Il sistema bancario italiano si pone in una posizione di privilegio in Europa riguardo la lotta contro il debito privato. Dall'ultimo rapporto fornito dall'ufficio studi di banca IFIS emerge infatti che in Italia i crediti deteriorati sono in calo, mentre nel resto d'Europa sono cresciuti.
L'andamento dei crediti deteriorati
Nel mese di dicembre che sta per arrivare, l'importo dei crediti deteriorati (quelli che le banche non riusciranno a riscuotere per svariati motivi) è destinato a scendere a 290 miliardi. Rispetto al 2015, anno nero dei non performing exposures (come conseguenza della crisi finanziaria esplosa nel 2009), il calo è di 71 miliardi. Il dato è ancor più eclatante se consideriamo che nel primo semestre di quest'anno l'Europa ha avuto un aumento degli NPE di circa 16 miliardi di euro.
In Europa l'aumento dei crediti deteriorati si deve soprattutto alla Germania, dove gli NPE sono cresciuti di 9,4 miliardi, e alla Francia dove sono cresciuti di 8,8 miliardi. A provocare questa crescita sono le condizioni di incertezza economica e i problemi legati all'inflazione, che hanno aumentato il costo del rischio.
Lo scenario in controtendenza dell'Italia
Se l'Italia invece è riuscita a muoversi in controtendenza riguardo ai crediti deteriorati si deve soprattutto al percorso difficile e faticoso che hanno intrapreso le nostre banche negli ultimi anni, oltre che alle politiche di sostegno alle imprese varate dai governi.
Il percorso di pulizia di bilancio intrapreso dalle nostre banche ha permesso una riduzione forte del debito privato, con uno stock di NPE che è sceso di 5,1 miliardi di euro tra il primo semestre del 2023 e giugno 2024.
La migliore classificazione dei crediti
Che il sistema bancario italiano goda di una salute complessivamente migliore rispetto ai concorrenti europei emerge anche dall'andamento dei crediti classificati in Stage 2 (ossia quei crediti che hanno un rischio di mancato incasso superiore a quello che avevano al momento iniziale). La riduzione tra il 2015 e il 2024 è stata di 71 miliardi di euro, e diventerà 84 miliardi di euro nel 2026 (complessivamente -23% a livello di sistema).
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