venerdì 11 gennaio 2019

Yuan sempre più legato alla guerra dei dazi USA-Cina

Cresce l'ottimismo riguardo ai negoziati sul commercio tra USA e Cina, e questo alimenta la propensione al rischio sulle piazze asiatiche, dando al contempo una bella spinta allo Yuan cinese.

La guerra dei dazi e lo yuan

Ai colloqui tra i due Paesi che si sono tenuti nella capitale cinese dal 7 al 9 gennaio, hanno fatto seguito le parole del segretario al Tesoro statunitense Mnuchin sulla possibilità che il vice-premier cinese Liu He si rechi negli Stati Uniti a fine mese. Tutto questo ha riacceso l'ottimismo sui progressi tra Pechino e Washington, anche se gli investitori non si attendono una completa risoluzione della vicenda in tempi brevi. Tuttavia ciò è bastato per spedire (venerdì scorso) le borse regionali a massimi di 5 settimane, mentre chi adotta strategie e tecniche di trading intraday forex avrà notato che lo yuan (sia CNY onshore che CNH offshore) ha toccato i massimi da fine luglio rispetto al suo pari americano.

La debolezza del dollaro

Nel commercio onshore, la valuta cinese è aumentata dell'1,8% questa settimana (è sceso di circa il 6% l'anno scorso). Si tratta del più grande guadagno dal luglio 2005 (quando Pechino slegò la sua valuta da quella statunitense legandosi ad un paniere di valute estere diverse).Il calo dell'USD / CNY è altresì imputabile alla generalizzata debolezza del biglietto verde, dopo le parole prudenti di Powell circa il futuro percorso di rialzo dei tassi USA. Dalle minute dell'ultimo meeting della FED, è emerso che la banca centrale americana può permettersi di aspettare e vedere come evolverà lo scenario economico durante l'anno, prima di prendere decisioni ulteriori sul costo del denaro. Atteggiamento tipicamente da "colomba".

Suggerimento: prima di fare investimenti sulle valute, studiate alcune tecniche. Ad esempio la strategia bande di Bollinger e Rsi a breve.

Lo stato di salute dell'economia cinese

Va anche aggiunto che il reminbi (yuan) non ha apparentemente risentito di alcuni aspetti preoccupanti riguardanti l'economia cinese. Anzitutto l'indebolimento dell'inflazione, che è scesa all'1,9% annuale (il target fissato dalla PBOC è del 3%), peggio delle previsioni (mentre i prezzi alla produzione sono saliti al tasso più lento da due anni). In secondo luogo il recente indebolimento dell'indice manifatturiero, sceso a 49,7 in zona recessione dopo un anno e mezzo. Infine le prospettive più fosche sul PIL (che hanno indotto il Governo a studiare nuovi stimoli economici). Segnale evidente che gli investitori danno la massima priorità alle questioni legate alla guerra dei dazi con gli USA, trascurando al momento la possibilità che nel 2019 la PBOC possa essere costretta a misure di stimoli molto radicali, come il taglio dei tassi d’interesse di riferimento.
A tal proposito va rimarcato come un sondaggio Reuters ritiene che lo yuan si indebolirà a 7 per dollaro entro sei mesi, nonostante gli sforzi delle autorità cinesi per difendere la sua valuta.

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