lunedì 30 dicembre 2019

Tasse e Paradisi fiscali: gli Italiani nascondono al Fisco 142 miliardi di euro

Il rapporto tra gli italiani e le tasse non è mai stato buono. Il tasso di evasione è altissimo, e secondo gli ultimi dati c'è un fiume di denaro che va a finire nei paradisi fiscali. Si parla di circa 142 miliardi di euro, secondo quanto rilevato dalla Commissione Europea.

Capitali nascosti alle tasse

Per rendere meglio l'idea della cifra di cui stiamo parlando, basta pensare che essa corrisponde all'8,7% del Pil del nostro Paese. Soldi che ovviamente vengono nascosti alle tasse. Va inoltre precisato che i dati resi noti riguardano le sole ricchezze liquide, ovvero depositi bancari e attività di portafoglio. Invece non vengono presi in considerazione tutti gli altri beni immobili, e i beni mobili come opere d'arte, polizze vita, le criptovalute e contanti.

Brutta abitudine europea

La brutta abitudine di nascondere all'estero i propri capitali non è solo italiana. In quasi tutta Europa i governi sono alle prese con il problema di chi è solito stipare ricchezze nei paradisi fiscali. In Germania ad esempio sono stati stimati circa 331 miliardi di euro, seguita dalla Francia con 277 miliardi di euro, e dalla Gran Bretagna con 218 miliardi di euro. L'Italia è al quarto posto.

La lotta all'evasione

La cosa positiva è che gli italiani hanno portato sempre meno denaro nei centri offshore. Infatti nel 2001 l'importo raggiungeva in dollari la somma di 216,9 miliardi, ma nel 2013 era giunto a 167,1 miliardi di dollari. L'andamento ha mostrato ulteriori discese fino ai 163,4 miliardi di dollari nel 2015 e 149,8 nel 2016, importo che corrisponde poi ai 142 miliardi se si converte la cifra in euro. Nella Legge di Bilancio 2020 il Governo Conte bis dichiara guerra all'evasione fiscale, e intanto la Commissione Europea illustra un quadro molto interessante che riguarda la fuga di capitale verso centri offshore.

Ribadiamo che stipare capitali all'estero significa anche provocare un ammanco dalle casse dell'erario. Meno introiti da tasse. Per questo la battaglia per contrastare il fenomeno è uno dei cardini della Commissione Ue, che ha rilevato un miglioramento delle strategie adottate dai contribuenti per evadere il fisco, perfezionando le capacità di acquisire partecipazioni offshore nascoste.

venerdì 27 dicembre 2019

Borsa, chiusura fiacca per Piazza Affari. Brilla ancora NEXI

Finisce con un calo la settimana (ridotta, per via delle festività natalizie) di Piazza Affari. L'indice di Borsa milanese Ftse Mib perde lo 0,59% a 23.757 punti, sulla stessa linea, cede alle vendite il FTSE Italia All-Share, che chiude a 25.890 punti. Pressoché invariato il FTSE Italia Mid Cap (-0,07%), come il FTSE Italia Star (0,0%). Altrove in Europa, procede con piccoli passi in avanti Francoforte (0,27%). Rimane invece ferma Londra (+0,1%), così come Parigi (+0,15%). Oltreoceano, Wall Street prosegue la tendenza rialzista.

Pochi movimenti in Borsa

E' stata una giornata fiacca a livello di scambi, appena 1,5 miliardi di euro di controvalore, in ripresa però rispetto alla seduta dello scorso 23 dicembre. I contratti si sono attestati a 180.049, rispetto ai 168.490 precedenti. Su 217 titoli trattati a Piazza Affari, 113 hanno terminato la seduta con una flessione, mentre i rialzi sono stati 86. Invariate le rimanenti 18 azioni.

Considerazione tecnica: prima di fare investimenti online, è bene conoscere che cos'è lo slippage trading e le sue possibili conseguenze.

I singoli titoli in Borsa

Malgrado sia calato lo spread, giunto a 162,5 punti, non è stata una giornata positiva per il comparto finanziario. Perdono molto terreno infatti sia Unipol (-2,28%), che Intesa (-1,9%) e Unicredit (-1,66%). Perdite notevoli anche per Tim (-1,94%).

