lunedì 30 settembre 2019

Dati macro: fari accesi sui Non Farm Payrolls americani

Sarà una settimana interessante per gli amanti del mercato delle valute. Gli ultimi giorni sono stati abbastanza stabili, con l'eccezione del dollaro che ha fatto da grande protagonista. A breve però verranno resi noti dei dati macro che potrebbero alterare il quadro generale.

Dati macro dal Giappone: giù la produzione industriale

La settimana è cominciata con i dati macro del Giappone sulla produzione industriale, che è nuovamente crollata. Secondo la stima preliminare del Ministero del Commercio Internazionale e dell'Industria giapponese (METI), l'indice destagionalizzato è scivolato dell'1,2% ad agosto. Il dato è anche peggiore rispetto alle attese degli analisti (-0,5%). Su base annua il dato non destagionalizzato della produzione è indicato in calo del 4,7%. Sempre dall'Oriente è invece giunto il dato in crescita dell'Indice dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero (Set) cinese, che tuttavia evidenzia ancora una zona di contrazione.

Eventi di interesse in Europa

Sfruttando il calendario economico dei forex broker italiani autorizzati, possiamo vedere che lunedì in Europa i fari saranno accesi sull’andamento del mercato del lavoro in Germania. La locomotiva d'Europa finora ha manifestato dei preoccupanti segnali di affanno. Domani invece saranno gli indici dei direttori degli acquisti del manifatturiero a catalizzare l'attenzione, sia sul fronte nazionale che aggregato. Occhio anche all'andamento dei prezzi al consumo, che dovrebbero rimanere stabili all’1,0% su base annua.

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I dati dagli States

Negli USA, il primo giorno interessante sarà martedì 1 ottobre, quando verrà reso noto il dato manifatturiero, forse con miglioramento sopra quota 50. Giovedì 3 ottobre fari accesi sui dati sugli acquisti del settore dei servizi, che non dovrebbero offrire grandissime sorprese. Venerdì ricchissima serie di dati macro negli Stati Uniti, che fanno riferimento sia alla bilancia commerciale che, soprattutto, al mercato del lavoro (i Non Farm Payrolls).

giovedì 26 settembre 2019

Dollaro sui massimi di 28 mesi contro l'euro sui nuovi spiragli nella trade war

Dopo un po' di maretta a seguito delle notizie riguardanti l'indagine di impeachment sul presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il dollaro è rimbalzato con forza toccando il massimo di 28 mesi contro l'euro. A spingere la valuta americana è una nuova ventata di ottimismo su un possibile accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina, ma anche la debolezza che attanaglia la valuta unica.

La trade war spinge il dollaro

Il presidente Trump ha alimentato le speranze di un accordo commerciale dicendo ai giornalisti che gli Stati Uniti e la Cina stanno avendo "conversazioni proficue", e che un accordo "potrebbe accadere prima di quanto si pensi". Trump ha aggiunto: "Vogliono disperatamente concludere un accordo. Potrà accadere prima di quanto pensiate. Sapete perchè vogliono fare un accordo? Perché perdono posti di lavoro, la loro catena di approvvigionamento va molto male e le imprese lasciano la Cina per trasferirsi altrove, anche negli Stati Uniti".

Il dollaro è così schizzato verso il suo massimo da metà del 2017 giovedì nei confronti dell'euro. La coppia EURUSD è infatti scesa a 1,0922.

Appunti tecnici: sapere quali sono le medie mobili più usate nel forex può essere molto importante per un trader alle prime armi.

Euro molto debole

Va detto che l'euro ha risentito in modo forte della situazione in seno alla Banca centrale europea. Nella serata di mercoledì, il membro tedesco Sabine Lautenschläger ha scelto di rassegnare le dimissioni dal board della Banca, probabilmente in segno di dissenso verso le politiche dell'istituto. Ricordiamo che pochi giorni fa, Draghi ha annunciato un nuovo programma di quantitative easing, che inizierà il prossimo 1° novembre, per fronteggiare un rallentamento economico della zona Euro, che potrebbe trasformarsi in una vera e propria recessione. L'euro sta quindi vivendo una fase di pesantezza (qui è trattato il tema del cambio euro real brasiliano previsioni).

