La corsa in picchiata del petrolio
A furia di tonfi improvvisi, sedute di volatilità molto marcata e cedimenti importanti, viene il sospetto che sul mercato del petrolio ci siano forti riposizionamenti da parte di soggetti finanziari. Forse si tratta delle banche che hanno fatto da controparte alle operazioni di hedging di compagnie petrolifere e governi stranieri, come Messico e Brasile.L'andamento ribassista sui mercati petroliferi ormai prosegue da un mese. Basta consultare i grafici da una qualsiasi lista siti trading affidabili autorizzati. Il quadro complessivo dei fondamentali è abbastanza deteriorato e giustifica l’inversione di tendenza. A pesare infatti sono i segnali di un eccesso di offerta globale. Magari però non ci si aspettava un declino così forte subito dopo la corsa che aveva portato il prezzo del petrolio ai record da 4 anni a ottobre.
Suggerimento: se vi piace fare trading su valute, materie prime o altri asset, cercate sempre di studiare gli spread migliori. Qui si parla dei spread plus500 migliori.
I fattori della frenata
La spinte contrarie sono diverse. La crescita dell’economia mondiale non è pià quella di qualche tempo fa perché sono molto peggiorate. Inoltre non c'è più alcun timore che le sanzioni Usa contro l’Iran possano frenare l'ammontare di output sui mercati. Infatti il governo USA ha concesso diversi esoneri a vari paesi importatori. Dal lato dell'offerta invece c'è stata una crescita importante, specialmente negli Usa, in Russia e in Arabia Saudita. I sauditi hanno annunciato che la loro produzione potrebbe aver segnato un record, mentre le scorte americane continuano ad accumularsi. Complessivamente la produzione dei principali paesi ha raggiunto livelli che non si vedevano da decenni.Cosa può succedere adesso? Il prossimo vertice del 6 dicembre rischia di non essere facile per l'OPEC. Ma è chiaro che sul mercato del petrolio sta tornando la tensione.
Nessun commento:
Posta un commento