Chi invece viaggia spedito è Nexi, miglior titolo del Ftse Mib con un rialzo del 3,1%, ed in attesa di un accordo per la fusione con Sia e dopo i dati sui pagamenti elettronici a Natale. Continuano a puntare su questo titolo i migliori segnali di trading gratuiti. Bene anche Saipem (+1,98%) dopo aver annunciato di essersi aggiudicata nuovi contratti ed estensioni di contratti esistenti nel drilling onshore e nel drilling offshore per un valore complessivo di circa 1,7 miliardi di dollari. Segnali di vitalità anche sul titolo Atlantia (+0,7%), dopo che il presidente di Crt Giovanni Quaglia ha dato la propria disponibilità a mediare con il Governo sulla concessione di Autostrade.

L'euro chiude in rialzo, in un mercato che premia la propensione al rischio e fa arretrare il biglietto verde. La moneta europea passa di mano a 1,1179 dollari e 122,47 yen.

giovedì 19 dicembre 2019

Pagamenti, il 9,9% di Nexi diventa di Intesa Sanpaolo. Ecco i termini dell'operazione

Nel mondo delle banche c'è da registrare un altro avvenimento importante. Come era stato anticipato nelle scorse settimane da indiscrezioni di stampa, Intesa Sanpaolo ha siglato un accordo con la società di pagamenti Nexi, nella quale entra con una quota pari al 9,9% del capitale.

L'accordo tra la banca e la società di pagamenti

Alla società di pagamenti dall’azionista Mercury UK HoldCo, viene invece trasferito il ramo aziendale di Intesa Sanpaolo per l'attività di acquiring, che al momento viene svolta internamente nei confronti di oltre 380.000 punti vendita. Il trasferimento del ramo aziendale avverrà tramite conferimento a una controllata di Nexi per un valore pari a 1.000 milioni di euro.
Con questa operazione, che una nota di Intesa chiarisce che verrà perfezionata entro l’estate 2020, l'istituto di credito realizza una plusvalenza netta di circa 900 milioni di euro sul conto economico del prossimo anno. L'istituto precisa che tale plusvalenza potrebbe non riflettersi interamente sull’utile netto, se nel corso del prossimo anno dovessero essere individuate allocazioni idonee al rafforzamento della redditività sostenibile.

Partnership promozionale

L’accordo non finisce qui. Infatti prevede anche una partnership ultraventennale in forza del quale Intesa Sanpaolo promuoverà e distribuirà ai clienti le soluzioni e i servizi sviluppati dal gruppo Nexi, si legge nella nota della società di pagamenti.

Bel colpo per Nexi

Per la società di pagamenti Nexi l'operazione, che genererà un aumento dell’Ebitda di circa 95 milioni e un aumento “high teens” del cash EPS a partire dal 2020, rappresenta un "ulteriore segnale di fiducia nelle prospettive di sviluppo della società e nella sua missione di essere la PayTech, partner indipendente, delle banche italiane". La reazione dei mercati finanziari ha premiato soprattutto Nexi, che in Borsa viene spinta in rialzo fino al 3% (va detto però che ieri aveva perso 2 punti percentuali).

lunedì 16 dicembre 2019

Borsa, l'accordo USA-cina sulla trade war non dà slancio al Nikkei. Piazze europee positive

L'annuncio del tanto atteso accordo sulla Fase 1 tra gli Stati Uniti e la Cina, non ha innescato nessun rally alla Borsa di Tokyo. Anzi, l'indice Nikkei ha chiuso addirittura in calo la prima sessione della settimana, sia pure in misura modesta. A frenare ogni possibile slancio è la mancanza di molti dettagli sull'accordo sulla Fase 1, fattore che innervosisce gli operatori di Borsa.

Borsa di Tokyo e altre asiatiche

Il principale indice azionario nipponico ha infatti chiuso a 23.952,35 punti, in calo dello 0,29%. Molto meglio sono andate la Borsa Shanghai (grazie a positivi dati macro) e Sidney, in rialzo dell'1,6% circa. Male Hong Kong -0,34%, mentre Seoul fa -0,10%. Chi ha beneficiato dell'annuncio sull'accordo riguardo alla trade war sono i titoli delle società rifornitori di Apple. Sale infatti Hon Hai Precision Industry, meglio conosciuta come Foxconn, principale rifornitore del colosso tecnologico americano. LG Display cresce del 2,82%.

