Una montagna di perdite
A mettere in evidenza questo quadro così deprimente è un'analisi approfondita del Corriere della Sera, basandosi sui dati del 2018. In quell'anno ha raggiunto 2,9 miliardi di euro di ricavi, quasi metà dei quali sono frutto delle rotte intercontinentali. Il 30% invece è frutto dei voli nazionali, mentre qualcosa in meno si ha su quelli internazionali.Questi ricavi però non bastano a compensare i costi. Il bilancio quindi è in perdita in tutti i segmenti, persino quello intercontinentale. Si finisce per registrare infatti un rosso superiore ai 340 milioni complessivi.
Rotte nazionali e non
Per quanto riguarda le varie tratte, quelle Nazionali hanno una perdita netta di quasi 90 milioni di euro. Sui voli internazionali la perdita è di oltre 150 milioni mentre quelli di lungo raggio chiudono con una perdita poco superiore ai 100 milioni. Se il risultato modesto dei primi due segmenti non sorprende, visto che la presenza di compagnie low cost comprime i risultati di quasi tutti gli altri vettori europei (Lufthansa, British Airways, Air France, ecc), sorprende invece il rosso in bilancio sulle tratte intercontinentali.Ad esempio Lufthansa in questo segmento porta a casa 3,2 miliardi di euro di profitti. Ma tutte le altre compangie europee guadagnano in questo segmento. Alitalia invece no.
L'importanza (eccessiva) di Fiumicino
Un'ulteriore fattore di riflessione si può fare sui singoli hub. Alitalia fa ricavi soprattutto grazie a Roma Fiumicino, parliamo del 77%. A netta distanza lo scalo di Milano Linate, dove peraltro detiene i due terzi degli slot. Ma è distante anche Malpensa, dove gli unici collegamenti di lungo raggio dovrebbero garantire entrate sicure. E invece no. Sono perdite anche in questi casi.Si comprende allora quale sfida importante attenda chi sarà chiamato a rilanciare la compagnia aerea nazionale. Missione resa ancora più ardua dalla presenza del coronavirus che ha stravolto il settore a livello globale e interrotto i voli con diversi Paesi.
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