Nonostante il calo dell'inflazione a settembre, rimangono forti le preoccupazioni per una nuova possibile impennata nei prossimi mesi. Il fatto è che i prezzi al dettaglio non scendono come dovrebbero, e tenuto conto del rischio concreto di una risalita dell’energia (specie dopo le tensioni in Medio Oriente), si rischia in Italia una nuova pericolosa spirale di crescita dei prezzi.
I dati sull'inflazione
Nel mese di settembre, secondo l’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua. La riduzione dell'inflazione è stata effimera, visto il+5,4% del mese precedente.
Hanno rallentato i prezzi degli alimentari, per la cura della casa e della persona e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto. Ma è proprio la frenata blanda della voce ‘alimentari e bevande’ che preoccupa. Infatti si continua a registrare una inflazione altissima, pari al +8,5% annuo. Equivale a dire che ogni famiglia con 2 figli paga 654 euro l’anno per la spesa alimentare.
E se ci mettiamo anche il caro-bollette, viste le probabili ripercussioni della guerra scoppiata tra Israele e Hamas sulle tariffe di luce e gas, si rischia davvero una nuova impennata dei listini al dettaglio in tutti i settori.
In questo contesto, i panieri trimestrali salva-spesa non sono certo sufficienti. Occorre un intervento sulla tassazione dei beni energetici, dalle bollette ai carburanti. L'appello al Governo è quindi di adottare misure più incisive per ottenere una riduzione immediata dei listini al dettaglio.
Città e città
Come spesso accade, l'andamento dell'inflazione non è omogeneo per tutto il territorio. Secondo l'Unione nazionale dei consumatori, Genova è la città con l’inflazione più alta a settembre (7,3%), mentre Potenza è quella dove i prezzi corrono meno (3,4%). La città più virtuosa è Potenza, con l’inflazione più bassa del Paese (+3,4%).
A livello regionale invece l'inflazione annua a +7,1% mette in testa la Liguria, seguita dalla Lombardia (+5,3%). La regione nella quale i prezzi corrono meno è ancora una volta la Basilicata, +3,4%, pari a 658 euro, seguita dal Molise (+4,7%, +861 euro).
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