Stanno invece aprendo al rialzo per le principali borse europee, dove i migliori segnali di trading gratis sicuri puntano su molti segni più. La Borsa di Milano guadagna lo 0,45%, Londra lo 0,43% a 7.385 punti, Parigi lo 0,47% a 5.946 punti e Francoforte lo 0,51% a 13.349 punti.

Suggerimento: è bene saper padroneggiare gli strumenti che forniscono le piattaforme di investimento. Ad esempio sapere un ordine stop che cos'è definizione è molto importante.

L'accordo di Fase1 tra Usa e Cina

Nei giorni scorsi era stato dato l'annuncio dell'accordo (definito "storico" dal segretario al Tesoro Usa Steve Mnuchin) sulla Fase 1 tra Stati Uniti e Cina. Si tratta di un primo passo verso un accordo che mira a porre fine alla guerra dei dazi combattuta in questi ultimi due anni. A dare qualche notizia in più sui contenuti dell'intesa era stato Trump venerdì scorso. Pechino si impegna ad acquistare molto presto altri prodotti agricoli americani per un valore di $50 miliardi nei prossimi due anni. Gli Usa invece dovrebbero cancellare alcuni dazi imposti ai prodotti cinesi, condizione ritenuta essenziale da Pechino per raggiungere un accordo.

Trump ha anche annunciato l'avvio delle trattative sulla Fase 2 tramite Twitter. Verranno avviate immediatamente, su specifica richiesta delle autorità cinesi. Quindi non si dovrà attendere l'esito delle elezioni presidenziali statunitensi del 2020.

giovedì 12 dicembre 2019

Aziende italiane sempre più propense a robotizzare i processi produttivi

Le aziende italiane nel 2020 saranno sempre più robotizzate. E' questo l'esito di una ricerca condotta dalla Reichelt Elektronik, uno dei più grandi distributori europei online di elettronica e di tecnologie IT.

La robotica e le azienda italiane

La ricerca ha preso come campione 100 aziende italiane, che sono state interrogate sul tema della automazione. Ebbene, il 69% di esse ha affermato di avere in programma l'acquisto di nuove tecnologie e l'aumento del livello di automazione nell’arco dei prossimi 12 mesi. Il 30% delle aziende dedicherà all’automazione tra i 50.001 e i 100.000 euro, mentre per il 25% questo budget supera i 100.000 euro. Più della metà ha inoltre affermato di avvalersi già della robotizzazione in alcuni processi produttivi.

Tutto ciò conferma come la domanda di automazione sarà ancora uno dei trend dominanti del 2020, e che intelligenza artificiale e robotica saranno sempre più importanti nello svolgimento di attività oggi condotte dall’uomo.

La spinta verso la tecnologia

Ma per quale motivo le aziende si rivolgono alla robotica? Il 55% delle imprese che attualmente utilizza robot lo fa principalmente per garantire una maggiore protezione e sicurezza ai propri dipendenti, evitando attività pericolose per la salute e l’incolumità fisica. In secondo luogo per incrementare la produttività (54%). Le macchine non si stancano, hanno tempi di esecuzione minori e possono lavorare anche giorni di continuo e soprattutto lo fanno con un margine di errore minore (non a caso il 39% pone proprio questo aspetto come determinante).

La sempre maggiore presenza della tecnologia però non è esente da timori. Le aziende ad esempio temono i costi elevati di una sempre maggiore automazione (55%), mentre un terzo ritiene che un utilizzo più esteso di robot possa provocare una perdita di know-how e l’assenza di personale adeguato al controllo e alla gestione di nuove tecnologie. Un altro motivo di preoccupazione (27%) è che i costi di manutenzione possano superare i benefici.

martedì 10 dicembre 2019

Commodities, l'oro risente della nuova schiarita sulla trade war Usa-Cina

Gli sviluppi nella trade war non stanno interessando soltanto il mercato azionario e quello valutario, ma anche il settore delle commodities. In primo luogo ci riferiamo all'oro, la cui quotazione venerdì scorso è scesa a precipizio, cancellando i guadagni che aveva macinato in precedenza durante la settimana.

L'oro scivola tra le commodities

Se il re delle commodities ad inizio settimane si era spinto sui massimi di un mese, nel volgere di poche ore ha perso 20 dollari l'oncia, scivolando sui minimi dall'estate verso 1460.
L'ondata di vendite è stata innescata da tre driver. In primo luogo la trade war. La Cina ha offerto agli Stati Uniti un "ramo d'ulivo" nei colloqui commerciali, e questo ha ridato slancio all'appetito al rischio degli investitori.

