venerdì 28 febbraio 2020

Economia circolare, l'Italia si mette in mostra come paese virtuoso

Se da un lato continuano a crescere i timori provocati dalla diffusione del coronavirus, dall'altro l'Italia siu tira un po' su di morale con un risultato lusinghiero: il nostro paese è tra i primi al mondo per economia circolare.

I risultati italiani nell'economia circolare

Con il termine economia circolare si intende quel modello di produzione e consumo che genera condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende la vita del prodotto. Ebbene, secondo l'Ing international survey, il comportamento dei consumatori italiani è estremamente virtuoso.

Il dato più eclatante in tal senso riguarda la raccolta differenziata, dove siamo a sorpresa primi in Europa. Da noi infatti il 92% dei cittadini intervistati dichiara di effettuarla con continuità, mentre nel resto della UE il dato si ferma al 76%. Facciamo molto meglio della Germania (87%) e della Francia (83%). Distacchiamo di tantissimo gli Usa (solo il 53%).

Ritutilizzo degli oggetti

L'Italia si mette in evidenzia anche in un altro fattore fondamentale dell’economia circolare, ovvero il riutilizzo degli oggetti. Anziché smaltirli, il 64% degli italiani pensa di riutilizzarli nei prossimi tre anni, contro il 60% dei cittadini europei (in Germania è appena al 49%). Malgrado sia diminuito il numero di negozi specializzati nella riparazione, un terzo degli europei si dichiara disposto a riparare mobili ed elettrodomestici.

Il 77% degli italiani dichiara inoltre che la tutela dell'ambiente sia diventata una assoluta priorità, che bisogna anteporre alla crescita economica. Chi invece non sposa questa linea di condotta sono Paesi Bassi (51%), Stati Uniti (60%) e Australia (65%). A tal proposito, il 75% degli italiani crede che le imprese subiranno delle ripercussioni economiche se non porranno attenzione al cambiamento climatico.

mercoledì 26 febbraio 2020

Mercati azionari, la spavalderia non c'è più. Adesso è il timore a governare le mosse

Finora i mercati azionari avevano affrontato con spavalderia l'emergenza coronavirus. Per diverse settimane le Borse si sono comportate come se nulla fosse, probabilmente spinte dalla illusione che l'epidemia sarebbe rimasta circoscritta e quindi domabile, con la conseguenza di provocare dei danni molto limitati. La dura realtà invece adesso sta emergendo come qualcosa con cui bisogna fare i conti.

La settimana nera dei mercati azionari

Il copione è radicalmente cambiato dall'inizio di questa settimana, che ha dato il via a giorni nerissimi. Il bollettino dei mercati azionari è terribile, con una raffica di sospensioni per eccesso di ribasso e indici azionari che stanno precipitando dai massimi storici raggiunti con le recenti cavalcate.

I mercati azionari di tutta Europa hanno mandato in fumo in poche ore circa 352 miliardi di euro, e ogni miglior sito trading evidenzia più segni rossi che verdi. Malissimo Piazza Affari, crollata del 5,43% nella peggior seduta degli ultimi 4 anni, con una  capitalizzazione crollata di 30 miliardi. Paghiamo il propagarsi del virus in Italia, che espone al rischio di paralisi produttiva proprio la zona più importante del nostro paese, quel Nord-Est che pesa per il 30% sul Pil tricolore. Un colpo durissimo che ci mette sulla strada di una recessione tecnica sicura. Lo spread che risale è il segnale di un peggioramento dei conti pubblici, ed a sua volta finisce per penalizzare le azioni dei bancari (-5,4%).

Suggerimento: non cercato per forza quei broker che vi consentono di fare trading bonus senza deposito, perché sono molti altri i fattori che bisogna considerare nella ricerca di un buon intermediario.

Investitori divisi sul da farsi

Ma chi pensa che solo l'Italia sta soffrendo sbaglia. Anche i mercati azionari americani non sono stati risparmiati dal "black monday". E adesso, malgrado una vecchia volpe come Warren Buffett continui a dare il consiglio di non farsi prendere dal panico perché la Borsa salirà ancora, molti investitori preferiscono andarci cauti e sfuggono alla tentazione di entrare nel mercato.

lunedì 24 febbraio 2020

Borsa, che tonfo. La paura del coronavirus spinge il FTSE Mib verso il basso

L'emergenza coronavirus torna a farsi sentire in modo prepotente, e gli effetti si sentono sui mercati finanziari. La Borsa italiana ha cominciato questa settimana in forte calo, con il FTSE MIB che perde il 3,91%. Il FTSE Italia All-Share scende del 3,95%, il FTSE Italia Mid Cap cede il 4,22% e il FTSE Italia STAR addirittura il 4,52%. L’azionario italiano è indirizzato verso la maggior perdita dal giugno 2016, in un quadro in cui l’Italia ha vissuto il maggior aumento di casi da coronavirus in Europa.