Nel Bollettino economico reso noto dalla Eurotower, si parla di rischi al ribasso per le prospettive di crescita dell'Eurozona. L'indice viene puntato verso le incertezze connesse a fattori geopolitici, alla crescente minaccia del protezionismo e alla vulnerabilità dei mercati emergenti.

martedì 24 settembre 2019

Eurozona, l'economia va peggio del previsto: lo dice Draghi

L'ultima audizione di Mario Draghi, nelle vesti di capo della BCE, al Parlamento europeo a Bruxelles non ha riversato grande ottimismo nel Vecchio Continente. “Dalla mia ultima audizione davanti questa commissione lo slancio dell'Eurozona è rallentato significativamente - ha avvertito - più di quanto avevamo anticipato".

Draghi scuote la Eurozona

Le raccomandazioni ai Paesi dell’eurozona partono dai dati: il Pil è ora previsto a 1,1% nel 2019, meno -0,6 punti dalle proiezioni di dicembre, e 1,2% nel 2020, meno -0,5 punti da dicembre. L’economia della eurozona non sta quindi mostrando alcun convincente segno di ripresa. Inoltre il calo persistente nel settore manifatturiero rischia di ripercuotersi sul resto dell’economia (In Europa l’indice manifatturiero, che misura le aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere, è sceso a 45,6 punti). "Nel prossimo futuro e l’equilibrio tra rischi e prospettive di crescita rimane orientato al ribasso”, ha detto Draghi.

E' questo del resto il motivo per cui la Bce ha tenuto e continuerà a mantenere una politica monetaria accomodante, anche nei prossimi anni. Le ultime misure prese dall'Eurotower prevedono il lancio di un mini-quantitative easing da 20 miliardi al mese e un ulteriore taglio dei tassi sui depositi presso la banca centrale.

Cosa dovrebbero fare i singoli Paesi

Ma l'azione della BCE da sola non è sufficiente, e per questo Draghi chiede ai Paesi dell’eurozona di avere una “strategia economica coerente” che “completi l’efficacia della politica monetaria”. A quei paesi che hanno un sufficiente spazio di manovra nei bilanci (come la Germania), il governatore uscente della BCE chiede di agire rapidamente. A questi Paesi dell'Eurozona che hanno un debito alto (come l'Italia) invece lancia l'invito a dovrebbero perseguire politiche prudenti e rispettare gli obiettivi.

Riguardo specificamente all'Italia, Draghi chiarisce che non potrà contare su una riduzione del debito garantita da un livello dei tassi di interesse stabilito dalla Bce. E al nostro Paese detta anche i compiti: fare riforme, a cominciare dal mercato del lavoro, dal sistema giudiziario, dalla scuola.

venerdì 20 settembre 2019

Bank, ecco un tris di decisioni di politica monetaria

E' stata una giornata ricca di eventi sul fronte della politica monetaria. Nella giornata di giovedì ci sono state infatti le riunioni di Bank of Japan e Bank of England, ma pure dell'istituto centrale della Svizzera (e non solo). 

Le decisioni delle tre National Bank

La Bank of Japan ha lasciato invariati i tassi di interesse ancora una volta, esattamente come prevedevano gli analisti. Tuttavia il governatore Kuroda ha segnalato la possibilità di potenziare il proprio pacchetto di stimolo già in occasione del prossimo meeting a ottobre. Qualcosa quindi si muove. Dopo i verdetti di Fed e BoJ, lo yen mantiene i guadagni accumulati in precedenza mentre il dollaro fatica a prendere slancio, dopo che la FED ha tagliato i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale.

Chi invece non si è allineata al percorso di allentamento monetaria è la Swiss National Bank. Pur ribadendo la propria disponibilità ad intervenire se necessario sul mercato dei cambi, l'istituto elvetico infatti ha mantenuto i tassi invariati a -0,75%, in linea con le attese. La fascia obiettivo per il Libor a tre mesi resta invariata nell'intervallo compreso fra -1,25% e -0,25%. La mossa della SNB ha dato una spinta al franco svizzero, che è stato protagonista di una forte performance nei confronti delle controparti segnando il maggior balzo giornaliero nei confronti del dollaro in un mese.

