giovedì 27 novembre 2025

Tassi di interesse, nessuna sorpresa dalla Nuova Zelanda

Gli esperti di mercato si aspettavano che la Reserve Bank of New Zealand avrebbe tagliato il costo del denaro, e infatti così è stato. La RBNZ ha ridotto il costo del denaro di 25 punti base, portandolo al 2,25% ossia il livello più basso da giugno 2022. 
Tuttavia la possibilità che questo ritocco ai tassi di interesse sia stato l'ultimo sono cresciute, innescando un forte recupero della valuta neozelandese.

La decisione sui tassi di interesse 

La Reserve Bank ha segnalato che i membri del Board si sono divisi fra l'ipotesi di abbassare i tassi di interesse ancora una volta ed il mantenerli fermi. 

Alla fine ha prevalso l'esigenza di sostenere l'economia del Paese, visto che il PIL è andato in contrazione nel secondo trimestre. Inoltre c'è una significativa capacità produttiva inutilizzata e si stanno allentando le pressioni dell'inflazione.

L'ultimo report sui prezzi al consumo annuo ha evidenziato una crescita oltre la fascia obiettivo dell'1-3%, ma l'inflazione core resta moderata, supportando le aspettative di un ritorno dell'inflazione al 2% entro la metà del 2026.

L'approccio hawkish

La decisione di tagliare i tassi di interesse potrebbe però essere stata l'ultima, perché i banchieri hanno frenato le aspettative su nuove sforbiciate nei prossimi mesi, confermando che il ciclo di allentamento monetario è giunto al termine poiché l'economia ha mostrato i primi segnali di ripresa. "I futuri movimenti del tasso ufficiale dipenderanno dall'evoluzione delle prospettive di inflazione a medio termine e dell'economia", ha commentato la Reserve Bank nello statement.

Corre il dollaro neozelandese

Questo segnale ha fatto apprezzare il dollaro neozelandese, che è salito a 0,567 dollari americani (NZDUSD) allontanandosi dai minimi di aprile che aveva toccato settimana scorsa. Il rapporto tra le due valute adesso si sta avvicinando alla Ema50, anche se il quadro tecnico rimane ribassista (se volete negoziare la valuta neozelandese imparate il pattern forex significato).
Gli investitori adesso si aspettano un ulteriore taglio al costo del denaro appena al 20%, rispetto al 50% di ieri.

martedì 25 novembre 2025

Bilancio UK, è la settimana più complicata per il governo Starmer

Manca ormai poco all'appuntamento più importante degli ultimi mesi per l'economia britannica. La data in rosso sul calendario è quella del 26 novembre, quando il governo laburista del Premier Starmer alzeranno il velo sulla legge di bilancio (il ‘budget d’Autunno’).  

L'importanza della legge di bilancio

Per chi non lo sapesse, la legge di bilancio è il principale appuntamento di programmazione fiscale e finanziaria del Regno Unito. In questo documento vengono definiti i principi di tutta la strategia finanziaria del governo, ossia tasse, spesa pubblica e politiche economiche.

Mai come stavolta lo scenario è complesso, visto che il forte debito pubblico alimenta molte preoccupazioni sulle capacità di spesa del governo, e quindi sul sostegno che potrà dare all'economia UK. Il governo laburista Starmer ha sempre promesso di mantenere una politica di bilancio rigorosa, a costo di aumentare le tasse. Per questo, il fulcro della manovra sarà una stretta in termini di politica fiscale, con un impatto atteso tra 25 e 35 miliardi di sterline.

Il timore che si ripeta lo scenario del 2022

Siccome la presentazione del bilancio d'autunno è un importante test di affidabilità verso investitori e osservatori internazionali, le decisioni di questo 2025 potrebbero indirizzare la traiettoria di sterlina e titoli di Stato britannici per parecchio tempo.

Del resto ci sono esempi recenti che lo dimostrano. Nel 2022 il ‘mini-budget’ dell’allora premier Liz Truss creò una forte scossa sui mercati, con una violenta ondata di volatilità sui titoli di Stato britannici. Proprio quel brutto precedente ha alzato il livello di allerta dei mercati ogni qualvolta il governo deve presentare il bilancio d'autunno, anche perché ci sono molti dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico britannico. Di conseguenza, anche la fiducia dei mercati è debole.

