I Millennials e il lavoro
Il quadro che emerge infatti è di un dilatarsi continuo del tempo che viene trascorso a lavorare. Come una sorta di liquido, si è infiltrato anche in quei momenti che fisiologicamente dovrebbero essere di "pausa". Finanche nel bagno, come dice il 32% del campione di studio. Il 63% dei Millennials si dedica al lavoro anche quando si trova in malattia, mentre il 70% non stacca la spina neppure durante il fine settimana. Un rapporto profondamente distorto quindi, tant'è che il 66% dei nativi digitali ammette di essere affetto dal “workhaolism”, ovvero l'incontrollabile necessità di lavorare incessantemente. Al punto che il 39% di essi si è dichiarato disponibile a lavorare perfino in vacanza. Lo fanno per compiacere il capo, per paura di perdere il posto, per il desiderio di successo.Il motivo per cui questo scenario coinvolge la generazione dei millennials è che essa è cresciuta in un’epoca dominata dalla tecnologia e dalla presenza sui social network, dove ogni apparato tecnologico consente una connessione al mondo, senza bisogno di spostarsi dal proprio ufficio e dalla propria casa. Questo altera la percezione del tempo che viene dedicato al lavoro, quasi come se si entrasse in trance. La tecnologia li segue ormai ovunque. E' lì con loro mentre sono in bagno, mentre si vestono, mentre mangiano e addirittura quando sono malati. Finiscono così per essere "costretti" a lavorare un numero di ore dilatato rispetto a quello che sarebbe in un mondo senza tecnologia.
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