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Londra dipendente da Brexit

Anche la Bank of England ha deciso di mantenere i tassi di interesse allo 0,75%, così come è stato confermato il piano di acquisto titoli per 435 miliardi di sterline. La decisione è stata presa con il parere favorevole di 9 membri del board su 9. Con la decisione odierna, comunicata al termine della riunione del board della Bank of England (BoE), salgono a 13 i mesi in cui il costo del denaro d’Oltremanica si attesta allo 0,75%. La sterlina - per la gioia di chi fa trading sulle opzioni vanilla - ha fatto registrare una forte oscillazione, toccando i massimi di due mesi contro il dollaro e di oltre 3 mesi contro l'euro. Va però sottolineato che la situazione nel Regno Unito è totalmente incentrata su quello che accadrà sul fronte Brexit.

martedì 17 settembre 2019

Banche, crescono i timori: con la recessione c'è il rischio di nuovi Npl

Nei giorni scorsi, la Bce ha nuovamente armato il bazooka con un nuovo Qe da 20 miliardi al mese, e l'annuncio che i tassi di interesse rimarranno bassi ancora per un bel po', con buona pace delle banche del Vecchio Continente.

Tassi di interesse bassi, ma non solo...

La mossa della Eurotower ha scatenato l'ira della Germania ma anche della Danimarca. I tassi di interesse bassi infatti sono un fardello pesante per la redditività delle banche. Ma in Italia c'è anche un altro fattore che desta qualche preoccupazione. L'incubo della recessione economica che aleggia sui cieli del Vecchio Continente, potrebbe riportare in primo piano il problema annoso dei crediti deteriorati.

Dopo alcuni anni in cui questo problema era stato cruciale, da qualche periodo gli istituti - dopo molti sacrifici - sembravano finalmente aver accantonato la questione. Tuttavia, secondo uno studio di Equita SIM basato sull’analisi dei dati diffusi da Banca d’Italia, la questione potrebbe riemergere in modo forte. L'attività degli istituti di credito a luglio denota infatti una accelerazione dei flussi di Npl in un contesto macro che potrebbe ulteriormente peggiorare. In base ai calcoli effettuati da Equita SIM, se il default rate dovesse crescere dall’1,7% del secondo trimestre al 2,6%, l'impatto negativo sugli utili 2020 delle banche potrebbe arrivare fino al 27%.

L'accelerazione dei crediti in sofferenza

La recente accelerazione dei flussi dei crediti in sofferenza, è stata innescata dalla performance del segmento corporate e Pmi che è risultata piatta. Notizie positive invece arrivano dalla crescita degli impieghi al segmento retail, +2,5% rispetto a +2,4% di giugno, a conferma di una certa stabilità e resilienza. La stima di flussi di Npl per il 2019 è di 713 milioni al mese, con un tasso di crescita dello stock al 3,5%.

Per scongiurare il pericolo che i crediti in sofferenza tornino ad essere un incubo per le banche italiane, è necessario una tangibile accelerazione nel tasso di crescita degli impieghi, così da stabilizzare il margine di interesse di settore e contrastare gli effetti di un possibile peggioramento dell’outlook dei tassi di interesse, nonché delle dinamiche competitive ancora sfavorevoli.

venerdì 13 settembre 2019

BCE, ecco il nuovo piano di stimoli. Si rivede il Quantitative Easing

L'ultimo meeting della BCE presieduto da Mario Draghi, si conclude con il botto. Viene rilanciato il quantitative easing che era stato chiuso da pochi mesi, e i tassi rimarranno stabili o addirittura ulteriormente ridotti finché la situazione non migliorerà.

La mossa della BCE

Mario Draghi ha quindi riarmato il "bazooka". Il piano di stimolo tramite Quantitative Easing riprenderà a novembre a un ritmo di 20 miliardi al mese. La BCE inoltre ha deciso di sforbiciare il tasso sui depositi di 10 punti base, base portandolo da -0,40% a -0,50%. Per sostenere le banche in vista dell'impatto di queste nuove decisioni, e per garantire una adeguata trasmissione della politica monetaria, è stato varato anche il piano di "tiering". La BCE ha inoltre chiarito che i tassi di interesse rimarranno immutati (o anche più bassi), finchè le prospettive di inflazione non si indirizzeranno in modo deciso verso l'obiettivo del 2%.

