martedì 25 febbraio 2025

Mercato azionario Europeo senza sussulti dopo il voto in Germania

Si chiude con un bilancio abbastanza statico la prima seduta settimanale sul mercato azionario d'Europa. E' stata una giornata povera di spunti macro, ma incentrata sull'esito del voto in Germania, che ha visto prevalere il partito CDU/CSU. Sarà necessario formare una coalizione di governo tra il partito di Friedrich Merz e quello di Olaf Scholz. Intanto l’indice Ifo tedesco ha confermato la stagnazione dell’economia del Paese. Nei prossimi giorni, focus sull’inflazione in Germania, Francia e Italia (venerdì) e il core Pce Usa (venerdì).

Cosa è successo sul mercato azionario

A Piazza Affari l’indice Ftse Mib termina la sessione in rialzo dello 0,13% a 38.472,56 punti. Sulla stessa linea, rimane ai nastri di partenza il FTSE Italia All-Share (Piazza Affari), che si ferma a 40.754 punti, in prossimità dei livelli precedenti.

Per quanto riguarda il bilancio del mercato azionario in Europa, l’indice Euro Stoxx 50 conclude in calo dello 0,4%. Sono positivi il Dax tedesco / Ger 40  (+0,7%) e l’Ibex35 spagnolo (+0,5%), mentre arretra il Cac40 francese (-0,8%). Seduta piatta invece per Londra.

I numeri di Piazza Affari

Sul mercato azionario di Milano, il controvalore degli scambi è stato pari a 3,32 miliardi di euro, invariato rispetto alla seduta precedente. Invece i volumi scambiati sono passati da 0,56 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,7 miliardi.

Riguardo ai singoli titoli, sul mercato azionario hanno viaggiato bene le banche: Mps (+2,8%), Popolare di Sondrio (+2,6%) e Bper (+2,29%). Bene anche Diasorin (+2,8%) e Pirelli (+2,1%).
I cali maggiori sono di Prysmian (-4,5%), Moncler (-2,4%) e Buzzi (-1,8%).

Gli altri mercati

Poco movimentato anche il mercato valutario. Il cambio euro/dollaro resta su 1,045, mentre tra le criptovalute il Bitcoin in calo sotto i 95.000 dollari con l'oscillatore stocastico trading che segnala mercato senza slancio.
Fra le materie prime, il petrolio Brent oscilla intorno ai 74 dollari al barile, mentre l’oro scambia a 2.941 dollari l’oncia.
Sull’obbligazionario, sale molto lo spread che raggiunge +110 punti base, mentre il BTP con scadenza 10 anni riporta un rendimento del 3,55%.

giovedì 20 febbraio 2025

Spesa per le pensioni, Ecco lo scenario in tutta Europa

L'andamento del sistema pensionistico nel vecchio continente è assai eterogeneo. La spesa per le pensioni infatti varia anche in maniera notevole di paese in paese, tanto in termini nominali che in relazione al potere d'acquisto. Uno scenario complessivo è stato tracciato da Euronews Business, che ha fatto un confronto approfondito.

I dati sulla spesa per le pensioni

Partiamo anzitutto da una premessa: i dati che sono stati raccolti da Euronews business per elaborare questo quadro di insieme in Europa riguardano il 2021. Da allora qualcosa è cambiato, ma non così tanto tanto da modificare in modo estremo lo scenario.

Le pensioni più alte e più basse

Fatta questa premessa, sappiamo che nel 2021 la spesa per le pensioni - in termini di media lorda - nella Ue si è attestata sui 1224 euro. Quella più elevata c'è in Lussemburgo, dove ha raggiunto Infatti 2575 euro. Se consideriamo anche i paesi dell'EFTA (European free Trade Association), allora la palma del vincitore spetta all'Islanda, dove la spesa per le pensioni arriva a 2762 per individuo. 

Per comprendere quanto è eterogeneo il quadro in Europa, confrontiamo questo dato con quello più basso in assoluto, che è stato registrato in Bulgaria. La spesa per le pensioni qui è stata appena 226 euro. Anche in questo caso se andiamo a includere i paesi EFTA, la classifica cambia perché all'ultimo mostro troviamo l'Albania con appena 131 euro.

Come va nei Paesi economicamente più potenti?

Va evidenziato che nei quattro paesi principali dell'Unione Europea la spesa per le pensioni supera la media del continente. In Italia ad esempio si arriva a 1561 euro. Nel nostro paese peraltro andiamo oltre la spesa di Francia, Spagna e Germania, che viaggiano tutte attorno ai 1.450. 
Il distacco più grande rispetto alla media si registra però nei paesi nordici, mentre le posizioni più basse della graduatoria Sono occupate tutte dai Paesi balcanici.

