente della Banca centrale europea ha parlato in audizione alla commissione Problemi economici del Parlamento europeo, dove ha sottolineato che il tasso di inflazione è aumentato "più di quanto avevamo previsto a settembre". A ottobre è arrivato al 4,1%.
Per avere un normale livello dei prezzi bisognerà aspettare la fine del primo semestre, se non il secondo.

Ritocco dei tassi lontano

In teoria, questo dovrebbe dare una spinta alla ipotesi di un ritocco dei tassi prima del previsto. Ma così non sarà, e Lagarde precisa che l’andamento dell’inflazione nella zona euro e negli Usa è molto diverso, visto che oltreoceano (dove il ritocco dei tassi sembra più vicino) siamo a un tasso del 6,2% a ottobre.
Il divario è ancora più netto se si depura il dato delle componenti energetiche e alimentari: 2,1 in Europa e 4,6 negli Usa. "Entro un margine gestibile", dice Lagarde.

Per questo motivo non ci sono pressioni per cambiare le condizioni di finanziamento, anche perché in un momento "in cui il potere d’acquisto è già ridotto dall’aumento delle bollette dell’energia e del carburante, un inasprimento delle condizioni di finanziamento non è auspicabile e rappresenterebbe un ingiustificato ostacolo alla ripresa".

Il problema Covid

Molto si lega anche a qello che succederà alla crescita economica. Sebbene ci siano segnali confortanti, la pandemia continua a essere presente e purtroppo, c'è un aumento che fa temere una sorta di quarta ondata dei contagi. Le conseguenze potrebbero portare a una nuova frenata economica.

giovedì 11 novembre 2021

Crescita economica, la GB frena ancora e la sterlina cala

Delude le aspettative la crescita economica della Gran Bretagna. L'Ufficio nazionale di statistica (Ons) infatti evidenzia che il Pil britannico è cresciuto dell'1,3% nell'ultimo trimestre, meno delle attese che erano dell'1,5%. Ci si aspettava comunque un forte calo, rispetto al +5,5% registrato del secondo trimestre, quando erano state eliminate le restrizioni per la pandemia di Covid.
L'economia è ora del 2,1% al di sotto del livello pre-pandemia, ossia l'ultimo trimestre del 2019.

Cosa frena la crescita economica GB

A zavorrare la crescita economica sono i problemi della catena di approvvigionamento a livello globale. I maggiori contributori sono stati l'ospitalità (30%), l'arte e la ricreazione (19,6%) e la salute (3,5%) a seguito dell'ulteriore allentamento delle restrizioni e della riapertura dell'economia.

"Sappiamo che ci sono ancora sfide da superare", ha commentato il Cancelliere dello Schacchiere, Rishi Sunak. E' come se l'indicatore Alligator trading della crescita economica stesse chiudendo le sue fauci.

Altri dati sulla crescita economica

Nel frattempo la produzione industriale si è inaspettatamente ridotta a settembre (0,3%) poiché i recenti vincoli di offerta hanno pesato sul settore.
Anche i consumi delle famiglie (2%) hanno fornito il maggior contributo alla spesa, mentre si è registrato un calo delle scorte sottostanti, probabilmente riflettendo alcune delle recenti sfide della catena di approvvigionamento, e un contributo negativo del commercio netto a causa di un calo delle esportazioni (-1,9%).

Reazione del mercato

Sul mercato valutario intanto la sterlina ha esteso le perdite per la terza sessione consecutiva, toccando il minimo da dicembre del 2020. Basta guardare uno qualsiasi dei siti opzioni binarie per verificarlo. Si sente soprattutto la forza del dollaro, tra l'aumento dell'inflazione negli Stati Uniti e gli investitori che digeriscono i nuovi dati sulla crescita economica.

I trader ora cercano di valutare cosa significherebbero tali cifre per i tempi di rialzo dei tassi della BoE, dopo che la banca centrale ha sfidato le aspettative del mercato mantenendo i tassi di interesse fermi all'inizio del mese e segnalando che i rischi per la crescita economica sono una priorità.

martedì 9 novembre 2021

Prestiti alle imprese, dalle banche 13 miliardi in meno in 12 mesi

Nel corso dell'ultimo anno, i prestiti alle imprese sono crollati di circa 13 miliardi. E' quanto emerge dal rapporto mensile redatto dal centro studi di Unimpresa, che riconduce il fenomeno ad uno sgonfiamento dell'effetto delle garanzie statali.

I numeri dei prestiti alle imprese

I dati contenuti nel rapporto dicono che tra l'agosto del 2020 e lo stesso mese del 2021, c'è stato un calo del 2% degli impieghi delle banche verso le imprese. Si è infatti passati da 671,6 miliardi a 657,8 miliardi. Dodici miliardi in meno, come detto.

Se confrontiamo questo andamento con il periodo settembre 2019-settembre 2020, si vede che i prestiti alle aziende da parte delle banche hanno subito una forte inversione di rotta. Durante quel periodo infatti, grazie alle garanzie statali per far fronte all’emergenza Covid, i finanziamenti erano aumentati di 60 miliardi, con una variazione positiva del 13%.

Prestiti alle famiglie

Fortunatamente, non si è avuto lo stesso trend per i prestiti alle famiglie, che sono saliti invece di 21,4 miliardi (+3%), passando da 633,1 a 654,6 miliardi.
In questo caso si avverte sprattutto l'effetto della crescita dei mutui, aumentati di oltre 16 miliardi (+4%). Sono infatti saliti da 386,8 miliardi a 403,3 miliardi.