A giustificazione della posizione così fortemente da "colomba", la BCE ha portato i numeri delle stime su crescita e inflazione. La crescita dell'Eurozona pasa a +1,1% e +1,2% per il 2019 e 2020, mentre quelle sull'inflazione non si allontanano dall'1%. Durante la conferenza stampa  corredo della decisione, Draghi ha spiegato che i rischi per l’economia dell'Eurozona restano orientati al ribasso per via dell’incertezza geopolitica, della crescente minaccia del protezionismo e delle vulnerabilità dei mercati emergenti.

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Euro in altalena, Borse euforiche

La reazione dei mercati è stata immediata. Dopo l'annuncio della nuova manovra espansiva da parte della BCE, in pochi minuti l'euro ha perso circa lo 0,50% contro il dollaro con la media mobile convergenza divergenza che ha oscillato non poco. In seguito la valuta unica ha però recuperare le perdite. Le Borse europee invece hanno accelerato: Londra avanza dello 0,31%, Francoforte dello 0,6% e Parigi dello 0,48%. A Piazza Affari - dopo le due decisioni di politica monetaria della Bce - il Ftse Mib sale dello 0,7% a 22.049 punti mentre lo spread tra Btp e Bund torna sotto i 140 punti base a 139, per la prima volta da maggio del 2018.

lunedì 9 settembre 2019

IVA, scatta la corsa contro il tempo per scongiurare gli aumenti

Il primo grosso problema pratico che il nuovo governo giallo-rosa dovrà affrontare, è evitare l'aumento dell'IVA disinnescando le clausole di salvaguardia. Ma i tempi sono stretti, poche settimane appena.

IVA e scadenze per il Governo

A fine settembre infatti scade la nota di aggiornamento al Def, mentre il progetto di documento programmatico di bilancio deve arrivare alla Commissione Ue entro metà ottobre. Pochi giorni dopo il governo deve avviare l’iter parlamentare della Legge di stabilità, da concludersi a fine anno per evitare l’esercizio provvisorio. Se anche uno solo di questi passaggi avvenisse in ritardo, l'aumento dell'IVA potrebbe diventare un incubo concreto. Urgono coperture.

Le clausole di salvaguardia

Ma cosa sono queste clausole di salvaguardia? Sono norme che garantiscono un automatico incremento delle entrate fiscali, con efficacia differita, in modo che vengano rispettati i saldi di finanza pubblica. Ad esempio, con il governo Letta è scattato l’aumento dell’Iva ordinaria dal 21% al 22%. L'unico modo per sterilizzare questi aumenti automatici, è avere sempre le risorse necessarie dalle altre entrate fiscali. Il primo governo Conte ha già disattivato le clausole di salvaguardia ereditate per il 2018 e il 2019 operando in disavanzo, mentre il nuovo esecutivo dovrà sterilizzare quelle relative al biennio 2020-2021 reperendo risorse per circa 23,1 miliardi di euro al fine di scongiurare un aumento dell’aliquota Iva ridotta dal 10% al 13% e di quella ordinaria dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021.

Aumento dell'IVA e conseguenze

Inutile dire che un aumento dell'IVA finirebbe per avere gravi ripercussioni sui consumi (Confcommercio stima un calo tra gli 11 e i 18 miliardi di euro), un impatto negativo sul Pil (circa mezzo punto percentuale), mentre il budget familiare medio verrebbe colpito per circa 541 euro all’anno. Proprio queste conseguenze fanno sorgere delle forti critiche alle stesse clausole di salvaguardia. L’incremento di gettito derivante da un aumento dell'IVA, infatti potrebbe essere sovrastimato proprio perché non terrebbe conto delle conseguenze macroeconomiche che le stesse maggiori aliquote provocherebbero. Insomma, un cane che si morde la coda.

sabato 7 settembre 2019

Rand sudafricano in forte ascesa, ai massimi di un mese sul dollaro

La settimana si è chiusa benissimo per il rand sudafricano, che venerdì è salito di oltre un punto percentuale contro il dollaro, arrivando a un nuovo massimo di un mese.

