Questa settimana chiuderà il primo trimestre di contrattazioni sul mercato azionario. Il bilancio finale di questo periodo sarà estremamente positivo sia in Europa che nel resto del mondo, visto che si è viaggiato a suon di record.
I numeri del primo trimestre del mercato azionario
Sul mercato azionario più importante, ossia quello statunitense, il bilancio degli indici principali segna un incremento di circa il 10%, con l'approdo verso nuovi record storici. Anche in Europa le borse sono andate molto forti. L'indice FTSE MIB di Milano ha guadagnato il 13%, risultando il miglior listino principale in Europa. Ha corso forte anche il DAX indice tedesco, che guadagna quasi il 9% (Fissando nuovi primati storici oltre i 18.000 punti). Bene è andato anche quello di Parigi. A livello globale però nessuno ha fatto meglio dell'indice Nikkei giapponese, che dà l'inizio dell'anno ha guadagnato oltre il 22%.
Il driver della crescita
La cosa del tutto particolare è che il driver di questa crescita è stato in primo luogo il calo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Un calo che tuttavia ancora non c'è stato, e che probabilmente vedremo solamente a ridosso dell'estate.
Questo significa che i mercati si sono mossi con largo anticipo rispetto agli eventi. Si può sostanzialmente dire che agli occhi del mercato azionario ha contato di più il calo dell'inflazione che preannuncia il calo dei tassi, piuttosto che il calo dei tassi stessi che ancora non è avvenuto.
Ancora più degno di nota è il fatto che il boom del mercato azionario si sta accompagnando all'andamento positivo dei titoli di Stato e alla corsa record dell'oro (chi sa come usare Fibonacci ha visto infrangere diverse estensioni). Soltanto sei volte in ben 80 anni si era registrata una concomitanza di tali eventi.
Quanto può durare l'euforia
Di fronte a un bilancio così importante, chi investe nel mercato azionario dovrebbe chiedersi quanto potrà durare questa euforia generale. Per prevederlo occorrerebbe avere una sfera di cristallo, ma è fuori di dubbio che la maggior parte degli analisti ritiene che sia sempre più concreto il rischio di una forte correzione, che potrebbe innescare un ripiegamento del mercato azionario fino al 10%.
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