La differenza tra questi trattamenti pensionistici discende soprattutto dai diversi livelli di prezzi che ci sono nei vari paesi. Il costo della vita infatti varia enormemente da paese in paese e incide notevolmente sulla spesa per le pensioni. Infatti se anziché il valore nominale andiamo a considerare il potere di acquisto delle pensioni, la forbice si riduce notevolmente, pur lasciando le posizioni in classifica sostanzialmente invariate.

domenica 16 febbraio 2025

Investitori, numerosi appuntamenti con le banche centrali

Questa settimana ci saranno diverse riunioni di banche centrali, che terranno gli investitori abbastanza impegnati. Al tempo stesso il calendario è ricco di dati macroeconomici, senza dimenticare la questione geopolitica che rimane ancora in focus.

Gli eventi negli USA per gli investitori

Negli Stati Uniti l'appuntamento più interessante riguarda la pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione di politica monetaria della Federal Reserve. Questo servirà agli investitori per approfondire le prospettive di politica monetaria dell'Istituto a stelle e strisce. Sul fronte macroeconomico, gli indici Global PMI forniranno una istantanea dell'attività economica americana nel mese di febbraio.

Tutto questo influenzerà l'andamento del dollaro, che nell'ultima settimana si è indebolito. L'indice del dollaro è sceso a 106,6 venerdì, dopo che i dati sulle vendite al dettaglio molto più deboli del previsto hanno sollevato preoccupazioni sulla forza della spesa del consumatore statunitense.
In calendario per gli investitori americani ci sono anche ulteriori pubblicazioni di trimestrali a Wall Street. Spicca soprattutto il bilancio di Walmart.

L'Europa e il Regno Unito

Nell'Eurozona i fari saranno puntati sul indice Flash PMI e sul sentiment Zew della Germania, per capire il morale degli investitori nel mese di febbraio. Nel Regno Unito invece sono attesi report chiave su disoccupazione inflazione e vendite al dettaglio.

NB. Se volete negoziare le valute, fate attenzione all'intermediario. Qui trovate una lista aggiornata dei siti truffa Forex, come risulta dall'elenco delle autorità di vigilanza dei mercati.

Le banche centrali che si riuniscono in meeting

Nel corso dei prossimi giorni diversi istituti centrali in tutto il mondo si riuniranno per decidere sui tassi di interesse. Gli appuntamenti chiave sono con Australia, Nuova Zelanda e Cina.
La Reserve Bank of Australia dovrebbe dare via al suo ciclo di tagli con una sforbiciata di 25 punti base. Questo inciderà senza dubbio sull'andamento del dollaro australiano. Nell'ultima settimana l'Aussie è aumentato a un massimo di 8 settimane di 0,63. Nelle ultime 4 settimane, il dollaro USA australiano ha guadagnato l'1,63% rispetto a quello americano, dopo aver fatto breakout da una broadening formation megafono.

Anche dalla banca centrale della Nuova Zelanda ci si aspetta un taglio, ma in questo caso dovrebbe essere più robusto, pari a 50 punti base.
Un'altra banca centrale importante che deciderà sui tasso di interesse è quella cinese. La PBoC dovrebbe mantenere invariato il costo del denaro, allo scopo di difendere la yuan.

martedì 11 febbraio 2025

Lavoro, crolla il mito del posto fisso nel pubblico impiego

C'era una volta il mito della intoccabilità del posto di lavoro nel settore pubblico. Negli ultimi cinque anni le cose hanno dimostrato che gli scenari sono decisamente cambiati, visto l'aumento dei casi di sospensione o addirittura licenziamento dei dipendenti della pubblica amministrazione italiana.

Alcuni numeri sul pubblico lavoro

Secondo un'indagine formulata dal Centro Studi Enti Locali (basata sui dati del Ministero per la pubblica amministrazione), negli ultimi cinque anni ci sono state 15.000 procedure contro gli addetti al pubblico impiego. 

In circa un terzo dei casi si è arrivati ad un'archiviazione o al scioglimento del prestatore di lavoro. Ma allo stesso tempo in circa un terzo dei casi si è arrivati a sanzioni di forte gravità, fino al licenziamento del dipendente pubblico.

I settori più coinvolti

Il settore sanitario è stato quello più interessato con 4666 casi, ossia un terzo del totale. Al secondo posto di questa classifica ci sono i ministeri-agenzie con quasi 4200 procedure disciplinari. Al terzo posto del podio ci sono le Amministrazioni comunali, con poco più di 3100 casi, seguiti dal settore scolastico con 1600 provvedimenti circa.

Le cause delle procedure

Il motivo che più frequentemente porta al licenziamento del lavoratore pubblico è l'assenteismo. In questa categoria di procedure rientrano tutti quei dipendenti che non hanno comunicato la loro assenza dal posto di lavoro, ma anche quelli che hanno presentato certificati medici falsi o che attestavano malattie inesistenti. 
La seconda causa dei licenziamenti è legata invece ai reati commessi dei dipendenti, mentre nel 26% dei casi sono i comportamenti negligenti ad aver provocato l'azione disciplinare.