La spinta al rand sudafricano

A dare lo slancio alla valuta sudafricana è stato il rapporto tiepido sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, che ha trascinato giù il dollaro. I dati in chiaroscuro del mese di agosto hanno infatti rafforzato la prospettiva di un rallentamento dell'espansione e la possibilità di ulteriori tagli dei tassi di interesse dalla Federal Reserve. Lo scioglimento delle tensioni negli attuali conflitti commerciali tra la Cina e gli Stati Uniti questa settimana ha contribuito a rafforzare il rand, come le altre valute emergenti. I negoziatori dei due paesi si incontreranno all'inizio di ottobre a Washington, e questo ha suscitato le speranze di una possibile soluzione alla guerra commerciale che ha scosso i mercati e sconvolto l'economia globale.

Ma il risultato è stato anche frutto dei dati sul prodotto interno lordo del Sud Africa, che nel secondo trimestre sono stati molto migliori del previsto. L'economia più industrializzata del Continente Nero è cresciuta del 3,1%, dopo una contrazione del 3,1% nel primo trimestre. Gli economisti avevano previsto un'espansione inferiore, del 2,4%. Per contro, il disavanzo delle partite correnti si è però ampliato nel secondo trimestre.

Le reazioni del mercati

Basta prendere una qualsiasi trading Forex online piattaforma per vedere che la coppia USD-ZAR è scesa dell'1,06% a 14,7275, cosa che non si verificava dal 2 agosto, da una chiusura durante la notte di 14,8850. La sessione di venerdì ha portato i guadagni settimanali del rand a oltre il 3,5%.

Suggerimento: prima di fare operazioni sul mercato valutario, occorre capire bene i forex pips cosa sono e padroneggiare a dovere questo concetto.

Anche il comparto azionario ha vissuto giorni positivi, grazie al miglioramento del clima sui mercati globali. L'indice All-Share è salito dello 0,2% a 55.591 punti, mentre anche l'indice Top-40 blue chip ha guadagnato lo 0,2% a 49.673 punti.

lunedì 2 settembre 2019

Banche e canali digitali, cresce sempre di più l'utilizzo da parte dei clienti

Cambia sempre di più il rapporto tra banche e clienti. L'utilizzo dei canali digitali infatti continua a crescere, come ha evidenziato l'ottavo Rapporto annuale dell'Abi sul Digital Banking.

Banche e operazioni dispositive sui canali digitali

Sono cresciute in modo fortissimo tutte le operazioni dispositive, col Mobile Banking registra un incremento del 71%. I bonifici/giroconti che registrano una crescita del 131%. anche i servizi di pagamento diretti tra persone (P2P) sono in forte aumento: +72%. Di poco inferiore è l'aumento delle ricariche di carta prepagata (+ 69%). Il device più utilizzato rimane ancora il PC fisso o portatile, dove vengono effettuate più del doppio delle operazioni rispetto agli smartphone.
Con riferimento all’Internet Banking, le banche del campione hanno tutte un portale per i clienti privati, ma nel 41% dei casi ad esso hanno affiancato anche ulteriori ambienti segmentati per specifiche tipologie di clientela (come ad esempio le imprese o per sottocategorie di funzioni).

App sempre più multifunzione

Tutte le banche che sono state incluse nel campione oggetto di studio dell'ABI, hanno sviluppato una propria App. Mediamente ogni banca o gruppo bancario offre quasi 3 app. In prevalenza i destinatari sono quelli con sistemi operativi IOS e Android, mentre decisamente ridotta è la disponibilità su device con sistema operativo Windows (33%). Metà delle App inoltre sono state perfezionate anche per uso su smartwatch, ovvero quegli orologi che sono in grado di connettersi e interagire con persone o oggetti anche attraverso la rete Internet.

Sempre riguardo alle App, va precisato che le banche stanno tendenzialmente adottando un modello ad unica applicazione, dove sono contenute tutte le funzionalità più richieste. Prima invece i servizi venivano spacchettati in app differenti (per Mobile banking, per P2P, per trading, ecc).

Il futuro è digitale

Questi numeri dimostrano come il mondo delle banche sia sempre più attento allo sviluppo di Internet e del Mobile Banking. Ciò viene confermato anche dalle previsioni di spesa formulate per il 2019, che nella maggior parte dei casi vede un aumento o un forte aumento degli investimenti sul mobile.