Secondo un report di Unioncamere e Infocamere, questo trend va avanti da circa 5 anni, durante i quali sono più che raddoppiati gli immigrati a capo delle sartorie (+129,7%), dove sono leader i cinesi, ma anche delle imprese di pulizie (+108,8%), in larga parte condotte da rumeni, egiziani e albanesi. Discorso simile per le ditte di giardinaggio (+74,5%), la metà delle quali è comandata da nativi della Romania e dell’Albania.
I dati su immigrazione e lavoro
La metà del tessuto imprenditoriale artigiano immigrato è dedicata in prevalenza a lavori di muratura e imbiancatura, dove sono più coinvolti rumeni, albanesi e marocchini.Complessivamente la crescita di attività artigiane di immigrati (+8,3%) dal 2011 al 2016 ha frenato la caduta che invece si è registrata nell'intero settore (-7,8%). Sono diventate ben 181.494 le aziende guidate da un imprenditore nato fuori dallo Stivale. Romania, Albania e Cina sono i principali paesi di provenienza (in totale 43,7%).
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Altri settori in cui il made in Italy sta cambiando pelle sono panettieri (+36,9%), takeaway (+30,3%) e parrucchieri (+24,6%). Nel primo caso i leader sono svizzeri, tedeschi e rumeni. Invece egiziani, pakistani e turchi sono i re della ristorazione da asporto. Sempre da Svizzera e Germania giungono hairstylist ed estetisti.
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