La battaglia nel mercato del gas
Il mercato del gas si arricchisce costantemente di nuovi impianti. In Louisiana è in funzione il primo autorizzato a esportare, mentre in Texas è stato appena inaugurato un altro terminal. Anche in Maryland si lavora al gas. Diversi altri impianti dovrebbero entrare in funzione il prossimo anno. La capacità produttiva americana destinata alla esportazione arriverà a 65 tonnellate l’anno. Gli USA strizzano l'occhio soprattutto all'Europa, dove la produzione locale è in declino. Finora da queste parti ci si rivolge soprattutto alla Russia, che soddisfa il 30% del nostro fabbisogno.Il problema per gli USA è che non è affatto facile conquistare il mercato al di là del'Oceano. I costi non sono tali da poter fare veramente concorrenza agli altri produttori, specie nei Paesi (come l’Italia) che dispongono di molte alternative. Servirebbe praticare sconti eccezionali, che però rappresentano una possibilità difficilmente percorribile. Trump punta invece su un'altra arma: scambia la fornitura di gas con le esenzioni da dazi o sanzioni commerciali. Trump ha stretto accordi con la UE. Washington ad esempio minaccia sanzioni che colpirebbero il colosso russo Gazprom, ma anche i suoi soci europei (Wintershall, Uniper, Shell, Omv ed Engie). E proprio a Gazprom sta togliendo quote di mercato in paesi dell’Europa dell’Est (Lituania, Polonia).
L'arrivo dirompente degli americani nel mercato del gas europeo è positivo, perché aumenta la concorrenza e quindi serve a contenere i prezzi. Ma probabilmente non basterà a conquistare l'Europa.
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