Nei prossimi mesi le banche centrali dovrebbero procedere con la normalizzazione dei tassi e con la riduzione delle politiche di sostegno. Il fiume di liquidità iniettato negli ultimi anni dovrebbe piano piano prosciugarsi, e questo calo fa interrogare gli analisti. Che impatto avrà sui mercati?
La politica delle banche centrali
Le maggiori banche hanno fatto felici gli operatori: soltanto nel 2017 sono stati iniettati nel mercato ben 2.540 miliardi di dollari (calcolo sulle 5 maggiori banche centrali del mondo). Nel prossimo anno questa cifra scenderà a un quinto (510 miliardi) mentre dal 2019 dovrebbe cominciare il processo inverso, con le banche che rastrelleranno liquidità (-80 miliardi).I diversi settori dell'economia sono pronti a questo evento oppure no?
Secondo molti non ci saranno contraccolpi, visto che l'economia viaggia benone, la disoccupazione è in calo (molte aree del mondo sono praticamente in piena occupazione) e l'inflazione è bassa. Questo consente alle banche centrali di muoversi con gradualità e quindi rendere minimo l'impatto di ogni ritocco.
Secondo altri operatori invece qualche preoccupazione c'è. Per lo più è generata dall'enorme mole di debito che in questi anni di moneta facile si è accumulato nel mondo. Secondo il FMI (Fondo Monetario Internazionale) parliamo di 140mila miliardi di dollari. Tuttavia, secondo alcuni trattandosi di debiti con scadenze lunghe, l'impatto di un rialzo dei tassi non sarebbe uno shock.
Il rischio per i paesi poveri
C'è però un allarme lanciato dal FMI. Riguarda i paesi emergenti e le economie più deboli. L'appiattimento dei rendimenti e i fiumi di liquidità hanno spinto molti investitori ad andare in mercati dove tradizionalmente non andavano, perché i soli a dare ancora rendimenti appetibili. I Paesi emergenti hanno così beneficiato negli ultimi anni di flussi d'investimenti molto forti: insomma hanno approfittato dei tassi bassi per indebitarsi molto. Quando la liquidità si ritirerà, molti investitori andranno via e questi Stati potrebbero trovarsi alti debiti da rifinanziare (spesso in valuta forte) e investitori in fuga.
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