I precedenti e il caso Amazon
Ricordiamo che Google, alla fine di gennaio 2016, aveva ricevuto un "verbale di accertamento" in cui gli si contestava una evasione da 300 milioni di euro. Peraltro il piemme Palma aveva iscritto 3 top manager del colosso USA nel registro degli indagati per "omessa dichiarazione dei redditi". I fatti si riferivano al quinquennio 2008-2013.L'altro precedente riguarda invece Apple, che però si è dimostrato molto collaborativo avendo già versato 318 milioni di euro al fisco italiano per definire la partita. Anche in questo caso si parlava di omessa dichiarazione dei redditi, in riferimento allo stesso periodo di Google.
Adesso tocca ad Amazon, al quale così è stata parzialmente rovinata la festa dei dati trimestrali, che ieri hanno evidenziato una crescita degli utili addirittura del 41% nel primo trimestre del 2017 (ed ha raggiunto un nuovo massimo nel dopo mercato a Wall Street).
Dal canto su, Amazon ha risposto subito alle accuse: "Paghiamo tutte le imposte che sono dovute in ogni Paese in cui Amazon opera. Le imposte sulle società sono basate sugli utili, non sui ricavi, e i nostri utili sono rimasti bassi a seguito degli ingenti investimenti e del fatto che il business retail è altamente competitivo e offre margini bassi". Così l'azienda commenta l'accertamento di presunta evasione della GdF.
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