Ma non è solo la borsa italiana che perde quota. Tutti gli azionari europei sono infatti in forte ribasso: Euro Stoxx 50 -3,3%, FTSE 100 -2,8%, DAX -3,4%, CAC 40 -3,4%, IBEX 35 -3,0%.

I titoli in Borsa

Tra i titoli che accusano le maggiori perdite va citata la Juventus FC, che perde l'8,4%. Ieri alcune partite del campionato di Serie A sono state sospese come misura precauzionale contro il diffondersi del coronavirus, e questa misura potrebbe essere adottata anche nelle prossime settimane. Cosa che provocherebbe un danno economico non indifferente per le società calcistiche. A pesare sulla Juve sono anche i dati del primo semestre dell'esercizio 2019/2020, che evidenziano un calo di ricavi e una crescita dei costi operativi (+15% a/a). Il risultato netto è pari a -50,3 milioni.

Tra gli altri titoli che scivolano giù in Borsa c'è Ferragamo -6,9%, ma pure Moncler -5,6% e anche Amplifon -5,2%. Fortissime cadute per OVS -10,4% e Autogrill -11,2%, che sono molto colpiti in quanti i timori di diffusione del virus tengono lontane le persone dai luoghi affollati, come quelli della grande distribuzione.

Il caso di Telecom

Anche Telecom Italia arretra (-2,0%) ma riesce comunque a sovraperformare nettamente gli indici di riferimento. Il titolo approfitta della sua sostanziale neutralità ai provvedimenti delle autorità per il contenimento della diffusione dell'epidemia: anzi i gruppi telefonici potrebbero beneficiare dall'incremento dei contatti telefonici e via traffico Internet che sembra poter caratterizzare le prossime settimane.

giovedì 20 febbraio 2020

Yen giapponese sempre più debole, è scivolato sui minimi di 10 mesi contro il dollaro

Si fa molto pensate la situazione economica del Giappone, e lo yen ne fa le spese. Dopo aver bruciato tutti i guadagni ottenuti grazie all'effetto coronavirus (val la pena ricordare che lo yen è considerato valuta rifugio in tempi di incertezza), la valuta nipponica è scivolata sui minimi di 10 mesi contro il dollaro USD.

Il declino dello Yen giapponese

Il cross USDJPY è schizzato oltre la soglia psicologica di 110, e oggi è balzato anche oltre quota 112, dopo la rottura di un livello tecnico chiave. Chi segue la strategia Parabolic Sar forex, sta continuando a ricavare segnali rialzisti.

Sono due gli elementi che stanno danneggiando lo Yen. Il primo è il ritorno dell'appetito al rischio, sulla scia di notizie un po' più confortanti riguardo alla diffusione del coronavirus cinese. Pechino ha evidenziato un calo degli incrementi giornalieri di nuovi casi, e questo ha rinfrancato gli investitori. Inoltre oggi la PBoC - la banca popolare cinese - ha effettuato una manovra accomodante per dare sostegno alla propria economia.

Annotazione: tra le varie metodologie per investire sulle valute, si può considerare anche la strategia forex spread trading.

Economia nazionale a rischio recessione

Il secondo fattore che sta pesando sullo Yen è la situazione economia interna. Pesa infatti l'ipotesi concreta di una recessione e di fondi giapponesi che si liberano di asset nazionali a favore di azioni Usa e oro. Gli ultimi dati sul PIL nazionale hanno evidenziato una pesante flessione del 6,3% nel quarto trimestre del 2019. Va detto he questo calo ancora non incorpora gli effetti del coronavirus, che si vedranno soltanto dal prossimo report trimestrale.L'ampiezza dei legami commerciali con la Cina pone il Giappone in prima linea a subire il danno arrecato dal Coronavirus. Del resto il 20% delle esportazioni giapponesi viene spedito attraverso il Mar Giallo, il 25% delle importazioni totali giapponesi proviene dal suo vicino occidentale.

Questo aumenta le possibilità di una recessione, che ora è davvero dietro l'angolo. Al punto che il governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, ha manifestato la possibilità che la BoJ possa effettuare un altro allentamento monetario.

martedì 18 febbraio 2020

Dividendi, il 2019 è stato l'anno dei record. Bene anche l'Italia

I mercati azionari hanno raggiunto un nuovo record nel 2019. Sono infatti stati distribuiti i dividendi in assoluto più alti mai registrati. L'ammontare - secondo uno studio di Janus Henderson - è di 1.430 miliardi di dollari, ovvero circa 1.320 mld di euro. Rispetto all'anno precedente i dividendi pagati agli azionisti sono cresciuti del 3,5%.

