Termina con un bilancio a tinte miste la giornata delle Borse europee. Mentre Milano e Francoforte scendono, Parigi e Madrid salgono (e lo stesso fa fuori dal blocco anche Londra). Gli investitori sono concentrati sugli sviluppi che arrivano da Londra, dove si svolgono i colloqui tra la delegazione statunitense e quella cinese, per cercare un accordo sulla battaglia dei dazi.
Intanto si guarda anche ai dati macro, visto che domani sarà pubblicato il report sull'inflazione negli Usa, che potrebbe orientare le decisioni future della FED (che si riunisce settimana prossima).
Fine giornata, ecco il bilancio
Alla chiusura delle contrattazioni, a Milano l’indice Ftse Mib giornata cede lo 0,6% a 40.207 punti. Sulla stessa linea il FTSE Italia All-Share, che ha perso lo 0,58%, chiudendo a 42.692 punti. Sulla parità il FTSE Italia Mid Cap (-0,04%); in frazionale progresso il FTSE Italia Star (+0,3%). Nel resto d'Europa il bilancio è a tinte miste. Salgono Parigi (+0,2%), Amsterdam (+0,7%) e Londra (+0,23%), scendono Francoforte (-0,6%, molti hanno fatto scalping dax 1 minuto nella seduta odierna) e l’Ibex35 spagnolo (-0,2%). A Wall Street scambi in rialzo.
I numeri di Piazza Affari
Sul principale listino milanese il bilancio migliore è quello di Stellantis (+4,97%), che allunga la serie di sedute positive ma che comunque da inizio anno ha perso circa il 30% del valore. Giornata molto positiva per i titoli energetici come Saipem +3,11%, Eni +2,41% e Tenaris +2,39%.
Sul fronte opposto, affonda anche oggi Leonardo -6,3%. Male anche i titoli bancari: Banca Popolare di Sondrio (-3,43%), Bper (-3,13%), Banco Bpm (-2,6%) e Unicredit (-2,59%).
Sotto pressione anche Unipol, con un forte ribasso del 3,12% che gli fa disegnare una Marubozu candela.
Gli altri mercati
Sul fronte valutario, l'euro-dollaro resta stabile su 1,14. Si muove poco anche l'oro sul mercato valutario, mentre avanza il Petrolio.
Scende lo spread, attestandosi a +88 punti base, con un calo di 2 punti base, mentre il BTP decennale riporta un rendimento del 3,38%. Ora l’Italia paga soltanto 0,9 punti percentuali in più rispetto ai costi di rifinanziamento decennali della Germania, vicino ai minimi da 15 anni.
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