Il giochetto delle banche

Questi dati evidenziano che le banche non sono più interessate al paracadute offerto allo Stato. Lo hanno invece sfruttato eccome durante la pandemia, per sostituire i vecchi finanziamenti con quelli nuovi. 
La misura ha fatto quindi flop, perché se in teoria serviva ad assicurare liquidità alle imprese in un periodo particolarmente avverso, alla fine non solo non ha fatto giungere denaro fresco, ma i rischi delle banche sono stati scaricati sulle finanze pubbliche. Infatti è sulle tasche dei contribuenti che finiranno per scaricarsi quelle linee di credito coperte che non verranno più rimborsate.

Sofferenze in calo

Per quanto riguarda le sofferenze sui prestiti, c'è stato un calo totale. Quelli che non sono stati rimborsati sono infatti passati da 65 miliardi a circa 47 miliardi, in discesa di oltre 18 miliardi (-27%).

giovedì 4 novembre 2021

Banca Centrale del Regno Unito, per adesso non arriva la stretta monetaria

Dopo il meeting della FED, un'altra grande banca centrale si è riunita in questa settimana. Si tratta della Bank of England.
L'istituto centrale londinese ha deciso di lasciare il costo del denaro allo 0,1%, livello minimo storico.

Nessuna svolta forte dalla banca centrale britannica

Anche se nelle ultime settimane si erano rincorsi rumors riguardo una possibile stretta da parte della banca centrale britannica, gli analisti di ogni piattaforma opzioni binarie erano convinti che non avrebbe ritoccato subito i tassi. Così è stato infatti, con il voto di 7 membri contro 2, che avrebbero voluto una stretta immedata.
L'istituto centrale ha anche deciso di non modificare neppure il suo programma di quantitative easing.

Le ragioni della scelta

Ma cosa ha spinto i policy makers della banca centrale del Regno Unito a fare questa mossa?
Essenzialmente l'aumento dei prezzi e la frenata della crescita globale, ritenuti i due fattori più insidiosi in questo scenario economico. Inoltre i membri del MPC hanno evidenziato il rischio che ci sia un aumento della disoccupazione nel Regno Unito, dopo la fine dei piani di congedo a settembre.

Nel complesso però la dialettica della Bank of England è rimasta da falco. Infatti la banca centrale ha ribadito che probabilmente sarà necessario aumentare i tassi nei prossimi mesi, soprattutto per contrastare l'incremento dell'inflazione e riportarla verso il target del 2%.

Outlook inflazione e PIL

Sotto questo punto di vista, va evidenziato come la banca centrale ha aumentato le previsioni di inflazione e abbassato le proiezioni di crescita per il 2021.
La dinamica dei prezzi potrebbe arrivare fino al 5% nell'aprile 2022, per poi imboccare gradualmente la via della discesa. La crescita del PIL invece tornerà al livello pre-pandemia nel primo trimestre del 2022.

La reazione del mercato

Dopo il meeting della Bank of England, la delusione degli investitori per non aver visto una decisa virata hawkish ha penalizzato la sterlina. Il cambio GBPUSD infatti è sceso sotto quota 1,35, al minimo di 4 settimane di 1,35. Il Fractal trading ci manda un segnale ribassista. Intanto il rendimento dei titoli di stato UK a 10 anni intanto è scivolato all'1%.

martedì 2 novembre 2021

Incassi, lo Stato ringrazia il "caro carburante": guadagna 1 miliardo in più

La crescita dei prezzi del petrolio ha spinto anche il costo del carburante alla pompa. Una notizia negativa per automobilisti e autotrasportatori, ma positiva per lo Stato. Grazie al caro carburante infatti, l'Erario quest'anno vedr gonfiare i suoi incassi per circa 1 miliardo.
Questa è la stima dell’Ufficio studi della CGIA, ipotizzando consumi costanti e prezzi stabili da qui fino a fine anno.

Cosa ha ampliato gli incassi di Stato

Sono due i fattori che stanno agendo congiuntamente e generano questo effetto sugli incassi dello Stato.
Da una parte c'è la ripresa degli spostamenti, che si traduce in maggior numero di viaggi e di chilometri percorsi. E quindi in definitiva un maggior quantitativo di carburante richiesto

Da gennaio a settembre, gli italiani hanno acquistato oltre 5 milioni di tonnellate di benzina, quasi 17 milioni di tonnellate di diesel e poco più di 1 milione di tonnellate di Gpl.

L'aumento dei prezzi alla pompa

Dall'altra l'aumento del prezzo alla pompa sia della benzina che del diesel e del Gpl per autotrazione, come effetto della crescita del prezzo del petrolio.
Nel 2021 a benzina è passata da un costo medio di 1,47 euro/litro registrato a gennaio fino a 1,72 euro/litro rilevato a ottobre (+17%). Il diesel è salito del 17,9%. Il Gpl del 25,4%.
Se questo secondo fattore non dipende dallo Stato, visto che sono i gestori a stabilire il prezzo, è superfluo notare che l’aumento del costo dei carburanti ha fatto senz’altro bene agli incassi del Fisco.

Le tasse

Le tasse invece sono tutta farina del sacco dello Stato, che applica l’Iva al 22% sui carburanti. Ma occorre rimarcare che sulla base imponibile ci sono anche le famigerate accise. Insomma si arriva a una doppia tassazione.
Bisogna comunque evideniare che l’incremento percentuale di extra gettito registrato fino a oggi “risente” della situazione di partenza, visto che la crisi pandemica e le restrizioni alla mobilità, avevano ridotto drasticamente gli incassi dello scorso anno.