Effetti possibili su Gilt e sterlina

Una manovra rigorosa potrebbe favorire il calo dei rendimenti dei Gilt, in particolare sulle scadenze lunghe, e sostenere la valuta o almeno limitarne la volatilità. Invece una legge di bilancio poco coraggiosa rischierebbe di alimentare nuova volatilità sui Gilt, agendo come fattori di pressione al ribasso sulla sterlina, soprattutto in presenza di segnali di rallentamento economico. Di recente la valuta britannica, dopo aver disegnato un harami bearish, è arrivata a toccare il minimo di diversi mesi rispetto al dollaro statunitense.

giovedì 20 novembre 2025

Debito pubblico, gli italiani investono sempre più nei Bot e Btp

Uno dei numeri che più inquieta gli italiani riguarda il grosso carico di indebitamento del nostro Paese. Secondo una recente analisi condotta dalla Federazione delle Banche Italiane (Fabi), una grossa fetta dei titoli del nostro debito pubblico è nelle mani dei risparmiatori italiani.

Alcuni numeri sul debito pubblico

I numeri raccontano infatti che la quota del debito pubblico in mano alle famiglie e alle imprese italiane è del 14,4%, mentre nel 2021 era al 7,9%. A livello di cifre parliamo di 442 miliardi di euro di titoli detenuti dai risparmiatori italiani. 

Come mai c'è stato questo forte aumento? Questo scenario è l'effetto combinato di una serie di fattori, il primo dei quali è l'aumento dei rendimenti, che ha spinto gli italiani a investire in una tipologia di asset tutto sommato sicura, che è quindi molto competitiva rispetto agli impieghi più rischiosi.
In questo senso è eclatante quanto accaduto con il collocamento del BTP Valore, che dal 2023 ad oggi ha vissuto diverse emissioni e complessivamente hanno piazzato in pancia ai risparmiatori italiani circa 93 miliardi di euro. 

Appeal verso gli stranieri e presenza di Bankitalia

Va però evidenziata anche la forte presenza di investitori stranieri nel nostro debito pubblico. Sono giunti al 33,8% del totale, con un netto rialzo rispetto al 26,8% del 2022. Come sottolinea la Fabi, la domanda internazionale è tornata ad essere uno dei principali pilastri del mercato del debito pubblico italiano. 

Chi si è mossa in controtendenza invece è stata la Banca d'Italia. Infatti l'istituto centrale ha ridotto la sua esposizione nel debito pubblico da 721 miliardi a 592 miliardi nel giro degli ultimi tre anni, come conseguenza della fine degli acquisti netti BCE.

Chi sono gli altri detentori del nostro debito?

Una quota importante del debito sovrano italiano è nelle mani degli istituti del nostro paese. Nella pancia delle banche tricolore ci sono oltre 620 miliardi di Bot e BTP, un livello che risulta stabile degli ultimi anni. Cala invece la presenza di fondi e assicurazioni, che oggi detengono circa il 12,5% del debito sovrano italiano.

lunedì 17 novembre 2025

Investitori, l’attenzione nei prossimi giorni sarà sui dati macroeconomici

Con la fine dello shutdown del governo americano, per gli investitori si spalancano le porte di una serie di dati macroeconomici da parte delle Agenzie governative statunitensi. I dati macro tornano così al centro dell'attenzione, ma ci saranno anche importanti aggiornamenti di politica monetaria, con i verbali di Fed e RBA.

Il calendario USA per gli investitori 

Negli Stati Uniti la conclusione del più lungo periodo di blocco delle attività governative finalmente riporterà in calendario le pubblicazioni economiche delle Agenzie governative. Tuttavia per gli investitori non è ancora sicuro quali report chiave verranno pubblicati, sia pure in ritardo, e quali invece abbandonati fino al prossimo appuntamento in calendario. 

Tutti questi numeri serviranno a fornire ai mercati una panoramica sullo stato di salute dell'economia americana, che assieme alla pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione della Fed potranno dare qualche indicazione in più sulle intenzioni della Banca Centrale Americana. A dicembre resta probabile un taglio di tassi di interesse.
Intanto sul fronte valutario il dollaro rimane ancora sotto la soglia dei 100 che era stata tagliata brevemente qualche giorno fa (per dati aggiornati si possono osservare i broker opzioni binarie Italia).

