giovedì 20 aprile 2023

Consumi, gli italiani cercano sempre di più prodotti in sconto perché vicini alla scadenza

La crisi economica ha portato inevitabilmente a delle ripercussioni sui consumi e sulle abitudini degli italiani. Il 2023 è destinato ad essere un anno peggiore anche del precedente, per quanto riguarda i record negativi sul fronte dei consumi alimentari.

Le conseguenze del caro vita sulla spesa di tutti i giorni stanno infatti spingendo sempre più famiglie a tirare la cinghia, nel tentativo di mantenere i propri conti in ordine. Anche perché c'è un macigno rappresentato dai costi dell'energia, dei mutui e dei trasporti.

Le conseguenze sui consumi

La necessità di chiudere i cordoni della borsa ha avuto come prima conseguenza il drastico calo dei consumi di prodotti di marca

Ma un ulteriore effetto è la crescita di un altro fenomeno: si cerca sempre di più l'acquisto di prodotti alimentari che sono vicini alla data di scadenza (a seconda della categoria merceologica, dai 2 ai 4 giorni prima del ritiro dal mercato), che supermercati e discount vendono a prezzi molto scontati.

I numeri

Se nel 2020 soltanto il 30% dei prodotti scontati vicini alla scadenza veniva effettivamente acquistato, nel 2022 questa percentuale è più che raddoppiata arrivando a 64%. Le prospettive peraltro sono che nel 2023 questo valore venga ulteriormente ritoccato, giungendo al 70%.

Questo ulteriore incremento atteso è frutto anche delle nuove strategie che le aziende di distribuzione stanno adottando per adeguarsi a questi nuovi scenari. Infatti la vendita di prodotti prossimi alla scadenza viene organizzata in modo più strutturato, spesso concedendo sconti ancora più marcati.

Buona notizia, cattiva causa

Se da un lato i maggiori consumi di prodotti vicini alla scadenza sono un passo avanti nella battaglia contro gli sprechi alimentari, dall'altro lato è innegabile che alla base non ci sia una maggiore sensibilità del cliente, bensì un'esigenza puramente economica.

La politica dello zero sprechi non è frutto di un cambiamento culturale, ma della necessità di contenere le spese. Del resto a causa dell'aumento dell'inflazione rispetto all'epoca pre-Covid si spende anche di più ma si porta a casa di meno.

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