Le regole del pubblico impiego

Va evidenziato che tra settore pubblico e privato c'è una forte differenza in merito alle azioni disciplinari, che in ambito di pubblica amministrazione devono seguire delle regole particolari e più rigide. Tuttavia, contrariamente a quanto molti credono, il licenziamento può arrivare anche da una valutazione insufficiente del rendimento del lavoratore. Non è vero quindi che riuscire a ottenere un contratto a tempo indeterminato nel pubblico impiego significa godere di una stabilità assoluta e perpetua.

mercoledì 5 febbraio 2025

Mercato azionario, scende Piazza Affari mentre il resto d'Europa sale

Al termine di una giornata caratterizzata da tanti spunti macroeconomici, il mercato azionario d'Europa chiude a tinte miste. Intanto sullo sfondo continua a tenere banco la politica estera ed economica di Trump, che ha rinviato i dazi a Messico e Canada di un mese, ed ha annunciato di volere un ‘takeover’ della Striscia di Gaza da parte degli Usa, così da creare la Riviera del Medio Oriente. Intanto continuano le trimestrali su entrambe le sponde dell'Oceano.

Il bilancio odierno del mercato azionario

L’indice Euro Stoxx 50 conclude in progresso dello 0,1%, mentre a Piazza Affari l’indice Ftse Mib termina la sessione in calo dello 0,38% a 36.581,48 punti. Sulla stessa linea, si è mosso al ribasso il FTSE Italia All-Share, che ha perso lo 0,35%, chiudendo a 38.832 punti.

Nel resto d'Europa il mercato azionario ha visto il rialzo del Dax tedesco (+0,4%), dell’Ibex35 spagnolo (+1,2%) e del FTSE100 di Londra (+0,6%).

I numeri di Milano

Sul mercato azionario di Milano, gli investitori hanno scambiato un controvalore pari a 2,77 miliardi di euro, in ribasso (-19,58%) rispetto a ieri. I volumi scambiati sono passati da 0,66 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,54 miliardi.
Riguardo ai singoli titoli, sul listino principale hanno brillato Inwit +1,29%, Italgas +1,13% e A2a +1,1%. Bene anche Telecom Italia (+1,1%).
In calo invece Nexi (-3,1%), Campari (-2,45%), Iveco (-2,3%) e Stm (-2%).

Gli altri mercati

Sul fronte valutario, l’euro si rafforza contro la moneta Usa e sale dello 0,4%. Il cambio più negoziato da chi fa Forex day trading sale oltre quota 1,042.
Tra le materie prime non si vede la fine del rally dell’oro, che scambia in area 2.870 dollari l’oncia, nuovo massimo storico in scia alla forte domanda di beni rifugio. La “mancanza di fretta” nel dialogo tra Usa e Cina deprime invece il petrolio, che arretra.
Sull’obbligazionario, lo Spread Btp/Bund con il rendimento del decennale italiano al 3,47% e il Bund tedesco al 2,38%.

martedì 4 febbraio 2025

Tariffe USA potrebbero costare all'Italia tra 4 e 10 miliardi

Dopo aver colpito Messico, Canada e Cina, Donald Trump ha avvertito l'Europa che sarà la prossima vittima delle sue tariffe commerciali. Il mese di febbraio comincia così con grande nervosismo a livello internazionale, perché una battaglia a colpi di dazi rischia di incidere pesantemente sulla crescita dell'economia globale.

A chi faranno più male queste tariffe

In vista di questa minaccia, l'Unione Europea sta discutendo le possibili contromosse, oltre a lavorare a un canale negoziale con la Casa Bianca. Tra i vari scenari c'è quello di rispondere ai dazi tariffe americane con tariffe sull'agroalimentare, sulle importazioni di whisky e bourbon, ma anche su Harley Davidson, SUV e pick-up americani.

Ma in Europa chi rischia di più? I due paesi che hanno la migliore bilancia commerciale positiva rispetto agli Stati Uniti sono, nell'ordine, Germania e Italia. Dopo i tedeschi saremmo quindi quelli più colpiti da eventuali tariffe di Trump (anche se si tratta solo di congetture, visto che non si conoscono i settori sui quali il presidente USA andrebbe ad agire).

Quanto rischia l'Italia

Nonostante il feeling tra il nuovo presidente statunitense e Giorgia Meloni, non saremo immuni dalle tariffe a stelle e strisce. Lo ha detto chiaramente anche la nostra Presidente del Consiglio. Probabilmente però avremo delle piccole attenzioni che altri paesi europei non avranno. Ad esempio, si vocifera che la Francia sarà colpita da tariffe pesanti sullo champagne, verranno invece graziati i nostri Prosecco e Franciacorta.

Una stima che fa venire i brividi

Ad ogni modo le stime parlano di un danno all'Italia tra i 4 e 10 miliardi di euro, con forti ripercussioni tanto sul nostro prodotto interno lordo che sul nostro export. Secondo uno studio di Confartigianato, tariffe al 10% potrebbero innescare un calo del 4,3% delle nostre esportazioni negli Stati Uniti. Se le tariffe fossero più alte, 20%, allora il danno al nostro export potrebbe superare il 16%.

Bisogna sottolineare che gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco per moltissimi dei nostri prodotti di eccellenza, tra i quali spiccano quelli ad alta tecnologia e prodotti con una marcata vocazione artigiana come la gioielleria, oreficeria, l'occhialeria, arredamento e articoli sportivi.