Cosa guardare nel vecchio continente 

Gli appuntamenti importanti in Europa per gli investitori saranno soprattutto i dati PMI flash, che dovrebbero evidenziare una leggera espansione del settore manifatturiero. L'attività dei servizi dovrebbe invece rimanere solida. Saranno importanti anche i dati definitivi sull'inflazione. 
Nel Regno Unito il calendario economico prevede pubblicazioni aggiornate sull'andamento della manifattura, sull'inflazione e le vendite al dettaglio. La situazione difficile dell'economia britannica ha pesato di recente sulla sterlina, che è scivolata rispetto al dollaro.

Appuntamenti nel resto del mondo 

Nel resto del mondo ci aspetta un calendario economico abbastanza fiacco per la Cina, nonostante l'appuntamento con la riunione della Banca Popolare Cinese che dovrebbe comunque mantenere i tassi invariati.
Gli investitori guarderanno con attenzione molteplici report in arrivo dal Giappone riguardo PIL e inflazione. Bianchi verbali di politica monetaria dell'ultima riunione della Reserve Bank of Australia, quella in cui si decise di mantenere il tasso di interesse al 3,6%. Una decisione di politica monetaria è attesa dalla Banca Centrale dell'Indonesia.

mercoledì 12 novembre 2025

Banca Centrale Europea, cominciano le manovre per la successione di Lagarde

Manca più di un anno alla fine del mandato presidenziale di Christine Lagarde, ma certi posti di potere scatenano la corsa slla successione con larghissimo anticipo. Anche perché, oltre alla presidente, ci sono diversi membri al vertice della Banca Centrale Europea in dirittura d'arrivo.

Il rinnovo delle cariche nella Banca Centrale Europea

Ben quattro dei sei consiglieri nel comitato esecutivo della BCE diventeranno vacanti entro la fine del 2027. Anche se chiaramente il posto di Lagarde è quello più ambito, in ordine di tempo la prima posizione vacante sarà quella del vicepresidente, dal momento che Luis de Guindos terminerà il proprio mandato a maggio prossimo.

Per una curiosa concomitanza di tempi, il nuovo vicepresidente della Banca Centrale Europea dovrà essere scelto mentre la Federal Reserve statunitense dovrà scegliere il nuovo presidente, visto che anche Jay Powell chiuderà il suo mandato a maggio.

Per sostituire de Guindos, i ministri delle finanze dell'Eurozona inizieranno a discutere della questione già da questa settimana. La scelta del vicepresidente e il suo orientamento di politica monetaria saranno un indizio importante anche riguardo alla successione di Lagarde.

Un equilibrio tra competenze e poteri

Va sottolineato che i posti di potere all'interno della BCE devono essere scalti con cura, soprattutto garantendo un certo equilibrio tra tutti gli Stati membri della Eurozona. Esiste in proposito una regola non scritta secondo la quale nessun paese può detenere due seggi nel consiglio direttivo. 

Negli ultimi anni è emersa anche un'ulteriore necessità, ossia rispettare l'equilibrio di genere. Il comitato esecutivo BCE è stato storicamente dominato dagli uomini, ed in tempi più recenti si è cercato di dare sempre maggiore spazio e cariche al mondo femminile.

I possibili candidati

Anche se è presto per snocciolare i nomi forti di questa "gara" al trono della BCE, due contendenti che faranno parte della corsa sono l'ex governatore della banca centrale olandese Klaas Knot e il presidente della Bundesbank Joachim Nagel. L'olandese era una voce da 'falco' quando scoppio la crisi del debito sovrano dell'Eurozona, successiva alla grande crisi finanziaria 2007-2008. Nagel invece è considerato una persona affabile con opinioni moderate. 

C'è anche un terzo nome, Pablo Hernández de Cos, che era governatore spagnolo mentre adesso è direttore generale della Banca dei Regolamenti Internazionali. Spagna e Germania non hanno mai ricoperto la presidenza della BCE.

giovedì 6 novembre 2025

Tasso di interesse, il Brasile non cambia rotta (almeno per adesso)

Non ci sono state novità sul fronte di politica monetaria in Brasile. La Banca Centrale del paese sudamericano ha infatti confermato il tasso di interesse al 15% dopo la riunione di novembre.

La scelta della BCB sul tasso di interesse

Il Banco do Brazil ha sottolineato la necessità di tenere sotto controllo l'andamento dei prezzi, visto il contesto attuale di grande incertezza. Per questo ogni mossa sul tasso di interesse andrà valutata con attenzione. 