In secondo luogo ci sono stati i dati USA sul lavoro, che venerdì sono andati oltre le previsioni degli analisti. si prevedevano 180.000 nuove unità di lavoro prodotte, ce ne sono state ben 266.000. Infine c'è la schiarita sul fronte Brexit, perché alle imminenti elezioni generali il premier Boris Johnson sembra godere di un bel vantaggio.

Analisi tecnica sull'oro

Tutte queste ragioni hanno spinto l'oro al ribasso, e adesso il gold metal si sta riavvicinando a quota 1450, un'area che in precedenza è stata sia supporto che resistenza per la commodities più famosa, e che coincide con il Fib 38,2%. Se il prezzo del metallo prezioso dovesse infrangere questa quota al ribasso, allora potremmo assistere ad uno scivolamento ancora maggiore.
Suggerimento: nel caso vogliate fare investimenti sul mercato delle valute, cercate sempre i broker spread più bassi forex, perché così potrete minimizzare i costi.

Le prospettive del mercato

Chiaramente tutto è legato all'evoluzione dei negoziati sulla trade war, perché al momento è questo il vero motore della propensione al rischio (basta vedere l'andamento franco svizzero, tipica valuta rifugio). Se i colloqui commerciali dovessero avere altre battute d'arresto, allora la quotazione dell'oro potrebbe riavere slancio. In questo senso, gli investitori sono molto attenti a ciò che accadrà fino al 15 dicembre, giorno in cui dovrebbero scattare tariffe extra sui beni cinesi.

venerdì 6 dicembre 2019

Investimenti, la UE mette sul piatto 100 milioni per stimolare progetti su AI e blockchain

La Commissione Europea ha deciso di lanciare un programma di investimenti importanti per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e della blockchain. Il programma comincerà a partire dal 2020, e metterà sul piatto ben 100 milioni di euro per sostenere startup e PMI innovative.

A cosa serviranno questi investimenti

Gli investimenti della UE saranno focalizzati sulla evoluzione e sulla crescita, prescindendo dalla ricerca e sulla concretizzazione di “proof of concept”. Lo scopo che si vuole raggiungere è quello di trasformare il Fondo in un catalizzatore ad effetto leva, così da stimolare gli investimenti privati nel settore. Si parla di oltre 300 milioni, che potrebbero giungere grazie ad accordi di collaborazione con le banche.

Attualmente infatti, le società che investono nella tecnologia blockchain in Europa sono davvero poche, e si limitano ad alcuni fondi chiusi di venture capital. Questo costringe molti imprenditori a chiedere finanziamenti dagli Stati Uniti, ed in tal modo chi ci perde è la UE, dal momento che si provoca una perdita di opportunità e di potenziale crescita economica che queste tecnologie comportano.

Chi investe di più nel settore

Allo stato attuale chi effettua maggiori investimenti in tecnologia blockchain sono gli USA. Parliamo di circa 1,1 miliardi di dollari di finanziamenti per l'industria. L'Europa è seconda, ma molto distanziata visto che spende poco più della metà: 674 milioni (in dollari). Il terzo posto spetta invece alla Cina, con un investimento di 319 milioni di dollari USA.

La posizione della UE

Finora l'Unione Europea ha promosso diverse iniziative per promuovere l’innovazione blockchain all'interno della comunità. Ci riferiamo al lancio dell’Osservatorio e Forum Blockchain (avvenuto a febbraio 2018), all’istituzione dell’European Blockchain Partnership (EBP, aprile 2018) e il lancio dell’INATBA (International Trusted Blockchain Application Association, inizio 2019). Il sostegno UE a progetti pilota e iniziative per la ricerca nella blockchain, si è rivolto in particolare a progetti centrati su cybersicurezza (26%) e IoT (22%), seguiti da progetti in ambito sanitario (19%).

mercoledì 4 dicembre 2019

Oro, sprint verso i massimi di un mese sulle nuove tensioni internazionali

Momento molto positivo per l'oro, che dopo aver guadagnato un punto percentuale martedì, anche oggi marcia forte sulla scia dei nuovi passi falsi dei negoziati sulla Trade War.

