Arrivano nuovi dati riguardo all'economia italiana. Li ha resi noti l'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), secondo il quale nel 2017 la nostra economia dovrebbe marciare in crescita all'1,6%, per poi scendere verso 1,5% il prossimo anno e ancora più in basso (1,3%) nel 2019. Dati leggermente difformi quindi da quelli della Nota di aggiornamento al Def di fine settembre. In essa veniva infatti indicato un ritmo di crescita costante all'1,5% per tutti e tre gli anni.
Il report OCSE
Questo report è contenuto nel ‘Economic Outlook’, dove c'è un capitolo dedicato al nostro paese. In esso viene messo in evidenza che la ripresa presenta comunque ancora di punti di grande vulnerabilità. Primo tra tutti il debito pubblico, e in secondo luogo i crediti deteriorati in portafoglio alle banche del nostro paese.
Riguardo al debito pubblico, secondo OCSE dovrebbe esserci una lieve flessione quest'anno. Si passerebbe da 132,0% in percentuale rispetto al Pil con cui si è chiuso il 2016, al 131,6% quest'anno. Nei prossimi due anni invece la diminuzione potrebbe essere più accentuata. Si prevede infatti un calo al 129,8% il prossimo anno e al 127,7% nel 2019 (con lievissima differenza rispetto alle previsioni del Def).
A tal proposito OCSE avverte che la mole notevole del debito pubblico italiano limita notevolmente i margini di manovra riguardo le politiche fiscali del Governo. Questo rende la nostra politica fiscale molto sensibile alle modifiche dei tassi di interesse.
Riguardo all'altro tema delicato, ovvero i crediti deteriorati, anche se vengono messi in evidenza i progressi in questo senso, si ribadisce che il fardello delle sofferenze sulle nostre banche resta forte, e soprattutto minaccia la fiducia nel settore bancario.
Futuro e riforme strutturali
Nel complesso l'OCSE ha una visione ottimistica della nostra economia. si evidenzia infatti una crescita buona che viene alimentata dalla domanda privata, ma anche a un andamento incoraggiante delle voci investimenti ed esportazioni. Tuttavia viene sottolineato il ruolo delle riforme strutturali, il cui percorso deve andare avanti. Occhio poi alle elezioni del 2018, perché senza un clima positivo di avrebbero effetti deteriori sulla fiducia e così si rischia di far deragliare la ripresa economica.
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