La corsa dei dividendi

A trainare la crescita dei dividendi sono stati soprattutto Nord America, Giappone e i mercati emergenti. Nel Nord America la crescita dei dividendi è stata pari al 136% in 10 anni. Di meglio è riuscito a fare soltanto il Giappone. Se ci limitiamo al 2019, le distribuzioni complessive negli Stati Uniti sono cresciute del 4,7%, arrivando alla cifra record di 490,8 miliardi di dollari, mentre la crescita sottostante è stata del 6,8%.

Il quadro dell'Europa

L'Europa invece ha avuto il ritmo di crescita in assoluto più basso dell'ultimo decennio. Nel 2019 i dividendi del Vecchio Continente sono calati del 2%, scivolando a quota 251,4 miliardi di dollari. Tuttavia, se viene operata la rettifica per via delle oscillazioni dei tassi di cambio e altri fattori minori, la crescita sottostante diventa del 3,8%.

...e dell'Italia

Riguardo ai singoli paesi europei, la regina è stata la Francia. Infatti ha pagato dividendi più di ogni altro paese in Europa, grazie soprattutto al dividendo straordinario erogato da Natixis e Engie. L'Italia ha avuto una crescita importante delle distribuzioni. Lo scorso anno infatti i dividendi che sono stati distribuiti sono stati pari a 16 miliardi di dollari, rispetto ai 15,3 che erano stati distribuiti l'anno precedente. A livello di settori, hanno brillato soprattutto le società del settore trasporti e servizi di pubblica utilità. Nel primo caso ha influito notevolmente l’acquisizione da parte di Atlantia della spagnola Albertis, nel secondo caso invece il merito è soprattutto del forte incremento di Enel e Terna.

venerdì 14 febbraio 2020

Euro sempre più debole sul dollaro, il Coronavirus è stata una mazzata

La fase decisamente calante dell'euro continua senza sosta. Ancora una volta la valuta unica aggiorna i suoi minimi pluriennali contro il biglietto verde, con un bilancio di otto sedute negative sulle ultime nove. Oggi i dati sul Pil della Germania, che vedono crescita zero nel quarto trimestre, non hanno che contribuito a questo clima depresso.

Euro debole, riflesso dell'economia UE

Sulle migliori piattaforme trading forex online si può vedere che la coppia Euro-Dollaro scivola tra 1,0837–1,0838, e gli sforzi per tenersi a galla sembrano inefficaci.

Lo scoppio del coronavirus ha sradicato ogni residua speranza di ripresa economica nell'area dell'euro, visto che la Cina è il principale partner commerciale della Germania. Ragion per cui, l'inevitabile rallentamento della domanda cinese avrà un grave impatto sulle aziende europee, per non parlare delle interruzioni della catena di approvvigionamento. Discorso diverso invece per l'economia americana, che è meglio equipaggiata per resistere a questo shock, visto che le catene di approvvigionamento statunitensi sono giù state riviste durante il periodo della guerra dei dazi. Negli ultimi due anni, c'è stato un costante deterioramento delle previsioni per la crescita dell'economia europea rispetto alle previsioni per la crescita degli Stati Uniti.

Suggerimento: prima di investire online, bisogna conoscere bene tutti gli strumenti. Qui parliamo del trading con medie mobili forex.

Ottimismo o pessimismo?

Nonostante la situazione estremamente sfavorevole per l'euro, gli analisti non perdono la speranza in una sua ripresa a lungo termine. Allo stesso tempo, si aspettano che l'euro sarà in grado di abbandonare i minimi di due anni, anche se non escludono il loro prossimo aggiornamento.
I differenziali dei tassi di interesse tra le due economie sono ancora ampi, e tali dovrebbero rimanere ancora per diverso tempo. Se è vero infatti che la Fed potrebbe tagliare i tassi entro dicembre, è altrettanto vero che si prevede un maggiore stimolo pure da parte della BCE, quindi è improbabile che il carry trade positivo per il dollaro scompaia.

mercoledì 12 febbraio 2020

Liquidazione AirItaly, da oggi stop ai voli. Dipendenti sotto choc, sono stati avvisati via mail

Se per Alitalia si continua a cercare disperatamente un'ancora di salvezza, per AirItaly - seconda compagnia aerea italiana - ormai il tempo è scaduto. Dopo soli due anni di attività, da ieri l'azienda è in liquidazione volontaria e da oggi i velivoli rimarranno tutti fermi a terra. Stop.