Oro spinto su dalle nuove tensioni internazionali

Il presidente USA Trump ha dichiarato che un accordo con la Cina potrebbe dover attendere fino a dopo le elezioni presidenziali statunitensi nel novembre 2020. Nel frattempo, potrebbero scattare il 15 dicembre i nuovi dazi sulla Cina per 156 miliardi di dollari già approvati dall’amministrazione. Inoltre il passaggio del secondo disegno di legge alla Camera dei rappresentanti - che richiederebbe a Washington di rafforzare la sua risposta alla repressione di Pechino sulla sua minoranza musulmana uigura - aumenta le preoccupazioni di un abbandono della Cina dal tavolo dei negoziati. Nel frattempo il segretario al Commercio degli Stati Uniti Wilbur Ross, ha lanciato un nuovo attacco al colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei.

Come se già tutto questo non bastasse, gli USA hanno da poco annunciato i dazi sulle importazioni statunitensi di acciaio e alluminio dal Brasile e dall'Argentina, accusando questi paesi di "massiccia svalutazione delle loro valute", e chiedendo alla Federal Reserve di fare altrettanto per mantenere competitive le esportazioni. Insomma, la situazione geopolitica è tornata a farsi rovente.

Annotazione tecnica: prima di fare investimenti sulle valute, imparate bene il valore pip forex che cos'è, altrimenti non avrete neppure le basi per cominciare.

La marcia forte dell'oro

E' chiaro che l'oro, considerato un investimento sicuro durante i periodi di stress politico ed economico, ha tratto immediato beneficio da queste nuove tensioni. I prezzi hanno cancellato le perdite delle ultime settimane, schizzando verso il massimo di un mese oltre quota 1.480 dollari l'oncia, superando una forte resistenza a quota 1,478. Peraltro si sta formando un three black crows pattern. Quest'anno il metallo prezioso ha guadagnato circa il 15% (toccando un massimo pluriennale a 1554 dollari per oncia), principalmente a causa della disputa commerciale di 17 mesi e del suo impatto sull'economia globale.

martedì 3 dicembre 2019

Banca Unicredit, il piano industriale non piace ai sindacati: troppi esuberi

Unicredit è pronta a portare avanti un piano industriale importante, che oggi catalizza l'attenzione dei media. La banca guidata da Mustier ha in mente grosse novità per quanto riguarda gli esuberi, i tagli al personale e la chiusura delle filiali.

Il piano industriale della banca

Sono questi i tre punti chiave del piano industriale 2023, volto soprattutto a ridurre l'impatto dei costi di banca Unicredit non solo in Italia ma anche in Germania e Austria. Gli esuberi messi in conto nei prossimi anni saranno pari a complessive 8000 unità, mentre si prevede la chiusura di circa 500 sportelli (il 17% del totale). Questo dovrebbe portare a un risparmio sui costi di circa un miliardo di euro per tutta la durata del plan.

Italia la più colpita dai tagli

Per ragioni di radicamento della banca, la maggior parte dei tagli di sportelli e degli esuberi avverranno in Italia. Infatti assorbiremo il 78% dei costi di integrazione per la gestione degli esuberi, ovvero circa 5.500 unità. Su 1,4 miliardi di euro di costi di integrazione messi sul piatto dalla banca per gestire il piano, 1,1 miliardi riguarderanno l'Italia e solo 0,3 miliardi l'Austria e la Germania. Per ciò che riguarda le filiali, su un totale di chiusure per 500 unità, fino a 450 potrebbero essere chiuse in Italia. Il taglio dei costi, a sua volta, permetterà di rivedere la remunerazione degli azionisti come è spiegato in questo articolo dedicato alle novità sulla consistenza del dividendo Unicredit per i prossimi anni, fino al 2023, data di termine della validità del piano industriale approvato oggi dalla banca.

Sindacati sul piede di guerra

E' chiaro che un piano di questo genere ha allarmato i sindacati, per via delle ricadute occupazionali. “Il piano industriale dei banca Unicredit così com’è non può nemmeno essere preso in considerazione”, scrive in una nota Lando Maria Sileoni, segretario generale della FABI, il primo sindacato dei bancari. “Pronto a un confronto pubblico, la politica intervenga nell’interesse del Paese. Come per l’Ilva e i casi di crisi aziendali, chiediamo una forte presa di posizione da parte del Governo”.