Il valore netto dei salari
Il peso grave viene esercitato dalla pressione fiscale. Se ci fosse ancora quella inferiore che c'era negli anni Ottanta, uno stipendio netto medio mensile di 1.464 euro si trasformerebbe in 1695. Parliamo di 281 euro in più al mese. Sono i lavoratori con redditi tra 0 e 35mila euro la fascia sociale che ha sofferto di più negli ultimi anni. Ecco perché la leva fiscale viene vista come il primo strumento da utilizzare per favorire la crescita e sugli investimenti da parte delle imprese. Oggi la crescita è sostanzialmente pari a zero (del resto siamo finiti in recessione). La questione dei salari fermi al palo va riportata al centro del problema.Negli ultimi 7 anni (quelli che vanno dal2011 al 2018), i prezzi sono cresciuti del 9,9% mentre i salari reali del 9,4%. In sostanza i lavoratori hanno perso potere di acquisto perché l'inflazione è cresciuta più di quanto non abbiano fatto gli stipendi. Alla base di tutto c'è l'assenza di crescita. Da noi è stato (ed è ancora) troppo basso rispetto a quelli che si registrano altrove. Ad esempio in Germania e Francia crescono di oltre 20 punti in più. Mancano gli investimenti, che in Italia si sono ridotti (sia pubblici che privati). Senza investimenti non c'è incremento di produttività, senza produttività non c'è crescita, e senza crescita i salari rimangono fermi.
Nessun commento:
Posta un commento