La messa in liquidazione di AirItaly

airitaly liquidazioneLa decisione è stata presa dagli azionisti della società, ovvero Alisarda (51% del capitale) e Qatar Airways tramite la holding AQA (49%), per via delle "persistenti e strutturali condizioni di difficoltà del mercato"  e della constatazione che "non sussistono più le condizioni per il prosieguo delle attività". Dalla sua nascita AirItaly ha accumulato perdite per 380 milioni.

Non è servita a nulla la sollecitazione da parte della ministra dei Trasporti Paola De Micheli, che aveva chiesto alla società di sospendere ogni decisione e attendere prima un confronto col governo, giacché "non è accettabile la decisione di liquidare un'azienda di tali dimensioni senza informare prima il Governo e senza valutare seriamente eventuali alternative".

Disagi per i passeggeri, timore per i dipendenti

E invece la liquidazione c'è, e parte subito. Spetterà adesso ai liquidatori far fronte a tutte le passività sin qui maturate e fra queste, ovviamente, quelle esistono e che matureranno verso i dipendenti, avvisati con un email di quanto successo. AirItaly conta in tutto circa 1.200 dipendenti (quasi la metà sono in Sardegna), il cui futuro è chiaramente in bilico. Riguardo ai passeggeri invece, chi aveva prenotato un volo se lo verrà "coperto" fino al prossimo 25 febbraio da altri vettori, mentre i passeggeri che hanno prenotato voli in partenza in date successive al 25 febbraio saranno riprotetti o rimborsati integralmente.

La liquidazione di Air Italy fa tremare tutta la regione Sardegna, che teme un isolamento in termini di mobilità se non interverranno fatti nuovi. L'aeroporto di Olbia Costa Smeralda rimarrà chiuso fino al 13 marzo per lavori di rifacimento della pista, e non si capisce chi potrebbe subentrare sullo scalo per operare in continuità territoriale verso Roma e Milano.

lunedì 10 febbraio 2020

Surplus di offerta ancora presente, e lo zinco continua a scendere

Lo scorso anno è stato una delusione per chi aveva pronosticato il forte rialzo di un metallo industriale importante come lo zinco. La primavera aveva illuso, grazie a un picco nelle quotazioni, ma poi i prezzi sono tornati a ondeggiare finendo poi per chiudere il 2019 più o meno allo stesso livello di inizio anno. Tutta colpa di un surplus di offerta.

Il mercato e il surplus di offerta di zinco

surplus di zincoDopo un 2019 piatto, le prospettive non sono molto cambiate anche se adesso un po' di ottimismo che c'era fino a pochi mesi fa è scemato. La guerra commerciale USA-Cina ha complicato decisamente lo scenario, dal momento che ha reso molto debole la domanda dei metalli di base, colpita dalla frenata dell’attività industriale della Cina. Proprio nel paese del Dragone, la ripresa della produzione di zinco raffinato è risalita, anche se in modo inferiore alle previsioni previsto. Molti si aspettavano una crescita significativa, ma così non è stato.

Rimane il fatto che il mercato continua ad essere caratterizzato da un surplus di offerta di concentrato di zinco. Quello raffinato dovrebbe rimanere in deficit malgrado la domanda sia più debole del previsto.

Prezzo debole

Il prezzo, che si muove attorno ai 2150 dollari la tonnellata, anche nell'ultimo mese ha perso alcuni punti percentuali. Chi adotta tecniche trading intraday ormai sa bene che il momento è improntato alla debolezza. c'è anche chi come FocusEconomics è un po’ più ottimista, vedendo nelle basse scorte a livello globale un probabile fattore rialzista. Tuttavia, la produzione industriale ridotta e un contesto economico incerto costituiscono seri rischi al ribasso.

Suggerimento: la ricerca dei migliori segnali per opzioni binarie gratis affidabili, non dovrebbe prescindere da quella di un buon broker con cui fare investimenti nel settore binario.

