La battaglia su prestiti e sovvenzioni
Il Recovery fund sarà lo strumento più importante per tamponare gli effetti terribili del Coronavirus sull'economia italiana e sull'economia dell'Eurozona. C'è una proposta sul piatto, quella formulata da Francia-Germania, per sovvenzioni (non prestiti) da 500 miliardi. In una bozza precedente si fermava a 320 miliardi di euro. Ma questa ipotesi ha trovato un grosso ostacolo in alcuni paesi del Nord (Olanda, Danimarca e Svezia) e nell'Austria. Acconsentono agli aiuti ai vari Paesi, ma per lo più in forma di prestiti a condizioni favorevoli in cambio di “un forte impegno a riforme e al quadro di regole fiscali”. Nel dettaglio i 4 frugali propongono di istituire un “Emergency Recovery Fund” della durata limitata a due anni.Il ruolo delicato della Commissione UE
La Commissione, che aveva anticipato la possibilità di un fondo da 1.000 miliardi, in parte costituto da prestiti e in parte da sovvenzioni, sarà una brutta gatta da pelare. Dal momento che il piano si deve finanziare soprattutto con risorse proprie europee, quindi con i contributi degli Stati, l'esistenza di una forte scontro interno non agevola il compito. Per la presidente Ursula von der Leyen i margini sono risicatissimi. Dovrà cercare un equilibrio che possa convincere tutti ad appoggiare una proposta di compromesso.Nord contro Sud
A poco sono serviti finora gli appelli e gli inviti ai Paesi nordici. S'è cercato di convincerli che la loro intransigenza è una forma di autolesionismo: se l'Europa va a fondo, vanno a fondo anche loro che ne fanno parte. I Paesi del Nord sono molto diffidenti soprattutto riguardo al modo in cui i Paesi del Sud potranno spendere eventuali aiuti a fondo perduto. Specialmente Austria e Olanda vogliono condizioni stringenti.L'Italia invece vorrebbe avere ampio margine di elasticità. Anzi il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha parlato di "prestiti a «fondo perduto, temporalità di medio periodo e senza rigide condizionalità". In mezzo c'è la Commissione, che per poter dare qualcosa in più sarà costretta a prevedere dei paletti sempre più rigidi. Di sicuro ci saranno delle condizionalità forti sulla destinazione degli investimenti. Niente al di fuori della crisi da coronavirus.
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