Tra i fattori di rischio esterni per l'inflazione ci sono senza dubbio le dinamiche commerciali e le tensioni geopolitiche, ma anche a livello interno ci sono delle preoccupazioni relative ad una crescita moderata.

Le previsioni sull'inflazione

Secondo le previsioni della banca centrale brasiliana, l'inflazione nel 2025 si attesterà al 4,5% mentre nel 2026 dovrebbe scendere a 4,2%. Secondo il Copom, la dinamica dei prezzi al consumo scenderà al 3,3% nel secondo trimestre del 2027. Tuttavia i responsabili di politica monetaria hanno sottolineato la presenza di rischi al rialzo per l'inflazione. 

 Uno di questi fattori è l'indebolimento del tasso di cambio. Il rapporto USDBRL si è notevolmente rafforzato negli ultimi mesi, arrivando a 5,38, ma da un po' di tempo a questa parte si sta consolidando su questa sfoglia (seguendo la tecnica di Gann trading si ha una prospettiva poco volatile per le prossime settimane). Qualora il Real brasiliano dovesse indebolirsi nei confronti del dollaro, l'inflazione di risentirebbe negativamente.

Le prospettive di politica monetaria

Secondo il COPOM (comitato di politica monetaria), in futuro potrebbero essere necessari alcuni aggiustamenti al tasso di interesse per garantire la stabilità dei prezzi. Nel frattempo il ministro delle finanze Haddad spinge affinché l'istituto tagli il costo del denaro, perché a suo modo di vedere il tasso reale al 10% non ha senso mantenerlo.

Dai macro

Negli ultimi giorni sono stati inoltre rilasciati alcuni dati macro interessanti riguardo l'andamento dell'economia brasiliana. L'indice S&P Global Composite PMI per il Brasile è salito a 48,2, rispetto al minimo di quasi 4 anni e mezzo toccato il mese precedente a quota 46. Si tratta del settimo mese consecutivo di contrazione dell'attività del settore privato, anche se la flessione è stata minore rispetto a settembre, a causa di cali più deboli sia nel settore manifatturiero (PMI a 48,2 contro 46,5) che nei servizi (PMI a 47,7 contro 46,3). 

martedì 4 novembre 2025

Finanza, come educazione l'Italia sta messa male (e la Sicilia sta pure peggio...)

A novembre è ufficialmente cominciato il Mese dell’Educazione Finanziaria, giunto all'ottava edizione. In tutta Italia ci saranno eventi gratuiti in presenza e online che servono per aiutare i cittadini ad una gestione consapevole della propria finanzia personale e familiare.
Si tratta di un tema caldissimo, perché a giudicare dai dati stiamo messi davvero maluccio.

Le nostre conoscenze di finanza

L'Edufin index, che misura la consapevolezza sui temi finanziari delle persone, si ferma a 56 nel nostro Paese (su 100 punti massimi). La nostra conoscenza media sulle questioni di finanza è quindi sotto la sufficienza, che si raggiunge alla soglia dei 60 punti. E se l'Italia nel complesso sta messa male, la Sicilia sta pure peggio. Il suo indice infatti si ferma a 52, al di sotto anche del livello medio dell’area geografica d’appartenenza (Sud e Isole), che è 53.

Non è un dato da sottovalutare, perché chi ha più competenze di finanza fa le scelte migliori, al contrario di chi è "analfabeta". E purtroppo lo sono ancora troppi italiani. Tra le iniziative volte a migliorare questo scenario c'è la creazione del sito "economiapertutti" di Banca d'Italia, che ha lo scopo preciso di promuovere l'educazione finanziaria e di permettere ai cittadini di orientarsi in modo più semplice nelle scelte di finanza personale che riguardano la vita di tutti.

Le spine che ci affliggono

A cosa è dovuto principalmente questo scenario così preoccupante, e come possiamo migliorare? Se abbiamo un livello di educazione economica e finanziaria inferiore rispetto alla media, è perché abbiamo un basso livello di consapevolezza, un ampio gender gap e delle strutturali fragili legate a occupazione e cultura finanziaria. E dove sono più evidenti questi problemi? In Sicilia appunto.

Uno degli scenari più preoccupanti è il gender gap, che complica l’indipendenza finanziaria delle donne. Quando sono in coppia questo gap aumenta e le donne tendono a delegare decisioni finanziarie, anche quando sono le principali percettrici di reddito familiari. Il problema è culturale. Solo 4 donne su 10 hanno un conto corrente.