Il ruolo dei produttori in difficoltà

C'è un'ultima considerazione da fare, riguardo alle prospettive future dello zinco. E' vero che c'è un surplus di offerta di metallo fisico, il che rappresenta senza dubbio un elemento ribassista. Tuttavia alcuni produttori stanno traballando, e l'eventuale crollo di uno o più di essi potrebbe provocare brusche cadute nell'offerta, riequilibrando il mercato e fornendo di conseguenza sostegno ai prezzi.

giovedì 6 febbraio 2020

Patto di stabilità poco efficace, l'UE si dà un anno di tempo per cambiarlo

Il patto di stabilità va cambiato. Anche la UE adesso se n'è resa conto, dopo aver raccolto i pareri dei vari stati membri dell'unione, dei loro governi e della stessa BCE. Il motivo? Il complesso di regole voluto per ridare slancio all'economia europea non ha funzionato come si sperava, visto che non ha ridotto ne' il debito nei paesi più in difficoltà, ne' ha riportato l'inflazione verso i livelli target.

Le domande della Ue sul patto di stabilità

La volontà di cambiare emerge dal report sul Patto di stabilità (regolamenti del 2011 e 2013) presentato dal commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, e il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. Al termine delle venti pagine del rapporto, vengono poste alcune domande per animare il dibattito pubblico su come modificare le regole fiscali del patto.

La Commissione Ue si è posta l'obiettivo di realizzare una revisione del patto di stabilità nell'arco di un anno, arrivando ad una formulazione nuova e condivisa con gli stati membri. Il punto è proprio questo: i paesi UE spesso hanno dovuto accettare le stringenti condizioni del patto, e altrettanto spesso hanno cercato di aggirarle o di forzarle. Senza condivisione, nessuna regola può avere successo. Inoltre negli ultimi tempi si stava imboccando una strada pericolosa, visto che gli Stati del Nord - più rigidi nell'applicazione - hanno preso a guardare con sospetto quelli del Sud - più volenterosi di forzare gli accordi perché economicamente meno solidi.

Successi e insuccessi

La Commissione UE non ha bocciato le sue stesse regole, ha preferito programmare questo cambiamento trovando come motivazione il fatto che nel frattempo il mondo è cambiato, e quindi occorre cambiare anche le regole. Nel frattempo i risultati non sono esaltanti. La crescita non è tornata ai livelli pre–crisi, l’inflazione resta bassa e in alcuni Paesi - come l'Italia - il debito pubblico continua ad essere molto elevato (anche se non c'è più nessuno stato in deficit eccessivo, mentre nel 2011 erano 24).

martedì 4 febbraio 2020

Mercato ancora in bilico sulle incertezze da Coronavirus

Lo scoppio dell'epidemia di Coronavirus, oltre ad aver comportato la perdita di centinaia di vite umane, ha comportato e sta ancora provocando forti implicazioni economiche e di mercato per la Cina e di riflesso per l'economia globale.

I danni economici del Coronavirus

Al momento non è possibile quantificare con precisione l'effetto sul mercato finanziario dello scoppio del coronavirus in Cina e in altre parti del mondo. Infatti questo dipenderà dalla gravità e dalla durata di questa epidemia. E anche dalla sua diffusione, visto che malgrado le restrizioni di viaggio recentemente introdotte, i rischi di un’ulteriore propagazione a livello planetario persistono.

L'impatto sulle economie è stato forte, almeno nel breve termine. In Cina e in Asia l’attività economica e i consumi a breve termine sono stati colpiti duramente. Va ricordato che i consumi rappresentano oltre il 70% della crescita del prodotto interno lordo (PIL) della Cina. L'impatto dovrebbe quindi essere serio, almeno per un paio di trimestri. Nel frattempo il governo potrebbe rispondere attraverso misure di stimolo come i tagli dei tassi di interesse. C'è meno timore riguardo invece le prospettive di crescita a lungo termine, che potrebbero rimanere invariate.

Consiglio: prima di investire sul mercato azionario o valutario, occorre conoscere bene le tecniche più note. Ad esempio leggendo la guida swing trading forex.

Mercato azionario

Va sottolineato che i mercati azionari asiatici hanno già subito una forte correzione - nell'ordine del 4-6% - rispetto al picco che è stato registrato appena a metà gennaio. L'effetto di questa correzione è amplificato dal fatto che lo scorso anno i mercati azionari hanno vissuto una solida performance (l’indice MSCI China è salito del 24%), cosa che ad esempio non era accaduta quando scoppiò l'epidemia SARS (anzi, all'epoca i mercati erano reduci da un calo). Per questo motivo è lecito aspettarsi ulteriori correzioni, visto che l’incertezza resterà anche nelle prossime settimane.

L'impatto sul mercato valutario è stato invece immediato e forte. Gli asset rifugio sono stati presi d'assalto, e basta vedere le previsioni cambio dollaro franco svizzero per capire che il sentiment del mercato non è ancora del tutto tranquillo. Ma anche in questo caso, nel lungo periodo bisogna aspettare e vedere come si evolveranno gli eventi.