Il calo del consumo di pane
Verso la fine degli anni Settanta gli italiani consumavamo a testa circa 84 kg di pane in un anno. Adesso siamo scesi a 31 a testa. Cosa ancora più preoccupante è che questo trend sta addirittura accelerando, visto che soltanto nell'ultimo decennio abbiamo "perso" 20 chili di consumo di pane a testa. Se un tempo il pane era un caposaldo della nostra alimentazione, adesso siamo al di sotto di molti altre paesi UE.E' cambiato il nostro modo di alimentarci. Il consumo di pane ha risentito del fatto che sempre più italiani mangiano fuori casa all’ora di pranzo, scegliendo prodotti diversi dal pane tradizionale. Inoltre il pane è uno dei "nemici" dichiarati dei dietologi.
Meno 40% di imprese
Il cambiamento nelle abitudini di consumo ha delle forti ripercussioni anche sul tessuto imprenditoriale. Infatti negli ultimi 40 anni abbiamo perso circa il 40% della produzione di pane artigianale. Oggi in Italia si contano meno di 3000 imprese della produzione, e meno di 1000 punti vendita. Soltanto pochi decenni fa, i forni artigianali avevano circa 2-3 dipendenti a testa e producevano 200 kg di pane al giorno. Oggi invece difficilmente si riesce ad avere anche un solo dipendente.C'è anche un grosso problema di costi-ricavi. Anche un forno di ridotte dimensioni, oggi deve rispettare norme e regolamenti che comportano costi notevoli, difficilmente ammortizzabili in tempi brevi o medi. A questo si aggiunge il fatto che mentre il costo di acqua, luce, gas crescono, il prezzo del pane rimane stabile. Diventa così difficile reggere la competizione con la Gdo, ovvero la grande distribuzione organizzata, che utilizza il pane fresco come prodotto civetta per vendere anche altro (che rende di più). Un altro danno deriva dall’importazione del pane congelato dall’Est Europa, di qualità inferiore e a prezzi stracciati.
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