L'anno che si è appena concluso, caratterizzato dai forti rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, ha avuto conseguenze pesantissime sull'erogazione di prestiti alle imprese. La richiesta di credito infatti è crollata praticamente in tutta Italia, chiudendo l'anno con una domanda così bassa come non si vedeva da lontano 2011.
La fotografia dei prestiti alle imprese
Un dato importante in tal senso è quello che viene fornito dalla Banca d'Italia, ossia l'indice di diffusione del credito. Questo strumento serve a valutare i prestiti bancari che vengono erogati a favore delle attività produttive italiane. Esso può variare in un range compreso tra 1 e -1; la prima cifra significa “forte espansione” e la seconda “grave contrazione”.Il dato zona per zona
Il contraccolpo più pesante si è avvertito nel Centro Italia, dove moltissime imprese si sono astenute dal chiedere prestiti alle banche. L'indice di diffusione del credito in queste aree infatti segna -0,576. In base alle serie storiche della banca d'Italia, nelle regioni di Lazio, Marche, Toscana e Umbria non c'era mai stato un livello così basso.
Non è che le cose nel resto d'Italia siano andate troppo meglio. Nel nord-ovest segna -0,418; nel nord-est –0,409. È andata leggermente meglio al sud e nelle isole, dove l'indice segna “solo” 0,288 punti in meno.
Crollano gli investimenti
Dall'esame analitico dei dati di Banca d'Italia, emerge inoltre che la rinuncia a chiedere prestiti ha finito per colpire soprattutto gli investimenti, che sarebbero stati i destinatari dei finanziamenti. Anche in questo caso il dato più preoccupante è quello relativo al Centro Italia, dove l'indice segna -0,631. Anche in questo caso la contrazione ha riguardato tutte le zone coinvolte, anche se in misura disomogenea.
Per capire cosa significa una riduzione dei prestiti alle imprese bisogna ragionare su un aspetto. Meno richiesta di finanziamento significa meno liquidità disponibile per il tessuto imprenditoriale esigenza particolarmente importante soprattutto per le piccole e medie imprese, che in Italia rappresentano la quasi totalità del nostro sistema economico. In definitiva tutto questo significa zero opportunità di crescita.
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